Concerto di Sogni
Main sponsor: Ideal Gomma Sport Sas
Think and Make It!

Remember Nassiriya : Appendete una bandiera ai vostri monitor Concert of the World: English Version



 Home   Elenco Autori   Forum:Elenco Argomenti   Eventi attuali e storici    Le prime pagine   Link  
Utente:
 
Password:
 
Salva password Dimenticata la password?
 
 tutti i Forum
 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Il té alle cinque
 Versione per la stampa  
Autore Tema Precedente Tema Tema Successivo  
luisa camponesco
Curatore


Italy
1907 Inseriti
385 Gold
2262 Punti Rep.
Inserito - 17/03/2009 :  12:59:36  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Il tè alle cinque

Il pergolato del cottage di Margareth Lindon era un’esplosione di glicine profumato; in lontananza il Trent scorreva tranquillo, uno scoiattolo dal pelo rosso corse su per il tronco del pino per scomparire fra i rami. Margareth guardò la pendola che segnava le quattro e venti, posò la tovaglietta che stava ricamando e chiamò Betty.
- La torta di mirtilli è quasi pronta, i biscotti d’avena sono già nel vassoio. – le rispose dalla cucina
- Bene Betty, io preparo la tavola.
Al lunedì il tè era riservato a Rose moglie del pastore, ad Arline sorella nubile del farmacista e alle sue amiche Rebecca e Bess.
Margareth non aveva bisogno di acquistare il giornale per sapere le notizie, le aveva sempre di prima mano. Non succedeva nulla nel villaggio di cui Rose non ne fosse a conoscenza, e il tè delle cinque era l’occasione giusta per parlarne e sparlarne. Margareth non era pettegola di natura, ma spesso quelle informazione si erano rivelate utili e, segretamente, dava una mano a chi ne aveva bisogno.
- Stanno arrivando! - Annunciò Betty che nel frattempo si era affacciata alla finestra.
Eccole in fila, guidata da Rose con il suo cappellino di paglia a tesa larga.
“Il sole danneggia la pelle e la mia è particolarmente delicata" soleva dire, ma nessuno ci credeva.
Margareth prese un bel respiro e si preparò a riceverle.
- Il profumo della tua torta, cara Meg, arriva fino in fondo al viale. È semplicemente irresistibile. –
Rose fece il suo ingresso in casa con quel sussiego che divertiva tanto Betty mentre le osservava dalla porta socchiusa. Margareth l’aveva più volte ripresa: “non si prendono in giro le persone come Rose” ma dovette convenire che era davvero difficile non ridere.
Si accomodarono in salotto, come di consueto Rose si tolse i guanti di cotone color ecrù, li portava anche in piena estate, come il cappello, e l’inseparabile borsetta fatta all’uncinetto in tinta con i guanti.
- Betty porta pure il tè!
Betty fece il suo ingresso con la teiera fumante. Le donne si sentivano a loro agio in quell’ambiente confortevole. Il divano e le poltrone rivestiti in gobelin, le pareti tappezzate con un delicato motivo floreale e vicino alla porta finestra faceva bella mostra un pianoforte sul quale erano posate foto di famiglia. Un quadro raffigurante una marina si rifletteva nella specchiera ottocentesca con la cornice dorata posta di fronte sotto la quale una consolle in stile completava l’arredamento.
- La tua casa è deliziosa. – commentò Rose, mentre Betty le versava il tè nella tazza.
- Dai diglielo! – Insistette Arline che non stava più nella pelle.
- Dire cosa?
- Cose grosse Margareth, cose grosse.
Si fermò a sorseggiare la bevanda, in modo da prolungare l’attesa e vederne l’effetto sul volto della padrona di casa, Margareth stava al gioco e fingeva ansia di sapere.
- Si tratta dei Donovan. – disse a sottovoce guardandosi attorno.
- Cosa è successo ai Donovan? – fece eco Margareth avvicinandosi a Rose.
- Si tratta della loro figlia. – la voce si fece un sussurro
- Justine? – Margareth ebbe un sussulto – che è successo a Justine?
- È scappata di casa con Albert Steven. Sembra abbiano combinato un pasticcio e lei……nn…non oso dirlo.
Una espressione scandalizzata apparve sul volto di Arline, Rebecca e Bess.
- Poveri signori Donovan. – commentò Margareth
- Poveri? È ora che scendano anche loro fra i comuni mortali. – Arline era nota in paese come la lingua più velenosa di una vipera. – Quando entrano in farmacia – continuò - mi trattano come una qualunque commessa, in particolare Grace, e pensare che siamo state compagne di banco.
L’antipatia di Bess nei confronti dell’ex compagna di banco era dovuta principalmente al fatto che Grace aveva sposato Alec, il ragazzo di cui era segretamente innamorata. Ma era un amore niente affatto corrisposto, ma Arline era convinta che se non ci fosse stata di mezzo Grace, Alec sarebbe stato suo.
- Cara amica, dobbiamo saper perdonare come dice Nostro Signore.- intervenne Rose cercando di ricordare il sermone domenicale del marito.
- Perché non passiamo alla torta di mirtilli? –
Margareth fece cenno a Betty di portare la torta e l’atmosfera si addolcì immediatamente.
Occhi colmi di desiderio seguirono il piatto di portata e abbondanti fette sparirono in men che non si dica.
Il pensiero di Margareth, però, era continuamente rivolto alla famiglia Donovan e fu con vero sollievo che accompagnò le amiche alla porta, dopo la chiacchierata pomeridiana.
- Grazie per la squisita ospitalità - dissero in coro – arrivederci presto.
Attese che sparissero in fondo al viale.
- Betty io esco, vado dai Donovan.
Non attese risposta, si gettò uno scialle sulle spalle e imboccò una stradina laterale.
La casa dei Donovan si trovava dalla parte opposta del paese, in una zona isolata. Il giardino ricordava tempi migliori, erbacce lo avevano invaso e la staccionata aveva bisogno di una verniciata.
Margareth bussò più volte prima che qualcuno le aprisse.
Alec aveva gli occhi rossi e il viso stanco.
- Oh Margareth, scusaci, potresti passare domani?
- Domani potrebbe essere tardi. Si Alec ho saputo adesso di Justine.
- Le notizie corrono in fretta, va bene entra pure.
Il soggiorno era semibuio, Grace, sdraiata sul divano, teneva un panno umido sulla fronte.
- Secondo voi dove potrebbe essere andata?
- Non lo sappiamo con esattezza. – soggiunse Alec. - Albert ha un capanno sulla riva est del Trent proprio dopo il ponte.
- Se vi servisse qualcosa, qualunque cosa, fatemelo sapere – disse Margareth dopo aver lanciato un’occhiata a Grace che si lamentava in continuazione. - Nel frattempo vi suggerisco di condurre una vita il più normale possibile.
Margareth pensò come non fosse facile condurre una vita normale dopo che una figlia è scappata di casa, ma per il bene di Justine era necessario.
Forse si poteva ancora porre rimedio e tacitare le malelingue.

- E’ sicura di voler andare da sola? – Betty era preoccupata.
- Devo farlo, quella ragazza mi sta a cuore le ho io insegnato a leggere e scrivere poi voglio parlarle e capire perché lo ha fatto.
Non era difficile trovare il capanno di Albert poiché era l’unico in prossimità del ponte.
Margareth prese un bel respiro e si avvicinò all’ingresso; non si percepiva nulla proveniente dall’interno, stava quasi per andarsene quando un rumore di passi la fece voltare.
Si trovò faccia a faccia con Justine che sbiancò dalla sorpresa.
- Signora Margareth cosa ci fa qui?
- Cercavo te!
- L’hanno mandata i miei?
- No, io voglio solo parlarti.
Rassegnata la ragazza la fece entrare nel capanno e, dopo aver sistemato la borsa della spesa si sedette.
- Dov’è Albert? – chiese Margareth.
- Non lo so!
- Ma come non sei fuggita con lui?
- Lui non sa nemmeno che sono qui!
- Allora scusami ragazza ma non capisco.
Justine scoppio in lacrime e finalmente si tolse il peso che aveva sulla coscienza. La faccenda non era poi così grave e fece sorridere Margareth. La ragazza voleva solo essere al centro dell’attenzione, ma poi la cosa le era sfuggita di mano ed ora non aveva più il coraggio di tornare a casa.
- Ora raccogli le tue cose e andiamocene.
- Cosa racconteremo?
- Non pensarci qualcosa mi verrà in mente.
Durante il tragitto di ritorno Margareth raccontò del dolore dei genitori e della chiacchiere che si erano fatte sul suo conto. Justine mortificata non aprì bocca.

Tutto è bene ciò che finisce bene come si suol dire e Marghareth si preparò ad un nuovo incontro pomeridiano per il tè delle cinque, quello del martedì.
Chelsie Parker e Elisa Hunt del comitato per la raccolta e vendita di beneficenza a favore dei meno abbienti si erano già accomodate sulle poltrone.
- Mia cara Margareth quest’anno le cose sono più difficili. La crisi economica ha raggiunto anche il nostro paese e purtroppo le persone senza lavoro sono aumentate. Non possiamo certo aiutarle tutte per questo motivo ho stilato una graduatoria di gente bisognosa.
Prese dalla borsa un foglio e lo diede a Margareth.
- I primi della lista sono i Butler, hanno tre figli piccoli e un mutuo da pagare.
- Li conosco – disse Margareth – sono orgogliosi non accetteranno elemosine.
- Dipende tutto dal modo in cui li aiuteremo. – Elisa Hunt, donna sensibile ed intelligente sapeva cogliere il meglio dalle persone. Era un piacere stare in sua compagnia
Discussero per tutto il pomeriggio, cercando una soluzione e alla fine venne l’idea.
- Arnold, il custode della scuola vorrebbe andare a Londra a trovare la figlia, ma non ha trovato qualcuno che lo sostituisca, potremmo proporlo al signor Butler, è solo un impiego temporaneo, ma servirebbe a pagare qualche spesa ed è un lavoro dignitoso.
- Sono d’accordo Chelsie, gliene parli tu? -
- Lo farò stasera stessa Margareth.
Le tre donne erano più che soddisfatte dalle decisione prese e se ne andarono sollevate.
- Ciao Margareth, alla prossima settimana.

La luna aveva fatto la sua apparizione creando ombre fantastiche nel giardino. Come sottrarsi a tale fascino? Margareth chiuse le ante e controllò gli impegni del giorno seguente. Il mercoledì dedicato all’incontro con le organizzatrici della mostra di floricoltura, Brenda Davis, presidentessa del Consiglio Direttivo era, come Rose, una fonte inesauribile di pettegolezzi
Il suo salotto era diventato un punto di riferimento per la comunità, Margareth sapeva mediare e trovare soluzioni e poi come persona affidabile e discreta godeva della fiducia di tutti.

La crostata di mele pronta in tavola attendeva Brenda che ne era golosa e più ne mangiava più la sua lingua si scioglieva in chiacchiere per raccontare fatti e fattacci del suo prossimo.
Margareth non sapeva decidere fra Rose e Brenda a quali delle due consegnare la palma della perfidia, ma d’altro canto avere certe informazioni le consentivano di limitare i danni.

- Allora è deciso sarà per il giorno 20. L’esposizione la faremo presso l’orto botanico. Verranno due giudici anche da Londra.
- Molto bene Brenda, i partecipanti sono ancora quelli dello scorso anno?
- Non proprio Margareth, Isidora Gray non parteciperà.
- E come mai?
- Il marito l’ha letteralmente buttata fuori casa. Uno vero scandalo – concluse Brenda dopo la seconda fetta di torta.
- E adesso dove vive Isidora?
- Per il momento è presso una cugina, ma dovrà andarsene presto, dove non si sa.
Isidora Gray aveva vinto il primo premio l’anno precedente ed era un vero “pollice verde” tutto ciò che toccava fioriva. Molte partecipanti si sarebbero avvantaggiate dalla sua assenza, prima fra tutte Brenda Davis.
Il pomeriggio volgeva al termine ma Brenda non dava segno di volersene andare, il motivo era la mezza crostata avanzata.
- Vuoi portare a casa il resto della torta? Se la cosa non ti offende s’intende.
- Grazie Margareth non osavo chiedertelo.
Finalmente sola Margareth raggiunse Betty in cucina e l’aiutò a riporre il servizio da tè nella cristalliera.
- Betty, in che condizioni è la cameretta sotto la soffitta?
- La camera dove giocava da bambina? Possiamo verificarlo subito.
L’ultima rampa di scale era di legno, la camera, polvere a parte, sembrava a posto.
- Dovremo darci una bella ripulita, cominceremo domattina.
Margareth all’alba era già alzata.
- Niente colazione stamattina non ho tempo. Ci vediamo più tardi Betty.
La cugina di Isidora viveva in un appartamento all’ultimo piano di un fatiscente palazzo. Le scale buie non aveva visto la scopa da molto tempo. Si udivano pianti di bimbi e grida di donne.
Aveva il fiatone quando arrivò davanti alla porta. Suonò una specie di campanella e dopo un po’ la porta si aprì con un cigolio. Un bimbo scalzo la osservava.
- Chi è Peter? – Il bimbo non rispose.
- Mi chiamo Margareth Lindon e cerco Isidora. – urlò dalla soglia.
Subito apparve una donna.
- Cosa vuole da Isidora?
- Ho una proposta per lei.
La donna spalancò gli occhi ma le fece segno di entrare.
- Isidoraaaa. Ti cercano.
Dalla stanza accanto apparve Isidora, i capelli in disordine e un occhio nero.
- Ha visto cosa le ha fatto quel disgraziato del marito?
- Per favore Carmen …. Signora Lindon cosa posso fare per lei?
- Per prima cosa può vestirsi e venire con me, le spiegherò strada facendo.
La donna era titubante, ma la cugina, intravedendo la possibilità di liberarsi dell’ospite, la convinse a seguire Margareth.
Le strade iniziavano ad animarsi, Isidora cercava di nascondere con i capelli l’occhio tumefatto. Per sottrarsi agli sguardi dei curiosi presero vie secondarie e quando imboccarono il viale che conduceva al cottage di Margareth Isidorò si fermò di colpo.
- Perché siamo qui?
- Glielo dirò appena entriamo.
- Preferisco me lo dica subito.
- D’accordo Isidora, voglio che lei partecipi al concorso floreale del 20 di maggio.
Per tutta risposta la donna sbottò in una risata.
- Dovrà partecipare e vincere. – continuò imperterrita Margareth
- Come pensa possa fare? Non più una casa, non ho più nulla.
- La smetta di commiserarsi e venga con me.
La prese per un braccio e la trascinò in casa.
- Ho una camera libera, potrà sistemarsi lì e rimanere tutto il tempo che riterrà opportuno
- Non posso pagarla e poi le mie piante sono tutte nella casa di mio marito.
- Si occuperà della mia serra, so che lei sarà in grado di trasformarla e questo vale più di un affitto.
- Mi dica perché fa tutto questo, a quale scopo?
- Il mio scopo ha un nome, si chiama Brenda Davis.
Un sorriso apparve sul volto di Isidora e le due donne si strinsero la mano.

Un’altra giornata era finita, Margareth sedette al piano e le suo dita sfiorarono i tasti. Erano anni che non suonava forse era il momento di ricominciare le note di una vecchia ballata scaturirono come per incanto e si diffusero nella casa.
Mentre suonava Margareth pensò al giorno successivo, il giovedì, dedicato alle ragazze del coro parrocchiale. Finalmente un pomeriggio allegro e divertente fra biscotti di pastafrolla e pasticcini, ad ascoltare le loro piccole storie, sentirle cantare e cantare con loro. Il giovedì chiudeva ufficialmente gli incontri pomeridiani nel suo salotto, il fine settimana era solo suo, avrebbe letto, passeggiato, pregato e meditato immersa nella natura.
Era importante recuperare le energie per affrontare una nuova settimana.
Nuovi problemi si sarebbero presentati, nuove matasse da sbrogliare e soprattutto sopportare la compagnia di Rose ….. il lunedì successivo.







Luisa Camponesco

   
Clicca qui per la scheda generale dell'autore
Altri testi dello stesso autore
Tema Incorniciato Estate
Tema Incorniciato temporale
Tema Incorniciato Momenti
Tema Incorniciato La rimpatriata
Tema Il sogno
Tema Incorniciato Nostalgia
Tema Incorniciato Quiete
Tema Incorniciato Blackout
Tema Incorniciato Il visitatore
Tema come mai?
Tema Las Vegas
Tema Incorniciato E stò ancora aspettando
Tema Incorniciato Donne
Tema Incorniciato Il Tempio perduto 
Tema Incorniciato Album
Tema Strafalcerbi
Tema Brescia da Caillebotte a Picasso
Tema Incorniciato Il cormorano
Tema Incorniciato Dolce creatura
Tema Incorniciato Universo parallelo
-----------------------------------------
Vai a:

Pagina Caricata in :4,36
Imposta come tua pagina di avvio aggiungi ai favoriti Privacy Segnala Errori © 2001-2021 Concerto di Sogni - B.A. & R.M MaxWebPortal Snitz Forums Go To Top Of Page