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 La donna di Cuori
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luisa camponesco
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Inserito - 16/12/2005 :  12:07:58  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

La donna di cuori

Il jumbo della Kataypacific atterrò puntuale all’aeroporto di Hong Kong. Matt Dooling, dopo aver espletato le pratiche di check-out e recuperato il suo bagaglio, prese un taxi, contrattò il prezzo, e si diresse verso Hysan Avenue al suo hotel, il Leegardens.
La missione affidatagli era delicata, infatti il passaggio da protettorato inglese alla Cina, poneva parecchie incognite, nonostante l’assicurazione, da parte del governo di Pechino, che poco o nulla sarebbe cambiato.
Hong Kong, il porto profumato, quanti ricordi, la prima volta che era giunto in quella città, se così si può chiamare, aveva avuto su di lui un impatto incredibile, un incontro di colori e di suoni, di grattacieli e di case galleggianti.
Da bambino aveva visto, insieme a sua madre, il film “L’amore è una cosa meravigliosa”
- Sai mamma! – aveva esclamato all’uscita del locale – quando sarò grande andrò anch’io su quella spiaggia.

°°°

La spiaggia era semideserta. La giornata tersa, il periodo dei monsoni appena passato, il cielo e l’aria trasparenti. Sdraiato sulla sabbia si godeva il sole nel tepore del mattino, il rumore delle onde e il grido dei gabbiani gli parevano una sinfonia, non riusciva ancora a credere di essere proprio lì in quella baia da sogno. Rapito da tanta bellezza, la vide emergere dall’acqua, come una venere nascente. Un costume blu, i capelli nerissimi che graziosamente raccolse con la mano, correva sul bagnasciuga cercando l’accappatoio. Il vento fece volare un foulard giallo-oro. Istintivamente Matt lo rincorse, poi glielo consegnò.
- Eccolo! Purtroppo parlo solo inglese.
Lei gli regalò il più bel sorriso che avesse mai visto.
- Non si preoccupi qui lo parliamo quasi tutti l’inglese.
- Meno male, anche se sono americano.
- È la prima volta che viene a Hong Kong?
- Si è la prima. Si tratta del mio lavoro naturalmente.
- Naturalmente – fece eco la giovane. – adesso devo proprio andare, il mio turno incomincia tra un po’.
- Il suo turno dove? – la voce di Matt tremò al pensiero di non rivederla.
- Lavoro ai Magazzini di Mao – ma stava già correndo verso l’autobus.

Guardò l’orologio, aveva un appuntamento di lavoro alle 12 e 30 , doveva affrettarsi, prese un taxi e dette l’indirizzo. Nel tunnel che congiungeva Victoria a Kowloon pensò a quella ragazza.
- Senta! – chiese, all’autista – dove si trovano i Magazzini di Mao?
- Oh, se vuole ce la porto!
- Non ora grazie!
La trattativa si prolungò ben oltre il tempo previsto, per un occidentale, abituato ad andare subito al nocciolo della questione, trattare con i cinesi può essere estenuante, poiché le loro pause sembrano infinite. Matt ebbe bisogno di far ricorso al suo autocontrollo, ma alla fine l’accordo fu raggiunto, con grandi sorrisi ed inchini. A sera inoltrata tornò in hotel, la città illuminata era uno spettacolo incredibile. Dalla sua camera, arredata in stile coloniale, poteva ammirare la baia e la luna che vi si specchiava. Una città col fascino dell’oriente ma protesa verso occidente, chissà cosa ne sarebbe stato dopo la sua riunificazione con la Cina popolare. Trascorse la notte ad ammirare le costellazioni che solo in quella parte del mondo si possono vedere, facile innamorarsi in una cornice come quella, facile come incantarsi alla vista del sole che sorge.
Il giorno seguente si diresse nella zona portuale, una donna gli si avvicinò.
- Vuoi fare giro? – indicò un barcone a motore.
Dopo qualche esitazione accettò, dopo una breve contrattazione del prezzo. A Hong Kong bisognava sempre avere l’accortezza di trattare i prezzi per non trovare poi sorprese spiacevoli.
Vista dal mare la città pareva volersi estendere solo verso l’alto. I grattacieli contrastavano con le case galleggianti dei Tang eppure in tutto questo non c’era stridore ma una insolita armonia.
Il barcone costeggiava le pittoresche imbarcazioni, i bambini lo guardavano incuriositi, salutavano e mostravano il pesce appena pescato, alcune barche erano unite fra loro da improvvisati ponticelli. La donna accostò ad una di esse, scese e gli fece cenno di aspettare. Odore di pesce, di fritto, di spezie e di altro, assalirono Matt che sperò in una sosta breve. La donna tornò con pacco e riprese la navigazione fra quelle vie d’acqua dove la vita scorreva con un ritmo davvero singolare.
Quel giro turistico lo aveva soddisfatto, ma appena messo piede a terra domandò alla donna dove si trovassero i Magazzini di Mao, lei tentennò, ma alla vista di una sterlina fu prodiga di informazioni.

Una distesa di banconi con merce alla rinfusa e Matt pensò che il termine “magazzino” fosse più che appropriato. Incominciò a passeggiare fra i vari reparti, toccando, maglioni, sciarpe, guanti, a prezzi stracciati, quando la vide. Stava tagliando un pezzo di seta davanti ad una coppia di turisti. Attese il momento opportuno poi si fece avanti.
- Salve! Si ricorda di me? – chiese speranzoso
Di nuovo quel sorriso radioso.
- Certo! Il signore americano in viaggio di lavoro, posso esserle utile?
Il suo inglese era perfetto.
- Certo - si guardò attorno cercando qualcosa che facesse al caso suo.
- Mi interessa quella giacca a vento. Ma non ci siamo ancora presentati, il mio nome è Matt.
- Il mio è Lien, mi è proibito conversare con i clienti sul lavoro, mi segua prego. - lo condusse nel reparto abbigliamento.
- È meglio provarla, le nostre taglie non coincidono con le vostre.
Ne provò diverse, ma solo per sentire il delicato tocco delle mani della giovane mentre lo aiutava ad indossarle.
- Lei quale mi consiglierebbe?
- Signor Matt, non posso trattenermi oltre, il signor Hu mi sta osservando devo lasciarla.
- Un momento! – la trattenne per un braccio – quando finisce?
- Alle 20! – e volò via, fra scaffali e cestoni per accogliere altri clienti.

Non perdeva d’occhio l’uscita del personale, si videro, lei alzò la mano in segno di saluto e lui le corse incontro. Non sapeva cosa dirle senza apparire banale.
- Mi farebbe compagnia a cena? – si morse le labbra, non poteva essere più banale di così.
- Dovrei prima andare a casa.
- Allora è un sì?
Lien fece un inchino col capo e a Matt parve toccare il cielo con dito.
Quella sera salirono al Victoria Peak, da lassù si dominava baia nella quale si specchiavano i grattacieli illuminati.
- Desiderate una cena all’occidentale o cinese? – chiese il cameriere tutto compito
- Cinese. – rispose prontamente Matt.
Risero molto quella sera, Matt non riusciva ad usare i bastoncini e i bocconi cascavano nuovamente nel piatto.
- Fatti portare una forchetta.
- Assolutamente no!
In un piatto rotante posato al centro del tavolo, vi erano tutte le specialità locali. Matt apprezzò molto l’anatra laccata. La musica, poi, dava un tocco di colore all’ambiente.
Era tardi quando uscirono dal ristorante, Lien si chinò a raccogliere qualcosa.
- Cosa hai trovato? –chiese Matt
Lei gli mostrò una carta raffigurante una donna.
- Ma è una carta da gioco! – esclamò
- E’ la versione cinese delle vostre carte da poker
- Bella – proseguì Matt – è la donna di cuori, la terrò in ricordo di questa serata.
Non ebbe il coraggio di darle il bacio della buonanotte, non voleva che lei pensasse al solito straniero in cerca di avventure, le strinse semplicemente la mano davanti alla porta della sua abitazione, tanto sapeva come ritrovarla.
La giornata seguente fu densa di impegni, voleva fare un buon lavoro, la sua carriera dipendeva da questo, ma alle 20, puntuale, attendeva, all’uscita dal lavoro, Lien.
Scrutava con attenzione quei volti che gli parevano tutti uguali, ma della ragazza nemmeno l’ombra. Si fece coraggio ed entrò e chiese del signor Hu.
- Lien non è qui! – rispose seccamente
- E’ ammalata?
- Le ripeto che Lien non è qui, ed ora mi scusi. – si allontanò senza aggiungere altro.
Non si dette per vinto, raggiunse l’abitazione della ragazza, bussò, nessuno rispose, un’anziana donna si affacciò alla porta accanto.
- Lien dov’è Lien?
- L- i- e- n – ripeté scandendo le lettere, visto che la donna non comprendeva.
La vecchia scosse la testa e rientrò a casa. Era notte inoltrata quando si decise di tornare in hotel.
- Signor Dooling, c’è un messaggio per lei! – l’addetto alla reception gli porse un biglietto. Sperò che fosse di Lien invece conteneva un ordine secco “RIENTRARE IMMEDIATAMENTE IN SEDE”. Nella stessa busta c’era il biglietto aereo con la prenotazione in business-class.
L’ansia lo colse, cosa poteva essere accaduto? La sua permanenza era stabilita per altri sei giorni, c’erano ancora alcune clausole contrattuali da definire. Preso da questi pensieri si preparò a partire, anche se la tentazione di rimanere era molto forte.
Sorvolava le acque del Pacifico quando, casualmente, si ritrovò fra le mani la carta della donna di cuori.
- Ti ritroverò Lien dovessi rivoltare tutta la Cina! – mormorò
- Desidera qualcosa? – chiese la hostess premurosa
- Nulla grazie.

°°°°°°

Molti anni erano trascorsi da quell’evento, lui, Matt Dooling, era tornato ancora a Hong Kong, ma sempre e solo per il tempo necessario a sbrigare gli affari della società, la carriera, il successo, erano in cima ai propri pensieri, anche il suo matrimonio con Barbara faceva parte di questa cornice, ma non seppe spiegarsi per quale ragione, questa volta aveva voluto tornare al Leegardens, con il suo attuale stipendio avrebbe potuto permettersi il Ritz . Si specchiò, qualche filo bianco appariva fra i capelli, e qualche rughetta attorno agli occhi, l’essere diventato vice presidente di una multinazionale aveva portato ad avere nuove e gravose responsabilità.
La cessione della filiale, dopo laboriose trattative, si concluse con una cena al Victoria Peak, cena rigorosamente cinese.
- A cosa pensi? – gli chiese ad un tratto, Won, un caro amico.
- La prima volta che venni qui - rispose Matt - ero con una splendida ragazza, ho vissuto, con lei, ore indimenticabili, ma il giorno successivo era praticamente scomparsa. Poi sai il lavoro e tutto il resto….
- Non angustiarti amico mio, non l’avresti trovata in ogni caso, ci sono usanze che voi occidentali non potete capire, le femmine sono promesse in sposa, fin dalla nascita, il contratto avviene fra le famiglie, se il matrimonio, per qualche motivo sfumasse, la famiglia della ragazza dovrebbe pagare un indennizzo, il più delle volte, superiore alle proprie possibilità economiche.

Gli batté una mano sulla spalla prima di allontanarsi. Matt si trattenne qualche istante ad osservare un panorama ormai noto, ma sempre affascinante, estrasse dalla tasca della giacca la sua pipa in radica e non si accorse che una carta da gioco scivolava per terra. Si diresse verso la sua macchina tra una nuvoletta di fumo e profumo di tabacco.

Nell’ombra, occhi a mandorla avevano seguito la scena e una delicata manina raccolse, trepidante, la carta un po’ sgualcita raffigurante una donna di cuori.


Luisa Camponesco

Edited by - luisa camponesco on 19/12/2005 13:25:04

   
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