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Roberto Mahlab
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Inserito - 10/05/2020 :  22:35:23  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab

“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una palestra oscura
ché la perfetta linea era smarrita”.

Quel giorno in palestra un signore che conoscevo era a terra, schiantato dai pesi che era costretto a sollevare dal suo istruttore, movimenti sempre più penosi, senza tregua né requie. “Ma cosa hai fatto? A quanto ti hanno condannato?”, gli ho chiesto e mi ha risposto con un incomprensibile flebile lamento, “una colpa grave, molto grave”, ha ribattuto per lui l’istruttore che poi ha aggiunto rivolgendosi a me :”e tu sei qui come turista?”. Non aveva tutti i torti, avevo passato il tempo sdraiato sulla panca ad osservare se il bilanciere si sollevava da solo e avevo attaccato discorso con tutti i frequentatori con argomenti intellettuali, tipo Asterix e i film di fantascienza.

Sentivo crescere un turbamento, un brivido gelido lungo le spalle, e se fossi stato preso anche io nel meccanismo infernale? Scacciai il pensiero, il controllo che ero obbligato a fare con la dottoressa del centro mi avrebbe riconosciuto innocente da qualsiasi colpa.

Lo stanzino della dottoressa era angusto e occupato in gran parte da uno strano macchinario, mi disse di appoggiare i piedi sul supporto e le mani sulle maniglie e il risultato fu inviato al computer sulla sua scrivania.

“Vediamo un po’”, la dottoressa iniziò a scorrere i dati e sul suo volto apparvero segni di preoccupazione :”tu sai che consumiamo 1500 calorie al giorno anche non facendo nulla, ma qui risulta che tu ne assumi di meno, ma come fai a sopravvivere?”. Non sapevo cosa rispondere, ero sempre impegnato, di giorno in ufficio a svuotare i cestini e a spolverare la scrivania della mia segretaria, di pomeriggio a leggere Asterix e alla sera ad andare a vedere tutti i film di fantascienza, in effetti pranzare e cenare non era una delle attività preponderanti. Comunque trassi un sospiro di sollievo, se ero sotto alle calorie necessarie, non sarei stato gettato in pasto agli istruttori.

“E questo cos’è?”, domandò all’improvviso la dottoressa indicando con un dito una immagine a forma cilindrica all’interno della mia struttura corporea che appariva sullo schermo :”ma è un cannoncino alla vaniglia!”, esclamò con tono indignato. “E’ così che mi sostengo, a pasticcini”, ho confermato senza capire cosa ci fosse di sbagliato.

“Ma guarda qui, hai qualcos’altro da confessare?”, il tono di voce della dottoressa si era fatto duro, “questi sono bignè alla crema e poi qui, un cioccolatino Lindt al miele, ma tu mangi solo dolci!”, mi accusò apertamente. Poi trasse un timbro rosso scarlatto dal cassetto e stampò parole di fuoco su un foglio. “Sei condannato al girone dei golosi”.

“Cosa? No, posso spiegare!”, gridavo inutilmente mentre l’istruttore si precipitava nello stanzino e mi imponeva di presentarmi il giorno dopo per iniziare a scontare la pena.
E fui scaraventato in una nuova dimensione in cui non avevo mai immaginato di essere risucchiato. Da un momento all’altro la panca non servì più per sdraiarmici sopra, ma per tirar su bilancieri carichi, i tappetini non servivano più come soffici divanetti da cui declamare i versetti letti su Asterix, le pause tra una chiacchiera e l’altra non servivano più per discutere con gli altri delle vicende di Scarlett Johansson nell’ultimo film degli X-Men.

Alla ventottesima flessione alternata sulle gambe con un bilanciere sulle spalle, la mia gamba sinistra cedette, riuscii a ruotare il busto per far cadere l’attrezzo sulla pedana e mi ritrovai scomposto a terra tremando come sotto una tormenta di neve. E fu allora che pronunciai la famosa frase rivolta verso l’istruttore :”Fatti non fummo per tirar su pesi come bruti, ma per seguire Asterix e fantascienza”.

Fu certo un grande momento per la letteratura mondiale, ma non servì a smuovere l’istruttore e così continuo a scontare la mia condanna forse eterna in un luogo dove cultura non fa rima con culturismo. E mentre io sono a soffrire, forse un altro autore dello spazio-tempo utilizzerà questo mio poema come traccia per scriverne un altro, magari con un titolo leggermente modificato, e diventerà famoso.

I racconti della palestra

Roberto Mahlab


   
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