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 L'isola del faro
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luisa camponesco
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Inserito - 26/09/2005 :  14:35:50  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

L’isola del faro

Il mare era mosso il cielo era scuro, si preannunciava una tempesta. Robert Colbert scrutava l’orizzonte, preoccupato che sarebbe stata una notte movimentata, pensò di salire in cima al faro per controllare che tutto funzionasse alla perfezione.
Aveva lasciato la sua Scozia molto tempo prima, poco dopo il divorzio da Annette, fortunatamente non avevano avuto figli, altrimenti la faccenda sarebbe stata più complicata. Lasciare tutto e tutti era divenuta, quasi, una esigenza fisica. L’occasione si era presentata cinque anni prima, quando, il precedente guardiano del faro sentendosi troppo vecchio per quel lavoro aveva deciso di tornare a casa. Lo ritenne un colpo di fortuna, un modo per ritrovare sé stesso a contatto con la natura, soprattutto con il mare che amava tanto. I parenti e gli amici gli avevano dato del pazzo, ritirarsi su quell'isolotto poco più grande di uno scoglio, lasciare la città con tutto quello che poteva offrire, ma lui, Robert, non aveva sentito ragioni.
Cedette lo studio notarile ben avviato, uno zaino in spalla e partì per l’isoletta di Stack.
Nelle giornate limpide poteva vedere, in lontananza i rilievi delle Higlands nord occidentali, Capo Wrath e l’oceano Atlantico ruggiva dinnanzi a lui.
Il verso dei gabbiani e le onde che si infrangevano sulle rocce erano gli unici rumori che udiva. I collegamenti con la terraferma, per i rifornimenti, avvenivano settimanalmente.
Patrick Fraser con il suo barcone a motore arrivava all’isola sempre verso mezzogiorno.
- Heilaaa Robert!!
- Cosa mi hai portato oggi Patrick? – gli urlava di rimando
- Ummm, eccoti i giornali, il pane fresco, la carne congelata, la verdura…. – e intanto scaricava le cassette
- E poi, guarda un po’ qua! – una bottiglia di autentico whisky scozzese gli apparve fra le mani.
- Sei un vero amico Patrick! Entra che ci facciamo un bicchierino.
I due amici chiacchierano del più e del meno, Patrick si divertì a raccontare gli ultimi pettegolezzi.
- Senti questa! La vedova Godfrey e mister Tiburny il postino, sono stati trovati in fragrante…
- Ma nooo! Cosa mi racconti!!! – risero i due uomini a questa storiella, ma poi venne il momento di salutarsi.
- Sai una cosa Robert? Tutti noi avevamo scommesso che non avresti resistito più di un mese in questo posto, invece…. ti sei sistemato proprio bene. - Patrick si guardava attorno compiaciuto, Robert aveva saputo trasformare quello scoglio in una piccola oasi di pace.

Un tuono preannunciò l’arrivo del temporale, il cielo si era fatto cupo, le prime gocce gli bagnarono il viso. La radio gracchiò.
- Robert! L’ufficio meteorologico ci ha comunicato l’arrivo di una tempesta di forte intensità. Attualmente ci risultano due natanti in mare…
- Vado ad attivare il faro, terrò gli occhi aperti. Tenetemi informato. Passo e chiudo.

La pioggia si era fatta più fitta e la visibilità notevolmente diminuita. Con il cannocchiale Robert scrutava il mare, mentre il vento diventava impetuoso. Rientrò scollando il pesante impermeabile, controllò che il generatore funzionasse, inclusa la radio.
- Notizie dei due natanti?
- Uno è rientrato, e se l’è vista brutta, ma dell’altro non sappiamo ancora nulla, l’ultimo avvistamento lo dava in prossimità dello scoglio di Sule. Potrebbe venire dalla tua parte.
- Aspetterò, e nel caso vi avviserò.

Chiuse la comunicazione preoccupato per la sorte di quelle persone. Si fece del caffè e si preparò ad affrontare la notte.

Forse si era appisolato o forse stava facendo un brutto sogno, ma udì un rumore diverso da quello della tempesta, si avvicinò alla porta, il rumore si ripeté più forte. Prese una torcia ed uscì, il vento gli flagellava il viso e la pioggia gli annebbiava la vista. Un’invocazione d’aiuto gli fece accelerare il passo. Puntò la torcia in quella direzione e vide un cabinato, o meglio quello che ne restava, si era incagliato e ondeggiava pericolosamente. Scivolò sui massi viscidi ma riuscì ad avvicinarsi.
- C’è nessuno a bordo? – urlo sovrastando il vento
Dall’interno giunse una flebile voce femminile.
- Siamo qui aiutateci!
Erano ancora vivi.
- Sto salendo a bordo, state calmi!
Con grande fatica riuscì ad issarsi e a mantenere l’equilibrio. Scese sottocoperta, alla luce di una lanterna, vide la donna, col volto tumefatto, accanto a lei, immobile, un uomo.
- E’ stato colpito dalla randa. Ed è precipitato qua sotto. Pensi a lui io sto bene.
- Può aiutarmi a sollevarlo? - chiese Robert
- Ci proverò!
Incominciarono a spostarlo, il dolore lo fece rinvenire per un attimo, poi svenne nuovamente.
- Dobbiamo fare in fretta – gridò Robert
- Il vento potrebbe portare l’imbarcazione al largo.
Fare in fretta, con un uomo da trasportare in quelle condizioni, era davvero un’impresa. Ma la disperazione può spingere a fare cose in apparenza impossibili. Così si trovarono sulla riva poco prima che la barca scomparisse fra le onde.

All’interno del faro, Robert procurò delle coperte, e fece del tè, la radio era inservibile.
- Mi spiace – disse rivolto alla donna
- Temo che finché dura la tempesta nessuno potrà soccorrerci.
- Faccia qualcosa per lui – rispose indicando il compagno.
- E’ mio marito!
- Posso solo pulirgli le ferite e tenerlo caldo…
- Lo faccia, la prego!
Il dolore e l’ansia apparivano sul suo volto.
- Mi chiamo Robert. – le disse porgendole una tazza fumante
- Sono Rachel Quilley e lui è Anthony. Siamo partiti stamattina all’alba, lui voleva pescare ed invece…. - singhiozzò
- Adesso siete qui, non ci resta che aspettare.
Robert tentò di mettere in funzione la radio, ma un fulmine caduto poco lontano, l’aveva messa fuori uso, nemmeno i cellulari funzionavano e fuori il vento pareva aumentare di potenza.

- Posso fare qualcosa per lei?
- Ce la farà vero? Mi dica che ce la farà! – Rachel voleva essere rassicurata
- Non sono un medico, le mie conoscenze in merito sono limitate.
- Non deve morire, non ora…non ora – continuava a ripetere.
- Dopo quelle cose orribili che gli detto…
- Cosa gli a detto?
- Gli ho detto che speravo morisse presto.
- Si dicono molte cose in momenti di rabbia, non si dia pena.
- No, io le ho dette per ferirlo, volevo fargli male, volevo che soffrisse…
Piangeva, un pianto silenzioso e proprio per questo più disperato.
- Vuole parlarne? Sono sicuro le farebbe bene. Non sono uno psicologo, ma un buon ascoltatore.

Lei lo guardò con aria interrogativa, non si aspettava quella richiesta.
- Vede signora, non so quanto dovremo attendere prima che qualcuno arrivi all’isola…
- Si, si – lo interruppe lei
Prese fiato e si asciugò le lacrime.
- E’ cominciato tutto un anno fa, quando nostro figlio Albert ebbe un incidente, rimase in coma per un mese, poi una notte il suo piccolo cuore s’arrestò.
- Non capisco, perché questo rancore verso suo marito.
- Perché l’incidente l’aveva causato lui, Albert aveva solo cinque anni, lo capisce? – quest’ultima frase la urlò.
- Lo investì nel fare retromarcia con l’auto, non lo aveva visto, non lo aveva visto - ripeté
Il vento cominciava placarsi, ma la pioggia era torrenziale e le parole della donna si fusero con lo scrosciare dell’acqua.
- Ho pregato perché anche lui morisse e quando l’ho visto cadere sulla barca ho provato quasi un senso di gioia.
- Ma poi ci ha ripensato vero?
- Si! lui era lì ai miei piedi, inerme, allora ho realizzato che eravamo entrambi sulla stessa barca, in balia delle stesse onde. Anche lui avrà sofferto e chissà quanto per la perdita di nostro figlio e inoltre, dovrà portare su di sé il peso di esserne stato la causa.
Ci fu una pausa, Anthony si mosse, un lamento, Robert e Rachel accorsero accanto a lui.
- Si sta riprendendo. – disse Robert
- Sia ringraziato il cielo – Rachel lo accarezzò
La pioggia diminuì di intensità ed in lontananza si intravedevano sfumature azzurre.
Robert accese la radio.
- Qui faro di Stack, Lochinver rispondete! –
Solo scariche poi, finalmente
- Lochinver risponde, tutto bene Stack?
- Ho un ferito, un natante si è arenato sugli scogli, urge assistenza.
- Appena il vento cala manderemo un elicottero.
- Rimango in attesa. Chiudo. – spense la radio
- Verranno appena possono – disse rivolto alla donna
- Il vento sta calando è questione di poco.

Rachel abbozzò ad un sorriso
- Appena Anthony si riprenderà cercherò di rimediare, chissà, un giorno forse riusciremo a perdonarci.
- Io credo siate già sulla buona strada, ci vorrà del tempo, ma ce la farete.
Di nuovo un lamento e un sussurro
- Rachel
- Sono qui, accanto a te.
Il rumore delle eliche di un elicottero in avvicinamento fece loro sollevare la testa, Robert si precipitò all’esterno. L’elicottero non poteva atterrare, avrebbero adottato la stessa procedura di un salvataggio in mare.
Due uomini si calarono dall’alto con la cassetta del pronto soccorso e visitarono il ferito.
- Può dirsi fortunato – disse uno dei due
- Credo proprio che se la caverà – gli fece una iniezione per calmare il dolore, poi lo legarono alla barella.
Quando toccò alla donna essere imbragata, lei si voltò a guardarlo, non disse una parola, non ce n’era bisogno. Robert alzò una mano in segno di saluto.

°°°°°

Il barcone a motore di Patrick aveva appena attraccato al piccolo molo.
- ROBERT…. Vecchia canaglia vieni a darmi una mano!
- Troppo vecchio per fare questo lavoro? – scherzò Robert mentre scaricava le casse della provvista.
- Troppo vecchio??? Te la faccio vedere io …. – gli spruzzò dell’acqua sul viso.
- Senti, ce l’hai ancora quella bottiglia?
- Certo aspettavo te.
Attorno al tavolo i due amici si raccontarono le ultime novità.
- Stai a sentire cos’ha combinato il vecchio Tapper…..

Risero i due uomini e le loro risate si confusero con il battere d’ali dei gabbiani.



Luisa Camponesco

Edited by - luisa camponesco on 07/10/2005 10:13:26

   
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