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 Le lumache
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Gabriella Cuscinà
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Italy
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Inserito - 05/04/2003 :  18:08:11  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà

Le lumache

Erano sempre stati una combriccola di buon temponi e stavano bene insieme. Tutti maschi, si riunivano e andavano a giocare a tennis o a calcetto. Con il beneplacito delle mogli, avevano anche fondato un’associazione culturale senza scopo di lucro. Avevano eletto presidente Lorenzo che, fra tutti, era il più carismatico. Tale associazione annoverava molte personalità di rilievo e organizzava conferenze ed occasioni di ritrovo.
In realtà era un’altra scusa per stare insieme, divertirsi, discutere e scherzare.
Quante belle serate, quanti convivi, e soprattutto quanti scherzi erano stati perpetrati alle spalle di questo o quell’altro socio!
Indimenticabile resterà la beffa progettata ai danni dell’amico Alfonso.
Questi, per hobby, era divenuto un appassionato ricercatore di lumache. Le studiava, le osservava al microscopio, faceva esperimenti e ricerche su di esse. Aveva scoperto che lumaca è il nome di alcuni Gasteropodi Polmonati, forniti di conchiglia solo rudimentale, considerati pertanto molluschi ‘nudi’. Ma nell’uso popolare, il nome è usato invece per indicare la chiocciola. Alfonso sapeva che, in alcune regioni d’Italia, le lumache si mangiano come piatto tradizionale. Per esempio, a Roma quelle di vigna si mangiano per la notte di San Giovanni. Si fanno morire nell’acqua dopo averle lasciate ‘purgare’ e quindi si cuociono nell’olio con aglio, pomodoro, mentuccia. In Francia sono un piatto molto ricercato.
Ne parlava sempre, per lui erano diventate una vera passione, una specie di mania. Ai soci che avevano la disgrazia di capitargli tra le grinfie, cominciava a blaterare che le sue benamate lumachine avevano un corpo allungato e carnoso che, visto al microscopio, rivelava una cute coriacea e un piede non ben distinto, un mantello piccolo a forma di scudo, la regione cefalica con quattro tentacoli invaginabili che funzionano come organi tattili ed olfattivi.
Gli ascoltatori cercavano di arginarlo e di svignarsela, ma Alfonso li fagocitava e continuava a dissertare dicendo che le lumache amano i luoghi umidi e freschi, si rinvengono numerose sotto le pietre e tra i muschi, nei boschi, nelle grotte, nelle cantine, presso i corsi d’acqua. Escono di preferenza di mattina, di sera e dopo le piogge temporalesche; molte specie sono notturne. Per mantenere il loro corpo sempre umido in superficie secernono una bava di vario colore. Si nutrono di sostanze vegetali, funghi, foglie tenere, animali in decomposizione.
Lorenzo e gli altri amici, non potendone più di sentirlo sproloquiare sempre in merito ai famosi Gasteropodi, una volta decisero di giocargli un brutto tiro.
Durante una riunione dell’associazione, a tavola mentre bevevano e scherzavano, ventilarono con noncuranza la possibilità di mettere sù un allevamento di lumache che avrebbe reso miliardi.
“Cosa? Ma dite sul serio! Sarebbe come realizzare tutti i sogni della mia vita!” esclamò Alfonso.
“Oh! Ma che ci vuole! Basta avere una villa in campagna e un po’ di amore verso questi molluschi,” fece Lorenzo sapendo che l’amico era fornito dell’una e dell’altro.
“Sapete che non ci avevo mai pensato! Ma dite che davvero potrei avviare un allevamento?”
“Guarda Alfonso, se vuoi noi ti aiutiamo.” Il presidente ormai era determinato a portare avanti uno scherzo spettacolare.
Antonio, l’amico giocherellone e barzellettiere, aveva spalleggiato Lorenzo aggiungendo:
“Beh, penso che dovresti presentare domanda alla Camera di Commercio, visto che si tratta di un’attività imprenditoriale.”
“Ah! Sì sì certo. Una domanda in carta da bollo. Anzi no. Adesso non ci vuole più il bollo, o sì?”
“No, il bollo no, però ci vorranno tutti i certificati da presentare: certificato di nascita, di residenza, certificato di matrimonio, di sana e robusta costituzione, di iscrizione alle liste elettorali, carta d’identità.”
Qualcuno ci mise il carico di briscola: “Penso che ci vorrà pure il certificato di esistenza in vita!”
Alfonso in fondo era un gran credulone e un tipo un po’ beota, dunque si rivelava la vittima adatta.
“Sul serio tutti questi documenti!? Non ha importanza. Li presenterò, e poi che dovrei fare?”
“Guarda Fonsy” aveva detto il presidente, “ secondo me, nella tua campagna dovresti creare un recinto adiacente alla casa, con reticolato molto fitto. Poi magari noi amici ti regaleremmo le prime quantità necessarie di lumache. Tu dovrai metterle nel recinto e badare alla riproduzione.”
“Che maraviglia! Ma, alt! Un momento! Non aumenteranno a dismisura? Sapete, modestamente sono un esperto e so che si riproducono vertiginosamente.”
Aveva assunto un’aria piena di sussiego, con il mento sollevato e il naso all’insù, come chi senta una puzza sotto il naso.
A quel punto era intervenuto Dario, l’amico biologo che lavorava in un Istituto botanico: “Per questo ci penso io. Sai, Fonsy, gli ortolani e i giardinieri per combatterle usano delle sostanze polverulente, come cenere e calce, che esauriscono l’attività secretrice delle loro ghiandole mucose, provocandone la morte. Ti potrei fornire la polvere adatta che abbiamo in Istituto, in modo da arginare la riproduzione.”
“Magnifico! Ma, scusa non morirebbero tutte?”
“Che c’entra! Tu dovresti spargere la polvere ai bordi del recinto, in modo da far morire solo quelle che tentassero di oltrepassarlo.”
“Che meraviglia! Potrei raccogliere centinaia di migliaia di lumachine e venderle. Differenzierei le specie e alleverei un po’ tutte le varietà.”
Era eccitato ed euforico. Dunque si misero d’accordo sulle modalità per fargli iniziare la nuova attività e sui vari aiuti che gli sarebbero serviti.
Alfonso costruì con le sue mani il famoso reticolato vicino alla casa, e gli amici in una bella mattinata di sole, gli portarono due ceste ricolme di lumache.
Dario portò un sacco di innocuo sale fino e raffinato, spacciandolo per la famosa polvere lumachicida.
I preparativi furono molto divertenti perché vedere Alfonso all’opera, a carezzare quasi i cari molluschi, fu uno spettacolo tutto da ridere. Bagnò accuratamente la terra per renderla umida, pose dentro il recinto lattuga, barbabietole, bucce di patate. Sparpagliò le sue adorate lumachine, e cosparse infine il reticolato di quella che credeva la polvere dell’Istituto di Botanica.
Ma le risate più eclatanti per la combriccola di screanzati, furono quelle che li fecero sganasciare una settimana dopo.
Tornarono nella campagna di Fonsy e lo trovarono con le mani nei capelli mentre osservava un’invasione di lumache simile allo sbarco in Normandia!
Ce n’erano ovunque: oltre il recinto, sul prato, sulla casa, sui tronchi degli alberi, fra gli angoli delle aiuole, fra i mattoni del terrazzo, sulle finestre, sulle porte.
Alfonso pareva in preda ad una crisi isterica!
Vedeva ogni anfratto brulicante di uova, sulla superficie delle quali si erano formate le minuscole spirali del futuro guscio.
Si erano riprodotte a migliaia, a grappoli, formando un’enorme massa, una corazza di gusci. Avevano dato vita a composizioni bitorzolute; erano state capaci di lacerare molte foglie e fiori.
L’invasione degli Unni in confronto, pareva la gradita visita di quattro amici!
Alfonso camminava sui gusci che facevano rumore di ciottoli. Li calpestava e aveva l’impressione d’infrangere del vetro.
Sentiva odore di pesce marcio!
Non poté neppure entrare in casa, poiché le fessure risultarono bloccate e le cerniere delle porte incollate da quei dolci animaletti che lui aveva così tanto amato!
Gli amici, tra una pestata e l’altra di lumache, ridevano a più non posso e si contorcevano in preda ad eccessi d’ilarità.


Le lumache

Erano sempre stati una combriccola di buon temponi e stavano bene insieme. Tutti maschi, si riunivano e andavano a giocare a tennis o a calcetto. Con il beneplacito delle mogli, avevano anche fondato un’associazione culturale senza scopo di lucro. Avevano eletto presidente Lorenzo che, fra tutti, era il più carismatico. Tale associazione annoverava molte personalità di rilievo e organizzava conferenze ed occasioni di ritrovo.
In realtà era un’altra scusa per stare insieme, divertirsi, discutere e scherzare.
Quante belle serate, quanti convivi, e soprattutto quanti scherzi erano stati perpetrati alle spalle di questo o quell’altro socio!
Indimenticabile resterà la beffa progettata ai danni dell’amico Alfonso.
Questi, per hobby, era divenuto un appassionato ricercatore di lumache. Le studiava, le osservava al microscopio, faceva esperimenti e ricerche su di esse. Aveva scoperto che lumaca è il nome di alcuni Gasteropodi Polmonati, forniti di conchiglia solo rudimentale, considerati pertanto molluschi ‘nudi’. Ma nell’uso popolare, il nome è usato invece per indicare la chiocciola. Alfonso sapeva che, in alcune regioni d’Italia, le lumache si mangiano come piatto tradizionale. Per esempio, a Roma quelle di vigna si mangiano per la notte di San Giovanni. Si fanno morire nell’acqua dopo averle lasciate ‘purgare’ e quindi si cuociono nell’olio con aglio, pomodoro, mentuccia. In Francia sono un piatto molto ricercato.
Ne parlava sempre, per lui erano diventate una vera passione, una specie di mania. Ai soci che avevano la disgrazia di capitargli tra le grinfie, cominciava a blaterare che le sue benamate lumachine avevano un corpo allungato e carnoso che, visto al microscopio, rivelava una cute coriacea e un piede non ben distinto, un mantello piccolo a forma di scudo, la regione cefalica con quattro tentacoli invaginabili che funzionano come organi tattili ed olfattivi.
Gli ascoltatori cercavano di arginarlo e di svignarsela, ma Alfonso li fagocitava e continuava a dissertare dicendo che le lumache amano i luoghi umidi e freschi, si rinvengono numerose sotto le pietre e tra i muschi, nei boschi, nelle grotte, nelle cantine, presso i corsi d’acqua. Escono di preferenza di mattina, di sera e dopo le piogge temporalesche; molte specie sono notturne. Per mantenere il loro corpo sempre umido in superficie secernono una bava di vario colore. Si nutrono di sostanze vegetali, funghi, foglie tenere, animali in decomposizione.
Lorenzo e gli altri amici, non potendone più di sentirlo sproloquiare sempre in merito ai famosi Gasteropodi, una volta decisero di giocargli un brutto tiro.
Durante una riunione dell’associazione, a tavola mentre bevevano e scherzavano, ventilarono con noncuranza la possibilità di mettere sù un allevamento di lumache che avrebbe reso miliardi.
“Cosa? Ma dite sul serio! Sarebbe come realizzare tutti i sogni della mia vita!” esclamò Alfonso.
“Oh! Ma che ci vuole! Basta avere una villa in campagna e un po’ di amore verso questi molluschi,” fece Lorenzo sapendo che l’amico era fornito dell’una e dell’altro.
“Sapete che non ci avevo mai pensato! Ma dite che davvero potrei avviare un allevamento?”
“Guarda Alfonso, se vuoi noi ti aiutiamo.” Il presidente ormai era determinato a portare avanti uno scherzo spettacolare.
Antonio, l’amico giocherellone e barzellettiere, aveva spalleggiato Lorenzo aggiungendo:
“Beh, penso che dovresti presentare domanda alla Camera di Commercio, visto che si tratta di un’attività imprenditoriale.”
“Ah! Sì sì certo. Una domanda in carta da bollo. Anzi no. Adesso non ci vuole più il bollo, o sì?”
“No, il bollo no, però ci vorranno tutti i certificati da presentare: certificato di nascita, di residenza, certificato di matrimonio, di sana e robusta costituzione, di iscrizione alle liste elettorali, carta d’identità.”
Qualcuno ci mise il carico di briscola: “Penso che ci vorrà pure il certificato di esistenza in vita!”
Alfonso in fondo era un gran credulone e un tipo un po’ beota, dunque si rivelava la vittima adatta.
“Sul serio tutti questi documenti!? Non ha importanza. Li presenterò, e poi che dovrei fare?”
“Guarda Fonsy” aveva detto il presidente, “ secondo me, nella tua campagna dovresti creare un recinto adiacente alla casa, con reticolato molto fitto. Poi magari noi amici ti regaleremmo le prime quantità necessarie di lumache. Tu dovrai metterle nel recinto e badare alla riproduzione.”
“Che maraviglia! Ma, alt! Un momento! Non aumenteranno a dismisura? Sapete, modestamente sono un esperto e so che si riproducono vertiginosamente.”
Aveva assunto un’aria piena di sussiego, con il mento sollevato e il naso all’insù, come chi senta una puzza sotto il naso.
A quel punto era intervenuto Dario, l’amico biologo che lavorava in un Istituto botanico: “Per questo ci penso io. Sai, Fonsy, gli ortolani e i giardinieri per combatterle usano delle sostanze polverulente, come cenere e calce, che esauriscono l’attività secretrice delle loro ghiandole mucose, provocandone la morte. Ti potrei fornire la polvere adatta che abbiamo in Istituto, in modo da arginare la riproduzione.”
“Magnifico! Ma, scusa non morirebbero tutte?”
“Che c’entra! Tu dovresti spargere la polvere ai bordi del recinto, in modo da far morire solo quelle che tentassero di oltrepassarlo.”
“Che meraviglia! Potrei raccogliere centinaia di migliaia di lumachine e venderle. Differenzierei le specie e alleverei un po’ tutte le varietà.”
Era eccitato ed euforico. Dunque si misero d’accordo sulle modalità per fargli iniziare la nuova attività e sui vari aiuti che gli sarebbero serviti.
Alfonso costruì con le sue mani il famoso reticolato vicino alla casa, e gli amici in una bella mattinata di sole, gli portarono due ceste ricolme di lumache.
Dario portò un sacco di innocuo sale fino e raffinato, spacciandolo per la famosa polvere lumachicida.
I preparativi furono molto divertenti perché vedere Alfonso all’opera, a carezzare quasi i cari molluschi, fu uno spettacolo tutto da ridere. Bagnò accuratamente la terra per renderla umida, pose dentro il recinto lattuga, barbabietole, bucce di patate. Sparpagliò le sue adorate lumachine, e cosparse infine il reticolato di quella che credeva la polvere dell’Istituto di Botanica.
Ma le risate più eclatanti per la combriccola di screanzati, furono quelle che li fecero sganasciare una settimana dopo.
Tornarono nella campagna di Fonsy e lo trovarono con le mani nei capelli mentre osservava un’invasione di lumache simile allo sbarco in Normandia!
Ce n’erano ovunque: oltre il recinto, sul prato, sulla casa, sui tronchi degli alberi, fra gli angoli delle aiuole, fra i mattoni del terrazzo, sulle finestre, sulle porte.
Alfonso pareva in preda ad una crisi isterica!
Vedeva ogni anfratto brulicante di uova, sulla superficie delle quali si erano formate le minuscole spirali del futuro guscio.
Si erano riprodotte a migliaia, a grappoli, formando un’enorme massa, una corazza di gusci. Avevano dato vita a composizioni bitorzolute; erano state capaci di lacerare molte foglie e fiori.
L’invasione degli Unni in confronto, pareva la gradita visita di quattro amici!
Alfonso camminava sui gusci che facevano rumore di ciottoli. Li calpestava e aveva l’impressione d’infrangere del vetro.
Sentiva odore di pesce marcio!
Non poté neppure entrare in casa, poiché le fessure risultarono bloccate e le cerniere delle porte incollate da quei dolci animaletti che lui aveva così tanto amato!
Gli amici, tra una pestata e l’altra di lumache, ridevano a più non posso e si contorcevano in preda ad eccessi d’ilarità.

Le lumache

Erano sempre stati una combriccola di buon temponi e stavano bene insieme. Tutti maschi, si riunivano e andavano a giocare a tennis o a calcetto. Con il beneplacito delle mogli, avevano anche fondato un’associazione culturale senza scopo di lucro. Avevano eletto presidente Lorenzo che, fra tutti, era il più carismatico. Tale associazione annoverava molte personalità di rilievo e organizzava conferenze ed occasioni di ritrovo.
In realtà era un’altra scusa per stare insieme, divertirsi, discutere e scherzare.
Quante belle serate, quanti convivi, e soprattutto quanti scherzi erano stati perpetrati alle spalle di questo o quell’altro socio!
Indimenticabile resterà la beffa progettata ai danni dell’amico Alfonso.
Questi, per hobby, era divenuto un appassionato ricercatore di lumache. Le studiava, le osservava al microscopio, faceva esperimenti e ricerche su di esse. Aveva scoperto che lumaca è il nome di alcuni Gasteropodi Polmonati, forniti di conchiglia solo rudimentale, considerati pertanto molluschi ‘nudi’. Ma nell’uso popolare, il nome è usato invece per indicare la chiocciola. Alfonso sapeva che, in alcune regioni d’Italia, le lumache si mangiano come piatto tradizionale. Per esempio, a Roma quelle di vigna si mangiano per la notte di San Giovanni. Si fanno morire nell’acqua dopo averle lasciate ‘purgare’ e quindi si cuociono nell’olio con aglio, pomodoro, mentuccia. In Francia sono un piatto molto ricercato.
Ne parlava sempre, per lui erano diventate una vera passione, una specie di mania. Ai soci che avevano la disgrazia di capitargli tra le grinfie, cominciava a blaterare che le sue benamate lumachine avevano un corpo allungato e carnoso che, visto al microscopio, rivelava una cute coriacea e un piede non ben distinto, un mantello piccolo a forma di scudo, la regione cefalica con quattro tentacoli invaginabili che funzionano come organi tattili ed olfattivi.
Gli ascoltatori cercavano di arginarlo e di svignarsela, ma Alfonso li fagocitava e continuava a dissertare dicendo che le lumache amano i luoghi umidi e freschi, si rinvengono numerose sotto le pietre e tra i muschi, nei boschi, nelle grotte, nelle cantine, presso i corsi d’acqua. Escono di preferenza di mattina, di sera e dopo le piogge temporalesche; molte specie sono notturne. Per mantenere il loro corpo sempre umido in superficie secernono una bava di vario colore. Si nutrono di sostanze vegetali, funghi, foglie tenere, animali in decomposizione.
Lorenzo e gli altri amici, non potendone più di sentirlo sproloquiare sempre in merito ai famosi Gasteropodi, una volta decisero di giocargli un brutto tiro.
Durante una riunione dell’associazione, a tavola mentre bevevano e scherzavano, ventilarono con noncuranza la possibilità di mettere sù un allevamento di lumache che avrebbe reso miliardi.
“Cosa? Ma dite sul serio! Sarebbe come realizzare tutti i sogni della mia vita!” esclamò Alfonso.
“Oh! Ma che ci vuole! Basta avere una villa in campagna e un po’ di amore verso questi molluschi,” fece Lorenzo sapendo che l’amico era fornito dell’una e dell’altro.
“Sapete che non ci avevo mai pensato! Ma dite che davvero potrei avviare un allevamento?”
“Guarda Alfonso, se vuoi noi ti aiutiamo.” Il presidente ormai era determinato a portare avanti uno scherzo spettacolare.
Antonio, l’amico giocherellone e barzellettiere, aveva spalleggiato Lorenzo aggiungendo:
“Beh, penso che dovresti presentare domanda alla Camera di Commercio, visto che si tratta di un’attività imprenditoriale.”
“Ah! Sì sì certo. Una domanda in carta da bollo. Anzi no. Adesso non ci vuole più il bollo, o sì?”
“No, il bollo no, però ci vorranno tutti i certificati da presentare: certificato di nascita, di residenza, certificato di matrimonio, di sana e robusta costituzione, di iscrizione alle liste elettorali, carta d’identità.”
Qualcuno ci mise il carico di briscola: “Penso che ci vorrà pure il certificato di esistenza in vita!”
Alfonso in fondo era un gran credulone e un tipo un po’ beota, dunque si rivelava la vittima adatta.
“Sul serio tutti questi documenti!? Non ha importanza. Li presenterò, e poi che dovrei fare?”
“Guarda Fonsy” aveva detto il presidente, “ secondo me, nella tua campagna dovresti creare un recinto adiacente alla casa, con reticolato molto fitto. Poi magari noi amici ti regaleremmo le prime quantità necessarie di lumache. Tu dovrai metterle nel recinto e badare alla riproduzione.”
“Che maraviglia! Ma, alt! Un momento! Non aumenteranno a dismisura? Sapete, modestamente sono un esperto e so che si riproducono vertiginosamente.”
Aveva assunto un’aria piena di sussiego, con il mento sollevato e il naso all’insù, come chi senta una puzza sotto il naso.
A quel punto era intervenuto Dario, l’amico biologo che lavorava in un Istituto botanico: “Per questo ci penso io. Sai, Fonsy, gli ortolani e i giardinieri per combatterle usano delle sostanze polverulente, come cenere e calce, che esauriscono l’attività secretrice delle loro ghiandole mucose, provocandone la morte. Ti potrei fornire la polvere adatta che abbiamo in Istituto, in modo da arginare la riproduzione.”
“Magnifico! Ma, scusa non morirebbero tutte?”
“Che c’entra! Tu dovresti spargere la polvere ai bordi del recinto, in modo da far morire solo quelle che tentassero di oltrepassarlo.”
“Che meraviglia! Potrei raccogliere centinaia di migliaia di lumachine e venderle. Differenzierei le specie e alleverei un po’ tutte le varietà.”
Era eccitato ed euforico. Dunque si misero d’accordo sulle modalità per fargli iniziare la nuova attività e sui vari aiuti che gli sarebbero serviti.
Alfonso costruì con le sue mani il famoso reticolato vicino alla casa, e gli amici in una bella mattinata di sole, gli portarono due ceste ricolme di lumache.
Dario portò un sacco di innocuo sale fino e raffinato, spacciandolo per la famosa polvere lumachicida.
I preparativi furono molto divertenti perché vedere Alfonso all’opera, a carezzare quasi i cari molluschi, fu uno spettacolo tutto da ridere. Bagnò accuratamente la terra per renderla umida, pose dentro il recinto lattuga, barbabietole, bucce di patate. Sparpagliò le sue adorate lumachine, e cosparse infine il reticolato di quella che credeva la polvere dell’Istituto di Botanica.
Ma le risate più eclatanti per la combriccola di screanzati, furono quelle che li fecero sganasciare una settimana dopo.
Tornarono nella campagna di Fonsy e lo trovarono con le mani nei capelli mentre osservava un’invasione di lumache simile allo sbarco in Normandia!
Ce n’erano ovunque: oltre il recinto, sul prato, sulla casa, sui tronchi degli alberi, fra gli angoli delle aiuole, fra i mattoni del terrazzo, sulle finestre, sulle porte.
Alfonso pareva in preda ad una crisi isterica!
Vedeva ogni anfratto brulicante di uova, sulla superficie delle quali si erano formate le minuscole spirali del futuro guscio.
Si erano riprodotte a migliaia, a grappoli, formando un’enorme massa, una corazza di gusci. Avevano dato vita a composizioni bitorzolute; erano state capaci di lacerare molte foglie e fiori.
L’invasione degli Unni in confronto, pareva la gradita visita di quattro amici!
Alfonso camminava sui gusci che facevano rumore di ciottoli. Li calpestava e aveva l’impressione d’infrangere del vetro.
Sentiva odore di pesce marcio!
Non poté neppure entrare in casa, poiché le fessure risultarono bloccate e le cerniere delle porte incollate da quei dolci animaletti che lui aveva così tanto amato!
Gli amici, tra una pestata e l’altra di lumache, ridevano a più non posso e si contorcevano in preda ad eccessi d’ilarità.

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