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 La forza della voce/Una mamma che lavora
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Roberto Mahlab
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Inserito - 06/11/2013 :  16:30:21  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Italia 2013, in un ufficio, la voce di una segretaria d’azienda e madre di famiglia.

“Si parla con insistenza di crisi economica... che succede?”
“Sì, non ci sono più soldi. Bisogna stare attenti a cosa si spende, una volta andavi e compravi un paio di scarpe senza pensarci e oggi invece ci sono cose primarie e si deve far quadrare il bilancio famigliare con le varie spese. Ti dicono : “fai figli”, ma di aiuti non te ne danno. I prezzi sono aumentati, una volta con cinquanta euro prendevi tanti prodotti, ma adesso non si compra più niente. Senza contare luce e gas e utenze varie che nell'ultimo periodo sono aumentate. Sto attenta anche a quando fare andare la lavatrice per non avere le batoste delle bollette, cosa che prima non si stava a guardare”.

“Dal punto di vista delle sensazioni sul lavoro in azienda?”
“Una volta i clienti ordinavano per tenere in casa la merce, oggi ordinano sul venduto e non tengono magazzino. C'è una diminuzione del giro di lavoro per mancanza di soldi ed è un serpente che si mangia la coda”.

“Dal punto di vista di una donna che lavora, quali sono le questioni fondamentali? La società, il sistema, sono accoglienti e rispettose di tale condizione?”
“No. Per esempio il fatto dei parcheggi che hanno tolto, per piacere a chi non si sa, per andare a lavorare adesso si dovrebbe pagare il parcheggio che una volta era libero. Pagare per andare a lavorare! Sulla pelle nostra di lavoratori qualcuno si fa i soldi. E poi le aree di divieto, ma allora perché pago il bollo, l'assicurazione, se non mi permettono di usare la macchina?”.

“Perché non prende i mezzi pubblici, dice il potere...”
“La mia giornata tipo, abitando anche fuori città e quindi i mezzi non ci sono : portare tre figli a scuola, andare al lavoro, c'è la giornata che ti va bene e devi solo andare a riprenderli a scuola dopo il lavoro, la giornata in cui hanno lo sport, o qualsiasi cosa, dentista, visite mediche, feste con gli amici, riunioni scolastiche, tutto quello che insomma ci impegna come genitori. Come faccio a far quadrare gli orari, ammesso che i mezzi passino di continuo, cosa che non è, come faccio a dividermi?
E poi non dimentichiamo che per la donna la giornata non finisce qui, arrivi a casa, metti a posto, fai da mangiare e i lavori che una mamma fa. Tutto questo considerato, la somma delle ore di una giornata non basterebbe se dovessi prendere i mezzi pubblici, anziché l'auto”.

“Ma quelli che hanno pensato a tutto questo, si sono mai chiesti cosa sia la giornata di una donna che lavora?”
“No certo, avranno le auto blu, l'autista, le governanti e non hanno problemi di dover pensare alle normali cose della vita, lavoro e famiglia”.

“La proposta ?”
“Per chi lavora, i parcheggi devono essere liberi, lavorare è un diritto e non deve essere sanzionato”.

“Gran parte dell'impegno è la scuola per i figli, funziona come si deve?”
“Una cosa fondamentale per me : all'atto del passaggio dalle medie alle superiori, non capisco come possano ritenere che in generale i ragazzi siano in grado a tredici anni decidere del loro futuro, facciamo fatica noi adulti a prendere decisioni! Secondo me devono portare le medie a cinque anni e poi chi effettivamente è portato per lo studio, continuerà con il liceo, ma per chi non ha voglia di studiare, bastano i cinque anni delle medie per la cultura generale. A sedici anni, con le idee più chiare, i ragazzi sapranno se sono portati per lo studio e scegliere se continuare i vari licei oppure se semplicemente seguire due anni di insegnamento di un lavoro pratico”.

“Lavoro, grande parola al giorno d'oggi in Italia, la disoccupazione aumenta ogni giorno per la chiusura delle aziende...”
“Vero, però analizziamo bene, non è che non ci sia il lavoro, piuttosto che stare a casa, si deve anche andare a fare le pulizie, ne sento tanti : "ottocento euro? no, piuttosto sto a casa". Ecco un problema. E pensare che mancano pasticceri, panettieri, idraulici, elettricisti, tappezzieri, imbianchini, figure che si fa fatica a trovare”.

“E perché i giovani non lo vogliono fare?”
Perché non vogliono fare fatica, : “ Devo alzarmi presto? Oh no”. Arrivano e vogliono fare i direttori”.

“Quindi sta mancando a livello sociale un valore...”
“Quanti valori sono stati persi... della famiglia prima di tutto”.

“E la scuola comunque come va ?”
“Senza soldi, ci tocca portare tutto l'occorrente che serve ai ragazzi, carta igienica, sapone, fazzoletti e tutto il resto. Per non parlare del problema sociale della scuola, professori che non riescono a tenere i ragazzi e che subiscono addirittura atti violenti, quindi c’è il problema delle famiglie che non educano i ragazzi. E' possibile che avvenga che alcuni ragazzi si portino dietro a dodici anni, l'età di passaggio tra l’essere bambini e adolescenti, alcolici, sigarette e anche peggio, mentre i professori non possono aprire le cartelle per la privacy? E quante volte ci vanno di mezzo i ragazzi che non c'entrano, perché per timore di punire il responsabile, si punisce la classe”.

“La scuola non sostituisce l'ambiente famigliare...”
“I ragazzi passano più tempo a scuola che in famiglia, ma il problema sono i genitori che a casa non seguono i figli come dovrebbero. E magari insegnano ai figli l'idea dei guadagni facili, quanti cellulari o altro spariscono se lasciati incustoditi a scuola”.

“La scuola incide sull'aumento della spesa famigliare?”
“Sì, per esempio la mensa che è diventata non solo molto cara, ma non vengono accettate neppure dilazioni nei pagamenti. Prima c'era il buono pasto, se lo uso pago, se non lo uso non pago, adesso sia che il bambino la frequenti o non la frequenti per qualsiasi ragione, pago lo stesso”.

“E il futuro dei figli in Italia? Ci pensate?”
“Possiamo solo consigliarli nella scelta di una scuola per cui in caso per qualsiasi motivo se ne dovranno andare, avranno le porte aperte all'estero. Ad un figlio che mi dice che vuole fare lo scientifico, suggerisco il linguistico, per aprirsi possibilità più ampie”.

“Ascolto in tutto quanto, un timore per il futuro, quali sono le paure?”
“Che affondiamo, che noi persone comuni non ce la facciamo più, se si perde il lavoro”.

“All'improvviso non c'è più lavoro o si teme di perderlo, ma qual è il motivo, le responsabilità?”
“La classe politica senz'altro. Si mangiano tutto con i nostri soldi senza ascoltare i problemi della popolazione guardando solo le loro tasche, perché ci sono tutti questi politici, e il loro circondario, che si prendono un sacco di soldi?”.

“Cosa dovrebbero fare invece?”
“Abbassare le tasse anziché cambiarne il nome, con il lavoro riparte l'economia”.

“Il quadro è sempre simile, i problemi che le persone rilevano sono gli stessi, come mai non succede niente e non si crea massa critica?”
“Sono cose che sanno tutti, invece non cambia niente perché c'è consapevolezza, ma non c'è iniziativa generale. Per paura magari si dice "lasciamo stare, prima o poi si metterà a posto", ci si pone la domanda e ci si risponde "che cosa posso fare?", ci rimane la speranza, la classica frase "la speranza è l'ultima a morire", sperando di non morire prima noi”.

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(La forza della voce. Che ciascuno, anziché essere portavoce di se stesso, racconti quello che avviene agli altri che ha attorno, che conosce, di cui ha saputo, con cui parla, di chi ha vicino, racconti gli episodi che opprimono chi lavora, chi non lo può fare, chi vuole fuggire, chi viene schiacciato, che ciascuno sia la voce di dieci voci ciascuna delle quali probabilmente si sente isolata e non sa che le stesse vicende accadono a moltissimi altri, di modo da immedesimarsi e da coinvolgere).

   
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