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 al mio amico trentenne
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rosvita
Villeggiante


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Inserito - 23/08/2004 :  19:45:23  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a rosvita
Sarai un fantastico trentenne.
E non lo dico per dire, ma perché lo vorrei.
Perché ho una venerazione per i trentenni, e non da adesso che lo sono anche io, ma da sempre. Perché tutti possiamo avere 30 anni, ma essere trentenni, beh, è un’altra cosa. E non è da tutti.
Perché avere trentanni significa avere delle responsabilità, ma non come le vedi tu. Significa avere gli strumenti per essere delle persone vere.
Avere trent’anni significa avere i mezzi economici che un lavoro ti garantisce, ed avere ancora le energie per assecondare le proprie passioni.
Perché i trentenni hanno quell’ironia sarcastica che è solo figlia di volti visi e facce incontrate. Perché i trentenni hanno quel senso pratico da cartone animato, che li porta a risolvere i problemi fingendo di ignorarli.
Perché sono uomini. Non più ragazzi, uomini. E per noi donne, le due parole hanno accezioni completamente diverse, te lo assicuro. E quella cifra iniziale, così insignificante di per sé, per noi vuol dire tantissimo.
Vuol dire avere ancora l’entusiasmo dei bambini nel seguire l’istinto, ma avere anche la bussola degli adulti nel percorrere la strada.
Vuol dire avere ancora un mucchio di sogni da raggiungere, ma sapere che hanno lo stesso valore di quelli degli altri, e come i loro possono andare in frantumi. E comunque sapere, perché è già accaduto, che se anche capiterà di camminarci sopra a piedi nudi, non per questo disimpareremo a correre .Volenti o meno.
Vuol dire avere ancora ideali in cui credere, e non confonderli con i Progetti.

Adoro dei trentenni l’attendibilità e l’euforia consapevole.
Perché a trentanni l’entusiasmo è vero, spontaneo, e non corollario della scoperta.
A trentanni l’amore è cosciente, e non frutto di inaspettati cortocircuiti emotivi.
A trentanni il rispetto per la famiglia è convinto, e non dovuto.
A trentanni l’allegria è apprezzata, e non ricercata attraverso funamboliche avventure.
A trentanni gli amici sono stimati, e non adorati.
A trentanni, se sei fortunato, ti abitui a te stesso, e finalmente ti accorgi anche di tutto quello che ti sta intono. E gli altri diventano interessanti.

Perché sarà bello, sai, averli tutti, questi trentanni.
Avere l’opportunità di assumerti la responsabilità della tua vita, quando sta a te decidere se nasconderti o meno. E se anche lo fai, mamma non verrà a stanarti. E a nessuno gliene fregherà niente di quello che sei stato.
A trentanni sei ridicolmente anacronistico nel parlare di “storie tese”, ma ancora sufficientemente credibile nel dire “sono innamorato”.
A trentanni sei abbastanza uomo da far felice una donna, e troppo spaesato per renderla davvero infelice.
A trentanni hai ancora voglia di farti una partita a beach volley, e ancora sufficiente testosterone da apprezzare una fanciulla a bordo campo a lanciarti occhiate. E probabilmente altrettanto per capire se vuoi tornare da una compagna trentenne che legge un libro sotto l’ombrellone.
Perché solo i trentenni possono sentirsi più grandi dei giovani, senza sentirsi vecchi. E solo noi abbiamo il diritto di giudicarli, perché siamo gli unici ad essere obiettivi, ancora senza rimpianti e ormai senza ansia da prestazione.

Abbiamo finalmente l’occasione di avere opinioni ponderate, frutto delle idee, non delle disillusioni né delle assemblee autogestite.
Perché avere trentanni significa avere il dovere di insegnare, anzi no, dimostrare come nulla ferisce mortalmente, ma anche nulla scorre senza incidere. Che il nostro passato se n’è andato e noi lo abbiamo perso, ma siamo sopravvissuti, quando un addio ci aveva convinti che neanche ci saremmo svegliati, il giorno seguente. Che niente è per sempre. Per fortuna.

Personalmente credo di aver sempre avuto trentanni. E credo che li avrò per i prossimi cinquanta.
Perché da noi trentenni mi aspetto l’incoscienza di credere nella felicità e l’autorità per confermarlo.

E tu non sei ancora uno di noi, ma hai tutte le caratteristiche per esserlo.
E forse non mi deluderai.


   
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