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Roberto Mahlab
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Bangkok, Tailandia - 23 agosto
Dal terrazzo del Royal Orchid osserviamo le manovre apparentemente disperate del battello troppo carico in manovra per attraccare sul pontile opposto del tumultuoso fiume Chao Praya, che taglia la capitale in due. "Cosi' cosi'" risponde la pensierosa Ah, imprenditrice nel ramo della resina espansa alla domanda di come procede l'economia del paese, una realta' che abbraccia non solo le tigri industriali del sud est asiatico, ma l'intero pianeta, una fase di stagnazione prolungata punitiva per le grosse aziende e che permette appena la sopravvivenza alle piccole e medie.

I discorsi degli esponenti del governo sono colmi di ottimismo, come loro dovere del resto, indicano che gia' il turismo internazionale ha rialzato la testa e che gli alberghi viaggiano verso l'ottanta percento di camere occupate, ma non e' quello che i nostri occhi osservano nell'atrio. Il terrorismo e la Sars hanno decimato le presenze, i viaggiatori hanno disertato le solite mete e anche le visite per affari si sono diradate in attesa che la comune lotta al terrorismo abbia successo e che la malattia non si faccia piu' rivedere.

La Tailandia vive tempi di vibrante democrazia, i giornali la riflettono e Bangkok riprende ad essere un osservatorio privilegiato sui progressi e le turbolenze dell'intera area dell'Asia del sud.
Con la liberta' affiorano i problemi e uno dei principali per il paese e' la guerra alla droga, guerra e non semplice lotta perche' il governo ha impegnato tutte le forze di polizia e dell'esercito con l'ordine di sparare per uccidere i contrabbandieri che, secondo le parole del primo ministro, "non meritano pieta' perche' hanno ucciso i figli del paese". La televisione, a scopo dimostrativo, non risparmia le immagini dei risultati del conflitto, duemilacinquecento persone accusate di far parte del commercio della droga sono morte in scontri con le forze dell'ordine dall'inizio dell'anno. I generali guidano le truppe anche oltre frontiera per attaccare i laboratori clandestini che si trovano in Birmania, solo ieri sono caduti nove spacciatori che tentavano di entrare dal confine birmano presso Chang Rai, nel cosiddetto tristemente famoso 'trinagolo d'oro' tra Laos, Birmania e Tailandia, con un carico di mezzo milione di pastiglie di metanfetamine. La Tailandia ha uno dei piu' ricchi mercati di consumantori al mondo, circa tre milioni su una popolazione di sessantatre milioni di anime. Gli agenti antidroga parlano di una vera invasione e prevedono che entro il 2003 un miliardo di pastiglie avra' superato i confini. Le forze dell'ordine e l'esercito sono un rispettato pilastro della Tailandia, dove comunque il potere civile ha smantellato l'annosa dittatura militare precedente.
Un editoriale del Bangkok Post avanza dubbi sull'efficacia del metodo di sostituzione dei tribunali con l'eliminazione fisica degli spacciatori, ma poi osserva che essi sono divenuti talmente indifferenti alla legalita' che nelle scuole avvicinano i bambini per incaricarli di vendere le pastiglie ai compagni.

L'amico Ponghtep mi spiega dei delicati rapporti tra Tailandia e Birmania, in guerra per secoli fino all'inizio del secolo scorso e adesso ai ferri corti non solo per la produzione di droga, ma anche perche' la Birmania e' soggetta ad una spietata dittatura militare che si richiama vagamente e incredibilmente ad una ideologia socialisteggiante e in cui dal 1988 i diritti della popolazione sono sospesi. Il premio Nobel, la signora Aung San Sun Kyi, leader del movimento democratico che ha legittimamente vinto le elezioni, e' stata di nuovo arrestata e nulla possono le proteste e le sanzioni di tutti i paesi occidentali e i richiami delle Nazioni Unite.
Il governo tailandese ha proposto una "road map" per consentire il dialogo tra la giunta militare birmana e il movimento democratico, ma il tentativo non e' semplice per l'opposizione della Cina.

La confinante Cambogia sta percorrendo il difficile cammino verso la piena democrazia, il mese scorso si sono svolte regolari elezioni e il popolo tenta di scrollarsi l'incubo della dittatura comunista dei Khmer rossi, accusati di genocidio dopo lo sterminio di due milioni di cambogiani. I giornali riportano che il governo ha deciso di restaurare come memento le dimore lussuose, con tanto di piscina, in cui vivevano Pol Pot e i suoi accoliti mentre il popolo veniva decimato.

Gli altri paesi dell'Indocina, il Laos e il Vietnam, attraversano momenti differenti di sviluppo. Il Vietnam sta cercando di aprirsi, seguendo l'esempio della Cina, al resto del mondo, anche se non riesce ancora a scrollarsi di dosso l'ideologia, uno dei generali della guerra contro gli Stati Uniti ha criticato duramente il regime comunista, ma ha raccolto poco ascolto. Il Laos e' governato da un altro governo comunista e rimane uno dei paesi piu' poveri al mondo, e' balzato alla cronaca recente perche' a seguito delle pressioni internazionali e' stato indotto a liberare un giornalista che era stato arrestato senza alcun motivo.

La democrazia e la liberta' di stampa consentono ovviamente ai tailandesi non solo di discutere su cio' che accade oltre ai loro confini, ma anche di portare in primo piano i problemi che affliggono il paese all'interno. Gli immigrati dalla Birmania si accontentano di paghe e condizioni da fame in Tailandia, ma d'altro canto le donne che emigrano dai villaggi della Tailandia a causa della disperazione indotta dalla poverta', sono afflitte dalle conseguenze della scelta di divenire delle 'sex workers', come in tutta l'Asia vengono definite. Le loro vicende sono tristissime e nelle interviste narrano delle speranze tradite, dei trafficanti che le depredano per portarle in Giappone, delle umiliazioni e del ritorno in patria, dell'alcolismo, della distruzione delle loro famiglie, dei suicidi, della positivita' ai test per l'Hiv. Le storie sono sempre uguali, l'unica scelta per poter uscire dal villaggio e per poter guadagnare in fretta in modo da poter mantenere i poveri genitori. Una questione che e' divenuta spinosa per l'Asia intera, tanto che le Nazioni Unite hanno sponsorizzato una conferenza in cui partecipano tutti i paesi dell'area e in cui verranno considerate le opzioni per poter quantomeno limitare la diffusione dell'Aids.
Drammatico e' il dialogo che la stampa riporta tra due di queste povere donne :"Non lo rifarei", esclama la prima in lacrime, "e come avremmo potuto aiutare le nostre famiglie", dice la seconda, aggiungendo poi che la sua speranza in realta' sarebbe stata solo quella di "diventare una buona figlia e una buona madre".
Il governo tailandese cerca di intervenire duramente contro lo sfruttamento delle donne nei cosiddetti centri di massaggio, cosi' come era intervenuto contro l'oscena abitudine degli stranieri di considerare la Tailandia come luogo d'abuso delle minorenni.

I miei amici e io tiriamo un sospiro di sollievo appena il battello riesce ad accostare alla banchina del fiume e i passeggeri scendono e Pongthep riprende a parlare della storia del suo paese, dei re e degli splendidi palazzi e si infiamma d'orgoglio ricordando un episodio di quattro secoli orsono, la principessa Suriyothai che guida le truppe contro gli invasori birmani, ma viene sconfitta. La figura della donna e' rappresentata in un film che ha avuto un successo straordinario.

Sovente gli storici si sono chiesti da dove nascesse la grande capacita' di sopportazione dei popoli dell'Asia del Sud agli avvenimenti piu' drammatici, la dolcezza della gente della Tailandia e' straordinaria. Un autore propone che la risposta sia da ricercare nella religione, la maggior parte della popolazione segue il Buddismo Theravada, una dottrina che invita alla ricerca dell'armonia interiore e del consenso. Un consenso che ha permesso ad un popolo misto di non avere mai tendenze razziste, il popolo tailandese discende dagli antichi Thai provenienti dalla Cina all'inzio dell'anno mille e che si mescolarono con le locali tribu' Mon e Khmer.
Il mio amico Pongthep contesta tale visione, ritenendo che cosi' si puo' far credere che i tailandesi non abbiano il fegato di difendersi, ma poi riconosce che in realta' di tratta di un complimento e non di una critica.

Nei paesi dell'Asia del Sud, da Kuala Lumpur a Singapore a Bangkok, ci si chiede che cosa portera' il futuro, esso appare di difficile interpretazione, tra minacce esterne come il terrorismo e il fondametalismo e i problemi interni, ma intanto questo popolo sorride, dovunque vi trovate, chiunque vi sorride, curioso, ospitale.

Il pulsante sorriso delle luci dei moderni grattacieli che si specchiano sul Chao Praya, di gente che ha vissuto e ha sopportato tutto e che ha ripreso a costruire, come ogni volta.

Bob Porter - South East Asia - Cns Concerto News System - @2003

   
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