Ammetto di preferire la tranquillità al rumore del traffico cittadino, che è pur sempre sinonimo di vita; ecco perché amo tanto rifugiarmi, a volte mentalmente, ed ora anche fisicamente in quest’angolo di verde. E così mentre con lo sguardo accarezzo le cime dei monti mi accorgo che qualcosa è cambiato.
Non odo più il garrire dei balestrucci. Per anni li ammiravo posati sui fili dell’alta tensione o quando si inseguivano nelle prove di volo. Ora solo il cinguettio di qualche passero sempre più “solitario” . Qualcosa è cambiato nell’ecosistema, infatti i bianchi gabbiani che si nutrivano nelle acque dell’Eridio, ora volano quasi sopra la mia casa e si posano sui tetti. Mai si erano spinti così nell’entroterra. I grilli che accompagnavano le notti d’estate, ora tacciono.
Cosa è rimasto mi chiedo? Certo, tutto muta nel tempo, anche noi cambiamo e non solo esteriormente; forse sono solo legata ai ricordi di tante estati passate nell’allegria spensierata di anni più verdi. Mi guardo attorno, la mia casa è sempre la stessa; le foto di famiglia incorniciate e posate su di un mobile, la mia terrazza attrezzata di tutto punto, allora cosa mi manca? Forse proprio loro, le mie amate rondini.
Nella montagna di fronte c’è un’enorme roccia a forma di testa di cavallo che spicca sul verde della vegetazione. Ecco qualcosa che non cambierà, un punto fermo e solido come il materiale di cui è costituita. Che bello! Intanto respiro a pieni polmoni, osservo il torrente che scorre sotto le mie finestre e lascio che porti via i miei pensieri.