Concerto di Sogni
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luisa camponesco
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Inserito - 01/03/2004 :  12:58:06  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

In una zona non ben definita della Siberia occidentale vicino al mar di Kara, in una fredda mattina della primavera del 1950.
Dalla berlina scese il generale Karlof
- Siamo arrivati? Non vedo nulla- il generale era perplesso
- non deve vedere nulla – rispose l’uomo al suo fianco.
Una piccola fattoria, quasi un fienile si delineava nella nebbia mattutina, un contadino portava gli animali fuori dalla stalla.
- KGB ? – chiese il generale
- No signore neppure loro sanno di questo posto, mi segua prego
Ancora poco convinto il generale Karlof, si incamminò verso la piccola costruzione. Il generale comandava un reparto molto speciale che avrebbe utilizzato armi “non convenzionali”, a conoscenza di tale progetto c’era solo il presidente e gli addetti ai lavori ed erano pochi anche quelli. L’ingresso della casupola era piuttosto squallido, un camino, un tavolo un paio di sedie, una branda e suppellettili al minimo. L’accompagnatore di Karlof si avvicinò al camino, spinse il terzo mattone sulla sinistra, il camino si spostò tutto sulla destra scoprendo una porta in acciaio, poi premette un pulsante rosso, la porta si apri, entrarono in una specie di cabina.
La porta si rinchiuse alle loro spalle ed iniziò la discesa.
- Di quanto siamo sotto? – chiese Karlof
- Una cinquantina di metri
- Non si poteva di meno – replicò il generale
- La prudenza, in questi casi non è mai troppa – rispose l’altro.
Dopo qualche minuto l’ascensore si fermò. Quando la porta si aprì si trovarono di fronte un lungo corridoio sul quale si trovavano molte porte, in ogni porta uno spioncino permetteva di vedere l’interno.
- bene! vogliamo cominciare – il generale non vedeva l’ora di ritornare in superficie
- Da questa parte prego
Boris Groshnik, in camice bianco e sorridente venne loro incontro
- vedrà qualcosa di interessante generale mi creda.
- Lo spero bene dopo il viaggio che mi sono fatto
- Io incomincerei dalla stanza Alfa1, praticamente siamo agli inizi – aprì la porta
Appare loro una grande stanza con sei tavoli occupati ciascuno da due persone. Karlof. Contò sette donne e cinque uomini, stavano usando delle strane carte.
- Vede generale si tratta in pratica dei primi esercizi con le carte zen, è un lavoro di concentrazione, uno dei due pensa una carta e l’altro deve disegnarla.
- Mmmm e la cosa riesce?
- Con il tempo migliorano sempre di più, prego passiamo alla stanza successiva
La scena era simile cambiava solo la posizione delle persone. Queste sedute davanti ai loro tavoli fissavano intensamente oggetti di varie dimensioni e forme
- E qua cosa succede? – il generale era impaziente
- Esperimenti di telecinesi – rispose Groshnik
In effetti, qualche oggetto si spostava, qualcuno anche velocemente
- E’ tutto qua quello che state facendo? – Karlof sbuffava – ma lo sapete quanto state costando al governo?
- Un momento generale, lei ha ragione ma la parte migliore deve ancora venire.
- Allora si sbrighi e me la mostri!
- Come vuole generale, passiamo al reparto Omega.
Karlov fu preso da una strana sensazione di disagio e dal desiderio di andarsene, ma seguì Groshnik. Lasciarono quel corridoio e si avviarono verso una zona molto più ampia. Nessun corridoio solo un ambiente vasto, suddiviso in settori a vista. In ogni settore sedeva una sola persona. Quello che colpì il generale fu l’assoluto silenzio che vi regnava
- E qui che accade? – chiese Karlof incuriosito
- Trasmissione del pensiero – rispose Groshnik
- Intende forse dire…
- Esattamente generale, stanno dialogando fra loro.
Vedendo l’espressione incredula del generale, Groshnik chiamò uno di loro.
- Ivan, vuole venire un attimo qui.?
Ivan si alzò dalla sua poltrona e si avvicinò
- Dica dottore!
- Solo una piccola dimostrazione da fare al nostro ospite
Poi rivolto al generale
- Ora lei formuli un pensiero
Il generale, non ancora del tutto convinto, con un sorriso formulò un pensiero.
- allora? – chiese Groshnik rivolto ad Ivan
- Il generale ha pensato “se stasera non torno per l’ora di cena, mia moglie mi fa la pelle”-disse Ivan.
Il dottore si rivolse verso Karlof che nel frattempo era sbiancato.
- La ringrazio Ivan, davvero molto interessante – rispose il generale, poi rivolto al dottore - ho bisogno di parlare con lei subito.
Il dottore condusse il generale nel suo ufficio.
- Allora cosa ne dice generale?
- Direi sconvolgente, ma come ci siete riusciti?
- È stato il risultato di anni di ricerche sul funzionamento del cervello. Noi ne utilizziamo solo una minima parte, la parte restante può essere stimolata e attivata con diverse procedure che possono essere naturali, come l’addestramento alla concentrazione oppure…
- Oppure? – proseguì Karlof
- Con l’utilizzo di particolari sostanze. Alcuni nostri ricercatori hanno scoperto che alcune piante della foresta amazzonica forniscono una sostanza in grado di stimolare quella parte di materia grigia inerte. Viene utilizzata dagli sciamani durante i loro riti.
- E noi ora la possediamo? – domandò il generale
- Esattamente, la possediamo.
- Ha una vaga idea di quello che abbiamo fra le mani. Pensi un po’ con la situazione che abbiamo in Corea potremmo già infiltrarli …
- Non corra troppo generale, la prego, dobbiamo ancora fare alcuni esperimenti, ed essere ben certi prima di utilizzarli.
Karlof passeggiava avanti e indietro nella piccola stanza poi si fermò di botto
- E’ sicuro di controllarli, ha pensato anche all’ipotesi che la faccenda possa sfuggirci di mano?
- Naturalmente – il dottore sorrise – ma c’è sempre una soluzione.
- La ringrazio ma non voglio sapere altro, adesso voglio tornare in superficie, ho bisogno d’aria.
Il generale tornò all’aperto, con grande sollievo salì sulla berlina
- Metta in moto e andiamocene da questo posto.
- Certo generale – rispose l’autista
Intanto nei sotterranei della fattoria Ivan inviava un contatto mentale:
- "Svetlana!"
- "Si Ivan"
- "Ho bisogno di parlarti"
- "Vengo da te"

Svetlana raggiunse la camera di Ivan, ma entrando non lo vide, poi alzò gli occhi verso il soffitto e per poco non emise un urlo. Ivan galleggiava nell’aria e la testa sfiorava il soffitto.
- "Come ci sei riuscito?"
- "Sono molte le cose che so fare senza che Grosnik lo sappia."
Scese lentamente dal soffitto
- "Non capisco Ivan"
- "capirai! Ho sentito la loro conversazione, se non facciamo quello che vogliono ci elimineranno. Siamo solo burattini"
- "Allora cosa proponi?" – Svetlana era spaventata
- "Dobbiamo andarcene tutti e al più presto"
- "Altri sanno fare quello che sai fare tu?"
- "No, io sono l’unico ad avere questi poteri, ho contattato gli altri siamo tutti d’accordo, fuggiremo."
- "Ma come faremo ad uscire?"
- "Non preoccuparti di questo ma tieniti pronta."
Due sere dopo arrivò il messaggio mentale
- "E’ per stanotte!"
Sveltana aveva preparato tutte le sue cose in una borsa e rimase in attesa del segnale. Questo venne all’improvviso, uscì dalla stanza. Nel corridoio incontro Ivan e dietro di lui tutti gli altri. Groshnik uscì dal suo ufficio
- Cosa succede? – chiese allarmato
Non ci fu nessuna risposta ma Ivan mise l’indice della mano destra alla tempia e istantaneamente il dottore sussultò e si irrigidì.
- Adesso lei verrà con noi dottore, la prego chiami anche i suoi collaboratori
Groshnik come un automa eseguì gli ordini. Quando tutti furono radunati, il dottore con voce incolore disse:
- Bene signori, il nostro progetto viene momentaneamente sospeso, naturalmente si tratta di ordini superiori per cui dobbiamo lasciare i laboratori stasera stessa.
- Ma come? – chiese un ricercatore - così all’improvviso
- Vi prego di avviarvi tutti all’uscita
Un mormorio di disapprovazione si levò ma nessuno fece più domande e si diressero all’ascensore.
Appena all’aperto Svetlana comunicò telepaticamente ad Ivan.
- "Cosa ne sarà del dottore e dei suoi collaboratori?"
- "Non ricorderanno nulla "– rispose Ivan
- "E i laboratori?" – continuò Svetlana
- "Salteranno in aria fra un’ora esatta"
- "E il generale? Lui sa"
- "Non parlerà, lo rinchiuderebbero in un ospedale psichiatrico"
- "E di loro cosa ne sarà?"- disse indicando i loro compagni.
- "Ognuno andrà per la sua strada e si costruirà la vita che vuole, non siamo mostri, siamo solo un po’ diversi"
- "E di noi due cosa ne sarà?"
- "Per il momento dovremo salutarci, ma solo per il momento"– la abbracciò mentre il laboratorio sotterraneo esplodeva.
-
Il tenente Peterson stava controllando alcuni documenti quando senti bussare alla porta.
- Avanti! – e subito scattò in piedi per salutare un ufficiale di grado superiore.
- Riposo tenente, sono il maggiore Gerard Burns, ecco le mie credenziali – gli porse una lettera
- Benvenuto maggiore la stavamo aspettando, la accompagno subito nel suo ufficio.
Nel suo nuovo ufficio il maggiore Burns, prese possesso della scrivania. La valigetta si aprì senza che lui la toccasse, i documenti uscirono e si sistemarono come per magia nei vari cassetti, mentre Ivan, ammirava dalla finestra quel grande complesso chiamato PENTAGONO.








Edited by - luisa camponesco on 20/11/2005 10:47:36

   
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