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Roberto Mahlab
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Inserito - 14/10/2007 :  19:05:26  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
"Una Coca Cola, il bicchiere più grande per favore", l'addetta al servizio bar del cinema pensava certo che io avessi molta sete, invece avevo molta paura. Il bicchierone di Coca Cola non mi serviva per il suo contenuto, ma per potermelo mettere davanti agli occhi durante le scene più terrorizzanti delle proiezioni dei film che ho scelto di andare a vedere nelle scorse due serate.

"Invasion" con una meravigliosa Nicole Kidman e con coprotagonista il più recente 'agente 007', Daniel Craig, è la riproposta attuale del famoso "l'invasione degli ultracorpi", una trama che risveglia il maggiore terrore degli esseri umani, i virus, anche se il contagio colpisce le menti e produce catene di zombies che a loro volta vanno a caccia di chi zombie non è. Nicole Kidman è una attrice camaleontica, un ruolo diverso in ogni pellicola ed è capace di immedesimarsi in qualsiasi parte, straordinario come appaia che anche il suo volto cambi a seconda del soggetto che interpreta.

Caratteristica comune dei film con gli zombies è la infaticabile ricerca da parte dei protagonisti del vaccino per salvare sè stessi e poi l'intera umanità superstite.


"Resident evil : extinction" è la terza puntata della saga interpretata da Mila Jovovich, in un pianeta devastato dalla malattia che ha tramutato miliardi di persone in zombies. Gli effetti speciali di questo film sono straordinari e gli zombies paiono personaggi veri in carne e ossa e le battaglie tra loro e gli umani sono spettacolari.

All'uscita da questi film, di solito si notano gli spettatori camminare rasenti ai muri e lanciare sguardi sospettosamente scrutatori verso le persone che incrociano per la strada. Non si sa mai, magari mentre stavamo al cinema, un virus ha colpito la Terra e ha trasformato gli altri abitanti in zombies. Improbabile dite? Eppure...

Isola di Concerto di Sogni - autunno 2007

Il traghetto attraccò al pontile dell'insenatura, il marinaio lanciò con maestria la spessa corda che si arrotolò attorno alla gomena, il fianco dell'imbarcazione si appoggiò alle assi di legno scricchiolante e una donna ci saltò sopra con entusiasmo, assaporando l'aria fresca e salmastra del luogo che era rimasto nel suo animo fin dalla prima volta in cui ci era sbarcata, le vicende della vita l'avevano successivamente portata lontano, ma la nostalgia aveva prevalso e il suo spirito aveva necessità di ritrovare un porto sicuro e sereno da cui trarre nuova linfa per affrontare le difficoltà dell'esistenza. Il traghetto si allontanò verso il mare aperto e la donna si avviò verso la casetta di mattoncini chiari tra la spiaggia e la foresta. Ricordava l'accoglienza di neppure tanto tempo prima, la gentilezza, il rispettoso affetto. Spinse la porta sulla quale era indicato 'avanti' e i suoi occhi fecero fatica ad abituarsi alla penombra ravvivata solo dalla luce fioca proveniente da un raggio di sole pomeridiano che attraversava un pertugio della persiana socchiusa della finestra. Stropicciò gli occhi per riuscire a indovinare i contorni della apparente forma umana appoggiata al bancone. La porta si richiuse dietro di lei con uno scatto che la fece trasalire. "Buon giorno", disse con la voce più allegra che potè, ma con il respiro affannoso e un inquietante battito del cuore. Il suono gutturale che ebbe in riposta al saluto la raggelò. Chiuse gli occhi e iniziò a tremare, avvertì che la paralisi della paura avvolgeva il suo corpo, proruppe in singhiozzi disperati, consapevole che non sarebbero serviti.

Alcune settimane più tardi

"Buon giorno, sono Daniel Craig, della polizia del continente", la voce roboante dell'uomo appena sbarcato dal traghetto provocò un movimento brusco dietro il bancone della reception, ma la mancanza di illuminazione non gli consentì di vedere bene il volto dell'addetto. "Per caso tre settimane fa avete accolto una donna che aveva deciso di tornare su questa isola così lontana dalla civilizzazione?". Squillò il cellulare che aveva in tasca e l'uomo volse le spalle al bancone e rispose :"Ehi Joe! sì, sono arrivato sull'isola, mi pare un luogo paradisiaco, scommetto che è abitata da persone splendide!". Mentre esprimeva tale fiduciosa convinzione, i suoi occhi scorsero un'ombra sulla parete, i cui contorni gli ricordarono un'esperienza non molto piacevole durante una immersione disturbata da un branco di piovre gigantesche. Chi avesse ascoltato dall'esterno ponendo un orecchio al muro, avrebbe udito il suono dell'impatto del cellulare che toccava il pavimento e poi un verso come se qualcuno avesse mandato giù un boccone.

Su un volo intercontinentale

"Mamma, papà, guardate, un'isola!", la voce del bambino era eccitatissima e le sue mani premevano sul finestrino dell'aereo, i genitori accompagnarono il suo sguardo e sorrisero, era la prima volta che si portavano dietro il figlio, approfittando di una vacanza scolastica. "Sul depliant turistico la chiamano 'Isola di Concerto' e la descrivono come un luogo meraviglioso", disse la madre, "l'estate prossima magari ci veniamo a passare qualche giorno", concluse e il marito assentì.

Il mese successivo

Il cameraman avanzava a fatica sulla spiaggia dell'isola di Concerto, il peso non indifferente della telecamera lo sfiniva, il redattore correva di fronte a lui, "ma vuoi rallentare per favore? tu hai solo un taccuino e io ho questo affare addosso", protestò.
"Ehi, guarda qui, sembrano impronte di qualcuno che si trascina!", lo interruppe il giornalista, "è strano poi che da quando siamo sbarcati non abbiamo trovato anima viva, non so come riusciremo a concludere il nostro servizio su questo luogo incantato senza aver fatto almeno una intervista a qualche abitante", borbottò.
"Le impronte proseguono oltre la boscaglia, aspetta che sposto queste fronde, così tu puoi venire avanti con la telecamera", proseguì. "Senti", rispose il collega, "aspetta un momento, c'è un ambiente che non mi piace, un silenzio angosciante e quelle tracce a me sembra che finiscano dietro quei rami". Ma il giornalista si era già mosso e con una mano spostò le fronde.

Sede della rivista turistica

"Phil e Russ non è che si degnano di darci una chiamata, vero?", il direttore aveva un tono arrabbiato, "quei due li mandiamo sempre nei posti da sogno e guarda caso poi spariscono per un mese a far baldoria con le ragazze locali".

Isola di Concerto

Uno sguardo seguiva la scia dell'aereo all'orizzonte. Poi si abbassò verso la scia del traghetto che si avvicinava alla darsena.
Sugli scogli un raggio di sole si rifletteva su una lente che era appartenuta ad una telecamera.

Il continente - il giorno dopo

"Tim, guarda il traghetto dall'isola di Concerto, mi sembra che stia andando a zig zag!", disse l'ufficiale della guardia costiera rivolto al suo secondo.
"Hai ragione", gli rispose il sottoufficiale, "il pilota Frank si sarà fatto un goccio di troppo, quando sbarca si merita un rimprovero, guida come uno zombie!".

Pianeta Terra - due mesi dopo

Una voce gracchiante da una radio trasmittente di un negozio del centro di una metropoli devastata, lasciata accesa probabilmente perchè il proprietario non aveva avuto il tempo di spegnerla :"se c'è qualcuno ancora in vita laggiù, raggiungeteci nell'Ontario, i superstiti si stanno radunando qui, dopo la fine della civiltà".

Cari lettori, non preoccupatevi, è solo la sceneggiatura di un film degli studi di Concertwood, non crederete davvero che mentre voi ve ne stavate a leggerne la trama, gli zombies abbiano preso possesso del pianeta, uscite di casa per sincerarvene e, se il campanello della vostra casa suona, aprite, senza timore, davvero, fidatevi.

Roberto Mahlab - il cinema di Concerto di Sogni

   
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