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 Un taxi per Marrakech
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luisa camponesco
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Un taxi per Marrakech

Casablanca 3 dicembre 1927

Tom Barrymore, fumava nervosamente fuori dall’hotel, il messaggio era abbastanza oscuro, come oscuri erano i tempi nei quali viveva. La situazione politica in Italia e Germania era preoccupante e minacciava di travolgere il resto del mondo e nemmeno lì, in Marocco, le cose andavano meglio.
Si respirava un crescente sentimento antifrancese e il sovrano Mohammed V, nonostante la giovane età, non faceva mistero della sua voglia di indipendenza.
Tom non poteva, almeno per il momento, preoccuparsi di queste faccende interne, nello scacchiere internazionale si giocava un’altra partita e la posta molto più alta.
Teneva d’occhio la strada, al rumore di un’auto schiacciò il mozzicone di sigaretta e attese.
L’auto si fermò dinnanzi a lui ma col motore acceso, una mano uscì dal finestrino per invitarlo a salire. Ebbe un po’ d’esitazione come quando si entra in una stanza buia e non sai cosa trovi.
Salì sul sedile posteriore e appena chiusa la portiera, si trovò accanto ad un uomo dalla pelle scura e dall’accento francese.
- Tom Barrymore?
- Sono io!
- Il mio nome non ha importanza, devo condurla in un posto.
- Quale posto?
- Lo saprà presto.
L’auto percorreva le strade affollate di Casablanca, con il suo rumore, i suoi odori, i suoi colori. Passarono davanti al lussuoso Hyatt Recency e si diressero in periferia. L’auto si fermò nei pressi del cimitero cristiano, l’uomo scese.
- Attenda in macchina, verrà qualcuno.
Tom rimase solo con i suoi pensieri ed i timori. Mise una mano sotto l’ascella, trovò rassicurante il contatto con la Beretta.
Erano trascorsi dieci minuti, quando le portiere si aprirono e due uomini entrarono, uno si mise al volante l’altro gli si sedette a fianco.
- Signor Barrymore, ora la porteremo dal suo contatto.
- Perché tutto questo mistero? – chiese Tom
- Gli verrà spiegata ogni cosa, abbia pazienza!
Tom di pazienza ne aveva da vendere, ma essere all’oscuro della propria destinazione gli creava qualche disagio.
L’auto imboccò una stretta viuzza e si fermò.
- Ci segua! – disse uno dei due uomini.
Bussarono ad un portoncino.
- E’ qui con noi! – esclamò l’autista. Qualcuno aprì la porta ed entrarono.
Un odore speziato lo investi, il corridoio era scuro ma in fondo si intravedeva una luce.
- Siamo arrivati!
La stanza era pressoché spoglia, un uomo di robusta costituzione gli girava le spalle, guardava dalla finestra rigirandosi fra le dita un grosso sigaro.
- Si sieda Barrymore!
Riconobbe la voce ed ebbe un sussulto, non aveva mai incontrato prima d’ora il suo capo, la situazione doveva essere ben grave se si era esposto fino a quel punto.
Si girò con una lentezza estenuante, come se prendesse tempo per cercare il modo migliore per dire ciò che doveva essere detto.
- Barrymore, lei avrà già capito che la missione che sto per affidarle è di estrema importanza, dal suo successo può dipendere il destino di molti.
- Ma perché non usare i canali ordinari? – domando Tom
- I canali ordinari? Ma sta scherzando! Casablanca non è certo il luogo più sicuro per passare informazioni di routine, figuriamoci di questa!
Prese la carta geografica del Marocco con un percorso tracciato in matita rossa e la stese sul tavolo. Con l’indice segnò il tragitto.
- Dovrà percorrere questa pista, fino ad arrivare su questo lato del Oum er, che in questo periodo dovrebbe essere in secca, qui troverà qualcuno ad attenderla, non tema si farà riconoscere e poi proseguirà fino ad Fkih Ben Salah, si fermerà qui in questo punto. - Disegnò un cerchio
- Cosa dovrò fare una volta arrivato lì?
- Abbiamo saputo, da nostri informatori, che un carico d’armi di nuovissima concezione è in viaggio dall’Etiopia verso la Germania, la carovana transiterà proprio qui. Se queste armi dovessero giungere a destinazione stravolgerebbero gli equilibri mondiali. Lei dovrà intercettarle e distruggerle.
- Tutto da solo?
- Non sarà solo, ci sono agenti infiltrati fra i carovanieri, ma stia in guardia, altri sono interessati a quel carico. Lasci la città subito, pensi lei con quale mezzo riterrà opportuno farlo, noi la riteniamo la persona giusta per risolvere questa situazione.
Seguirono altre istruzioni, poi Tom prese la mappa e la mise nella tasca interna della giacca.
Tornò verso l’hotel per prendere l’equipaggiamento necessario per quel viaggio, mise tutto in una sacca e si preparò a partire.
- Le chiamo un taxi signore? – chiese premuroso l’usciere dell’albergo
Tom fu colto di sorpresa, e dopo un attimo di esitazione fece un cenno di assenso, apparire come un comune turista avrebbe destato meno sospetti.
Sull’auto Tom ripassò mentalmente il suo percorso e non si accorse che l’autista rallentava per entrare in un vicolo buio, in un attimo due estranei gli furono accanto.
- Dacci la mappa che possiedi e non ti accadrà nulla!
Tom era un agente esperto ed anche se era stato colto di sorpresa la sua reazione fu rapida ed efficace, almeno a lui sembrò. Si rese conto di essere in svantaggio solo quando si trovò un coltello alla gola, ma l’uomo che lo minacciava spalancò gli occhi e cadde al suolo. Una donna con una zazzera bionda che gli usciva dal cappello lo aveva colpito alle spalle con il calcio di una pistola.
- Presto metta in moto e andiamocene da qui, le presentazioni le faremo dopo!
Tom non se lo fece ripetere e partì il più velocemente possibile verso la periferia sud della città.
Riuscirono a seminare alcuni inseguitori e, grazie anche alle indicazioni della donna, si ritrovarono fuori dalla città.
L’acqua bolliva nel radiatore, e la benzina scarseggiava.
- Non credo andremo molto lontano – disse Tom scoraggiato
- L’acqua non è un immediato problema e per la benzina dovremo fare almeno altri dieci chilometri.
Tom la guardò stupito.
- Cos’ha una bacchetta magica?
- No, solo una tanica d’acqua.
Scese dal taxi ed aprì il bagagliaio.
- Lo apre il cofano si o no! – la donna con la pesante tanica attendeva
- Come faceva a sapere che c’era l’acqua?
- Semplice, ce l’ho messa io!
- Mi dovrà molte spiegazioni signorina!
- D’accordo ma prima arriviamo ad El Sahab
Tom non aveva mai udito per luogo prima d’ora, ma mise in moto e si avviò verso quella destinazione.
Il deserto con il suo fascino e il suo colore si stendeva attorno a loro, in lontananza si intravedeva la catena dell’Atlante che insieme alle dune interrompeva la regolarità dell’orizzonte.
Alcune palme indicarono che erano prossimi alla meta. Al centro della piccola oasi c’era anche un pozzo, la donna senza esitare andò dritta verso una macchia di verde, frugò fra l’erba e fece cenno a Tom di avvicinarsi.
- Mi aiuti per favore!
Il bidone colmo di benzina era mimetizzato fra il fogliame.
- Devo ammettere che lei è una donna piena di sorprese e credo sia ora che si presenti.
- Margaret Stevens, dell’Ohio e abbiamo un interesse in comune, impedire che un carico di merce arrivi in Germania.
- Non mi ha detto molto!
- Dovrà bastarle! Posso solo aggiungere che il suo contatto esterno sono io.
- Dovevamo incontrarci in un altro luogo.
- E’ vero, ma ho preferito anticipare i tempi e credo proprio di aver fatto bene.
Tom pensò, comunque, di tenerla d’occhio anche se il suo istinto gli diceva che poteva fidarsi. Ripresero il viaggio.
- Possiamo aiutarci – disse ad un tratto Margaret.
- Come? - chiese Tom
- Unendo le nostre informazioni, lei sa dove incontrare la carovana io so dove trovare gli approvvigionamenti.
Non aveva tutti i torti, attraversare il deserto con un taxi su una pista percorsa solo da carovane era impresa non da poco.
- Se lei mi mostrasse quella mappa, forse…conosco bene il deserto mi creda!
- Le credo, ma la mappa la tengo io!
Il sole stava scaldando l’abitacolo, il calore davvero intenso quando colpi di fucile risvegliarono la loro attenzione.
- Presto si sposti a sud-est!
- Cosa succede? – Tom era in allarme
- Predoni berberi, non ce l’hanno con noi non ci hanno visto, vada. dietro quella duna! – si nascosero.
La donna aveva ragione i berberi passarono oltre sparando in aria senza una apparente ragione, tirarono entrambi un sospiro di sollievo.
- Non possiamo rimanere sulla pista! Continui procedere per questa direzione abbiamo bisogno di un riparo.
I resti di un fortino si profilarono all’orizzonte, Tom parcheggiò la macchina all’ombra.
- Aspettiamo che il sole cali! – Margharet estrasse dalla sua borsa del pane e una borraccia d’acqua, e si offrì di dividere il tutto con Tom.
- Per chi lavora? E come faceva a sapere di me? – domandò Tom all’improvviso.
- Lavoriamo dalla stessa parte.
- Questo è ancora da vedere, ma non ha risposto alla seconda domanda.
- Avevo l’incarico di contattarla, la stavo sorvegliando da parecchio tempo e non ero la sola, come i fatti hanno dimostrato.
- Controspionaggio?
- La prego non mi faccia domande.
Tacquero per un po’ e si assopirono, quando si svegliarono il sole era già calato, l’aria più fresca.
- Viaggeremo per tutta la notte!
- Posso darle il cambio. – si offrì Margaret ma Tom non rispose.
Impossibile sottrarsi alla meraviglia della notte nel deserto con una moltitudine di stelle che sembrano volerti cadere addosso, unico rumore il motore della macchina. Se non fosse stato per l’urgenza di compiere la missione si sarebbe goduto quel panorama con un altro spirito.
All’alba erano in vista di Fkih Ben Salah.
- Ora non ci resta che attendere.
Al riparo di alcune palme si preparano all’incontro con la carovana.
- Ha in mente un piano? – chiese Margaret
- Certo! – mentì Tom che faceva molto affidamento sugli agenti infiltrati e nel frattempo controllava le munizioni della sua Beretta.
Nel deserto il tempo conta poco, tutto sembra fermo ma…
- Eccoli stanno arrivando si tenga pronta.
La carovana si profilava all’orizzonte, avanzava lentamente, Margaret passò il piccolo binocolo a Tom che studiò la situazione. Come e dove intervenire … era ancora preso da questi pensieri quando la voce allarmata di Margaret lo spaventò.
- Dobbiamo andarcene al più presto!!
- Ma è impazzita?
- Guardi!
Una nuvola arancione si era improvvisamente levata alle spalle dei carovanieri.
- E’ lo simùn! Niente può resistere. La sola salvezza è allontanaci da qui.
- Ma le armi?
- Quel vento è un problema molto più grosso, mi creda.
Risalirono in macchina e partirono con la massima velocità consentita. Giunsero alle loro orecchie le grida degli uomini mentre una tromba di sabbia di abbatteva su di loro.
- Vada più veloce!
- Sono già al massimo!
Il taxi pareva volare sulla pista, ma forse era solo l’effetto del riverbero del sole, la sabbia li raggiunse, Tom azionò i tergicristalli, il sole scomparve, Margaret mosse le labbra in una muta preghiera. Non si vedeva più nulla, ma anche se non sapeva dove andare teneva il piede sull’acceleratore sperando di non finire contro una duna. Guidare alla cieca è una esperienza terribile.

Come per magia il sole riapparve e la tempesta si placò. Tom, sfinito, appoggiò la testa al volante e Margaret si asciugò le lacrime.
- Andiamo a vedere cosa è successo.
Con l’aiuto della bussola ritornarono indietro, la pista era scomparsa e il paesaggio completamente cambiato, solo sabbia, sabbia e ancora sabbia.
- E’ finita Tom, se li è presi il deserto. Forse doveva andare così!
Tom, non convinto, continuò a cercare ma invano e alla fine dovette rinunciare.

Le luci di Marrakech apparvero all’imbrunire entrarono con il taxi in città, percorsero i vicoli della kasbah e si fermarono vicino alla grande moschea.
Margaret ruppe il silenzio.
- E’ giunto il momento di separarci.
- E’ la prima volta che fallisco una missione. – Tom seguiva i propri pensieri.
- Che il deserto tenga il suo segreto. – sussurrò la donna prima di sparire in una strada laterale.
Anche Tom lasciò l’auto, batté la mano sul cofano del taxi come per salutare un vecchio amico, respirò profondamente l’aria della notte, si accese l’ultima sigaretta e a passi lenti si incamminò verso il centro della città.














Luisa Camponesco

Edited by - luisa camponesco on 07/11/2005 12:29:23

   
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