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 Cina - Figlia del Drago
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luisa camponesco
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Inserito - 10/04/2007 :  19:24:22  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Cina – Figlia del Drago

È da molto che sto pensando di fissare sulla carta la cronaca di questo viaggio prima che il tempo faccia sbiadire troppo dalla mia memoria il ricordo di quell’agosto del 1984.
Tutto cominciò una mattina di marzo di quello stesso anno quando una collega entrò in sala insegnanti con un catalogo di viaggi.
- Chi vuol andare in Cina? Un viaggio attraverso le vie sacre.
Così mi trovai fra le mani l’opuscolo con il programma dei luoghi da visitare, costi ecc.
Ci dormii su una notte poi decisi. All’agenzia ci avvertirono che si trattava di un viaggio duro, difficile, 25 giorni attraverso tutta la Cina anche in zone aperte da poco al turismo, comunque una bella avventura. Partimmo in quattro all’alba del 5 agosto con un aereo della Lufthansa, scalo a Francoforte ed infine su di un B747 della CAAC per Pechino con una sosta nel golfo Persico.

Pechino

Pernottammo in un mega albergo del centro poi via alla scoperta della città. Da allora sono cambiate molte cose, ma a quei tempi sulle strade scorrevano fiumi di biciclette. Stavo ancora osservando il traffico cittadino quando, l’accompagnatrice italiana mi incollò sulla camicetta un adesivo con il nome in cinese dell’albergo.
- Se ti perdi mostra questo! – “cominciamo bene” – pensai.
Arrivò il pulmino ed incontrammo lui, mister Hu, la nostra guida cinese, con un corretto italiano volle conoscerci uno per uno e …finalmente iniziammo la visita alla città.

Mi incantai davanti al Tempio del Cielo e poi la Città Proibita, il Palazzo d’Estate, non la finivo più di fotografare. La giornata si concluse con una cena a base di anatra laccata e poi una passeggiata sulla via degli antiquari.
La mattinata successiva fu dedicata all’escursione della Grande Muraglia passando per il passo di Badalin e nel pomeriggio visita alla tomba dei Ming. Il tour classico finiva qui, dal giorno successivo sarebbe iniziato quello meno frequentato.

Chengde


Fra le montagne Yanshan nella provincia dell’ Hebei sorge la residenza imperiale estiva. Otto monasteri e la sorgente calda Rehe oltre la pietra a Rana, 22° quasi costanti per tutto l’anno. Raggiungemmo il luogo dopo cinque ore di treno da Pechino ma dato il tempo a disposizione vistammo tre degli otto templi, i più significativi. Il monastero di Puning, il Budda dalle mille braccia e dai mille occhi e il tempio Xumi detto anche della longevità e felicità.
Di nuovo in partenza verso Pechino, una passeggiata sulla piazza Tien Ammenn, una bella dormita in albergo e poi …..undici ore di treno verso la nuova meta.

Zhengzhou

Città moderna dal passato antico, lo provano i resti archeologici di epoca neolitica e fu capitale Shang notevole è il museo Henan dove sono esposti bronzi di epoca Shang e Zhou. Una piccola disavventura ci attendeva in questa città, l’albergo aveva perso le nostre prenotazioni, quindi niente

pernottamento e credetemi dopo undici ore di treno ne avevano proprio bisogno, l’accompagnatrice italiana litigò furiosamente con mister Hu, ma …in inglese. Stanchi e affamati risalimmo sul treno verso la nuova meta.

Gongxian

La monotonia del treno mi fece addormentare, quando mi destai il treno era fermo e tutto era silenzio, preoccupata mi affacciai al finestrino e mi resi conto che il treno si era fermato su di un ponte che attraversava il fiume Giallo ed io mi trovavo nel mezzo. Le sponde si intravedevano appena nella foschia notturna e la luna si rifletteva tracciando una scia dorata. Mi resi conto di vivere un momento magico.
- Si è fermato per noi per farci dormire un po’ – Cristina, l’accompagnatrice italiana, fumava una sigaretta qualche finestrino più in là e anche lei si perse in quello spettacolo.
Il nuovo sito di grande importanza strategica, infatti è considerato la chiave d’ingresso a Luoyang, qui pernottammo in un “caratteristico albergo cinese” munito di ventilatori e sputacchiere all’ingresso di ogni camera, niente lenzuola solo un telo di spugna, ma ormai ci eravamo adattati e la consapevolezza di visitare quei luoghi fece il resto. Le grotte Shikusi scavate nella roccia tra il 517/534 , tre grandi statue di Bodhisattva, coltivazioni di riso e tanto verde ma le sorprese non erano finite.

Ho letto molti romanzi di Pearl Buck e mi parve di viverne uno in prima persona entrando nella casa di Kan Baiwan, un proprietario terriero vissuto trecento anni prima. La gente del luogo ci venne incontro e i bambini ci toccavano, molti di loro non avevano mai incontrato occidentali. Provai una emozione grandissima. Ma il tempo è tiranno e bisognava prepararsi per la nuova meta.


Denfeng

Situato in una zona montuosa, un quadrilatero di picchi che formano i quattro punti cardinali, per i cinesi era considerato l’epicentro della terra. In questa zona si trova il monastero Shaolin, dove abbiamo assistito ad una esibizione di arti marziali, la foresta di Stupa e il Tempio del Picco del Centro, luogo di culto taoista.

Di notevole interesse l’Osservatorio o Guanxingtai, di struttura piramidale, molto ben conservato sormontato da una piccola edicola costruita nel 1542 sotto i Ming, l’Osservatorio permetteva di calcolare i solstizi d’estate e d’inverno.

Luoyang

Di nuovo in viaggio sul nostro autopullman, guardati a vista dai capi villaggio che spesso impedivano, e non sempre gentilmente, alla gente di avvicinarsi a noi eccoci in una città che conobbe un



destino reale detta anche “città dei pivieri” sopranome datogli dai Tang , ospita un museo archeologico, il Tempio del Cavallo Bianco ed ha la più antica fondazione buddista conosciuta in Cina, notevoli le Grotte della Porta del Dragone. Sulle vestigia di un antico villaggio è sorta una città moderna e laboriosa.

Xian

Meta nota ai turisti per l’esercito di terracotta, noi la raggiungemmo dopo sei ore di viaggio e prima di ricarci in albergo visitammo la Pagoda dell’Oca Selvatica. Dopo un buon sonno e la visita al villaggio neolitico Banpo ecco il tanto sognato Esercito di Terracotta.

È stata una emozione incredibile, sono rimasta ore ad ammirarlo. Solo ammirarlo, proibizione assoluta di scattare foto, il rischio era il sequestro della macchina fotografica, ma il solo vedere appagava tutto.

Chongqing

Primo viaggio aereo all’interno del territorio due ore, facendo gesti scaramantici, su di un bi-turbo residuato bellico della seconda guerra mondiale, tutto andò per il meglio e atterrammo senza problemi ma con un sospiro di sollievo.
La città si è sviluppata sulla penisola fra due fiumi, mister Hu ci raccontò della guerra col Giappone e dei bombardamenti subiti e di come i giapponesi non poterono invadere la zona protetta dalle imponenti montagne e alla fine della guerra Mao vi soggiornò per un breve periodo.




Dopo aver visitato il vecchio quartiere Chaotianmen e il panorama sullo Yangzy merita la visita a Daztu, la dimora delle sculture di pietra, suddivise in 30 nicchie, sono una rappresentazione del paradiso buddista. Con gli occhi ancora colmi da tanta bellezza ci preparammo al secondo viaggio aereo.

Guilin


Una pianura lussureggiante con temperature elevatissime, da qui ho compreso il reale significato del termine “la terra che scotta sotto i piedi” il che significa “correre per non ustionarsi, però la crociera lungo il fiume è più che appagante. Il panorama che scorre sotto gli occhi ha ispirato molti poeti e pittori. Siamo quasi alla fine del viaggio un volo aereo ci porta a Canton.


Canton

Lo ammetto questa città mi è piaciuta poco, abbiamo visitato ciò che rimaneva del quartiere franco/inglese, il Tempio degli antenati della famiglia Chen, la fabbrica di porcellana. Dopo un pranzo a base di riso alla cantonese e maialino al latte, salutiamo mister Hu, lui non può seguirci ad Hong Kong poiché è ancora un protettorato inglese.


Hong Kong

Il porto profumato, non mi vergogno a dire che dopo quasi un mese di cibo cinese sognavo una bistecca. Città caotica e affascinante di mille contrasti, chiamarla città non è esatto, Hong Kong è una estensione territoriale con capitale Victoria.
I grattacieli contrastano con le case galleggianti dei Tang. Una serata con cena al Victoria Peak, dove vergognosamente mi sono buttata su di una mousse al cioccolato, un pomeriggio sulla spiaggia dove hanno girato il film “ L’amore è una cosa meravigliosa” e così terminò la mia avventura cinese. Al ritorno a casa su di un boeing della Cathay Pacific bevendo spumante ho brindato, con i miei compagni, ad un popolo mite ed ospitale nella speranza, un giorno, di poter tornare.


Luisa Camponesco

   
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