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Roberto Mahlab
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Inserito - 09/03/2004 :  17:36:13  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
"E' iniziata la scuola e il paese e' libero", parole normali che in occidente non solleverebbero curiosita', ma che nell'odierno Afganistan risuonano con meraviglia dalla voce di Marina Golbahari, nell'intervista concessa la scorsa settimana al New York Times.
La dodicenne Marina e' la protagonista del film "Osama", la prima pellicola girata dopo la caduta del regime dei talebani dal regista Siddiq Barmak, una vicenda commovente in visione anche nelle sale italiane dal mese scorso.

Sentivo un groppo allo stomaco mentre incredulo guardavo questo film verita' e non dovevo essere il solo a giudicare dai pianti di commozione di persone sedute in diversi punti della sala. Sullo schermo le donne caricate per la strada dagli idranti, rinchiuse nelle celle, segregate nei tuguri, cacciate da ogni mestiere, anche dagli ospedali, guai ad essere sorprese non ricoperte da capo a piedi, offese e ingiuriate, vietato loro di studiare, vietato loro di uscire, vietato loro di lavorare, unico fine nella vita essere donate in spose gia' da bambine ai vecchi mullah.
Questa la legge imposta dai talebani all'Afganistan, dal 1996 fino alla liberazione da parte degli americani dopo l'aggressione contro gli Stati Uniti dell'11 settembre 2001. La piccola protagonista si traveste da ragazzo per poter sfamare se stessa e la madre con un tozzo di pane e con il nome maschile di Osama ci conduce attraverso l'altra realta', le scuole islamiche in cui ai giovanissimi maschi vengono inculcati l'odio e l'intolleranza. Saranno proprio i maschi a tradirla e a consegnarla al suo destino.

E' successo, succede, mentre noi siamo nelle nostre case riscaldate a stomaco pieno a discutere sulle sorti del mondo, a dividerci sulla guerra e sulle giustificazioni per abbandonare popoli interi ad essere schiavizzati dai dittatori, mentre noi non ascoltiamo quelle voci che gridano nell'oppressione, intanto quelle voci vengono cancellate. Le donne in gabbia, nessuna morale puo' accettare quanto accadeva, nessuna scusa per coloro che si arrogano il diritto di schiavizzare tradendo volutamente e con arroganza il vero significato dei libri sacri.

Oggi Marina e la sua famiglia hanno una casa e lei e' felice perche' puo' andare a scuola in un paese che muove i primi passi nella liberta'.

Anche le donne irachene ieri hanno ottenuto un successo, dopo aver subito la cancellazione dei loro diritti ad opera della svolta islamica del dittatore saddam, nella nuova costituzione del paese liberato hanno ottenuto il venticinque percento dei seggi del futuro parlamento e stanno lottando per l'abolizione delle norme maschiliste di matrimonio e eredita'.

Eppure, mentre devono lottare per quello che per noi occidentali e' la normalita', mentre il loro popolo muore a causa degli attentati terroristici, ancora dobbiamo sentire le voci di chi identifica gli assassini come "membri della resistenza", quanto vorrei che le decine di siti internet dei cittadini iracheni invadessero le reti, dovremmo ascoltare che cosa dicono loro di quelli che alcuni in occidente definiscono come "la resistenza".

Eppure in oriente la Storia e' lenta e i popoli sanno aspettare, nei due sensi, per vendicarsi dei tiranni, ma anche purtroppo per attendere che si abbassi la guardia, i talebani in Afganistan e i reduci delle milizie di saddam in Iraq attendono che le truppe alleate si ritirino e preparano il caos. Al popolo afgano e iracheno il compito di mantenere memoria della sofferenza e di essere pronti a respingere da soli chi vuole ritornare agli incubi del passato, perche' non sia tutto avvenuto invano e alle donne il ruolo piu' difficile, in esse si deposita due volte la memoria.

La lotta delle donne nella Storia e' stata sempre parallela alla lotta per la democrazia. Per noi sarebbe assurdo che questi diritti non esistessero, ci sono state e ci sono realta' in cui questi diritti non ci sono. Non e' politica, e' un valore morale appoggiare chi li richiede e chi riesce ad ottenerli.

Non e' possibile accettare che le piccole Marine si commuovano perche' possono finalmente andare addirittura a scuola. I ragazzi, di tutto il mondo, hanno il diritto di svegliarsi al mattino in un paese libero e di fare finta di avere il raffreddore per non andarci a scuola. Non solo i ragazzi dell'occidente.

Roberto

   
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