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 I film che piacciono a me
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Roberto Mahlab
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Inserito - 08/07/2007 :  21:07:31  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Neppure mi conoscono, eppure me ne dicono sempre di tutti i colori. Mi riferisco ai critici cinematografici che dalle pagine dei più influenti quotidiani italiani non solo deridono i film che piacciono a me, ma da un pò di tempo se la prendono direttamente con chi li va a vedere e cioè con me. Prendiamo come esempio "Una notte al museo", con Ben Stiller, una pellicola che negli Stati Uniti ha battuto i record di incasso e che mi ha divertito moltissimo, ebbene il giorno dopo ho letto la critica del recensore del maggiore quotidiano di Milano che lo liquidava con questi discorsi :"quanto sono sciocchi gli americani a fare un film del genere e quanto sono bambini non cresciuti tutti coloro che vanno a vedere film del genere". Neppure una parola sulla trama, sugli attori, sulla regia, parole sempre uguali, dedicate solo ai film americani naturalmente, se lo stesso identico film fosse stato Uzbeko, il critico avrebbe gridato al capolavoro.
Nel giro di una settimana "Una notte al museo" finì in testa agli incassi pure in Italia e fui felice di essere in compagnia di milioni di concittadini caduti in errore, con sommo dispiacere di chi invece apprezzerebbe titoli come :"L'incrociatore Lenin" e "Alba rossa in Bielorussia". Immagino che il nostro critico cinematografico ne parlerebbe bene anche prima che il regista stesso ne scrivesse il copione, una recensione positivissima per un film neppure ancora concepito, tipo "Alba rossa sull'incrociatore Lenin", sperabilmente interpretato da Ben Stiller nella parte del nemico del popolo messo a vogare per redimersi dalle idee capitaliste.

Stessa stroncatura è stata riservata a "Una buona annata", interpretato da Russel Crowe, un bel film ambientato tra i vigneti della Francia e, leggendo le critiche, mi sono chiesto :"ma i critici vanno al cinema per non divertirsi e sparlare?". Eppure i grandi attori americani sono bravi e si immedesimano nella parte coinvolgendo lo spettatore, ad esempio in "Intrigo a Berlino" con George Clooney, una sceneggiatura che strizza molti occhi a "Casablanca", il buon George ha la stessa reazione di Humphrey Bogart all'aereoporto verso la dama fatale. E pensate che già all'inizio del film io glielo volevo suggerire a George :"amico, lasciala perdere, ho letto le recensioni, so che non è tutto oro quello che luccica, non posso dirti altro, ma credimi, non starle dietro". George non mi è stato a sentire e alla fine ha dovuto darmi ragione, ma solo all'ultimo fotogramma.

Io non me ne perdo uno : "I pirati dei Caraibi", "Spiderman",
"Superman", X-Men", "Batman", "Star wars", "Ocean 13" e poi i gialli, i thriller, i film di spionaggio e proprio un paio di settimane fa mi è capitato di gustarmi l'ultimo della serie dei "Fantastici quattro", ebbene sono uscito euforico dalla sala, mescolandomi casualmente agli spettatori delle altre proiezioni del multisala, una signora molto seria esclama : "stupendo, questo è un film!", non si riferiva allo stesso mio, ma ad una pellicola sociologica e ideologica proiettata nella sala accanto, io ho annuito, rispondendo "sante parole!". La signora ha aggiunto con tono sprezzante :"e pensare che c'è senz'altro chi stasera è andato a vedere i Fantastici quattro!". Al che io ho mimato una indignata incredulità.
Mentre mi incamminavo per tornare a casa, avvertii uno sguardo che mi seguiva, mi volsi e vidi l'espressione di rimprovero sul volto di un bambino che era seduto a poca distanza da me nella sala dei "Fantastici quattro", gli feci un cenno con un'alzata di ciglia, come per spiegargli che un giorno avrebbe capito. Ricambiò con un'occhiata di fuoco che significava :"traditore".

Nel mio passato il problema cinematografico conobbe momenti drammatici, ci fu un periodo in cui venivo invitato al cinema da un gruppo di persone che mi ci portavano, mi viene in mente adesso, per operare una sorta di mia "conversione", sapevano dei miei gusti e mi chiamavano almeno una volta alla settimana ad andare con loro a vedere film intellettuali di area ideologica, io li accontentavo per il piacere della compagnia ma mi accorgevo, quando uscivamo dal cinema, che ne parlavano tra loro lasciandomi isolato, alla decima occasione provai una profonda solitudine e iniziai a spiegare loro quello che avevo capito io del film. Quando terminai di raccontare che la scena che mi aveva colpito era quella di una padella con il soffritto di cipolle che prendeva fuoco nella cucina del protagonista, mi lanciarono sguardi gelidi e io ne fui costernato, perchè veramente volevo inserirmi nel gruppo e, in fondo, in un film che descrive la rivoluzione del popolo contro la borghesia imperialista, la scena della cucina davvero mi pareva singolare e degna di nota.
Evidentemente temettero di perdermi, perchè cambiarono atteggiamento e, con studiate pacche sulle spalle, fecero a gara per non scoraggiarmi e dissero tutti che il film non era poi stato così straordinario, mentre io affermavo contemporaneamente che mi era piaciuto, per non scoraggiarli a mia volta.

Credete, non fu facile arrivare ad una mutua comprensione, all'uscita dal film successivo decisi di prevenirli e dissi che dopo tutto la sceneggiatura non era stata granchè, proprio mentre loro dicevano il contrario e passarono molte e molte sere fino a che riuscii a sincronizzarmi, lo ricordo con commozione. Certo usai un trucco, diedi il mio parere concorde per ultimo, a riprova che si impara dall'esperienza. Furono talmente soddisfatti della mia crescita intellettuale che si dissero sicuri che non sarei mai più andato a vedere film con i buoni e i cattivi, ero contento anche io, avevo finalmente degli amici con cui andare in giro.

Non durò a lungo, una serata che mi rimarrà impressa per sempre nella memoria, mi portarono a vedere un film in cui i protagonisti chiacchieravano di politica attorno ad un tavolo da pranzo per due ore di fila, quando uscimmo, anzichè accodarmi alla semplice e ormai rituale costatazione dei miei amici sul fatto che il film ci fosse piaciuto o meno, osai proporre il mio parere sull'argomento, specialmente sul fatto dell'utilizzo della musica in chiave politica. Rimasero di sasso e sperai di averli impressionati favorevolmente, prima di salutarli per tornare a casa, con l'animo colmo di serenità.
In metropolitana salirono due persone con un violino e una fisarmonica e suonarono note slave per il tempo delle mie due fermate. Il vagone era pieno e ovviamente ognuno dei presenti aveva la mente impegnata, chi preoccupato per la discesa delle quotazioni dello stagno, chi infelice per l'aumento dei tassi in Brasile, chi per mille altri motivi ovviamente un po' meno importanti e chi, come me, sorridente al ricordo dei cari amici. Dopo pochi secondi di quella musica profonda, i passeggeri smisero di pensare ai problemi terreni e si lasciarono andare all'ascolto della melodia. Mi venne in mente che sembrava la parodia del film che avevamo appena visto, però con attori reali e con il significato reale della musica. Alla fine i due bravissimi musicisti che probabilmente non avevano pagato il biglietto per salire sulla metropolitana si ritrovarono pieni di pezzetti di carta firmati dall'allora governatore della Banca d'Italia e gli ascoltatori tornarono ai loro pensieri terreni, avevano i visi beati e anzi, persone che non si conoscevano e che se ne sarebbero dette di tutti i colori ai semafori passanti dal rosso al verde, si sorridevano apertamente e con complicita' e anche io ricevetti la mia dose di sorrisi da un gruppetto di turiste.

La domenica successiva passai di fronte ad un cinema dove proiettavano il film di fantascienza di successo intitolato "Lost in Space", non resistetti al riemergere del mio vero animo ed entrai.
Quella sera lo confessai al gruppo di amici, cercando di giustificarmi, dicendo loro che era stato orribile, che avevano del tutto ragione ad evitare pellicole del genere, che non sapevo neppure trovare i vocabili per definire una terrificante narrazione in cui c'erano i buoni e i cattivi con il trionfo alla fine del bene, dissi che mi si era accapponata la pelle a causa di un rifiuto viscerale che aveva attanagliato profondamente il mio animo obbligato ad osservare ancora tali agghiaccianti vicende dopo che la mia mente era stata ricondotta alla ragione delle cose umane grazie alle loro amichevoli cure e che in fondo io ero andato a vedere l'orribile Lost in Space proprio per dimostrare a me stesso che mai e poi mai sarei andato a vedere nella mia vita un film di tal fatta.

Fu la fine delle uscite cinematografiche in compagnia, mi inseguirono per le vie del centro della città con parole molto simili a quelle che gli stroncatori dei film che piacciono a me riservano non solo alle pellicole, ma anche agli spettatori che vanno a vederle. E così ritornai tutto da solo a vedere i film che piacciono a me.

Pensate che non abbia più amici con i quali andare al cinema? Quando torno dal ricevimento a Gotham City a cui mi ha invitato Batman, vi rispondo. E poi il trucco di andare nei multisala e di inserirmi all'uscita tra le persone che hanno appena visto un film intellettuale, camuffa abilmente la mia complicità con i registi delle sceneggiature con i buoni e i cattivi.

Un giorno lontano verrà, tra cinquant'anni forse, tra cinquecento certamente, quando i critici cinematografici riprenderanno ad andare al cinema per divertirsi e non per rifilarci recensioni preconfezionate e sempre uguali nella stroncatura ideologica preventiva e quel giorno un bambino divenuto adulto uscirà dalla visione del ottantasettesimo episodio dei "Fantastici quattro" insieme a tanti amici sorridenti che non avranno più necessità di nascondere i loro gusti e avvertirà uno sguardo su di sè, si volterà e vedrà un vecchissimo signore che gli lancerà un segno di saluto con un'alzata di ciglia. Dapprima sul suo volto si disegnerà una perplessa curiosità, poi un lampo di comprensione, la memoria gli si schiarirà e finalmente risponderà anche lui con un'alzata di ciglia.

Roberto Mahlab


   
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