"Oggi mi devi andare a comprare il pane", mi dice mentre io la fisso con il viso attento e fiducioso di un calciatore che sta cercando di recepire i complessi schemi dell'allenatore della squadra, :"hai qualche domanda?" "Sì, che cosa devo chiedere esattamente?" E' davvero sorprendente come mentre è collegata a due telefoni e a un fax, a due computer e a tre macchine da scrivere, lei riesca contemporaneamente a trovare il momento di scrivere su un foglietto :"arabo o francesino e poi un pezzo di pizza, ma al centro, senza il contorno perché non mi piace".

In teoria la missione pareva banale, in pratica la prima difficoltà fu capire che il pane non si compra in libreria e nemmeno dal pasticcere, le mie uniche solite mete nella giungla della città. Il pane si compra in un luogo sinistro, in cui si entra furtivi per sfuggire allo sguardo di un numero impressionante di massaie, sicuramente agenti segreti inviate dai kattivi, che mi osservano storto anche se rimango costantemente nell'ultima posizione della fila. Io non vorrei che fosse così, ma ogni volta che pare che tocchi a me, una delle agenti nemiche mi tira una gomitata nello stomaco e mi rigetta in fondo. Poche ore dopo la panetteria contiene solo me e la proprietaria che con uno sarcasmo appena più sottile di quello di Maria Antonietta quando diceva :"se non avete pane, mangiate le brioches", mi squadra con uno sprezzante :"a chi tocca?" e poi mi punta contro un dito minaccioso :"tocca a te!", e io sostengo lo sguardo e con la mia classica sicurezza le rispondo con tono convincente, bisbigliando, sperando che si accorga che io non sono una massaia ma un agente segreto in missione :"....ascolti signora......io non sono qui per me.....ciò che ora le chiederò deve rimanere tra noi......mi hanno dato un incarico e non posso sbagliare, cerchi di capire.....è tutto scritto su questo foglietto, la prego, non mi chieda nulla, eccolo, legga, prima che si autodistrugga...." "Senti un po', vuoi un arabo o un francesino?" Sono i momenti in cui io vorrei essere davvero James, che sa sempre cosa dire e cosa fare e se capitasse a lui una situazione del genere non farebbe altro che stracciare il copione e chiedere al regista due milioni di dollari in più. Ma la vita non è un film e abbasso gli occhi confessando disperato :"non lo so.... non so neppure che cosa sono e che differenza ci sia...." e la profonda tristezza del mio sguardo riempie di tenerezza anche la proprietaria della panetteria che si incarica della scelta. In quel momento sento che potrei chiederle qualsiasi cosa e azzardo :"...e vorrei anche un pezzo di pizza, ma al centro, senza i bordi".

"Non si può, è appena uscita dal forno e non posso tagliarla in mezzo per fare piacere a te".
E io uso la mia voce più suadente per commuoverla :"...la prego....è per una donna.....".
"Non si può" "...ma come potrò ancora guardarla negli occhi se non le porto il pezzo di pizza in mezzo senza i bordi?" "Non si può" "Okay, allora me la dia tutta e poi ci penso io a tirare via i bordi prima di consegnarlela e lei non lo verrà mai a sapere".

Quando torno in ufficio all'una precisa con i pacchetti del pane e della pizza, la mia segretaria mi accoglie con un esausto :"Sapessi che giornata oggi, beato te, che te ne sei andato in giro".
E come James, io trattengo il sorriso mordendomi le labbra e scuotendo la testa, mentre penso :"...sono contento di averti evitato per mezza giornata di confrontarti con le difficoltà della vita".
E mentre lei, sorridendo tra sé, pensa di avere fatto la stessa cosa per me, mi risiedo di fronte alla finestra a contare quante nuvole attraversano lo strato di foglie dei grandi alberi della via.

Roberto Mahlab
("I racconti dell'ufficio")