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Pamela Lawi
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Inserito - 13/09/2004 :  15:53:21  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Pamela Lawi Invia un Messaggio Privato a Pamela Lawi
I

Il viaggio

Buongiorno,
dunque allora, quando si viaggia il mio primo problema solitamente è che cosa mettere in valigia, tenendo conto che vado al mare, in montagna, in città, al nord, al sud, nel deserto, la cosa si fa ancora più difficile. Ma finalmente il 6 Agosto, venerdi' tarda mattinata, mi trovo a Malpensa a fare il check in per Budapest dove inizia il mio viaggio alla scoperta di Herzl. Arrivo previsto per le 16, ma che vacanze sono se non iniziano in ritardo di ben un'ora e mezza non mi preoccupo, intanto si sa, io rappresento l'Italia che all'estero non ha la fama di essere certo in anticipo alle conferenze, percio' fa niente e mi rilasso e aspetto il volo, pero' ci fanno atterrare a Zurigo per problemi, arriviamo 50 minuti prima del volo Zurigo-Budapest, ma non mi imbarcano per over booking, calmamente mi dicono che "Zurigo è piena di voli per Budapest e che non c'è da preoccuparsi", infatti Zurigo è talmente piena di voli per Budapest che mi mandano a Vienna dal momento che non pagavo 200$ per cambiare volo. Arrivata a Vienna esausta alle 20 aspetto con un gruppo di giapponesi l'aereo per Budapest, vi dico solo che è della Tirolo Airlines, un Canadair di 40 posti, ma ormai chi si preoccupa più, infatti l'aereo arriva in ritardo per problemi tecnici, a mezzanotte circa arrivo a Budapest con un paio di orette di ritardo il venerdi' sera, (LI ODIO), alle 1 sono all'ostello, saluto tutte le persone che non conosco, filo in camera e dormo. Quando le vacanze iniziano cosi' non c'è molto da stare allegri, ma d'altronde le cose non possono che migliorare.


Pamela Lawi
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II

7 agosto - Budapest

Eccomi a Budapest magica città attraversata dal Danubio, si respira l'aria di un passato maestoso ma ormai tramontato. Da un lato hai dei ricchi monumenti del passato, vicino i ricordi e la povertà del regime comunista e ancora edifici da ristrutturare .
Nel 1850-1900 era un'importante città cosmopolita contesa tra l'impero Ottomano e quello Austro-Ungarico, divenuta meta importante per intellettuali musicisti e commercianti.

Qui inizia il viaggio alla scoperta delle mie radici e qui nel 1860 nasce Herzl l'uomo di cui tento di capire vita, storia, e ensiero.Comprendere come e dove il Sionismo, il ritorno del popolo ebraico a Zion dopo 2000 anni d'esilio in diaspora, si sia sviluppato.
Infatti, nonostante un focolare ebraico sia sempre stato presente in quella terra e la presenza di questa idea molto forte nella tradizione ebraica, solo dal pensiero di questo uomo inizia a esserci qualcosa che andrà ben oltre l'idea, un sogno e la salvezza per molti.
Non c'è modo migliore per capire qualcosa che seguire i passi e capire l'ambiente circostante e come poteva vivere un bimbo e un giovane studente nel periodo d'oro di Budapest, e poi ovviamente percorrere anche la storia e le ripercussioni nel presente.

Sveglia alle 7 di sabato, cosa che a Milano per me sarebbe impensabile : sabato è uguale a riposo, cibo, tanto cibo e buono, relax, sinagoga ogni tanto, camminate e in effetti queste non sono mancate visto che ci siamo fatti Budapest a piedi. Prima tappa il quartiere ebraico con il ghetto la ristrutturata sinagoga Dohany , è la seconda più grande al mondo e, dopo essere stata saccheggiata dai nazisti e chiusa del regime comunista, ha riaperto. Cosi' giovani da tutto il mondo si incamminano e iniziano a conoscersi, arriviamo e ci fermiamo alla prima sinagoga, si apre un portone con dentro un cortile dove il tempo sembra essersi veramente fermato non so se alcuni di voi hanno mai visto "Yentl" di Barbra Streisand, un piccolo
Shetl dove tutti discutono e fanno chiasso.
D'altronde cosa importante da sapere è che si discute di tutto e dopo aver discusso pure noi e visitato la sinagoga ortodox, ossia quella più tradizionalista, ci incamminiamo per vedere le altre diverse sinagoghe con diversi modi di vivere l'Ebraismo. Ce ne sono per tutti i gusti, poiché è risaputo che se metti un ebreo in un'isola questo costruisce due sinagoghe, una in cui andare e l'altra in cui non metterà mai piede.

Ci fermiamo davanti alle case, ai vari monumenti in ricordo della shoà, tra una spiegazione e l'altra. Prima del 1938 le comunità ebraiche contavano circa 180000 ebrei, la cosa strana è che i nazisti sono arrivati qua solo nel 1944. Cogliamo l'occasione per fare alcune osservazioni riguardo ai Giusti, scoprendo storie incredibili di persone che hanno salvato bimbi, custodito case, fatto scappare amici, tipo Raoul Wallemberg dell'ambasciata Svedese che, dando passaporti falsi svedesi, aveva salvato mille persone a rischio della propria vita, la stessa cosa il console svizzero, quello portoghese e spagnolo che avevano creato delle case protette dal diritto nternazionale, l'italiano Giorgio Perlasca. Nonostante cio', metà della popolazione ebraica era morta, chiusa nei ghetti per tifo, fame, impressionante è stato vederle nonostante siano case con cortili interni normali dove la gente tuttora abita e difficilmente si immagina di poterci collocar tante persone, altri erano stati uccisi nel Danubio conosciuto come il Red Danubio dalle squadre fasciste, altri ancora nei campi. In seguito abbiamo parlato della resistenza, di Hana Senesh poetessa e paracadutista ebrea arruolatasi con l'esercito Inglese per liberare Budapest, città in cui era nata e vissuta, nonchè scrittrice di una delle più belle canzoni braiche, "Eli Eli".

Finite le discussioni e le visite durate per circa otto ore, un po' di tempo libero nel centro città molto carino, pieno di italiani, ci mettiamo al sole a prendere un gelato, ma il tempo non è dalla nostra parte, inizia a piovere e ne approfittiamo e ci mettiamo al riparo al Music Hall dove la sera stessa ci sarebbe stata un importante piece teatrale, ma noi eravamo poco presentabili. Terminata la pioggia, andiamo a conoscere i nostri amici del centro studentesco di Budapest che ci raccontano le loro storie e ci portano in un locale all'aperto molto carino ma la musica TuzTUz non fa proprio per me. Cosi' finisce la mia prima giornata e per altri la seconda, mentre io ero occupata a girare tra gli aeroporti.

Eccomi al secondo giorno, ci lasciamo Budapest alle spalle per dirigerci a Vienna, circa 3 ore di autobus. L'autobus è un ottimo luogo per discutere, dormire, ascoltare musica, mangiare e cosi ne abbiamo approfittato.
Uno dei problemi che solitamente affiora quando si fanno viaggi del genere sono le soste per cibo, bagno, capita che o non se ne fanno abbastanza, percio' bisogna supplicare gli organizzatori e l'autista che vuole arrivare il prima possibile alla meta o se ne fanno troppe, una ogni ora e in questo modo si perde un fracco di tempo, bhè insomma, trovare una via di mezzo, fare pausa ogni ora non mi capitava neppure quando ero nelle colonie estive a 6 anni.

Comunque in autobus cogliamo l'occasione per parlar tra di noi e cosi' faccio parlando con Sami, studente di storia, dalla Turchia. Era la prima volta che conoscevo uno studente di Istanbul, mio padre ci lavora con la Turchia e mi aveva sempre raccontato tornando dai suoi viaggi cose molto interessanti, in particolare ho sempre molto apprezzato il Lucum ottimo, sono quei cubettini di non so che cosa, dolci, al cioccolato, alle mandorle, al pistacchio, alla nocciola, al naturale. Insomma, se non lo avete mai assaggiato, credo sia un buon motivo fare una sosta a Istanbul o farselo portare da amici.
Chiusa questa parentesi culinaria, mia solita, la prima domanda che mi sorge è quella di una vita ebraica in un paese musulmano. La Turchia è tra gli unici paesi in cui gli ebrei possono vivere e hanno gli stessi diritti degli altri cittadini. Cosa alquanto inusuale, eppure Sami mi racconta che gli ebrei erano presenti in Turchia già da parecchi secoli, alcuni erano venuti dopo la cacciata dalla Spagna nel 1492, e che ancora i suoi nonni parlavano ladino (la vecchia lingua tramandata dalla Spagna), altri da parecchio tempo prima e che generalmente erano e sono abbastanza bene integrati nella laica società islamica. Mi chiede dell'Italia, se la cava anche benino con la lingua, e di come sia essere dentro l''Unione Europea e della sua speranza di vedere presto pure la Turchia tra i pasei aderenti, mi dice che sebbene sia un paese ancora in continuo svilluppo e importante meta commerciale per i tessuti e il turismo, questo sia un gran desiderio di gran parte della popolazione.La cosa che salta più all'occhio quando si parla di questo argomento e si viaggia per paesi dell'Unione sono i controlli e i problemi con i visti alle dogane.

Edited by - pamela lawi on 13/09/2004 16:01:56Vai a Inizio Pagina

Pamela Lawi
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III

8 agosto - Vienna

Arriviamo finalmente a Vienna, città che mi aveva sempre molto affascinato, patria della torta Sacher, la musica classica un po' tutta, ma in particolare per me significa Mahler, Strauss, Schönberg, le avanguardie, la pittura, il teatro, la psicologia, la letteratura, l'antisemitismo, Hitler, insomma tutto tranne la pizza e la pasta. Se si dovesse fare una lista non si finirebbe più.
La città è pulitissima, ordinatissima, sembra una costruzione di Lego, c'è musica per ogni strada.

Prima tappa la bellissima Università cicrcondata dal verde e da case d'epoca dove il giovane Theodor Herzl diciottenne compie i suoi studi di legge e dove per la prima volta lui, ebreo ateo totalmente assimilato, viene etichettato e escluso perchè ebreo, percio' diverso. Ironia della sorte la via è dedicata a Karl Leuger, noto antisemita a cavallo del secolo con Georg Schonerer, ispiratori di Hitler e del Mein Kampf. e tra i primi a far riemergere un antisemitismo latente e ancora ammirato da alcuni.
Mentre la jazz band anima le strade soleggiate, passiamo allo splendido teatro Opera Hause dove pure Dori (nomigliolo che abbiam dato a Theodor) aveva presentato la sua piece con discreto successo e poi il Ringstrasse.

Pranziamo nella grande piazza dove tanto per cambiare si sta svolgendo una festa con musica, gente che balla, e cibo a volontà e poi ci dirigiamo verso il museo di Freud. Due cose desideravo fare a Vienna : vedere il Palazzo della Secessione, una scappata agli edifici liberty e mangiarmi la Sacher, ma non avendo abbastanza tempo mi sono accontentata di una Sacher per poi riprendere l'autobus e andare all'ultima tappa, il cimitero .
Era la prima volta che mettevo piede in un cimitero come tale, nel senso che comunque avevo visitato molte chiese o visto sepolture, ma mai ero entrata in un cimitero con l'idea di visitare qualcuno, i miei genitori ci avevano sempre un po' dissuaso a farlo se non ce n'era bisogno e si è sempre sperato che non ce ne fosse la necessità. Comunque alla fine avevo optato per aprire i miei orizzonti e approfittare il più possibile e ho trovato cio' interessante nel senso che si puo' capire molto della vita, della cultura e della storia di una persona e di una società, soprattutto dell'integrazione
che gli ebrei avevano nella società austro -ungarica e lo si capiva bene nell'osservare le croci vicino alle stelle di davide, le differenti scritte.
In particolare ci siamo soffermati a vedere il luogo di sepotltura dei genitori di Herzl, la tomba di Heine e di altri filosofi e scrittori .
Alla fine di questa breve e intensa visita, nella mia testa avevo solo una domanda che fondamentalmente mi ha accompagnato poi in città come Praga, Parigi, Berlino : come è possibile che in città cosi' belle esteticamente parlando, dove la cultura, le arti sono nate e hanno influenzato il destino e la vita di tutta una società sia nato il Nazismo, esplosa la più grande ondata di antisemitismo della storia e idee cosi' poco democratiche e illiberali?

Si riprende l'autobus e iniziano le discussioni, sono 5 ore per Praga, tra i temi più discussi e interessanti quelli riguardanti parole come nazionalità, popolo, identità, cittadinanza, ci si puo' discutere per giorni, in particolare è difficile per degli ebrei arrivare alla conclusione, nel senso che si tratta sia di un popolo che di una religione. Altro tema discusso, l'identità ebraica e il problema dell'identità e della libertà di pensiero in generale sotto i paesi l'ex regime comunista, argomento, per me italiana e per i rappresentanti da Francia, Spagna, Turchia, Australia, Sud Africa
etc., alquanto interessante, la metà di noi aveva sempre vissuto in uno stato democratico e un'altra metà per parte della vita no e dietro si portava una lunga e dolorosa storia. In questi momenti veramente ti rendi conto delle piccole cose magari stupide e scontate della vita che pero' han gran peso sulla libertà del singolo. Ultimo argomento prima dell'arrivo, l'integrazione in Europa con l'ondata delle nuove immigrazioni, idee e opinioni. In particolare parlando della Francia o della Romania e i Rom.

Arrivati a Praga cena al centro comunitario e veloci nel favoloso Hotel, quasi un miraggio vedere un letto comodo, una stanza accogliente, si ride si scherza e si nanna.


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Pamela Lawi
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IV

9 agosto - Praga

La la prima impressione che ho avuto è stata quella di una città a parte, esiste Praga e poi il resto del mondo, non capivo se mi trovassi a Eurodisney o in una vera città europea.
Iniziamo la visita della città dalla collina per poi scendere verso il palazzo reale, il ponte, il centro. I Cechi nel corso della storia sono stati piuttosto buoni, nonostante le leggi restrittive, i pogrom, i ghetti, la situazione peggiorava sempre con i popoli conquistatori.
Prima di arrivare al palazzo reale ci soffermiamo nei pressi della statua di Masarik e sulla storia di questo importante avvocato nonchè futuro presidente dello Stato, a cavallo delle due Guerre Mondiali. Nel 1899 questo brillante avvocato prende le difese di un ebreo dall'accusa di omicidio rituale.
L'accusa più frequente quando sparivano dei bambini era quella di
colpevolizzare gli ebrei di mangiare i bambini e usarne il sangue per fare il pane azzimo.

Di fronte al palazzo e al balcone dove venivano fatti i discorsi iniziano le riflessioni sul periodo nazista e si prosegue per il quartiere Malastrana dove passa il fiume che tre anni fa ha causato la gran alluvione.
Ci fermiamo dove c'è il Muro conosciuto come John Lennon Wall, simbolo di ribellione contro l'illiberale regime comunista, si trovano scritte di pace da visitatori di tutto il mondo e, presi i colori, ci diam da fare, con un po' di sottofondo musicale.
In seguito ci soffermiamo sul rapporto tra libertà di pensiero e musica e il rapporto che i dittatori hanno avuto con la musica, ad esempio sotto il nazismo. Hitler, oltre alla musica scritta da compositori ebrei, detestava tutto cio' che era disarmonico, percio' le nuove correnti novecentesche, ma pure la quinta e nona Sinfonia di Beethoven poichè auspicavano troppa gioia, speranza e libertà.
Proseguiamo poi a parlare di Dvorjak, "Symphony of the new world" e Smetana, "la Moldova", quest'ultima ci serve da spunto.
Nel 1880 Naphtali Herz Himber, poeta bohemien, scrive canzoni tra la quali Tikvateinu (La Nostra Speranza), per la melodia di questa canzone Samuel Cohen propone e arrangia proprio la Moldau di Smetana, nel 1901 al congresso sionista e dopo qualche cambiamento, essa, sotto il nome di Ha Tikva ( nostra speranza ), diventa l'inno nazionale ebraico.
La cosa simpatica è che ,quando arrivano a Praga per via aerea, molti
israeliani, ascoltando le prime battute, si alzano in piedi scambiando la Moldova di Smatana per l'inno nazionale israeliano e in effetti a dire la verità cio' è successo anche a alcuni di noi.

Proseguiamo per Karl Bridge, a parte il numero considerevole di italiani, potevano mettere senza problemi l'italiano come seconda lingua nazionale e l'ebraico come terza, il ponte è pieno di artisti, bancharelle, piccoli gruppi e c'e' come particolare esilarante il concertino fatto con quaranta bicchieri pieni d'acqua.
Arriviamo alla piazza del gran Orologio giusto per lo scoccare dell'Ora X con gli Omini che escono dall'orologio, seduti in un bel bar al sole vediamo la calca di gente a bocca aperta, io ero a bocca aperta per altri motivi, le ottime torte e anche il Tiramisu', in ogni città che ho visitato mi sono concessa delle torte diverse.

Riprendiamo il giro per le sinagoghe, il cimitero e il museo ebraico vicino alla Yosefov street in onore del figlio di Maria Teresa Giuseppe secondo che era stato buono.
Nonostante la ex- Cecoslovacchia abbia molto sofferto il Nazismo come primo paese conquistato e con pochissimi sopravvissuti, il patrimonio storico e culturale ebraico è molto ricco perchè nell'idea di Hitler Praga avrebbe dovuto essere il museo della razza ebraica, infatti gran parte dei saccheggi avvenuti in Boemia e Moravia venivano portati e raccolti in città.
Due cose mi incuriosiscono parecchio, la storia degli alchimisti e scienziati ebrei, la storia di Rav Loewe (Maaral di Praga )fondatore di un'importante scuola talmudica e brillante studioso di scienze rinascimentali nonchè inventore del leggendario robot d'argilla detto il Golem. La leggenda prosegue pure durante il nazismo quando si dice che due nazisti, entrando nella mansarda della sinagoga dove si diceva dormire il Golem, siano caduti e nessuno tuttora apre quella porta.
La storia di Kafka è poi onnipresente nella città, diventato gloria
nazionale dopo la morte nonostante in vita fosse considerato traditore per evere scritto le sue opere in tedesco, lingua dei conquistatori e non della sua città.
Le opere dello scrittore esistono grazie all'amico Hugo Berman che non le ha bruciate come avrebbe voluto scrittore.
Caratteristica di molti scrittori, intellettuali, artisti di tradizione ebraica dell'inizio secolo è quella di avere problemi d'identità, se sia possibile essere cittadini fuori di casa e mantenere le tradizioni ebraiche dentro casa, se accogliere le nuove idee e uniformarsi al pensiero degli altri o se tentare di mantenere una via di mezzo.
Kafka tra tutti è portavoce di questo problema e lo si legge molto bene nel suo libro "Lettere al Padre". Mentre accusa il padre del vuoto, della confusione e della meccanicità con cui venivano portate avanti le tradizioni di cui non si ricorda neppure il significato, capisce che nella società c'è qualcosa che non va .
Solo nel 1933 Kafka risolve parte dei suoi problemi di identità con
l'incontro a teatro di un ebreo osservante e sionista venuto dall'estero che nell'immaginario dello scrittore rappresenta l'ideale di uomo ebreo e moderno, obiettivo che Kafka non riuscirà a raggiungere perchè morirà prematuramente prima dell'avvenuta del Nazismo che distruggerà il resto della sua famiglia.

In seguito ritorniamo agli ultimi approfondimenti su Herzl, il Sionismo, il 18 congresso sionista a Praga e poi tempo libero, la sera andiamo a teatro a vedere uno spettacolo inusuale fatto con luci ed effetti speciali, mi sembravano i vecchi cortometraggi primi novecento della Slapstick comedy, tipo Stanlio e Olio per intenderci e, dopo un ultimo giretto notturno salutiamo Praga alle due di notte.


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Pamela Lawi
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V

10 agosto - Terezin (Terezienstadt)

Inizio la descrizione di questa giornata pesante e la più triste di tutto il viaggio.
Prendiamo l'autobus di buon mattino e piuttosto assonnati ci dirigiamo a Terezienstadt , uno dei più famigerati campi di lavoro nazisti. Era un anziano forte dedicato a Maria Teresa, la fortezza minore era utilizzata dalla Gestapo come carcere per prigionieri politici, rivoltosi antinazisti e ostaggi, e la fortezza maggiore come ghetto e campo di lavoro in cui rinchiudere gli ebrei prima di inviarli nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau o Treblinka.
Nel piano malato di Hitler, Terezin doveva servire come campo di raccolta e di transito, nonchè di propaganda. Come prima tappa guardiamo il film girato da Hitler a Terezin denominato ora "programma di abbellimento", filmato che cercava di presentare Terezin come zona autonoma di insediamento ebraico nascondendo al mondo e agli osservatori stranieri il tragico destino dei prigionieri verso la soluzione finale, per questo campo passarono più di
centoquarantamila persone e non ne tornarono neppure quattromila.

Proseguiamo poi con il museo. Pronta a trovarmi il solito museo fatto da orrende immagini, stelle di Davide gialle, vestiti da carcerati, fui alquanto sopresa quando vidi che oltre a cio' il museo era diviso in sezioni, ogni stanza si occupava di un 'arte, quella della musica con spartiti, foto, spiegazioni e musica di sottofondo, l'arte stanza in cui erano raccolti quadri di pittori-testimoni che avevano salvato le loro opere passandole ai partigiani, i disegni dei bambini, è pazzesca la sensibilità che possano avere a capire che qualcosa non va , e ancora la sala della poesia, della letteratura, addiritura nel campo usciva un giornale in cui i ragazzini scrivevano, ragazzini molto dotati come Petr Ginz, redattore di Vedem, il cui sogno, affascinato da Jules Verne, era quello di andare sulla luna. Questo ragazzo e il suo disegno (Moon Landscape ) sono tristemente
famosi oggi poichè Ilan Ramon, l'austronauta Israeliano figlio di sopravvisuti morto nel Shuttle Columbia (STS-107) al ritorno dallo spazio, aveva con sè il disegno del bimbo come ricordo e simbolo della realizzazione di un sogno.

Tutto cio' dimostra che nel campo c'è stata una grande Resistenza Spirituale dove i dottori, sacerdoti, intelletuali, i musicisti, gli artisti, insegnanti e tanti altri, nonostante le condizioni difficili, hanno mantenuto vivi i valori dell'umanità e della bellezza, anche se cio' non ha ostacolato i campi di sterminio.
I nazisti infatti avevano affidato la gestione del ghetto a un gruppo di ebrei che si occupavano di scegliere le persone da dare ai nazisti, distribuire il cibo e altri problemi. La prima preoccupazione era quella di tutelare i bambini e di intrattenerli per far loro provare il meno possibile fame e dolore, essi venivano ragguppati in gruppi a seconda delle età e con un capogruppo più grande svolgevano varie attività, un po' come una colonia estiva, ogni tanto vedevano i genitori, avevano la maggior razione di cibo,
dormivano nelle stanze e erano i più tutelati. La gente solitamente moriva di tifo, di fame, di malattia, circa 15000 persone che venivano cremate e poi gettate nel fiume vicino. Molte storie, come quella della sorella di Kafka, Ottla, che si occupo' fino alla morte dei bambini offrendosi di accompagnarli verso quello che poi si scoprirà essere Auschwitz.

Dopo aver visto forni crematori e ascoltato tante storie, particolarmente agghiacciante per me è stato vedere la gente che faceva il picnic e il bagno vicino a fiume, so che ormai sono passati quasi 60 anni, ma pensare a 15000 vite in quell'acqua, la cosa mi ha ribbrividito.
Finita la visita vicino il fiume, ognuno di noi ha preso una cartolina con i disegni fatti dai bimbi, ci abbiamo scritto un pensiero positivo, poi ci siamo raccolti e abbiam cantato l'Hatikva e tra le lacrime ci siamo diretti verso l'autobus.
Dopo venti minuti di relativo silenzio sono iniziate le discussioni :"è peggio essere figli degli agressori o delle vittime?" i vari problemi che ne conseguono, alcune osservazioni su parole che ancora rimangono dei tabù quando si parla con sopravvissuti come Transport o Famiglia, Mamma e Papà, doccia.

Ultima tappa, tanto per finire più tristi, di cio' che eravamo : Lidice, cittadella rasa al suolo dalla Gestapo poichè da qui provenivano e si erano nascosti partigiani cechi e inglesi che avevano ucciso il governatore nazista della zona.
Arriviamo nel luogo un immenso prato verde tra le colline, la prima
impressione quella dell'incredulità, come faceva qui a esserci una
cittadella? iniziamo a incamminarci per i verdi prati, gli alberi, neppure un resto, se un turista si ferma li' per la macchina e non vede l'opera in ricordo della città non si accorge di nulla. In effetti un villaggio con 1300 abitanti è stato raso al suolo, uomini, donne, bambini senza nessuna destinzione, addiritura gli animali, tutto il bestiame, casa, chiesa, insomma tutto tutto.
L'unica cosa che si vede in questa distesa di verde è un monumento con dei bambini, gli stessi bambini ripresi minuziosamente da un artista come li aveva visti in una foto d'epoca, 82 bambini giustiziati a sangue freddo.

Riprendiamo l'autobus con Mr Tonno che ci aspetta pazientemente. Dovete sapere che in questa prima parte del viaggio ci han fatto mangiare tanto tonno e avevamo ancora l'enorme scatola di mega tonno formato famiglia allargata che ci accompagnava dappertutto, chiacchieriamo calmamente, poi qualcuno inizia a tirare fuori le tavolette di cioccolato, che saggia idea, ritorniamo a Praga l' unica nostra intenzione era quella di risollevarci un po' cosi' optiamo per un po' di musica e facciamo uscire fuori tutto cio' che di cibo ci è rimasto cioccolato, patatine, mele, coca cola.

Arrivati a Praga approfittiamo di un po' di tempo libero tra le bancarelle, non so, l'unica cosa che volevo fare dopo una giornata cosi' pesante era vivere semplicemente, vivere cosi' calmamente, ci siamo seduti nel centro a bere qualcosina parlando di cose leggere e ci voleva.
Dopo aver mangiato ci prepariamo ad un'altra dura prova : il treno. Praga Parigi in treno, sono ben 16 ore con cambio a Francoforte in vagoni normali senza cuccette, partenza intorno alle 22.
Ora io il treno per andare a Brescia lo prendo piuttosto spesso e va bene che ho imparato a valutare in modo diverso le distanze ma 16 ore cosi' non le auguro a nessuno.
Prima di salire ci siamo ben preparati con scorte cibo, in particolare ho comprato una torta che è finita dopo neppure un ora di viaggio, poi le scorte di pile per ascoltare musica.

La serata inizia, in ogni scompartimento si faceva qualcosa, chi dorme, non so come abbiano fatto con il rumore del treno già di suo e quello che facevamo noi, mah, il problema è che quando poi arrivano gli altri è difficile spostare i massi che dormono sdraiati occupando tre sedie, poi c'era lo scompartimento lettura-relax-chiacchere e infine quello dei confusionari, dove cantavamo a squarciagola canzoni di cui si e no si sapeva la prima frase e il ritornello, intorno alle 2 più o meno ci addormentiamo ma alle 5 il cambio. Non vi dico il problema di dover svegliare 22 persone-zombie e farle scendere dal treno con valigioni e farle risalire in un altro treno. Alla fine ce la si fa e alle 13 circa siamo a Parigi.
L'aereo e l'autobus non li hanno inventati??

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Pamela Lawi
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VI

11 agosto - Parigi

Parigi e' la mia città preferita nonchè una delle città all'estero che conosco meglio. Arriviamo intorno alle 13 affamati, stanchi da un viaggio tutt'altro che comodo. Infiliamo i valigioni nei taxi e camminiamo fino all'hotel in Rue de Richer, una delle zone ebraiche delle città.
Arrivati all'hotel con la speranza di cambiarci e dormire subito, ci affrettiamo dietro l'angolo per mangiare un sano kosher hamburgher. A Parigi mangio sempre benissimo, ma prefersico i sushi all'hamburgher.
La mia testa già fantasticava Nikas, il mio ristorante take away Kosher di Rue de Rosier, il locale che i miei amici e parenti odiano, non perchè non sia buono, per carità, ma perchè da quando l'ho trovato sono diventata sushi-addicted e non esiste mettere piede sul suolo parigino se non si fa un salto li' a prendere dei Californian Rolls al salmone avocado o dei sushi.

Chiusa la mia solita parentesi culinaria. Tornati in albergo due ore libere per riposarsi, docciarsi e quel che si vuole.
Il nostro tour della città vuole riprendere il viaggio di Herzl e la storia degli ebrei, in particolare ci soffermiamo su pochi concetti anche perchè in meno di 24 ore a Parigi è difficile fare qualcosa di esauriente.
La cosa che decidiamo di fare è di vedere la città come poteva vederla un giornalista di fine 800 e, se ora si rimane affascinati da questa splendida città, basti immaginarsi Parigi nella Belle Epoque, l'Epoca Bohemienne.

Parliamo di Victor Hugo che dopo il 1881 era a capo di un comitato di difesa per gli ebrei che venivano uccisi nei pogrom dei paesi dell'est. Cio' che ci chiediamo è chi sono quei pazzi che lasciano l'Europa con tutta l'arte la letteratura la vita sociale per andare nel deserto dove non c'è nulla e fa caldo, ma chi glielo ha fatto fare, come caspita ti puo' venire in mente di lasciare una città come Parigi.
Comunque iniziamo dall'Ile de France e l'occupazione nazista a Parigi, poi passiamo a Notre Dame, andiamo a visitarla per la mia ben nona volta, ci spiegano come mai la via della piazza di Notre dame si chiama Rue des juif e varie note sugli ebrei del medioevo.

In seguito prendiamo il BateauMouche, cosa che non facevo da quando avevo 7 anni, carino soprattutto vedere Paris Plage dove praticamente han messo della sabbia sulla promenade lungo la Loira, si puo' prendere il sole, bere qualcosa, una partita a pallavolo.
La sera andiamo a Rue de Rosiers, di principio serata libera, ma invece incontro con l'unione studenti di Francia, mentre loro chiacchierano e ridono, un gruppettino ed io pensiamo solo al sushi dall'altra parte della via. La cosa molto importante da sapere è che in Francia oltre alla solita salsa di soja salata c'è pure quella dolce che è buonissima. Comunque finiamo per mangiare della carne in quantità industriale e buona al ristorante giusto di fronte il mio preferito. Usciti, ne approfitto per farci un salto e prendere 6 Californian Rolls take away da mangiare dopo.

Andiamo all'Operà, è bellissima illuminata e ancora più bella dentro con i disegni di Chagall nella cupola, che non c'entrano un granchè con lo stile, pero' tutto sommato originale.
Facciamo un girettino notturno per i Boulevard, sembrava una scolaresca, passiamo per le Paradise de Fruit, che io adoro, fanno i frullati più buoni del mondo e soprattutto hanno tutti i gusti, anche quelli impensabili, l'ultima volta avevo preso frullato al Licis, proprio buono.
Ci fermiamo nell'unico caffè che accetta ventiquattro persone che vogliono sedersi uno vicino all'altro, in poche parole bisognava essere gli unici clienti per farsi dire di si' e poi ritorno all'hotel. Sveglia, colazione e poi andiamo a vedere i vari monumenti in ricordo della Shoa e, facendoci le solite domande, come è possibile che nella terrà di egalitè, fraternitè e libertè delle cose cosi' siano accadute e poi ora mentre scrivo penso alla situazione attuale del mondo e capisco che tutto è possibile.

Prima di riprendere Dori saliamo sulla Tour Eiffel, si quel simpatico macigno di acciaio che volevano tenere su giusto per l'Esposizione Universale del 1889 e poi han saggiamente deciso di tenerla là. Comunque ce la facciamo a piedi, io non soffro particolarmente le vertigini, ma 318 metri non sono pochini, poi vabbhè, il terzo pian lo abbiam saltato, ma è dura e io come altri coetanei stiamo invecchiando, mica siamo sportivi, insomma ero a pezzi.
Lasciata la simpatica torre andiamo verso il monumento alla pace che dà al Musèe dell'armée e qui parliano dell'affare Dreyfus.

L'ufficiale Alfred Dreyfus nel 1894 era stato ingiustamente condannato per spionaggio perchè ebreo e da qui il ritorno del nuovo antisemitismo che poi sfocerà nella Francia collaborazionista e tutt'altro che liberale della repubblica di Vichy con Petain.
Le difese del generale erano state prese da un importante scrittore, Emile Zola che, scioccato da questa sentenza ingiusta e soprattutto dallo scalpitare della folla: "mort à les juifs" (morte agli ebrei), scrive "J'Accuse". Estremamente deluso dall'ideale che aveva di una Francia liberale, Herzl, un giornalista del "Neue Freie Presse" decide di seguire il caso Dreyfus e si convince sempre di più dell'utilità di uno stato dove gli ebrei possano vivere in sicurezza con i medesimi diritti e non trattati come cittadini di seconda classe o in modo diverso a seconda della luna di chi sale al potere in quel momento.

Eccoci in Rue du Cambon, vicino a Place de la Concorde, dove si trova obelisco egizio, una delle piazze più grandi del mondo. Muoversi li' con l'auto e capire qualcosa delle precedenze per me rimane un mistero.
Nell'hotel de Castille nel 1895, Herzl compone Der Judenstaat (The Jewish State). Piccola parentesi : non è che Herzl di buon mattino si sia svegliato e abbia detto "bhe questi non mi vogliono bene, sto antipatico allora vado nel deserto e mi faccio una casetta con uno staterello ebraico", l'idea prima di lui l'hanno avuta in molti giusto qualche anno prima dopo i pogrom, Pinsker in "Autoemancipazione" aveva dato una proposta simile.
La cosa che mi fa sorridere è che prima che gli ebrei fossero interessati alla fondazione di uno stato ebraico, l'idea della creazione di questo piaceva parecchio di più agli antisemiti che non avrebbero più avuto ebrei tra i piedi.

Quando Herzl era in vita, la sua idea ebbe discreto successo, una parte delle persone che scappavano dai pogrom e di ebrei religiosi erano interessati, chi si trovava nelle grandi città o chi si stava più o meno integrando, nonostante le ondate di antisemitismo che venivano e andavano, di certo non era pronto a mollare tutto per fare un viaggio lungo, difficile, in una terra desertica e quasi disabitata.
Andiamo a vedere il palazzo di Giustizia, l'hotel e infine tempo libero. In 3 ore di tempo libero che si puo' fare?, tenendo conto che sarei tornata a Parigi dopo meno di 6 giorni ho optato per il sushi, cosi' con un amico da Amsterdam siamo andati da Nikas a prenderci ben 19 Californian Rools e i noodles al salmone, poi un girettino per i negozi, inzuppati d'acqua, pioggia ininterrotta, un po' di dolci libanesi pensando a quanto mio padre avrebbe apprezzato trovarsi là con me, un salto alla Gallerie Lafayette e poi appuntamento per l'ultima tappa, Montmartre, carina ma dopo che ci vai tante volte, diciamo che odio andarci in agosto, poichè pullula di turisti e io preferisco vedermi le cose con calma e poca gente comunque una buona crepes, non me l'ha tolta nessuno, li' le fanno particolarmente bene, bho sarà l'aria.

Finita la visita nell'ex quartiere bohemienne, ci dirigiamo in hotel a prendere le valigie pronti per la seconda parte di questo viaggio.
Allora, negli autobus francesi sono obbligatorie le cinture di sicurezza, ci han vietato di mangiare, e' solo permesso bere se non si sporca, e pensare che quando saremo nell'autobus in Israele giocheremo addiritura a pallavolo, che bimbi incoscienti, hihihi, ma l'amico Mr Tonno decide di darci una mano e, cadendo giu' dallo spazio superiore in cui si infilano gli zaini, vola dritto verso il conducente.

Arriviamo all'aeroporto, parto per la prima volta con un volo charter israeliano, mah, io che per Israele mi rifiuto di prendere l'Alitalia perchè ho paura, figurarsi il charter, comunque in un gruppo le paure scompaiono. Come al solito l'aereo non parte ad un'ora decente ma alle 24:30 con il solito problema che non ti diranno mai l'ora esatta. Il Charles de Gaulle è pieno e chissà come mai gli unici a fare confusione siamo noi, c'erano ben 3 voli charter per israele e nessuno capisce dove fare la fila per il check in. Arriviamo alle 21, salutiamo Mr Tonno e finiamo i controlli con il terzo grado solo alle 23:50, poichè alla metà di noi han aperto le valigie e controllato. Finalmente arrivati sull'aereo si dorme anche se solo per 3 ore finisce l'odissea in Europa.


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Pamela Lawi
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VII

13 agosto - Israele

Siamo arrivati a Tel Aviv assonnatissimi, ero pronta ad aspettarmi la solita fila ai passaporti ma, miracolo, alle 5 di mattino c'erano solo 3 voli.
Passiamo i controlli, prendiamo le nostre valige e ci dirigiamo verso il nostro autobus. Qui incontriamo altri nuovi personaggi che ci
accompagneranno in questi ultimi 5 giorni, la nostra guida, l'autista con la passione per i Bee Gees, Mr sicurezza, un simpatico ragazzo di 23 anni che, finito il servizio militare, si occupa della scorta, in Israele tutti i pullman hanno un agente armato per motivi di sicurezza.

Prima tappa il Kibbutz (villaggio comunitario per lo più basato su idee socialiste i cui membri mettono insieme le proprie risorse fisiche, materiali e intellettuali per il bene e per lo sviluppo della comunità) Pinat Shorashim, questo il nome del kibbutz che visitiamo, ha la caratteristica di essere dedicato alla pace, all'ambiente ed e' ispirato ad alcuni passi della Bibbia.
Sinceramente delle spiegazioni appena arrivati ci interessava ben poco e per fortuna questo lo avevano capito pure gli organizzatori, perche' girando l'angolo vicino agli alberi di fichi c'era un' immensa tavolata di formaggi, pane, frutta tutti freschissimi di produzione propria.

Che bontà, finite queste delizie e la strana colazione delle 9, facciamo un giro per il kibbutz e riprendiamo l'autobus verso Tel Aviv e Yafo, la parte più vecchia della città.
Riprendiamo il discorso su Herzl e i primi pionieri di fine 800, i rapporti con i vicini villaggi arabi, vediamo dove è nato Rabin e dove è stata fatta la dichiarazione d'indipendenza nel 1948. Tutto molto interessante ma si crepava dal caldo, eravamo molto molto stanchi, cosi' obblighiamo la guida a fermarci in una gelateria, non male il gelato, nulla a che vedere con quello italiano ma comunque crema e pezzettoni di cioccolato erano assai buoni.
Poi tempo libero. Chiamo mia zia che con mio zio viene a prendermi al Canyon (grandi e ben forniti centri commerciali), ma non vi dico i controlli per entrare tenendo conto che avevo valigia e zaino. Che carini i miei zii, ero un po' zombie e questo lo hanno pure riferito ai miei che tentavano di mettersi in contatto con me, ma le mie chiamate erano brevi e chiare, "sto bene ci sentiamo", che bello si mangia un bel piatto di pasta, qualche chiacchiera, poi riposo, controllo la mail, poi vedo mia nonna, mia cuginetta, una fetta di torta al cioccolato, una da portare con me e mio zio mi accompagna nel dormitorio studenti vicino a Kfar Saba che è una cittadina
a qualche km a nord di Tel Aviv. Finalmente ci riposiamo un pochetto, ci prepariamo per l'entrata del Sabato ebraico, tutti belli eleganti preghiamo, mangiamo e cantiamo fino a tarda serata, poi ci avvisano che manca l'ultima discussione della giornata.

Intorno alle 23 iniziano le presentazioni, ormai in parte inutili dal
momento che solitamente la presentazione la si fa all'inizio e non quasi alla fine. Ogni persona rappresentante di un paese doveva presentarsi e spiegare un pochino che faceva nella vita, descrizione del paese in cui vive, gli eventuali problemi etc etc. Per me l'Italia è sempre un po' difficile da raccontare, non so mai da dove partire, presento i miei studi, interessi, la storia della mia famiglia che ormai tutti conoscono, poi parlo dell'Italia come paese, del fatto che mi trovo piuttosto bene, mangio benissimo, è pazzesco il mio spirito nazionale, in questioni di cibo si fa molto sentire, ad esempio le mie teorie sulla Pizza, sul fatto che esista la pizza pizza e la pizza pizza hot che non è una pizza o sul fatto che ad
esempio mi sono scioccata che a Praga non avessero dell’Olio di Oliva e che nell’insalata al massimo ti portavano quello di noci e non so che. In seguito spiegazioni sulla vita ebraica in Italia, ci sono circa 35000 ebrei, la più grande comunità e' quella di Roma, seguono Milano e Torino, la più antica e grande è quella romana, la composizione delle comunità è molto varia per il fatto che gli ebrei di origine italiana sono la metà e l'altra è composta in gran parte da ebrei scappati da paesi arabi e in parte minore da ebrei dei paesi dell'Est (in particolare cio' vale per Milano).

Poi i vari problemi di attualità, nuovo antisemitismo, organizzazioni giovanili.
Di storie interessanti ce n'erano parecchie.
Il giorno dopo relax totale anche perchè il sabato obbiettivamente non puoi fare altro e, sebbene l'organizzazione non fosse religiosa, si tentava di fare felici tutti e tutto sommato ci sono anche riusciti. Tardo pomeriggio sono venuti degli studenti israeliani a parlarci e la cosa si è fatta molto interessante poichè ci siamo veramente resi conto di quali potessero essere i problemi per dei nostri coetanei qui, l'arrivo dei Russi (un milione di
Russi e Ucraini arrivati negli ultimi anni), percio’ problemi
d'integrazione, la guerra, la sicurezza, i rapporti con gli arabi
israeliani, i rapporti con i palestinesi, i rapporti con noi.
Poi serata libera a Tel Aviv, nella Tayelet (lungomare pieno di spiagge, musica e locali) come al solito piena di turisti francesi, che bello finalmente il mare, la spiaggia, i ricordi di quand'ero bambina e con i miei cugini facevamo le lunghe passeggiate.

Domenica si parte verso il Negev, il deserto israeliano che occupa circa il 60% del territorio, attraversiamo la città di Ber Sheva dove vediamo in pullman l'università e ci dirigiamo verso Mizpe Ramon. Ci fermiamo in un’area di servizio, rifornimento di cibo e qui con un gelato in regalo abbiamo un pallone. Molto utile in 3 orette di viaggio, ci mettiamo a giocare a pallavolo in autobus mentre il paziente conducente si metteva le mani nei capelli e cercava di dimenticare il tutto con la musica dei Bee Gees.

Prima tappa Sde Boker luogo dove è vissuto e si è ritirato David Ben Gurion, primo ministro d'Israele nonchè ministro della difesa e uno dei simboli dello Stato Ebraico, un gran giardino con delle capanne e dei pannelli con le spiegazioni, poi la sua casa minuscola, più piccola dell'appartamento in cui vivo e il museo. La cosa che mi ha impressionato di più è stata la semplicità e l'umiltà di quest'uomo. Tra le sue idee quella più interessante riguardava proprio il deserto, ora, se si va in Israele, è impressionante vedere queste strade a zig zag asfaltate e non sul deserto e sulla roccia
corrosa dall'acqua che scorreva per la valle in tempi remoti, si trovano tanti villaggi, i beduini, i sistemi di irrigazione e luce elettrica, i Kibbutz, i campi per addestramento militare, impianti turistici e storici come Eilat nel Sud che è la città che dà sul Mar Rosso, un po' la Sharm israeliana, con porto, impianti per fare sub, wind surf e tutti i divertimenti notturni, poi il Mar Morto con impianti per le cure delle malattie della pelle, la fortezza di Massada, l'Oasi di Ein Ghedi.

Insomma, tutto cio' meno di 50 anni fa era deserto, se penso alla situazione di Milano che sono vent'anni che dicono allarghiamo il Metro' o ci mettono 10 anni per costruire un Tunnel.
Finita la visita, problemino : la ruota del pulman si rompe, scoppia, cosi' dobbiamo rimanere li' con la nostra guida un ragazzo rumeno che si occupa della storia di Israele, molto bravo ma non la smetteva di parlare, non respirava, neppure una pausetta, peggio di un giradischi pure in pullman in cui solitamente abbiamo tempo per noi, toglieteli le pile!
Sostiamo nel parco naturale di Ben Gurion, fatte le foto di gruppo con dietro il deserto, abbiamo ripreso il pullman e l'autista si è dato da fare ha messo i Bee Gees a tutto volume, tra un po' si metteva a ballare, noi che eravamo calmi calmini, lui che correva in mezzo al deserto con Staing Alive a tutto volume, pero' alla fine era un grande, solo pochi autisti ti lasciamo giocare a pallavolo, mangiare, bere, stare in piedi. Ci siamo fermati in una cittadina e li' per la prima volta ho conosciuto degli ebrei indiani, abbiamo passato un ora e mezza a intervistare la gente per strada, per nostra fortuna in israele tutti parlano due se non tre lingue e in qualche modo si riesce ad arrangiarsi. Sono ormai le 8 e si fa tardi, ci
manca la parte più divertente la notte in tenda con i beduini.


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Pamela Lawi
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VIII

15 Agosto ore 21

Il pullman si ferma in uno spazio in mezzo al deserto vicino alla cittadina di Arad, l'autista ci fa scendere velocemente. Ci troviamo in mezzo al deserto, davanti a noi tante tende enormi, ognuna con cuscinetti e poteva contenere senza problemi tra le cinquanta e
cento persone, qualche palma qua e la', una stalla con cammelli e asini, in libertà c'erano gatti del deserto e lepri e poi qualche casetta di pietra.

In un gran tendone pieno di giovani da tutto il mondo, ci fanno accomodare e ci danno da mangiare della carne, insalate, riso, sottaceti, pane arabo appena cotto, eravamo seduti su dei comodi cuscinetti posati su dei tappeti e il cibo era posto su un gran vassoio rialzato, finiamo di mangiare, arriva il thè alla menta con tanto zucchero in bicchierini di vetro, il mio preferito. Finita la cena, con zaino in spalla fornito dell'indispensabile per una notte all'aperto, andiamo in un'altra tenda, qui i beduini del posto ci attendono, si presentano e ci spiegano un po' chi sono, partendo dalla parola "ospitalità", concetto molto importante in questo ambiente, un giorno si dà ospitalità a qualcuno e magari dopo
qualche giorno si sarà ospiti da qualcun altro, non si chiede mai : chi sei? nè : perchè sei qua? inizia poi la cerimonia del caffè e il pane fresco, cotto sotto i nostri occhi, mentre Mohamad ci delizia con un po' di musica orientale suonando l' Ut (strumento a 6 corde
simile alla chitarra). Finito il concerto, passiamo un po' di tempo a parlare con il musicista laureatosi in Musica all'università di Gerusalemme, ci spiega che gli uomini solitamente si vestono di colori bianchi poichè sono facilmente visibili nel deserto e la
donna di nero in simbolo di modestia.

I beduini sono cittadini israeliani di religione musulmana, circa 100000, integrati nella società solitamente non hanno dimora fissa e si spostano nel deserto, ma uno dei maggiori problemi che hanno è il rapporto con la modernità, il problema della sedentarietà della vita moderna e come conciliarla con le tradizioni, i problemi burocratici legati ai dati perosnali , il deserto che modernizzandosi e che per motivi di sicurezza diventa sempre meno agibile a una vita in movimento.
Poi facciamo qualche domanda in riguardo all'Islam e alle regole fondamentali .
Infine ci dirigono verso la nostra tenda e iniziamo a organizzarci con sacchi a pelo, cuscinetti e iniziano le chiacchiere. La nostra tenda dava sulla stalla, per fortuna che, essendo grande, ci siamo messi tutti diametralmente all'opposto di questa. Verso le 2 di
mattino si dorme.

Purtroppo non ho il sonno molto pesante e i gatti randagi fanno una confusione, salgono sugli alberi, tentano di prendere l'uccellino ma cadono quando questo vola via. Cosi' un pochetto prima dell'alba mi sveglio. Che bel paesaggio e il sole sul deserto, i gatti che si
rincorrono, le lepri stordite che saltano, i cammelli che puzzano e fanno le facce strane, e poi i rumori, i suoni, il vento, i colori, era da tanto tempo che mi mancava il contatto con l'ambiente. Sveglia relativamente presto come prima tappa della giornata a Massada.

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Pamela Lawi
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IX

16 agosto

Sveglia relativamente presto come prima tappa della giornata a Massada, rocca a circa 440 m sul livello del Mar Morto, conosciuta poiché nel 72 d.c. circa 10000 legionari Romani assediarono la fortezza in cui si trovavano circa 1000 ebrei resistenti. I Romani questi fecero costruire una rampa per espugnare la fortezza. Quando i difensori capirono di non avere più speranze, decisero il suicidio collettivo e tutto cio’ si trova raccontato da Giuseppe Flavio.

Massada diventa simbolo di eroismo ebraico e per noi spunto di riflessione e di un’altra conferenza all’ombra del sole cocente.
Alle 11, con un caldo atroce, iniziamo la nostra salita a piedi in mezzo al deserto, crema solare, bottiglie d’acqua in mano, bandana e occhiali da sole, si parte. Alla fine sono una venticinquina di minuti, distrutti si arriva su, li’fa ancora più caldo e si inizia a parlare e discutere, poi un occhiata al fantastico paesaggio e prendiamo la funivia per scendere, breve sosta al souvenir e poi l’autobus per l’ultima tappa Gerusalemme.

A Gerusalemme stiamo in una riservato centro studentesco costruito dal KKL, associazione che si occupa di piantare alberi, Israele un tempo era tutta palude e deserto, ora è alberi e meno deserto. Il luogo è molto carino, le stanze sono belle, c’è la piscina, è pieno di verde, cosa che in Israele non viene data proprio per scontata. Iniziamo con le conferenze e passiamo circa 5 ore in una stanza a parlare, è stato lunghissimo e eravamo più o meno a pezzi.
Il giorno seguente finalmente la visita alla città Vecchia di Gerusalemme, erano circa quattro anni che non ci andavo e ogni volta la cosa mi emoziona parecchio, insomma alla fine si tratta della città più importante per le tre religioni monoteiste e mi ricordo benissimo tutte le gite che organizzavamo con tutta la famiglia quando eravamo piccoli.

Qualche breve informazione su Gerusalemme, si trova in collina tra il Monte del Tempio a nord, il monte Sion a ovest, il monte Ophel a est e poi la valle Tyropeon. Insomma è un su e giù tra le colline, di giorno il sole batte e forte la sera c’è un leggero venticello ma bisogna coprirsi Qualche breve accenno storico, la città costruita e' passata dal Regno di David circa 1000a.c, ai Greci, poi ai Babilonesi nel 586a.c (prima diaspora), agli Elleni dal 63-638 poi ai Romani, in seguito bizantini, Periodo musulmano 639-1099, Crociate1099-1187, Mamelucchi 1187-1517, Impero Ottomano 1517-1917, mandato britannico 1917-1948, poi Israele. Insomma un po’ di tutto e di tutti e cio’ lo si vede e capisce molto bene, da un lato questa città potrebbe essere il paradiso dell’archeologo, dall’altro mica tanto poiché ogni due per tre tra moschea chiesa tempio non si scava più o bisogna stare molto attenti. Comunque si trova di tutto per tutti.

La circonferenza della Città Vecchia (centro storico per intenderci, quello che solitamente si vede nelle cartoline), e' di 4 km, ci sono 4 porte, Porta di Giaffa a Ovest, Porta di Damasco a nord, Porta dei Leoni chiamata anche Santo Stefano ad est, Porta di Sion a sud, poi ci sono anche la Porta Nuova e quella di Erode. Ci sono in tutto 4 quartieri, quello ebraico a sud-est, armeno a sud ovest, cristiano a nord ovest, musulmano a nord est.

Arriviamo mi sembra alla porta di Giaffa ma non ricordo, subito iniziamo il nostro tour già con tempo di visita piuttosto esiguo, neppure 4 ore, visitiamo musei con scavi e poi scavi ancora e ancora e ancora, per fortuna che non era la mia prima volta se no mi sarei piuttosto innervosita a non vedere né parlare di cose che ritengo di gran lunga più interessanti, ma comunque il tour di tutti i quartieri con tanto di Via Dolorosa, Santo Sepolcro, Moschea El -Aqsa, mi manca la Moschea di Omar, ci sono sempre arrivata vicina ma niente da fare prima o poi ce la farò, chiusa questa parentesi ci dirigiamo al Kotel, Muro del Pianto (Muro Occidentale), il luogo più importante per gli ebrei, questo è l’unico resto del Beit Hamikdash, il santuario ebraico distrutto per ben due volte prima dai babilonesi poi dai romani da Tito e poi non più ricostruito dopo il 70d.c., giusto dietro di esso si trova la moschea di Omar con la sua dorata cupola. In qualche metro si trovano tre tra i luoghi più importanti di preghiera per le tre religioni ebraica, cristiana e musulmana.

La situazione per fortuna è calmissima, i soliti controlli e finalmente si entra, turisti da tutto il mondo, gente che si sposa, che fa il Bar Mitzva, che prega, ride, piange, fa foto, fa Zedaka (elemosina), compra i braccialettini rossi, tanta, tanta gente. Alla vista del Muro mi emoziono sempre un po’, ci danno una trentina di minuti, trovare un buchino per pregare non è sempre molto semplice poi avevo le decine di bigliettini per parenti ed amici da mettere nel Kotel, c’è questa usanza di scrivere un bigliettino poi lo si mette li’ e si prega, si spera che il desiderio, la preghiera o quel che è venga esaudito. Finito cio’ andiamo nel quartiere ebraico e li’,dopo qualche spiegazione, un po’ di tempo libero, avevo intenzione di prendermi una collanina con la scritta HAI che vuol dire vita dal momento che girare con la stella di Davide non è tra le cose più sicure in Europa, poi volevo un quadro per la mia stanza ma, nonostante avessero prezzi molto abbordabili e alcuni fossero parecchio belli, avevano dimensioni improponibili se dovevo fare altre 2 settimane cambiando 3 paesi e poi cercavo un darbuka (tamburello per intenderci), camminiam camminiam e finalmente entriamo nel shuk (mercato) arabo, la situazione come sempre, gente che tenta di venderti tutto e l’impossibile ma questo è più che normale, ero indecisa se comprarmi un narghilè, vedendone talmente tanti, ma prenderlo per non utilizzarlo non mi sembrava una saggia idea, cosi’ ho optato per il darbuka, ce n’erano per tutti i gusti, da quelli con i Pokemon a quelli più seri, il mio problema era che questo me lo sarei dovuto portare in qualche modo poiché non tornavo subito a casa. Trovato un posticino simpatico inizia la contrattazione, insomma al mercato si tratta e alla fine ci si riesce e esco fuori con un simpatico darbuka piccolo piccolo.

Finita la visita si ritorna all’autobus, conferenze e poi pronti per partire a Har Herzl ma c’è un problema, mentre attendevo in largo anticipo nella hall del centro i miei amici, controllando la mia posta email vedo entrare nella hall tantissima gente, non do’ a cio’ molta importanza, poi ci avvertono vietato uscire motivi di sicurezza, pacco sospetto, evacuazione degli spazi liberi e edifici adiacenti, ci fanno mettere dalla parte opposta alle finestre calmi e seduti. Arrivano i bomb cops con i robot per fare brillare l’oggetto e dopo circa 40 minutini accampati ci fanno uscire, insomma si tratta sempre di un paese in guerra con ben 23.000 attentati o tentativi di attentato in 4 anni e c’è poco di cui scherzare. In effetti l’unica cosa che non ti fa andare subito in panico è vedere l’ atteggiamento di chi qui ci vive e la gente era piuttosto calma e abituata, oltre che comunque lontana dal pacco identificato.

Arriviamo finalmente a Har Herzl dove si trovano il Cimitero Nazionale e quello militare, per prima cosa andiamo a vedere la tomba di Theodor Herzl, fondatore del sionismo e uomo di cui abbiam tentato di seguire le tappe e soprattutto il pensiero da Budapest fino alla fondazione di Israele, l’uomo che disse “Se lo vorrete non sarà un sogno, tra 50 anni ci sarà uno stato ebraico", fu preso per un pazzo sclerato, ma alla fine cio’ che disse accadde veramente e ora è la gloria nazionale. Herzl non ebbe tempo di veder la fondazione dello stato poiché muore a 44 anni nel 1904. Questo verde spazio, poiché la sensazione non è quella di un cimitero, è veramente molto diverso, sembra per alcuni versi più un parco commemorativo, qui ci sono le tombe di personaggi come Yitzchak Rabin, primo ministro, assassinato nel novembre 1996 da un pazzo ebreo omicida e la moglie, poi la tomba di Golda Meir (1898Kiev -1978Gerusalemme), donna importantissima per gli ebrei del mondo , una delle fondatrici dello stato Israele, ministro del Lavoro e degli Esteri e soprattutto ambasciatrice di Israele nell’Unione Sovietica dove vivevano circa 3 milioni di ebrei che non se la passavano per nulla bene sotto il regime comunista che tentava in ogni modo tramite omicidi, gulag, leggi severissime, di fermare l’identità ebraica e le tradizioni. Poi altri personaggi come Jabotinsky e Hannah Senesh. La cosa che sorprende di più è che le tombe fondamentalmente sono tutte uguali, sia che si parli del più importante presidente di stato al più semplice soldato, si tratta di marmo nero, a forma di letto.

Ci dirigiamo poi nella parte militare dove si trovano centinaia di tombe tutte uguali ordinate con la data dalla fondazione dello stato a oggi, ci sono scritte le seguenti informazioni: nome, figlio di, vive il, cade il, si dà enfasi su quanto era giovane, la cosa sbalorditiva era poi vedere che si trattava di gente che veniva veramente da tutto il mondo, si possono trovare tutti i paesi, dalla Romania all’Irak, dalla Francia all’Australia, all’India, ascoltiamo tantissime storie, in un viaggio come questo si ascoltano storie di tantissime vite e cio’ serve molto poiché alcune volte capita che non ci si renda conto che ogni persona è una storia, una vita. In questo luogo dell’Har Herzl vengono sepolte le persone che sono nate o vissute o morte a Gerusalemme, scendiamo dalle scale e troviamo qualcosa che sembra una parete di marmo, ci sono i nomi delle vittime del terrorismo e poi delle parti vuote. La nostra guida ci racconta una storia che mi ha fatto abbastanza pensare, una cosa che si nota subito quando si visita un po’ di Israele è vedere che molti templi, musei, scuole, eccetera sono donati da ebrei della diaspora, un signore un giorno chiese alla guida : "ma come mai qui tutto è donato da qualcuno che sta fuori e gli israeliani che abitano qua che fanno?" e la guida gli ha semplicemente fatto vedere i nomi e nomi e nomi e nomi di persone cadute per difendere questa terra.

Finita la visita in questo settore ritorniamo vicino alla tomba di Herzl e li’ incontriamo degli studenti americani che avevano fatto più o meno il nostro percorso, scambiamo quattro chiacchiere, qualche canzone e poi tutti al centro per un bel barbecue .
Il giorno dopo valigia e poi al dipartimento dell’educazione per iniziare a stendere le ricerche fatte negli ultimi anni, mesi e nel viaggio, cosi’ ritorno per la milionesima volta a dover scrivere un qualcosa sull’antisemitismo, tra tutti i temi penso che sarebbe stato l’ultimo che personalmente avrei scelto poiché sono satura, la cosa di cui mi sono resa più conto è che se ne parla tantissimo, alcune volte a sproposito e soprattutto in modo sbagliato, fa molto piacere vedere documentari su documentari, commemorazioni, discorsi, chi più ne vuole ne metta ma alla fine dei conti la gente parla molto di antisemitismo ma non sa cos’è o meglio molte volte non lo sa distinguere né identificare, questo credo sia il problema principale.

Antisemitismo puo’ voler dire uccidere un ebreo o malmenarlo, insultarlo, o ancora accusarlo di lobbismo piuttosto che di complotto per la conquista del mondo, congiura internazionale, magnati del capitalismo e altre sciocchezze varie che trovano radici già a fine 1800 per poi diffondersi ben benino con il Nazismo e poi soprattutto nel Regime Comunista e anche un bel po’ in questo periodo, poi l'accusa di deicidio, di aver ucciso Gesu’ e di essere il nuovo Satana, il male da distruggere nella società (da qui inquisizione, ghetti, pogrom), ebrei i nuovi nazisti e veri nazisti che se la sono cercata (questo pensiero nato giusto dopo la seconda guerra mondiale pima nell’Unione Sovietica, con questo metodo senza problemi si nega e revisiona tutta la storia della Shoa e ancora questo problema si trova molto spesso nei media che fanno sarcasmo, o su parecchi muri di città per poi non parlare di alcuni stati che si sentano minacciati e vittime degli ebrei quando ne sono stati i più grandi collaborazionisti e carnefici, come la Polonia) e infine il più attuale e scottante, il tema del sionismo in cui le critiche a uno stato e a un governo, lecite, ma troppe nascondono pregiudizi e idee totalmente antisemite, neppure si ha il coraggio di chiamare gli ebrei con il loro vero nome, li devono chiamare "sionisti" e poi li rappresentano nello stesso modo in cui sono stati stereotipati per secoli e secoli, forse sono i troppi sensi di colpa o le scomode situazioni in cui ci si viene a trovare, o le incongruenze di questo modo di pensare che neppure si ha il coraggio di ammettere i propri pregiudizi , codardi!.

Alla fine comunque mi sono soffermata sull’antisemitismo nelle immagini, le vignette e il nuovo antisemitismo di questi ultimi anni. Risultava chiaramente che le immagini che avevano caratteri antisemiti avevano spesso le seguenti caratteristiche: ebrei accusati di essere vampiri, di compiere omicidi rituali, collegamento ebrei e soldi, collegamento ebrei e sangue, mostri stereotipati, capitalisti senza scrupoli (è interessante che per il comunismo gli ebrei sono tutti capitalisti, per l’estrema destra sono tutti comunisti, quando in percentuale statistica durante questo secolo non son neppure un 15%), collegamenti all’uccisione di Gesu', collegamento Israele nazismo e ebrei nazisti (è particolare questo collegamento, è nato nel 1945, lo stato ebraico non esisteva il problema palestinese neppure), l’uso della Shoa contro gli ebrei stessi, e ora la ciliegina della torta, immagini che si trovano soprattutto su stampa di estrema sinistra e mondo islamico estremista, collegamenti tra modernismo, globalizzazione e ebrei, immagini secondo le quali Coca Cola e Mc Donald (in cui gli ebrei oltretutto non potrebbero mangiare), pikatciu (non vi dico che ridere trovare dei link tra i pokemon e i cattivi ebrei).

Dopo attente analisi e discussioni che non finiscono più, apro la stampa che comunemente si trova nei giornalai e mi metto le mani sui capelli. Poichè obbiettivamente si propongono soluzioni al problema, ma difficilmente si esce su qualcosa che è coscientemente o incoscientemente patrimonio di una società. Una volta mi ricordo che mi missi a ridere quando un amico, per dimostrarmi che non c’era antisemitismo, per una trentina di minuti fermo’ la gente per strada domandando : "Scusi Signora ha dei pregiudizi contro gli ebrei? li rivorrebbe vedere nei campi di concentramento?". Le persone erano prima di tutto impauritissime nel vedere questo ragazzo che si fionda a chiedere a gente che magari usciva dal supermercato o andava al lavoro o ragazzi a scuola, delle domande cosi’ “strane”, e alla fine di questo esperimento, d'altronde mal riuscito, gli risposi :" tu credi veramente che se anche una persona ha qualche minimo pregiudizio, con una domanda posta in questo modo, in queste circostanze, in cui oltre tutto c’e' un registratore venga a dirti : si' lo sono?"

Finita la bozza, torniamo a prendere valigie e andiamo a Rechov Yeuda/Kikar Zion, il centro, devo dire che ero molto molto preoccupata nel senso che questo è il luogo per eccellenza dove avvengono gli attentati e avrei preferito qualsiasi altro luogo piuttosto che questo, ma poi arrivando là mi son sciolta un pochino, era tutta chiusa, per entrare e uscire sicurezza, metal detector, situazione simile all’aeroporto. La via di Zion, si tratta di una via pedonale con negozi, bar e tantissime bancarelle, per di più c’era non so che festa con tante banchetti e cibo kasher da tutto il mondo. Dopo un po’ di shopping mi fiondo al supermercato, io già di per me adoro i supermercati quando sono stressata o devo fare un esame o sono depressa, fare un salto al supermercato mi tira su, è una cosa parecchio strana, faccio shopping di torte, caramelle, Mash Mallows, “tutte cose sane” che a Milano per motivi religiosi non mangio o di cui c'e' solo una esigua scelta.

Ci diamo appuntamento all’entrata della via sulle gradinate, una cosa mi ha fatto sorridere tantissimo mentre aspettavo gli altri con un gruppo di amici, su meno di 3 m di spazio vicino a me si trovavano un rabbino, un rockettaro heavy metal con tanto di 12 piercing e 4 tatuaggi visibili, non c’era nulla da fare li ho contati, tre donne con il chador, un prete greco-ortodosso, dei turisti francesi, insomma è bello, quasi quasi poteva andar bene per la nuova campagna pubblicitaria della Benetton. Ci siamo raccolti tutti al ristorante per stare con lo staff dell’ ufficio che ci ha organizzato il viaggio. Questo posto era un tempo la casa di Rav Kook, uno dei più importanti e amati rabbini sionisti nonché ispiratore del movimento giovanile di cui facevo parte quando ero più giovane, il Benè Akiva. Bella tavolata in giardino, ho mangiato dei ravioli al pesto buonissimi e anche quelli ai funghi, tra i più buoni in vita mia. Non pensavo, sono molto restia in queste cose all’estero nel dare ottimi giudizi. Finite le foto e i saluti, si parte per l’aeroporto poiché, come al solito, il volo parte ad orari assurdi.

Shopping al Duty Free, c’erano offerte di profumi, ho fatto saccheggi. Arrivo a Parigi per le 4 del mattino, stiamo un po’ tutti assieme e poi i saluti, io avevo deciso di rimanere qualche giorno a Parigi da dei carissimi amici e poi partire per la settimana a Berlino.

Pamela Lawi - Concerto di Sogni @2004


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