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 Il sortilegio del kayak rosso
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Roberto Mahlab
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Inserito - lug 31 2002 :  19:50:48  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Decisione

Io a fine settimana vado a remare al laghetto con il mio kayak. Lui ancora non lo sa, è in letargo dallo scorso ottobre, cercherò di svegliarlo dolcemente caricandolo sul tetto della macchina, con delicatezza perchè non ne abbia uno schock.

Il laghetto dove ce ne andiamo a spasso si chiama lago di Mergozzo, a due passi dal confine, nella zona del lago Maggiore. Non sono permessi motori, per questo è molto tranquillo e ospita un buon numero di specie animali, oltre a me, dai cigni ad un sacco di altri di cui non conosco il nome. E' il luogo più vicino al paesaggio delle Hawaii che abbia visto in Europa e la parte opposta del lago è una cascata di monti ricoperti da fitti boschi.

In luglio di solito è sede di gare di canoisti e spesso durante queste gare io mi trovo sorprendentemente sulla stessa linea degli atleti, la prima volta alla partenza e la seconda volta quando mi trovo pochi metri dopo la partenza, mentre mi doppiano dopo aver remato, loro, per tutto il lago per cinque chilometri ed essere tornanti indietro nello stesso tempo in cui io faccio pochi metri. Ma in due istanti, io appaio sulla loro stessa linea di remata e quelli sono i momenti di gloria, canticchio proprio il tema del film "Momenti di gloria" quando arrivo nella parte ventosa del laghetto e sembra di volare sulle onde.

Due volte, l'anno scorso, le onde erano appena più alte di quelle del più piccolo degli tsunami e due volte il gestore della spiaggetta ha osservato con orrore il mio kayak affondare e due volte si è precipitato con un pedalò a tirarlo fuori dai flutti e per due volte io ho dovuto fargli presente, se non gli arrecavo troppo disturbo, di tirare fuori anche a me dalle gelide acque e non solo il mio kayak. Così siamo arrivati ad un accordo, mi salva solo una volta all'anno, se ho fortuna affonderò solo una volta e proprio nel giorno in cui mi salverà. Però è avvincente essere in mezzo a quel vento e quelle onde. Quando il laghetto è calmo, come di solito all'inizio dell'estate, pare incredibile che possa avvenire che ci siano invece giorni in cui il colore dell'acqua è nero come il cielo, come se il laghetto non volesse gli umani, perchè vuole stare solo con se stesso. Si chiama "psicologia dei laghetti" e ne parlerò con mia sorella studiosa di psicologia, magari quando è di buon umore e non mi prende sul serio.

Permesso

"Posso andare in kayak e a nuotare domani?", ho chiesto al chirurgo appena sono stato nuovamente sfasciato.Temo di avere rischiato che mi sfasciasse sul serio, mi ha fulminato con lo sguardo ed ha esclamato :"Con il buco che hai dentro tu fino a lunedì non ti muovi, non nuoti, non vai al lago, non vai al mare, non vai in kayak, non vai in palestra, non ti allontani da questa città, sei agli arresti domiciliari, ti devi presentare qui da me lunedì alle diciassette e poi vediamo, se ti becco in giro ti faccio espellere dal paese con foglio di via di sola andata".

Al che ho voluto dargli una lezione, io non mi faccio dire che cosa devo fare da nessuno e per mostrargli che ero ancora più forte di prima che dovesse abbattere le porte della sala operatoria per permettere l'ingresso alle mie gigantesche spalle, mi sono levato atleticamente dalla sedia...be'...è andata che non riuscivo a muovermi e sono scivolato lungo tutto il cuoio nero pregiato della sedia fino ad aggrapparmi da terra ai braccioli e con sforzo da Tom Cruise in Mission Impossible con un urlo disumano sono riuscito a sollevarmi di dieci centimetri all'ora. E' stato un momento eroico, quando i nostri sguardi di uomini duri si sono incrociati lanciando fiamme, nessuno di noi due era disposto a cedere e solo perchè ho il cuore tenero gli ho detto :"Okay" e non certo perchè aveva aperto nuovamente un cassetto di luccicanti bisturi dorati che non ho capito perchè teneva lì al posto dell'argenteria.

Però sabato ho avuto il via libera e il mio kayak ed io ci siamo corsi incontro abbracciandoci commossi e ne ho trasportato i quattro metri per le scale che portano al laghetto, sono scale quasi a chiocciola e presto prua e poppa della barca sono rimaste incastrate nelle ringhiere laterali. La proprietaria della spiaggetta e decine di ospiti sono scoppiati a ridere e io mi sono sentito molto imbarazzato. Al che mi hanno spiegato tra le lacrime del riso che era una bella cosa che facessi ridere e che in fondo Jessica Rabbit aveva scelto Roger solo perchè la rallegrava. Così ho deciso di continuare a portare giù il kayak in quel modo, se per caso Jessica Rabbit passa da quelle parti.

Il sortilegio del kayak rosso

Pioveva così forte che per la prima volta da quando stiamo insieme il mio kayak si è rifiutato di seguirmi nelle gelide, tempestose, oscure, ventose, tumultuose e minacciose acque del lago, grande e grosso e si è spaventato per una piccola bufera che, come è tradizione, si scatena ogni volta che io lo porto a spasso, il gestore dell'albergo sul laghetto ogni volta che mi vede comparire da lontano con la rossa barca sul tetto dell'auto considera la giornata rovinata, i turisti aprono automaticamente l'ombrello, anche se le nuvole hanno appena iniziato a coprire il cielo, ma la scena più toccante è quando i bambini dei turisti in costume da bagno e secchiello in mano mi guardano con occhioni carichi di rimprovero mentre la temperatura crolla di dieci gradi e i loro genitori li richiamano dentro a trascorrere l'unico giorno libero dalla scuola dentro casa.

Così sono tornato in città e appena arrivato a Milano nel tardo pomeriggio il cielo sul laghetto si è schiarito, come è tradizione. Anche domani sarò in città e il gestore dell'albergo e della spiaggetta del laghetto sarà felice per il ritorno dei turisti con il sole e i bambini dei turisti giocheranno in costume da bagno con il secchiello e ubbidiranno docilmente quando i loro genitori li obbligheranno ad ingoiare immangiabili minestre con la minaccia :"Guarda che se non mangi... il kayakista torna e pioverà e non potrai giocare con il secchiello".

Spero chi che legge questo racconto al mare abbia trovato il sereno, se non ci sono kayak rossi all'orizzonte...

Roberto Mahlab


   
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