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rosvita
Villeggiante


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Inserito - 19/12/2004 :  19:04:27  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a rosvita
Deve esserci una maledizione che incombe sui nostri incontri.
Una maledizione che fa si che ogni volta che io cerchi di raggiungerti qualcosa si complichi, e tutto sfumi o si stemperi. Una maledizione che fa si che siano sempre gli altri a raccontarmi di te, una maledizione cominciata l’estate di un paio d’anni fa, e tu nel frattempo hai visto arrivare i miei amici, l’Architetto, qualcuna delle sue donne, qualcuno dei suoi amici, qualche ex collega, a mai me, che invece avrei tanto voluto.
Bloccata a Bologna per lavoro nel natale del 2003. Bloccata dal pieno-treni il 1 maggio del 2004. Bloccata dalle coincidenze questa estate, e sempre, sempre con questo ritornello nelle orecchie
Tempo, perduto tempo
Piazza Navona come altri cento
Sarà che Piazza Navova mi ricorda tanto Prato della Valle, la mia piazza ovale…
Però, comunque, grazie Roma.
Grazie perché lo scorso fine settimana mi hai coccolato su treni perfettamente in orario,
che mi hai accolto con una giornata di sole imprevista dai più
che mi hai trasportato con la metro linea B quasi vuota
che mi hai mostrato Termini così diversa da come la ricordavo
Made in Giubileo, come la chiama Paolo da Roma, che grazie anche a lui, altrimenti avrei dormito davvero in stazione…

Grazie che mi hai invitato in un locale carino ai Parioli, senza pretese, con vecchi amici di passaggio, talmente di passaggio che mi hanno lasciato al Verano ad aspettare un autobus inesistente all’una del mattino, che Paolo quando è venuto a recuperarmi quasi li denunciava per il rischio che ho corso ma, grazie Roma, lo sapevo che tu mi proteggevi.

Grazie Roma, di avermi fatto entrare nel Pantheon, e di avermi lasciata lì al centro, a grattare sotto la memoria il mio esame di Storia dell’Arte Romana, in mezzo a quelle parole stupende: transetto, abside, pronao, ordine di colonne… Era la mia passione, l’architettura classica, e adesso è come questo Pantheon, con un buco immenso al centro da cui se ne stanno volando via tutti i ricordi. Ma grazie lo stesso, Roma, di quando mi sono ritrovata a camminare in via dei Coronari, chiedendomi perché non ci fossero più turisti intorno a me, ma comunque sentendomi a casa, perché di coronari ce ne sono a Padova, anche troppi, e poi, ad un tratto, quasi preoccupata della distanza, decisa a tornare sui miei passi, mi hai regalato Castel Sant’Angelo, imprevisto ed assolato, inaspettato e costeggiato da un lungotevere alberato… E io non avevo niente da dire camminando, e forse neanche da pensare, se non che sono una donna fortunata e felice di saperlo.

Grazie che mi hai liberato dal traffico, domenica mattina, in moto a Trastevere, quando ho capito cosa intendevano quando mi hanno detto “sei trasteverina”, e sono del parere, cara Roma, che anche se non sono figlia della Lupa, e non ti ho mai vissuta, e forse neanche ti conosco, ho però i tuoi stessi cromosomi papalini, e so distinguere la bellezza del vissuto da quella del realizzato o del gaudente, e per questo so apprezzarti.

Ma grazie di tutto, davvero. Della gentilezza del personale della stazione e dei baristi, del prezzo tutto sommato modesto dei biglietti degli autobus, della chiarezza delle indicazioni di un gelataio, delle canzoni suonate da un gruppo di quarantenni seduto accanto a me sulla scalinata di Piazza di Spagna…
Grazie, che anche se nulla andava come programmato, non ti sei arresa, e ce l’hai messa tutta per rallegrare i miei due giorni. Grazie, Roma, che sei stata caparbia ed ottimista, e lo sei stata insieme a me.

Il giorno seguente, a Bologna, avrei litigato con il deposito bagagli della stazione, un autista scortese mi avrebbe lasciato giù dall’autobus dopo aver caricato la mia amica tra il dileggio di passeggeri e passanti, e avrei trovato chiusa la parte di Biblioteca alla Borsa che volevo mostrare alla Marghe. Quindi, ancora una volta, grazie Roma.
Ci vediamo a primavera.


   
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