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 L'ultima donna
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luisa camponesco
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Inserito - 04/07/2005 :  16:34:03  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

L’ultima donna

Si specchiava nelle acque del laghetto, le ninfee ne ricoprivano una parte. Una ranocchia saltellava di foglia in foglia, il suo gracidare richiamò una compagna. La bambina tese una mano e sfiorò il pelo dell’acqua. Tutto intorno vibrava di vita, avrebbe voluto essere una libellula e volare, volare…
- NAIDEEE – il grido angosciato dell’anziana sorvegliante la fece sobbalzare
- Sono qui! – alzò il braccio per farsi notare
- Non uscire mai più di casa da sola! Hai capito?
Era sempre stato così fin da quando era più piccola, vegliata da tanti occhi in ogni momento e quando riusciva a fuggire per qualche minuto, tutti erano alla sua ricerca disperata.
Non riusciva a capire, la piccola Naide, perché tutti si occupassero di lei in quel modo. Il suo mondo era quella grande casa circondata da un muro alto e da quel giardino pieno di fiori e alberi.
Davvero strano, non aveva mia visto qualcuno come lei, tutti erano molto più grandi, e quasi tutti avevano i capelli bianchi, come Dania la governante.
L’accudiva fin da quando era piccolissima, Naide non rammentava di aver veduto qualcun’altra come lei, anzi le persone che conosceva erano poche, ma proprio poche.
Il suo orizzonte terminava con il muro, a volte stava ore in silenzio cercando immaginare, dai rumori, cosa ci fosse dall’altra parte, ma udiva solo il cinguettare degli uccelli.

- Dania la cena è pronta, – un uomo dall’aspetto robusto era apparso sulla porta.
- Ma io non ho fame Dania!! – piagnucolò la bimba
- Devi mangiare Naide se vuoi diventare grande come me. – le rispondeva

La donna e la bimba di avviarono verso la grande casa.
- Dania! – chiese la bimba – perché non ci sono persone piccole come me?
- Perché tu sei speciale, e di persone speciali ce ne sono poche. – cercò di mascherare l’imbarazzo canticchiando un ritornello.
Naide non era del tutto convinta della spiegazione, ma un giorno avrebbe cercato una risposta convincente
La cena si svolse come sempre, tutti attenti a quello che mangiava, tutto dosato alla perfezione, con insopportabile monotonia.
Da dietro una porta, due uomini la osservavano e ascoltavano.
- Avete i risultati delle ultime analisi?
- Sì Duilio la bambina è in perfetta salute.
Un sospiro di sollievo ammorbidì i lineamenti del viso di Duilio.
- Sai bene quanto è importante per noi. Voglio essere informato immediatamente di qualsiasi cambiamento, anche insignificante.
- Lo farò stai tranquillo.
I due uomini si allontanarono mentre Naide pasticciava con la torta. Non aveva fame quella sera, era presa da una strana inquietudine, non le era mai accaduto prima.
Si diresse verso la finestra, il muro era là e pareva volesse soffocarla col suo abbraccio. Cosa c’era dall’altra parte?

- E’ ora della nanna Naide!
Già, la nanna, la sua vita era regolata come un orologio, scandita da ore ben precise, sempre uguale, ogni giorno.
Anche nel suo letto rifletteva. Dania le augurò la buona notte socchiudendo la porta, e le mandò un bacio con la punta delle dita, i capelli bianchi brillarono, per un attimo, al chiarore della luna.
Ecco un’altra stranezza, tutti avevano capelli bianchi. Affacciata al balcone Naide guardava il giardino, la brezza della notte portava il canto dei grilli e un profondo senso di solitudine le attanagliò il cuore.

°°°

Gli anni erano passati in fretta, si fa per dire, Naide era ora una giovane donna.
Contemplava, quel giorno, la sua immagine riflessa nello stagno delle ninfee. I lunghi capelli dorati le accarezzavano le spalle e come sempre, con la mano sfiorava i fiori odorosi.
Poco lontano, nascosti nel boschetto, Duilio e Dania osservavano la scena.
- Dovremo dirle la verità! – esclamò Dania
- Trovo sia una pessima idea. – rispose Duilio
- Siamo vecchi Duilio che accadrà quando non ci saremo più?
- Qualcun altro prenderà il nostro posto.
- Sta cominciando a far domande. – continuò la donna
- Su cosa?
- Su questo posto e sul fatto che non vede nessuno come lei.
- E tu cosa le hai risposto?
- Ancora nulla Duilio, ancora nulla.
- Ben fatto, lei è la nostra sola speranza, la soluzione è vicina. Le ultime analisi hanno dato esiti positivi oltre ogni aspettative.
Gli occhi di Dania s’inumidirono guardando la bella figura di Naide china sull’acqua, si era affezionata nel corso di quegli anni, anche se sapeva quale era il vero scopo della loro missione, allevare una bambina dalle caratteristiche rare.

Naide osservò il lungo muro e si domandò se considerarlo una prigione oppure una protezione, ma in questo caso, protezione da cosa?
Naide era molto più autonoma che in passato e da un po’ di tempo aveva cominciato ad ispezionare tutto il recinto. Il muro era alto più di tre metri ed in alcuni punti mostrava segni di sgretolamento, probabile usura del tempo.
L’idea le venne all’improvviso, se avesse potuto, con un po’ di pazienza e soprattutto non vista, creare delle scanalature che le consentissero di salire fino in cima. Avrebbe potuto vedere cosa ci fosse dall’altra parte, ormai era diventata la sua ossessione.
Cominciò così, ogni giorno un pezzetto di muro in meno. Dopo un mese era riuscita a salire di un metro e mezzo, ancora un mese e prevedeva di raggiungere la cima.
Quando la raggiunse, ebbe paura di guardare, allora ridiscese lentamente, “domani” pensò, “lo farò domani”.

Si accorse subito che qualcosa non andava, Dania era pallida e faceva fatica a parlare.
- Per qualche giorno resterai sola, i robots sono programmati per servirti, io verrò appena possibile.
- Dove vai Dania? E Duilio?
- Anche lui deve venire con me, ma torneremo presto. Stai tranquilla. – le fece una carezza e la mano le tremò
Era la prima volta, che rimaneva sola, senza Dania che la sorvegliava ogni istante. Un sottile senso di libertà s’insinuò nella mente, sola, avrebbe potuto fare tutto ciò che voleva, stare nel giardino, fino a notte fonda, nuotare nello stagno e sopratutto scalare il muro senza timore di essere rimproverata, almeno fino a quando non fossero tornati.
I robots servirono la colazione, poi il pranzo e il primo giorno passò. Naide fece il bagno nello stagno fra le ninfee e lo trovò meraviglioso, ma non osò ancora scalare il muro.
Altri giorni trascorsero, di Dania nemmeno l’ombra, ma c’erano talmente tante cose da scoprire e il tempo passava velocemente.
I giorni divennero mesi, alcuni angoli del giardino, non essendo più irrigati, erano ingialliti, lo stagno si era prosciugato, anche il cibo incominciava a scarseggiare. Naide incominciò a porsi delle domande e ben presto concluse che Dania e Duilio non sarebbero più tornati.
C’erano delle zone della villa che le erano proibite, solo Dania possedeva le chiavi.
L’accesso principale alla casa era computerizzato e si poteva accedere solo tramite password, ma il sotterraneo era chiuso da un comunissimo lucchetto talmente arrugginito che bastò poco per farlo saltare.
Il sotterraneo rivelò essere un archivio dati.
Naide si aggirò fra gli scaffali polverosi, un antiquato pc posto su di un tavolino attirò la sua attenzione. Era abituata ad usare strumentazioni molto diverse come il palma-monitor, ma forse ciò che cercava era proprio lì, conservato in quella memoria.
Fu un’impresa trovare il modo di accenderlo, l’energia era poca, ma finalmente qualcosa cominciò a lampeggiare e lo schermo si illuminò. La ricerca poteva iniziare.
Non capì subito di cosa si trattasse, c’erano una infinità di sigle, numeri, codici, era talmente concentrata sul lavoro che non udì la voce gracchiante del robot che la chiamava per la cena.
Il tempo passava, Naide leggeva. Leggeva di una strana forma virale che aveva colpito il genere umano molti, molti anni prima. La natalità si era ridotta, all’inizio in modo impercettibile, e poi era divenuta una emergenza planetaria. Gli scienziati di tutto il mondo aveva cercato di contenere il fenomeno, con ricerche, esperimenti di laboratorio, tutte le nazioni si erano attivate per trovare un rimedio. Ma le nascite erano sempre meno. L’epidemia colpiva le donne rendendole sterili, qualcuno parlava di un virus creato artificialmente e che questo si fosse modificato in modo autonomo.

Venne il tempo in cui più nessuno nacque, ma la scienza aveva trovato il modo di allungare la vita fino a 160 anni, nella speranza di trovare un rimedio, poi accadde qualcosa d’imprevisto, la nascita di una bambina con caratteristiche tali da renderla immune a qualsiasi malattia e… in grado di generare nuova vita.
C’erano le fotografie di una neonata, e poi la documentazione della crescita Naide rimase sbalordita nel riconoscersi. Era proprio lei. Lì c’era tutta la sua vita passo per passo. Ora incominciava a capire. Non si erano verificati altri casi di bambini come lei, ed inoltre scoprì che Dania aveva ben 165 anni e Duilio 170. Ora sapeva il motivo della loro partenza.

Quando uscì dallo scantinato era l’alba, un’alba silenziosa. Si diresse subito verso il muro, incominciò a scalarlo lentamente ma con decisione. Arrivata sul bordo chiuse per un istante gli occhi, indecisa, poi li riaprì su di un mondo diverso e per lei totalmente nuovo.
Una sconfinata distesa, fino all’orizzonte, un mare d’erba appena mossa dal vento si stendeva dinnanzi a lei.
Non aveva scelta, vinse la tentazione di guardare indietro e si lasciò cadere sul quel tappeto verde. Avrebbe camminato fin là dove il cielo toccava la terra e anche oltre, se fosse stato necessario, per donare la speranza ad altri esseri umani, poiché lei era… l’ultima donna.

°°°

Nella villa abbandonata, la luce si stava spegnendo, le fontane ormai asciutte e gli animali fuggiti.

Attorno ad una tavola apparecchiata un robot roteando su sé stesso ripeteva:

- La ce..na è pron..ta, la cen….a è pron…ta, la ce….na è pront…………a…….




Luisa Camponesco

Edited by - luisa camponesco on 05/07/2005 10:41:24

   
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