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 La torre del mago Eremus
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Anna Herm
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Inserito - 05/05/2005 :  09:16:21  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Anna Herm  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Anna Herm
La novella che vi vado a raccontare
Del mago Eremus e della sua torre vi vuole narrare,
si apra il canto, la poesia
e silenzio ai presenti per cortesia.

Viveva lontano…molto lontano…un dì sparì e non se ne seppe più nulla.

C’era una volta, un mago di nome Eremus molto bravo a far magie e incantesimi. Era un mago saggio e buono anche se appariva vecchio, visto il suo aspetto.
Aveva una lunga barba bianca a punta, come tutti i magi che si rispettino, portava il cappello con la punta, la veste lunga, ricamata con stelle e lune. Viveva in una torre che si ergeva sopra ad un colle. In molti andavano a trovarlo pur vivendo in un angolo remoto del mondo, poiché le sue magie erano molto apprezzate in tutti gli angoli del paese. Inoltre che dire della sua saggezza… le parole erano sempre ben accette, soprattutto di conforto per chiunque si presentasse alla sua porta.
La torre dove viveva era stata personalmente da lui costruita con i massi che provenivano, da un paese magico dove era nato e vissuto. Era stato il suo maestro di magie a donarglieli, in modo da potersi costruire la torre dove avrebbe vissuto e compiuto magie.
La vita per il mago Eremus era felice dato che non passava giorno in cui alleviava con una magia qualche viandante. Tante erano le persone che si rivolgevano alle sue straordinarie magie.
Spesso la sera si vedeva dalla finestra della torre a leggere i testi magici o a provare qualche incantesimo nuovo.
Una sera, mentre studiava un nuovo incantesimo bussò alla porta un viandante.
Il mago Eremus aprì la porta, lo fece entrare e dopo essersi rifocillato con una vivanda calda, chiese chi era e da dove provenisse.

“ Mi chiamo Corinzio, sono un misero maniscalco, arrivo da molto lontano al di là del bosco. Ho sentito la vostra fama, messer Eremus. Ella racconta che siete un gran mago e mi sono messo in cammino perché la gente della mia contea vi chiede di fare una magia” rispose egli.

“Di quale magia avete bisogno” chiese il vecchio mago.

“Devo sfidare il drago che si è stabilito nella nostra contea cibandosi dei raccolti dei contadini. Dovete darmi una spada con cui io possa diventare un forte cavaliere!” disse il viandante.

“Un drago…una spada, sì ma vi serve anche un cavallo per essere un cavaliere e sfidare il drago ed inoltre il cuore nobile! In ogni caso posso darvi tutto questo ma tranne il cuore nobile perché quello la magia non può fornirvelo, lo dovrete avere voi. Aspettate, prendo il mio libro e farò la magia in modo che possiate tornare nella vostra terra e affrontare il drago.” rispose il mago Eremus.

Prese il suo grande libro degli incantesimi e magie, lesse l’incantesimo che gli era stato richiesto e pronunciò la sua formula magica.

“PENNA D’OCA, BIANCA E NERA, FA CHE QUESTA MAGIA DIVENTI VERA.”

Quando ebbe finito di pronunciare la formula magica il viandante si trovò vestito con un armatura da cavaliere, una spada enorme che sprigionava forza dal suo luccichio ed un cavallo bianco al posto del suo asino.

“Ora siete un baldo cavaliere che potrà sconfiggere il drago che vive nella vostra contea, facendolo tornare da dove è venuto così che i contadini possano dormire sonni tranquilli” disse il mago Eremus “Però ricordatevi di avere il cuore nobile e che la magia, dopo che il drago sarà sconfitto, svanirà e voi tornerete ad essere quello che eravate!”

“La gente della nostra contea ve ne sarà eternamente grata, e non temete saprò cercare il cuore nobile che mi avete detto” rispose egli.

Con un grande piacere di entrambi, finirono la serata chiacchierando del più e del meno. Ascoltare la saggezza del mago affascinava Corinzio e quando vide i primi raggi dell’alba dalla finestra della torre, era molto dispiaciuto di dover mettersi in cammino per tornare nella sua contea e lasciare il mago Eremus.
Si salutano con la promessa di rivedersi che il viandante sarebbe ritornato a far visita al vecchio mago.

“Anche se sei molto vecchio promettimi che ti ricorderai di me, poiché io ritornerò per poterti ringraziare per la magia che mi hai fatto!” disse il viandante

Quella frase, seppur piacevole, tubò il nostro mago Eremus poiché iniziò a pensare che l’avanzare del tempo lo avrebbe reso ancora più vecchio di quello che era e una paura l’assalì… dimenticarsi la sua formula magica…quella frase era la sua vita.
Il mago Eremus ebbe un’idea, su come non scordarsi mai la sua formula magica e la mise in atto. Avrebbe inciso la formula nei mattoni della torre in modo che non avrebbe potuto dimenticarsela poiché sarebbe stata scritta lì finche sarebbe morto.
Fece comparire uno scalpello ed un martello ed incise su ogni mattone ogni singola lettera della frase

“PENNA D’OCA, BIANCA E NERA, FA CHE QUESTA MAGIA DIVENTI VERA.”

Finito il lavoro osservo la torre e ne fu soddisfatto. Ora sapeva che in caso di bisogno la sua frase era scritta e poteva ricordarsela leggendola. Non aveva più paura...nella torre c’era incisa quella frase e sarebbe stato facile per lui non dimenticarsela mai.
Un dì arrivo un forte temporale che si scatenò sul colle dove si ergeva la torre.
Era un temporale di una grandissima forza. Tutti gli animali fuggirono in cerca di rifugio, la grande quercia fu sradicata dalla terra e purtroppo fini sopra la torre che crollò.
Il vecchio mago che era al suo interno, fu colpito da una pietra e svenne.
Si risvegliò dopo alcuni giorni…non non ricordandosi più nulla.
Che danno per il mago Eremus …non si ricordava più chi era e cosa era successo.

“Chi sono? Perché sono cosi vestito?”disse ad alta voce.

Purtroppo nessuno poteva aiutarlo. Decise di mettersi in cammino, scese dal colle e si addentrò nel bosco per cercare qualcuno che potesse aiutarlo.
Camminò per ore finché vide una piccola casetta. Bussò e un piccolo folletto aprì la porta.

“Salve” disse il folletto.

“Salve” rispose il mago Eremus.

“Chi siete? Da dove venite? Dove andate?” chiese il folletto.

“Chi sono non so…da dove vengo neppure…l’unica cosa che so è che sto cercando me stesso” rispose il mago Eremus.

Il folletto vide lo strano personaggio e dalla sua veste, capì che era un mago.

“Non sapete chi siete?” chiese.

“No, non so chi sono, devo aver perso la memoria. Mi sono svegliato ed ero coperto dalle pietre di una torre. Guardate voi stesso che bernoccolo ho sulla mia testa! Voi mi potete aiutare?” disse con voce disperata il mago Eremus.

Il folletto ascoltò il breve racconto del mago e capì che poteva approfittare della situazione. Stava arrivando l’inverno e aveva bisogno di braccia per far scorta di legno e cibo per poterlo affrontare. Quale occasione migliore gli si poteva presentare?
Perciò decise di non farsi capire dal mago che lui sapeva che era un mago, ma di fargli credere che era un folletto dei boschi.

“Dal mio aspetto potete dedurre cosa io possa essere?” chiese il mago Eremus.

“Uhm, credo che siate un folletto come me!” rispose.

“Allora sono nel posto giusto se siamo entrambi folletti, anche se devo capire che cosa ci facevo nella torre e perché non vi assomiglio?” chiese il mago Eremus.

“Beh non tutti i folletti si assomigliano, dato che proveniamo da terre diverse, siamo diversi dall’aspetto. Io credo che ti sei perso molto tempo fa ed ora hai trovato un buon amico. Sai io posso affermare che tu sei un folletto. Visto ti ho aiutato a ritrovare la memoria!” disse con aria ingenua anche se dai suoi occhi brillava una luce di inganno.

“Ma non mi ricordo più il mio nome!” disse il mago con voce disperata.

“Non credo che sia importante sapere il tuo nome quando ne puoi avere un altro.” Disse il folletto e guardando il mago capì che stava riuscendo nel suo intento. ”E poi, posso darti io un nome nuovo finche non ritrovi il tuo?”

“Si potrei avere un altro nome poiché il mio non lo ricordo!” disse il mago

“Allora ti posso chiamare Ot!” disse il folletto “ Perciò ora che hai il tuo nome possiamo diventare amici, piacere io sono Sottobosco”

“Piacere mio, senti Sottobosco sapete allora dove io possa trovare la strada per raggiungere la mia terra?” disse il Mago

“Credo che la tua terra sia molto lontana, ma non ti consiglio di attraversare il bosco. Sai è infestato da creature molto malvagie che mangiano i folletti come noi…potresti stare qui con me…sai vivo da solo e la tua compagnia sarebbe per me una vera gioia!” disse il folletto con aria ingenua.”Sai sono felice di ospitarti nella mia casa e che possiamo diventare amici”

“Non so come ringraziarti, sei davvero una bravo amico!” disse con aria felice il mago. “Potremmo farci compagnia e darci una mano a vicenda”.

Il mago si stabilì a casa del folletto Sottobosco. I giorni che trascorsero, furono per il mago, molto faticosi, dato che il folletto non lo risparmiava di compiere i lavori più pesanti mentre lui usciva la mattina per rientrare la sera con aria molto riposata. I lavori che il mago faceva erano raccogliere rami da spaccare per preparare la legna, arrampicarsi sugli alberi per raccogliere la frutta, rinforzare il tetto della casa dove ora entrambi vivevano, eccetera eccetera. Insomma Sottobosco stava sfruttando al meglio il suo ingegnoso piano e la forza che mago Eremus aveva e lui poteva andare nel bosco dormendo sotto un’albero.
Un dì, mentre il mago era intento a spaccare la legna, udì una voce.

“Messere, buongiorno!” disse la voce.

“Dite a me?” disse il mago tutto sudato e con voce affaticata.

“Certo che dico a voi, messere. Ma…ma voi siete Eremus… cosa vi è successo?” chiese stupito il viandante vedendo il mago intento a spaccare legna. “ Non vi ricordate di me? Sono Corinzio, il maniscalco che vi fece visita molto tempo fa e voi trasformaste in un baldo cavaliere per sconfiggere il drago della contea? Ma voi, piuttosto che fate con l’accetta in mano… spaccate la legna? Pensavo che…”

“Corinzio…no non mi ricordo di voi. In ogni caso vi sbagliate io sono un folletto, mi chiamo Ot?” chiese il mago asciugandosi la fronte sudata.

“Non credo che voi siete un folletto poiché avete il vestito da mago, e poi io vi conosco molto bene e vi posso assicurare che siete Eremus il grande mago. Quello che mi stupisce di vedervi intento a fare la legna. Credevo che la vostra magia potesse fornirvi di tutto quello che avevate bisogno!” disse Corinzio.

Il mago Eremus guardò stranamente Corinzio ed iniziò ad interrogarlo.
Corinzio inizio a raccontare al mago tutto quello che sapeva sul suo conto dicendogli chi era e dove abitava, che era ritornato da lui per ringraziarlo della magia che gli aveva permesso di sconfiggere il drago.
Quando Corinzio ebbe finito tutto il racconto, mago Eremus iniziò a ricordare molte cose e capì che era stato raggirato da Sottobosco.

“Che vile d’un folletto!” esordì Eremus quando Corinzio ebbe finito il racconto. “Mi aveva riconosciuto ma ha fatto finta di nulla, anzi mi ha sfruttato nel fare i lavori più pesanti! Appena rientrerò in possesso della mia magia lo trasformo a dovere!”

Corinzio non disse nulla. Vedeva il mago molto arrabbiato e si offrì ad accompagnarlo alla torre…questo gesto lo avrebbe ricambiato del favore che il mago aveva fatto quel dì.
Presero il sentiero del bosco ed arrivarono nei pressi del colle. Continuando nel loro cammino e man mano che proseguivano, arrivarono fino alla sua sommità e videro le macerie della torre che giaceva a terra.
Corinzio osservò il mago Eremus che appariva confuso…non poteva ricordarsi che cosa era successo…e decise di aiutarlo.

“Mago dobbiamo ricostruire la torre, so quanto è importante per voi. Sapete quando quella sera abbiamo parlato fino all’alba mi diceste che era la vostra torre era la vostra casa.” Disse Corinzio.

“Sapete, baldo Corinzio, ricordo ora tutto quello che è successo quella notte in cui si avventò quel temporale e quel rumore così forte della grande quercia che si abbatté sulla torre. Ora è distrutta ed io non potrò più avere la mia torre, poiché ora è un cumulo di macerie. Che fare…non riesco a ricordare la formula magica” disse il mago con voce triste e sommessa.

“Non riuscite a ricordare nessuna parola?” chiese Corinzio.

“No, qualcosa mi ricordo ma non riesco a completare la frase. Mi sovvengono parole come penna e nera ma non riesco a ricordare altro. Ah se potessi ricordare la frase magica potrei fare una magia e ricostruire la torre.” Disse il mago Eremus.

“Mago io vi darò una mano e porteremo a nuovo splendore la torre anche senza la magia. Poi vedrete che con il tempo riuscirete a ricordare la formula e potrete continuare ad essere un grande mago!” esordì Corinzio.

Corinzio iniziò allora a spostare le macerie…masso per masso…notando che su alcuni di essi vi era una lettera incisa. Chiamò il mago facendogli notare le lettere incise.
Questi osservò per un momento le lettere incise è si ricordo che esse formavano la formula magica quella che non ricordava.

“Corinzioooo” urlò “Queste lettere formano la mia formula magica. Se le ricomponiamo nel modo giusto posso ricordarla. Che gioia…ora mi ricordo che le avevo incise sui mattoni della torre perché avevo paura di dimenticarle…caro Corinzio voi mi avete salvato. Presto cerchiamo tutti i mattoni incisi” disse con felice il mago Eremus.

“Allora mago che aspettiamo, forza!” disse Corinzio mettendosi a cercare i massi.

Passarono alcune ore in cui i due cercano i massi incisi scartando quelli che non sarebbero serviti alla ricostruzione della formula magica, i mattoni con le lettere incise erano molti e toccò al mago cercare di ricostruire la frase.
Per prima cosa iniziarono a ricostruire tutte le lettere: e nera, fa che, questa, vera, bianca, penna, diventi, d’oca, magia. Quando tutte le parole furono composte il mago cerco di ricordarsi di come dovevano essere dette, non era facile…ma doveva ricordarsela.

“Fa che questa penna d’oca diventi magia bianca e nera vera” fu la prima frase che il mago disse…ma non funzionò, i sassi della torre rimasero per terra.

“Mago Eremus non ti scoraggiare riprova e vedrai che riuscirai a ricordarti la formula”disse Corinzio.

“Vera magia fa che questa penna d’oca diventi bianca e nera” ma anche il secondo tentativo non produsse magia… il mago iniziò a scoraggiarsi.

“Corinzio non riuscirò a ricordarmela che posso fare?” disse.

“Mago, so che voi potete farcela. Riprovate forza, e non vi arrendete. Solo chi si arrende può dire di aver perduto” disse Corinzio.

“PENNA D’OCA, BIANCA E NERA, FA CHE QUESTA MAGIA DIVENTI VERA” fu la terza frase…e fu…magia. I sassi della torre iniziarono a ricomporsi uno ad uno ed in un baleno la torre splendette sul colle, al suo posto.

“Magoooooo è quella giusta! Visto la torre si è ricostruita, ora avete trovato la formula per le vostre magie che credevate perduta.” Disse felice Corinzio.

“È tutto merito tuo, Corinzio, mi sei stato vicino e hai dato la forza di trovare quello che avevo perduto. Sei una grande persona e ti meriti di avere una magia speciale, chiedimi quello che vuoi ora che ho trovato la formula e sono di nuovo mago!”disse.

“Mago voi per me e la mia terra avete già fatto grandi cose, ci avete liberato dal drago e poi, è stato un piacere avervi aiutato e avervi potuto ricambiare la magia che avete fatto tempo fa. Inoltre io ho dato retta al vostro consiglio cercando il cuore nobile per sconfiggere il drago e so ora di averlo trovato. Non voglio altro sono felice di quello che sono e sono grato di avervi reso felice. Questa per me è la cosa più importante.” Disse Corinzio.

“Siete davvero una persona di cuor nobile, Corinzio. Avrete tanta felicita nella vostra vita. Vi sono grato di quello che avete fatto, di essermi stato vicino e di avermi riportato a casa dandomi una mano a ricostruire quello che avevo perduto e della vostra amicizia. Per questi gesti e per il vostro cuore nobile vi regalo un amuleto che porterete con voi al collo. Quando avrete bisogno lo sfregerete e vi sarà facile vedere la strada da intraprendere” disse il mago.

Recitando le magiche parole fece apparire al collo di Corinzio, una collana con un amuleto che Corinzio osservò rimanendo incantato dalla sua bellezza.

“Mago non so come ringraziarvi del gesto che fate. Ora la vostra torre è tornata a nuovo splendore ed io mi incammino verso la mia contea poiché la mia gente mi sta aspettando” disse Corinzio. “Grazie dell’amuleto che mi avete donato lo terrò sul cuore!”

Il mago Eremus guardò Corinzio che si allontanava e pensò che era stato fortunato ad aver incontrato Corinzio, il suo nobile cuore e la sua amicizia. Ora la sua torre si ergeva più bella che mai, la formula magica era stata ricomposta e lui aveva ritrovato la magia…guardò le sue mani e vide i calli del lavoro a cui Sottobosco lo aveva costretto con l’inganno.
Pensò che Sottobosco doveva essere punito per la sua malvagità e per quello che aveva fatto.

Passarono alcuni giorni in cui l’aria si faceva sempre più fresca, stava arrivando l’inverno.
Dalla bosco e più precisamente dalla casetta di Sottobosco si udivano delle strane grida. Sottobosco era in lacrime e gridava ad alta voce come se volesse farsi udire da qualcuno in particolare.

“Smettila ti prego, ti scongiuro ed imploro il tuo perdono!” urlava al cielo Sottobosco.

“Che succede?” disse un viandante, che osservava Sottobosco implorare il cielo.

“E da giorni che continuo a fare legna per l’inverno, l’accatasto vicino alla casa ma mi sveglio la mattina e la ritrovo trasformata di nuovo in albero!” disse disperato Sottobosco.

“Siete vittima di qualche sortilegio” disse il viandante “Andate dal grande mago Eremus. Lui sicuramente vi aiuterà con una magia che contrasti l’incantesimo che qualcuno vi ha fatto.” Disse il viandante.

“Già, dovrei andare dal mago Eremus!” disse Sottobosco con voce molto dispiaciuta.

Il viandante si incammino riprendendo il suo sentiero lasciando Sottobosco al suo dolore.


ANNA HERM

Edited by - anna herm on 05/05/2005 09:17:14

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Inserito - 06/05/2005 :  09:44:44  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Anna Herm  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Anna Herm

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