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Inserito - 21/01/2005 :  10:24:42  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Admin  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Admin
Ho pensato di "rubare" ad una cara amica (luisa...) alcune domande per una ipotetica intervista globale agli scrittori di concertodisogni.. ovviamente tutti liberi di rispondere e non rispondere.. è per conoscerci meglio.
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“1) Cos’è per te scrivere? Un passatempo, un traguardo, un modo per esprimere le tue opinioni.
2) Sapresti dire chi o che cosa ti ha fatto scegliere la narrativa (e le difficoltà significative che le parole si portano dietro) come mezzo di espressione?
3) Chi sono i due-tre scrittori che preferisci di più? Brevemente, per ciascuno di loro, sapresti raccontarci quali influenze stilistiche e intellettuali hanno avuto su di te e sui tuoi scritti
4) A quanti anni o in che circostanza hai scritto il tuo testo (poesia/racconto) preferito? Quando hai cominciato a pensare di scriverlo?
5) Perché consiglieresti di leggerlo ? E se è su concertodisogni non dimenticare di indicare il link.

Via alle risposte!!!


Elena Fiorentini
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Inserito - 22/01/2005 :  00:36:23  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Elena Fiorentini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Elena Fiorentini
Proverò a rompere il ghiaccio...
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1) Quando studiavo musica, il Maestro Alfredo Cortiana ci faceva scrivere dei veri e propri pezzi di critica musicale per preparare il difficile esame di Storia della Musica.
Gli argomenti da preparare erano moltissimi.Durante l'esame ne venivano sorteggiati tre: uno per i periodi storici fino al Rinascimento, uno di epoca moderna, uno intorno all'acustica.
Con il suo metodo ci conduceva alla comprensione e alla analisi della musica in modo critico, fornendoci gli "strumenti di lavoro" e abituandoci a scrivere. Lo studio così impostato era un molto interessante, meglio degli stupidi temi che facevo in terza media, dove mi pareva di dovere cavare sangue dalle rape,(la rapa ero io). Qui invece lavoravo su ciò che era molto ben spiegato e poi studiato.
Si imparava molto, ma era anche ...disperante...si può dire così? dovevamo abituarci a "parlare di musica" e per parlare dovevamo conoscere sia il linguaggio tecnico che il contesto storico in cui quella musica era stata composta...poi ascoltare, studiare lo strumento,l'armonia, la storia, la composizione,il coro o l'orchestra, poi studiare e ancora studiare...
I ragazzi che contemporaneamente frequentavano il liceo erano avvantaggiati perchè avevano le basi culturali, per altri come me,era drammatico. In questo modo mi esercitai a scrivere.

2) ---

3)Preferisco molto più di due o tre autori. Mi piacciono tutti gli autori europei, poi lessi "Il sogno della camera rossa", ma non credo che proverò a scrivere " alla maniera cinese" del 1700.
Non mi piacciono gli autori italiani, salvo qualcuno ( Fogazzaro, Verga, De Marchi...il teatro ) Mahler , Schubert, Brahms mi hanno dato la possibilità di entrare nell'anima di Goethe, Hoelderlin, Schiller... Questo vale anche per altri autori di altre epoche caratteristiche. Le influenze che posso avere subito possono provenire dalla conoscenza dei movimenti culturali, dalla musica e dall'arte, dalla natura e il desiderio di conscere "paesi e luoghi lontani...". Non ho la pretesa di scrivere in uno stile piuttosto che in un altro, sono "senza stile", anche se "essere senza stile" potrebbe diventare "uno stile", ma ho molte limitazioni e lacune che non so se riuscurò a colmare prima di morire.

4)-- non so ---

5) Le poesie ispirate a "Kinderszenen" di Robert Schumann - Non ricordo dove le ho messe in concerto, ma se non si conoscono le Kinder non so fino a che punto vale la pena rileggerle.
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Propongo invece
"Esperienze musicali" in Musica canzoni" che contiene una poesia:- Musica
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http://www.concertodisogni.it/mp/topic.asp?TOPIC_ID=956&FORUM_ID=15&CaT_ID=4&Topic_Title=Esperienze+musicali&Forum_Title=6+Musica+e+Canzoni

Edited by - Elena Fiorentini on 23/01/2005 12:15:27Vai a Inizio Pagina

detective Hayes
Curatore


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Inserito - 22/01/2005 :  18:49:52  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a detective Hayes
Ecco le mie risposte....

1) Cos'è scrivere per me? In una parola direi che è TUTTO! La mia passione, il mio amore segreto (non tanto!). Inizialmente era un passatempo. Qualcosa che mi permettesse di spezzare la quotidianità per nulla felice... i difficili anni di studio all'Università (in una facoltà con tante difficoltà per una come me che veniva da una formazione completamente diversa), un amore non corrisposto... tanta sofferenza nel mio cuore. Ho sempre adorato film e telefilm del genere poliziesco, con detective e avvocati. E così, un pomeriggio, parlando con una amica appassionata lettrice del genere, è uscito uno strano discorso. Lei sottolineava come alcuni autori regalano momenti di forte suspance nei loro racconti, perdendosi in una sorta di banalità nel finale, spesso frettoloso se non addirittura quasi surreale. Lo stesso spesso accade nei film... ma almeno lì hanno la scusa che un film non può durare 12 ore... anche se come scusa non è un granché.
L'idea nacque quel pomeriggio. Un pomeriggio del 1998.
Avevo scritto qualche altra cosa, quando ero a scuola (tra il 1990 e il 1992)... per lo più poesie, ancora nascoste in non so quale agenda... ma si trattava di poesie tristi... per il solito mio problema: un amore non corrisposto.

2) Ho scelto la narrativa e di raccontare una storia ambientata in un posto sconosciuto (per me, visto che non sono mai stata a New York), con personaggi nei quali, in un certo senso, non mi rispecchio, perchè in questo modo sono libera. Libera di essere un'altra cosa. Un'altra persona. Non racconto di me. Anzi non racconto nemmeno una storia di donne. Ho scelto di parlare di un uomo. Della sua vita, delle sue emozioni. Ho preso questa decisione per esternare il mio lato maschile... il lato deciso e sicuro che non ostento nella realtà... perennemente timorosa di essere osservata, criticata e giudicata. Ho scelto di raccontare di creare un uomo come lo volevo io… come lo desideravo: forte e delicato, deciso e timoroso, allo stesso tempo. Non un eroe. Infallibile. Con il mondo ai suoi piedi. Un uomo normale. Un uomo che forse non esiste… ma a me piaceva così.
Ovviamente ho avuto le mie difficoltà e una evoluzione interiore. Inizialmente ero fredda e distaccata. A volte anche troppo. Nelle parole non c’erano emozioni. Non c’ero io. Era un racconto freddo e anche piuttosto schematico… chissà, forse i miei studi cominciavano a farsi sentire sul mio modo di esprimermi. Poi ho cominciato a confrontare il prodotto con altri… leggevo principalmente romanzi del genere. Ma più che una lettura rilassante, il mio era un vero e proprio studio dello stile degli altri scrittori. Dei metodi che usavano per descrivere le situazioni, le emozioni dei personaggi. Anche la descrizione delle condizioni atmosferiche furono al centro di questo insolito studio. Poi ho partecipato a un corso di scrittura creativa on line... il quale mi ha fatto prendere coscienza dei diversi stili narrativi e di un mucchio di altre cose... e mi ha fatto fare amicizia col prof. che lo teneva... ci sentiamo ancora, anche se molto molto raramente (e questo mi dispiace molto!)

3) I due scrittori che preferisco sono stati i miei maestri in questo insolito studio: James Patterson e Michael Connelly. Dal primo, James Patterson, ho imparato a dare emozioni alle parole. A fermarmi per far crescere la tensione. Patterson mi ha insegnato a descrivere il personaggio poco alla volta e portare il lettore ad immaginarlo come voglio io! Inizialmente avevo buttato giù un lunghissimo brano di descrizione fisica del personaggio e nello stesso modo avevo descritto minuziosamente l’appartamento dove viveva. Questo però rendeva il racconto poco fluido, per non dire stucchevole. Anche io me ne rendevo conto, quando lo leggevo. Ma non sapevo come sistemare la faccenda. Leggere i romanzi di Patterson mi è stato davvero di grande aiuto. Così come di grande aiuto sono stati alcuni dei lavori di Patricia Cornwell. Poi ho conosciuto Michael Connelly, acquistando per caso un suo libro in edizione super economica a Roma. Mi ha tenuta incollata al sedile del treno, mentre facevo ritorno a casa. In Connelly ho trovato le stesse emozioni che mi dava Patterson, questa volta, però, descritte in terza persona. Il che è notevolmente diverso. Ho continuato a leggere altre opere, trovandole sempre infinitamente interessanti e apprezzando nella sua narrativa dei piccoli collegamenti ad altre sue opere. Collegamenti però molto sottili, che non disturbavano il lettore che non aveva avuto modo di leggere altro. Cosa che non accade nei romanzi della Cornwell, i quali vanno letti in ordine perfettamente cronologico, per non rischiare di non capire interi passaggi… ma questa è un’altra storia. Tornando a Connelly, dallo studio delle sue opere ho imparato a piazzare dei flashback, senza dover fare un paragrafo a parte… cosa che peraltro era già accaduta. Questo ovviamente non significa che ho imparato tutto ciò che c’era da imparare. Ho ancora molta strada davanti a me, un ampio margine di miglioramento.

4) Come ho già detto prima, ho pensato di scrivere il mio romanzo nel 1998, quando avevo 24 anni. Un po’ vecchia per cominciare la carriera di scrittrice… ma io non mi considero una scrittrice. Io mi diverto a scrivere. Solo questo. Ci metto tutto il mio cuore e la mia passione.

5) La domanda perché consiglierei di leggere i miei scritti è un po’ complicata... perché consiglierei di leggerli? Perché mi piace un sacco farli leggere... torturo sempre i miei amici e il mio ragazzo (che è una povera vittima!!!). Su concerto di sogni ci sono alcuni brani (4 fino a questo momento):
http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=6591
http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=8519
http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=9468
http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=9469
e un racconto che ho fatto come presentazione del mio personaggio...
http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=10527
ma non fa parte del libro... comunque questa è un’altra storia!!!


Un sorriso, TittyVai a Inizio Pagina

Mircalla
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Inserito - 22/01/2005 :  21:09:17  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Mircalla  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Mircalla
Cos'e' per me scrivere....Non ci avevo mai pensato. Ho pero' un ricordo molto vivido di un giorno della mia infanzia, facevo forse la terza o quarta elementare la maestra ci aveva assegnato la solita "Cronaca della domenica". Mi rivedo ancora tirare fuori il quaderno dalla cartella sedermi al taolo della cucina e poi scrissi, di getto, sembrava che la storia uscisse dalla penna senza sforzo era gia' li' bella e scritta. Poi rileggere rimisi il quaderno nella cartella. La storia che scrissi (che prometto di condividere se mi riuscira' di ritrovarla) impressiono' moltissimo la maestra che in seguito cerco' di incoraggiarmi a continuare a scrivere devo dire pero' con poco successo dato che dopo quella volta smisi di inventare storie e mi attenni a rispondere alle domande dei temi... Piu' tardi ho tenuto un diario, come la maggioranza degli adolescenti. Ed infine c'e' stato concerto, grazie al quale ho scritto con il proposito di scrivere.

Non sono sicura se questo commento risponde alla seconda domanda, forse non e' neppure tanto rilevante ma sono sempre stata affascinata dal "problema" dell'interpretazione legata alle mille sfumature che hanno le parole, almeno quando si parla c'e' il tono ad aiutare (...o a complicare...) ma quando si scrive c'e' solo lo scritto ed il lettore...

Ad un certo punto verso l'adolescenza mi sono accorta di qualcosa di assolutamente evidente ma che io ho percepito come una vera e propria rivelazione: se un gruppo di persone che hanno assistito allo stesso evento sono invitati a raccontarlo ognuno di loro dara' una versione diversa dei fatti ed il loro coinvolgimento emotivo nella storia li portera' a "distorcercerla" in alcuni casi fino al punto da trasformarla interamente. Ecco se io sapessi scrivere mi piacerebbe calare nelle emozioni di personaggi protagonisti della stessa storia....

Mi spiace ma non riesco a restringere la lista degli scrittori che amo a due o tre nomi ma anche se potessi non saprei descrivere la possibile influenza che questi possano avere avuto sulle piccole e poche cose che ho scritto. In cio' che scrivo non c'e' pianificazione, succede che gruppi di parole cominciano a rigirarmi nella mente frasi si compongono e scompongono a volte arriva una storia ma molto piu' spesso restano solo frasi.

Il racconto che preferisco l'ho scritto PER concerto ed e' "La colazione" volevo dipingere un quadro usando parole e con questo breve racconto mi pare di esserci andata vicino
http://www.concertodisogni.com/mp/topic.asp?TOPIC_ID=8893&FORUM_ID=5&CaT_ID=4&Topic_Title=La+colazione&Forum_Title=4+Favole+e+Racconti+%2F+Tales+%2D+Galleria+artistica
antonella

Edited by - mircalla on 22/01/2005 21:18:07Vai a Inizio Pagina

   
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