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 I due dragoni
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Roberto Mahlab
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Inserito - 04/02/2004 :  18:54:42  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab

Era l'anno del bue. Il calendario cinese inizia dopo la prima luna di gennaio sotto l'influsso di uno dei dodici animali dello zodiaco che si ripresentano a rotazione. Secondo il calendario occidentale era il 1997, alla mezzanotte del 30 giugno scadeva dopo 99 anni il mandato britannico sulla colonia di Hong Kong i cui territori passavano sotto sovranita' cinese.
Non era la caotica Cina del 1898, ma quella soggetta al regime comunista del 1997, a soli otto anni dal massacro di Tienamen, e Hong Kong non era uno dei tanti crocevia marittimi dell'oriente nel 1898, ma era divenuto una delle principali piazze finanziarie, commerciali e marittime del pianeta, vibrante di desiderio di liberta' e autodeterminazione, svettanti grattacieli e indipendente stampa e informazione.

Il 17 giugno 1997 ricevetti la comunicazione ufficiale che i giochi erano fatti e che lo straordinario tentativo di far convivere due mondi diversi, quello democratico di Hong Kong e quello assolutista di Pechino, la formula "uno stato e due sistemi", non avrebbe avuto ritardi e avrebbe iniziato a percorrere il destino della Storia.

Era maggio del 1997, durante una delle frequenti visite ai miei amici e fornitori sull'isola del Porto Fragrante, Hong Kong in cinese, era ogni volta una sorpresa, i giardini di Chater Garden tra le altissime strutture di cristallo degli edifici, gli affollati centri commerciali di Li Yuen, le baie sull'oceano con le infinite spiagge di Repulse e Causeway, i parchi zoologici e botanici, le luci di Wanchai dove fu girato il "mondo di Suzie Wong", i traghetti verso le isole e il territorio di Macao rendevano impossibile pensare che bastasse una vita per poter vedere tutto quanto la splendida isola offriva.

Presi come al solito la metropolitana alla stazione di Admiralty e dopo pochi istanti il treno entro' nel tunnel sottomarino e si arresto' a Tsim Sha Tsui, la prima fermata di Kowloon, i "nove dragoni", la penisola nell'entroterra, cuore finanziario e modernissimo centro degli affari che affianca i templi buddisti e i chilometri di centri commerciali di Harbour City e Ocean Terminal, in cui tra le migliaia e migliaia di negozi non era davvero possibile trovare qualche cosa che non esistesse sulla Terra.


Chan Tun Tai e sua figlia Chan Mei Yee mi aspettavano come al solito all'ultimo piano della Commercial House, prendere un ascensore nei grattacieli di Hong Kong richiede molto tempo di attesa e orientale pazienza, moltitudini di indaffaratissime persone salgono e scendono ad ogni istante e bisogna essere veloci e fortunati a premere il bottone di chiamata prima che lo faccia qualcun altro a qualche altro piano.
Sapevamo che i nostri rapporti si sarebbero fatti piu' radi, gia' le aziende cinesi della zona speciale di Shenzen saltavano gli esportatori di Hong Kong e vendevano all'occidente il loro prodotti attraverso le aziende statali di Pechino.
"Io sono gia' australiana", mi sorrise Mei Yee sventolando un libretto con i colori della grande isola del Pacifico, "e anche i miei figli e mio marito e papa' ricevera' a giorni la cittadinanza, apriremo un ufficio a Sidney e da la' gestiremo le esportazioni da Hong Kong".
"Vedete il futuro cosi' grigio amici miei?"
"E' l'anno del bue", riprese Tun Tai, "l'epoca della pazienza e della costanza, la Cina ha avuto pazienza per novantanove anni, noi di Hong Kong siamo fuggiti dal comunismo e abbiamo avuto la costanza di costruire una luce su minuscolo lembo di terra e siamo diventati uno dei fari del pianeta. Gli inglesi non hanno chiesto il nostro parere per il ritorno alla Cina e noi dobbiamo chinare la testa e pensare alle nostre vite libere che non vogliamo cambiare, la Cina rispettera' l'impegno che ha preso, ma rischiamo di essere noi ad autolimitarci, per timore di far indispettire i nuovi governanti, silenzieremo la nostra stessa voce, cinquant'anni vale l'accordo, allora sapremo quale dei due dragoni avra' prevalso, se la Cina sara' divenuta come Hong Kong o Hong Kong come la Cina".


Dissi addio ai miei amici e augurai loro buona fortuna, tornai sull'isola e camminai lungo la Albert Road, in salita, da un lato la vista sull'oceano, dall'altro sulle decine di grattacieli con sullo sfondo le verdissime colline tropicali. La via dei consolati era gremita da code all'esterno delle legazioni della Gran Bretagna, dell'Australia e degli Stati Unii, paesi che secondo gli accordi concedevano la cittadinanza agli abitanti di Hong Kong spaventati dal cambio di sovranita'. La mia meta era il Peak Train, la funicolare verso la cima della collina, una cremagliera a non molto meno di novanta gradi tra le bianche torri della zona residenziale, la giungla in cima si apriva ad un panorama mozzafiato, la miriade di isole, il porto ricolmo di decine di mercantili dai colori brillanti che risaltavano sul bianco delle costruzioni, le navi della flotta britannica che si allontanavano verso il mare aperto. Scendevo a piedi solitamente, conoscevo una stradina nel folto della foresta dalle piante rese enormi dalle generose piogge che molto spesso si presentavano sotto la forma di pericolosi tifoni.


Il primo tratto era il regno dei pittori, tele stupende che raffiguravano i sampang, le caratteristiche imbarcazioni, sotto la luna, da li' in poi non c'era anima viva, solo io e la foresta, non mi preoccupavo mai della direzione, fino a che le bianche torri si intravedevano alla mia destra, sapevo che da qualche parte sarei sbucato giu' in citta'. Ai lati sbocciavano rare orchideee bianche, foglie talmente grandi che ognuna di esse pareva una pianta, evitavo o saltavo rami caduti che bloccavano il sentiero, immobili, avrebbero dovuto essere immobili quei rami. Invece quello di fronte a me si muoveva, lunghissimo e grosso, da un lato all'altro, nel punto piu' buio perche' la vegetazione era fittissima. Mi arrestai agghiacciato. Sperai che il gigantesco serpente non si voltasse e proseguisse il suo cammino. Attesi pazientemente, fino a che il serpente giunse infine alla sua meta e scomparve. Era l'anno del bue, l'epoca della riflessione, della concentrazione, della pazienza, della costanza. Buon per me che non si concluse come l'anno del serpente, di cui io sarei stato ricordato come il boccone.


Quella sera avevo appuntamento con Feng Chun Chang, emissario per gli affari di esportazione dell'azienda statale di Pechino, ci incontrammo nei locali della filarmonica di Hong Kong. Il lungomare di pietra chiara di fronte al canale che divideva l'isola dal suo territorio continentale era un susseguirsi di basse costruzioni di stile postmoderno, in pietra, il museo delle scienze e le accademie di musica classica, la gente si sedeva sulle panchine e sui gradini di quelli che parevano templi greci, ad ascoltare i violini e a respirare l'aria pura dell'oceano e a pensare di fronte a tali meraviglie della natura che si stagliavano di fronte agli occhi.
"Che farete Chun Chang?", sorbivamo un te' cinese ad un tavolino all'aperto.
Il mio amico non rispose subito, il suo sguardo si perse lontano, in un ricordo che lo tormentava :"Hong Kong e' nostra, abbiamo atteso tanto, ma ricorda, io ero in prima fila a dare i miei pochi risparmi agli studenti di Tienamen nel 1989, io e tantissimi altri".
Avrei voluto che Tun Tai fosse li' con noi ad ascoltare quelle parole, le parole dell'anno del bue, la pazienza di giungere alla meta, al di la' delle vicende della Storia, quel popolo tutto tendeva ad un obiettivo solo.

Anni sono passati, Chan Tun Tai e' in Australia e torna a Hong Kong per affari, Feng Chun Chang puo' viaggiare liberamente come milioni di suoi concittadini della nuova Cina che si e' aperta al mondo e che e' entrata nell'organizzazione mondiale del commercio e che ha abolito dalla carta delle leggi il divieto di proprieta' privata. Il movimento democratico di Hong Kong sfida apertamente il potere di Pechino e pretende che l'accordo che garantisce al territorio la liberta' venga rispettato, le tensioni si sono allargate allo stretto di Formosa, il braccio di ferro tra il governo continentale e la libera isola di Taiwan fa tremare il mondo, e' una corsa insieme al tempo, quale dei due dragoni avra' il sopravvento, quello che soffia il sospiro di liberta' e che si e' levato da Hong Kong e che e' entrato nelle menti dei cinesi del continente oppure quello del dragone che vuole mantenere l'assolutismo ed espanderlo a nuovi sudditi.

Se le parole dei miei amici delle due parti diverranno realta', io so quale dragone prevarra'.
Ma bisogna avere pazienza e costanza, forse fino al prossimo anno del bue.

Roberto

   
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