Laura, che mi aveva dato alcuni ragguagli sulle accademie di danza in Italia durante il corteo di sabato 26, mi segnala il suo articolo inserito nel portale del balletto:
http://www.balletto.net/forum.php?riferimento=218395&pagina=1
Ecco il testo completo
Vi mando il link di un'articolo a riguardo:
http://www.concertodisogni.com/ (link sotto il calendario a sx della schermata: ultimi 6 temi recenti- articolo: "Avanziamo con l'arte - giovani artisti in piazza".
Per la danza in questo corteo si è visto veramente poco, anzi, quasi niente.
Perchè? Semplice! Perchè in Italia c'è una sola Accademia di danza, quella di Roma (salvo le private, per quanto illustri) che nel suo sito annuncia (da diversi anni la pagina è immutata) che si sarebbero definite delle succursali che non sono mai state sviluppate (e se nessuno le reclama mai si svilupperanno).
E così la danza accademica nel nostro Paese continua ad avere un ruolo di secondo piano (anche tra gli eventi di sensibilizzazione come questo, giacchè non c'è un'Istituzione in grado di rappresentarla efficacemente), mentre invece si meriterebbe ben altro!
Altro che titoli di studio "accademico"! Ma dove sono i "titoli" per la danza? A quanto pare per quest'arte non servono. Per fare che? dato che la concorrenza estera è schiacciante e sotto gli occhi di tutti? Ma siamo proprio sicuri che il riconoscimento delle lauree nell'arte coreutica non servano, al nord come al sud del nostro paese?
Io sono contrariata e amareggiata da questa situazione di stallo, di ingessatura e di ipocrisia del mondo della danza in Italia. E' mai possibile che migliaia di giovani studenti, che ambiscono alla professione, siano costretti a confrontarsi esclusivamente fra loro (pur con ottime qualità, intendiamoci), senza avere certezze (ancor meno dei musicisti, che almeno il vecchio diploma gli è ancora garantito. E anche lì servono qualità, ricordiamolo). Seppur questo portale (come anche altri sul tema) sia ormai arrivato a dimensioni di frequentazione considerevoli, sembra relegato alla stregua di un luogo "chiuso"; che serve a se stesso e non parla con il resto del mondo. Allora, mi domando, come si può promuovere un'arte come la danza in mancanza di dialogo con il resto del mondo artistico già minimamente organizzato? E ancora come, se il dialogo non esiste nemmeno con lo spettatore comune, con chi la danza non la conosce, non la frequenta?
E' mai possibile che gli unici ballerini di cui l'opinione pubblica senta parlare, e che rivendicano sacrosanti e anche giusti diritti, siano solo ed esclusivamente coloro che lavorano alla Scala?
Io credo di no. Se vogliamo che i nostri figli (o noi stessi) si abbia un vero futuro di professione nella danza (e non solo grazie alla possibilità individuale di completare gli studi all'estero, o a Roma), forse sarebbe il caso di riflettere su ciò che sabato è stato taciuto dalla maggior parte dei quotidiani, e trascurato da chi la danza la fa e/o la vede.
da Laura
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Pittori lombardi - A. Morbelli