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 Savana
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luisa camponesco
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Savana

Aveva fame, levò le fauci al cielo, mentre la luna occhieggiava fra i rami, poi si accucciò nell’ attesa del giorno…. nell’ attesa di cacciare.

°°°°

Il motore della jeep tardava ad avviarsi, Roy imprecava, mentre il suo cane, Tobia, abbaiava furiosamente. La tenuta di Mopipi era solo a poche miglia, pensava già di raggiungerla a piedi quando l’auto si mise in moto. Sollevato riprese il viaggio sobbalzando sulla pista in terra battuta, in lontananza un gruppo di zebre galoppava in direzione del lago Xau.
Apparvero le prime capanne, alcune disabitate altre occupate da cacciatori di frodo. Li conosceva bene non erano mai stati arrestati, in fondo non avevano fatto grandi danni alla riserva, ma qualcosa stava cambiando. Gente nuova era giunta dal sud, aveva visto le tracce dei loro pneumatici, doveva indagare, ne avrebbe discusso quella sera stessa con l’intendente.
Una fila di piccoli di elefante si profilò all’orizzonte accompagnati dai loro sorveglianti solo quando si avvicinò poté leggere sulle loro magliette la sigla C.S.F.S. Centro Salvataggio Fauna Selvatica. Avrebbe rivisto Amanda e con questo pensiero premette sull’acceleratore.
Il complesso di edifici si profilò all’orizzonte, alcune di giraffe brucavano fra i rami alti di una acacia, le gazzelle di Thomson fuggirono al passaggio della jeep e Tobia dopo aver annusato il vento saltò dall’auto in corsa e si mise ad inseguirle.
- Ha l’istinto di un cane da pastore. – disse ad alta voce Roy anche se nessuno poteva sentirlo.

Si fermò davanti all’edificio principale, Bomani, il capo dei sorveglianti, gli corse incontro.
- Tutto a posto? – chiese l’indigeno
- Si! E qui?
- Anche qui tutto bene, la signorina Amanda è nel recinto dei leoncini.
- Allora la raggiungo.
Amanda stava nutrendo un cucciolo con un biberon improvvisato mentre gli altri giocavano a rincorrersi. Roy si prese un attimo per ammirarla prima di annunciare il suo arrivo con un colpo di tosse.
- ROY!!!! – Lasciò il cucciolo che protestò con un miagolio e gli gettò le braccia al collo. – Devi raccontarmi tutto, parlami della palude.
L’uomo rimase un po’ deluso si attendeva una richiesta di altro genere, e dopo aver ricambiato l’abbraccio insieme si diressero verso casa.
Le paludi di Makgadikadi si trovavano più a nord di Mopipi, formate dal delta del fiume Okavango, che insinuandosi fra le sabbie del deserto con le sue centinaia di isolotti e canali, erano il regno di ippopotami, elefanti, leopardi, leoni e di molte speci di uccelli, monitorarle era di vitale importanza e questo era il compito di Roy.
- Il livello del fiume si è abbassato notevolmente come se qualcosa a monte ne ostruisse il flusso.
- Potrebbe essere un fenomeno momentaneo aspettiamo prima di formulare ipotesi. È la stagione secca vedrai con le prossime piogge il livello tornerà normale.
- Probabilmente hai ragione Amanda, io penso sempre al peggio ….
- Allora non pensare, vieni, beviamoci una tazza di tè.
Lo prese per mano e lo condusse sulla veranda.
- ACAI!!! – chiamò. Una donna dalla pelle scura e lineamenti fini apparve sulla porta. – Preparaci del tè! – Acai fece un cenno col capo e scomparve all’interno della casa.
- È vero quello che si dice in girò?
- A cosa ti riferisci? – chiese Amanda
- Ho sentito dire che Acai è figlia di un re, capo di una tribù del nord.
- Non so se suo padre è stato un re, ma Acai è fuggita dalla sua gente, il motivo non me l’ha mai detto ed io, del resto, non gliel’ho chiesto. È una donna discreta ed affidabile, per me è sufficiente.
Bevvero il tè in silenzio presi da pensieri diversi, poi Roy sbottò.
- Devo prenderli!
- Di chi stai parlando?
- È gente che viene dal sud forse da Città del Capo.
- Cosa vogliono?
- Seguivano gli elefanti. Purtroppo il commercio dell’avorio è ancora molto fiorente. Ho bisogno di uomini, parlerò con l’intendente.
Acai portò loro un vassoio colmo di biscotti appena sfornati.
- Acai sei straordinaria! – Roy addentò un biscotto al profumo di vaniglia.

Il sole al tramonto incendiava l’orizzonte ed i predatori notturni si preparavano ad entrare in azione.
- E’ meglio tu trascorra la notte al centro. – disse ad un tratto Amanda – non è prudente viaggiare con il buio. Dirò a Bomani di prepararti una camera.
- Ed io accetto volentieri, sono troppo stanco per tornare a casa..
Il resto della serata trascorse serenamente, parlarono del futuro del Centro, di progetti di ampliamento, di turismo consapevole dell’importanza di mantenere intatto l’ecosistema delle paludi poi, finalmente, venne l’ora di coricarsi.
Roy era abituato ai silenzi del deserto ecco perché si destò di colpo. Non c’erano dubbi era il rumore di un motore acceso, qualcuno parlava sommessamente ma con fare agitato. Incuriosito si affacciò alla finestra e quando gli occhi si furono abituati all’oscurità riconobbe Acai che agitava le braccia mentre l’altro, un uomo, cercava di trascinarla via. Non perse un istante, scese di corsa le scale, prese un fucile dal laboratorio quello usato per sparare siringhe ma di sicuro al buio non si sarebbe vista la differenza. Spalancò la porta con un calcio e puntò l’arma sull’uomo.
Non ci fu bisogno d’altro, lo sconosciuto salì sull’auto a partì velocemente.
- Tutto a posto Acai?
- La ringrazio ma non doveva…
- Si che dovevo e credo anche di meritare delle spiegazioni. Chi era quell’uomo e cosa voleva da te?
- La prego non mi faccia domande!
- Sarò io a farle! – Amanda era apparsa sulla soglia avvolta in una vestaglia bianca che faceva risaltare il colorito abbronzato. – Acai, per favore, io devo sapere cosa accade! Ci conosciamo da parecchio tempo eppure io non so quasi nulla di te, ma devi dirmi come stanno le cose altrimenti non potrò, anzi, non potremo aiutarti.
Acai scoppiò in lacrime.
- Chi era quell’uomo? – insisté Amanda
Acai era scossa, la fecero entrare in casa, Amanda le diede un fazzoletto ma Acai lo rifiutò.
- Allora? – Insistette Amanda
- Mi spiace signorina, lei è sempre stata buona con me, domani lascerò il Centro non voglio che sorgano problemi a causa mia.
- Questo lo deciderò io. Dimmi cosa voleva!
- Viene dal mio villaggio, tornerà ed io devo andarmene o metterò in pericolo anche voi.
- Non hai risposta alla domanda di Amanda. – intervenne Roy
Acai prese tempo prima di rispondere.
- Vuole che la prossima notte io apra il recinto del rinoceronte bianco.
Ora tutto cominciava ad avere un senso. Il rinoceronte bianco custodito nel centro aveva peculiarità che lo rendevano unico. Per questo motivo era appetibile ai bracconieri ed avrebbe reso loro una vera fortuna.
- Acai devi aiutarci! Dicci perché ha cercato proprio te e come intende impadronirsi del rinoceronte.
- Lui era l’uomo che avrei dovuto sposare, ma avrei preferito morire piuttosto che diventare sua moglie, ma se non lo aiuto a rubare il rinoceronte ucciderà mia madre.
Roy e Amanda si allontanarono per consultarsi, Acai li osservava da lontano con le mani contratte e le labbra tremanti. Tornarono da lei poco dopo.
- Abbiamo preso una decisione. – L’espressione di Amanda era seria e determinata. – farai esattamente quello che ti ha chiesto di fare.
- Non capisco!
- Amanda intende dire che domani notte aprirai il cancello del recinto del rinoceronte poi ti chiuderai nella tua camera e non uscirai qualsiasi cosa dovesse accadere.
- Ma signore, ruberanno il rinoceronte!
- A questo pensiamo noi, tu segui le nostre istruzioni ed ora va pure a dormire, domani dovrai comportarti come se questa conversazione non fosse mai avvenuta.
Acai, ancora confusa obbedì.
- Hai deciso come procedere? Chiederai aiuto all’intendente? – chiese Amanda
- Meno persone sono a conoscenza di questo fatto e maggiori saranno le probabilità di successo. Prenderò un paio di uomini del mio gruppo. Ora è meglio che vada, ho parecchio da fare.
- Promettimi che starai attento!

Roy mise in moto la jeep era ancora buio ma all’orizzonte una sottile linea luminosa preannunciava l’arrivo del giorno. La savana mostrava il suo fascino anche in quell’ora insolita, i fari della macchina illuminavano la pista e solo una persona esperta era in grado di seguirla.

Il fuoco era ancora acceso al centro dell’accampamento quando giunse Roy. Ghali e Issa gli vennero incontro.
- Ti aspettavamo ancora stamattina, cosa è successo? C’eravamo preoccupati.
- Dobbiamo togliere subito il campo e cancellare le tracce. – fu la risposta di Roy.
- Ma è ancora buio! – esclamò Ghali
- E per andare dove? – chiese Issa.
Roy prese la mappa della zona.
- Ci apposteremo su questa collinetta e ci resteremo per tutto il giorno e la notte.
Roy raccontò loro quanto era accaduto al Centro di Mopipi ed espose il suo piano. Ogni parola era sottolineata da cenni di assenso di Ghali e Issa. Roy si fidava di loro erano i migliori, i migliori sorveglianti della riserva.

La giornata cominciò come al solito, Amanda controllava i recinti, Bomani accudiva gli elefantini orfani e Acai stendeva il bucato. Sulla collina, nascosti da cespugli spinosi, Roy e i suoi uomini muniti di cannocchiali sorvegliavano la zona attenti a tutto ciò che di inconsueto poteva accadere.
Il calore del giorno incominciava ad infastidire gli uomini appostati sulla collina fortunatamente la scorta d’acqua era sufficiente. Roy non perdeva d’occhio il Centro ma sembrava tutto si svolgesse normalmente.
Un fuoristrada si avvicinò, portava l’insegna dell’intendente della Riserva. Roy si domandò cosa lo spingesse fin lì. Amanda gli andò incontro e quando gli strinse la mano Roy provò una punta di gelosia. Lui e David Grover erano da sempre in competizione, avrebbe potuto avere facilmente il posto di intendente, ma la vita sedentaria proprio non faceva per lui che amava il vento del Kalahari sul viso. Vinse la curiosità di sapere cosa si stessero dicendo David e Amanda e rimase acquattato fra i cespugli della collina. Per nessun motivo doveva rivelare la sua presenza.
Finalmente il sole tramontò e l’aria divenne più fresca ora la faccenda diventava seria e la sorveglianza si fece più attenta. Le ore passavano e la luna illuminava la savana, gli occhi di una iena brillarono per un istante fra la vegetazione, ma non erano gli animali notturni la maggior preoccupazione di quegli uomini.
- Come pensi possano prendere il rinoceronte? - chiese Issa - La sua pelle è dura come l’acciaio.
- Dovranno ucciderlo! – rispose Roy – e caricheranno il corpo su di un furgone.

Era passata da poco la mezzanotte, quando un camion si avvicinò al centro e procedette a fari spenti per l’ultimo tratto. La tensione salì alle stelle.
Una figura esile, poco più di un ombra, uscì dal edificio principale per recarsi al recinto del rinoceronte.
- E’ ora, muoviamoci!
Roy dette le ultime istruzioni poi, silenziosi, scesero dalla collina.
Ghali contò in tutto una decina di uomini e, dopo aver imbracciato il fucile si portò alle loro spalle.
Uno di loro si avvicinò al recinto e prese la mira con un fucile da caccia di grosso calibro, era il momento di agire.
- Getta quell’arma!
La risposta fu una raffica di mitraglietta qualcuno del commando aveva aperto il fuoco, fortunatamente i colpi andarono a vuoto, complice l’oscurità. All’interno del Centro le luci si accesero mentre Issa sparava in aria a scopo intimidatorio. I bracconieri non potendo sapere quanti fossero i guardiani della riserva preferirono una ritirata strategica.
Era necessario catturarli e assicurarli alla giustizia, ma erano troppi e non c’era tempo per pensare ad un piano. Roy si intendeva perfettamente con i suoi uomini il più delle volte le parole non erano necessarie. Si mossero all’unisono circondarono quello che pareva il capo e il complice con mitraglietta. Tutti gli altri salirono sul camion e partirono in velocità. Nel frattempo Amanda e Bomani accorsi dopo aver udito gli spari illuminarono a giorno, con dei fari, lo spiazzo antistante.
I bracconieri immobilizzati imprecavano e minacciavano.
- Questo canterà come un uccello cenerino – disse Issa indicando uno dei due.
- Tu sei morta! – urlò invece il complice non appena Acai si affacciò alla porta.
- E tu finirai in galera. – replicò Ghali.
Tutto si era concluso nello spazio di trenta minuti, Amanda si affrettò a controllare il rinoceronte il quale pareva non essersi accorto di nulla.
- Dovremo portarlo via, qui non è più al sicuro. – Roy aveva raggiunto Amanda
- Si, credo tu abbia ragione. – le rispose.
I primi raggi di sole ruppero l’oscurità e una luce dorata ricoprì la savana. Il Centro si stava animando con l’arrivo dell’intendente che prese in custodia i bracconieri ammanettati.
- Questa volta è finita bene. – disse Amanda ad alta voce
- E nessuno si è fatto male. - concluse Roy
Un rumore alle loro spalle li fece girare, videro Acai vestita di tutto punto con un bagaglio in mano.
- Acai! Ma cosa succede?
- Dopo stanotte non posso rimanere, spero lei capisca signorina Amanda.
- Ma dove pensi di andare?
- Preferisco non dirlo, ma sarà un luogo dove nessuno mi potrà trovare.
- Ma Acai, anche qui sei al sicuro, ti proteggeremo noi!
- Credo che abbia ragione. – intervenne Roy – Lasciala andare Amanda per il suo bene e il tuo.
Le due donne si abbracciarono poi Acai salì sulla jeep fra Issa e Ghali.
- Mi devi una cena! – gridò Roy poco prima di partire.
- Allora stasera! – rispose Amanda mentre alcuni cuccioli di giaguaro reclamavano il cibo con i loro miagolii.

°°°°

Il sole era alto e il calore appena sopportabile. Gli gnu pascolavano tranquilli, il più giovane si allontanò dal branco. Nascosta dall’erba ingiallita lei attendeva quel momento.
All’inizio si mosse piano, poi………… si lanciò nella sua corsa.


Luisa Camponesco

   
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