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 La decisione di Clara
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 18/09/2006 :  08:45:52  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
La decisione di Clara

Clara aveva sempre temuto il momento in cui lui sarebbe andato in pensione. A soli cinquant’anni infatti, Eugenio sarebbe stato messo a riposo dalla banca e lo immaginava già ad oziare tutto il giorno e a lasciarsi andare alla sua indolenza. L’unico passatempo che amava era quello di stare davanti al computer e di collegarsi ad Internt. Questo pensiero atterriva la moglie, non perché non lo volesse tra le pareti domestiche, ma poiché sapeva che ciò avrebbe accentuato la sua pigrizia e la sua apatia, caratteristiche spiccate ed innate nell’indole del marito. Adesso era divenuto scontroso, irascibile ed intrattabile. Erano prossimi a compiere venticinque anni di matrimonio e lo ricordava ancora giovane e aitante, senza quel male che lo aveva reso invalido a soli trent’anni. Eugenio era rimasto claudicante a causa di un tremendo e raro virus che gli aveva paralizzato le gambe. Era stato curato ed assistito dai migliori specialisti e, dopo varie vicissitudini e sofferenze, era riuscito ad evitare la sedia a rotelle, ma non a recuperare completamente l’uso delle gambe. Quando camminava, claudicava e aveva sempre bisogno di un appoggio per alzarsi. La moglie s’era rassegnata a quello stato di cose. Nei primi momenti si era disperata anche lei, senza darglielo a vedere. Poi aveva assiduamente cercato di stimolarlo a fare fisioterapia perché recuperasse il più possibile l’uso delle gambe, ma Eugenio si era lasciato andare e si era adagiato su quella sua parziale guarigione. D’altra parte, era troppo pigro ed indolente per impegnarsi a fondo per il recupero. Avrebbe dovuto soffrire ancora e sudare e impiegare ogni suo minuto libero in qualche istituto di rieducazione motoria. Non lo aveva fatto. Aveva preferito rimanere così, parzialmente risanato, ma comunque disabile.
Avevano avuto due figli, che adesso erano già grandi, uno si era pure laureato, si chiamava Marcello ed era cresciuto con quel padre handicappato, ma premuroso verso la famiglia.
Clara aveva trovato un aiuto ed un appoggio insostituibile in sua madre. La povera signora si era affannata, per tutti quegli anni, nel cercare di alleviare alla figlia le fatiche e lo stress di portare avanti la famiglia da sola, senza un marito che potesse collaborare.
Si erano voluti un gran bene e sembrava che lui stravedesse per la moglie. Verso i figli poi aveva un attaccamento particolare; era sempre ansioso nei loro confronti, preoccupato e quasi assillante.
“Povero Eugenio!” pensavano gli amici, “come si preoccupa per i figli!” E non sapevano che ciò era dettato, oltre che dall’affetto, da un suo malessere interiore. Se i ragazzi tardavano la sera, lui tormentava la moglie perché telefonasse, si informasse dove erano, cosa facevano, quando sarebbero tornati. Un vero assillo! E la vera martire era Clara. Proprio lei, proprio Clara, che sempre lo sopportava, sempre tollerava con stoica rassegnazione quei suoi eccessi d’ansia, un’ansia incontrollata, inspiegabile.
E così erano trascorsi tutti quegli anni sino il giorno del pensionamento. Poi d’improvviso tutto cambiò: avrebbe riscosso circa cento di milioni di buonuscita dalla banca, ed Eugenio assaporava questo come un gratificante evento della sua esistenza. Ma il vero colpo di scena doveva ancora arrivare.
Stava sempre seduto dinanzi al computer così come Clara aveva paventato. Si muoveva e si alzava solo per andare a pranzare e a cenare. Avevano mantenuto sempre le stesse abitudini di mangiare a casa della madre di lei. D’altra parte abitavano vicinissimi. Ma subito dopo pranzo, Eugenio se ne tornava a casa, dove veniva raggiunto la sera da tutta la famiglia. Trascorreva ore ed ore davanti al suo PC e sempre collegato ad Internet. Adesso faceva tardi pure la notte. Si coricava tardissimo per poter continuare a restare collegato. Un comportamento certo strano ed insolito in Eugenio sempre così metodico. Trattava la moglie malissimo e con aggressività, non aveva più per lei nessuna attenzione e affettuosità. Per ben tre volte, negli ultimissimi mesi, era partito da solo, adducendo il pretesto che ormai era libero dagli impegni della banca e voleva finalmente viaggiare. La moglie non aveva potuto seguirlo perché era invece sempre impegnata con la scuola e con la sua attività di insegnante. Ma dove andava Eugenio? In quali città e luoghi si recava? Restava un mistero! Diceva che andava a trovare questo o quell’altro parente in giro per l’Italia. Ma era vero? Clara lo aveva contattato telefonicamente durante le sue assenze, ma lui non era mai stato esplicito. - Dove ti trovi Eugenio? Quando torni?- chiedeva lei. - Sono dalle parti di Milano, non so di preciso quando arriverò,- rispondeva lui. Ma poi Clara scopriva che era stato da tutt’altra parte. Perché questo? Cosa nascondeva il marito?
Quando partì la terza volta, senza un valido motivo e senza dire dove sarebbe andato, lei gli diede un avvertimento: - Stai attento, Eugenio, stai superando i limiti.- Ma lui fece ancora di testa sua, quasi fosse richiamato da una forza irresistibile che lo spingeva ad andare. Questa volta però Clara ebbe la netta sensazione, e poi la certezza che insieme con lui ci fosse una donna. Lei e i figli si trovavano in villeggiatura e sarebbero volute partire insieme con lui. Invece era partito da solo. Ancora da solo e sempre con fare misterioso. Cosa fare? Come doveva comportarsi adesso Clara? Aspettarlo pazientemente a casa e fare finta di niente, pur sapendo che era stato con un’altra donna? Che grave decisione! Che tremenda risoluzione! C’era in gioco tutta un’intera vita. La vita passata, che sarebbe stata buttata alle spalle, con un colpo di spugna, cancellata e annullata. E poi c’era quella futura: la sua vita futura e quella dei figli.
Si era rivelato tutto inutile; tutti quegli anni di sacrifici fatti con affetto ed abnegazione. Fatti per chi, perché? Come è strana la vita! Chi lo avrebbe mai detto di Eugenio, sempre innamoratissimo di lei! Ma forse era stata solo apparenza e falsa convinzione. La realtà era forse un’altra. Era stata solo convivenza pacifica basata sulla convenienza e l’interesse. Lui era stato sempre servito ed assistito, e quindi era sempre sembrato un coniuge appagato e sereno, rassegnato al suo male e contento di poter sempre appoggiarsi, fisicamente e moralmente, alla moglie. Eppure, ora Clara ricordava, era spesso pungente e caustico. Lei certo non era stata una moglie felice con quel marito handicappato, che aveva sempre bisogno di tutto. E a tutto aveva sempre provveduto lei, sempre lei, quasi che un marito non lo avesse già da parecchi anni. E ora? Ora certamente Eugenio l’aveva tradita. Cominciò a ricordare tutte le volte che, collegato ad Internet, le aveva nascosto con chi stesse parlando telematicamente. - Che fai? Mi controlli?- aveva detto lui. Già, forse aveva conosciuto in quel modo un’altra donna. Ma queste sono cose che succedono solo nei film! No. Evidentemente no. Succedono anche nella vita di tutti i giorni. La famosa realtà romanzesca. Come poteva fare finta di niente quando ormai aveva la certezza assoluta che era stato con un’altra? Perdonarlo? E poi, come continuare a vivere insieme, se tutto in lei si rivoltava? Il dolore era cocente, la sconfitta ed il senso di frustrazione indicibile! Pensava: “Eugenio, Eugenio, ma perché? Cosa ti mancava? Cosa ti ho fatto? Chissà! Forse non lo saprò e non lo capirò mai, ma saprò sempre che ti ho dedicato tutta una vita! Oppure senza saperlo ti ho deluso, ti ho scontentato, non ti ho capito fino in fondo. Ma adesso non posso più rivolerti a casa, non ce la faccio, è più forte di me.” Infatti, quando lui aveva telefonato l’ultima volta per comunicare che stava rientrando, Clara gli aveva detto perentoriamente che doveva andare da un’altra parte, non più a casa. Addio Eugenio! Il cuore e la mente gli avevano detto addio per sempre. Certo questo lui non se lo sarebbe aspettato e aveva ribattuto: - E così che la pensi?-
- Si, è così, tra noi ogni rapporto si esaurisce qua.- E da quel momento non si erano mai più parlati.
Era ritornato, ma era andato a stare per i fatti suoi, da solo. Ben presto avevano avviato le pratiche per la separazione. Clara, in cuor suo, avrebbe voluto ripensarci, salvare il salvabile, ma adesso lui era irremovibile, come se già avesse un altro piano, altri interessi da difendere e tenere in gioco. Così lei era stata costretta alla separazione, l’aveva quasi dovuta subire. Quello che in Eugenio risultò inammissibile fu la volontà di cercare di giustificarsi con gli amici e conoscenti, volendo screditare Clara, addossandole tutte le colpe. Cominciò a dire in giro che lei non lo aveva mai aiutato a guarire, che si vergognava di lui e della sua invalidità. Diceva che stava sempre dalla madre e lo aveva lasciato solo in tutti quegli anni. Questo forse era anche vero, ma era pur vero che lei aveva bisogno di aiuto e di sentire meno il peso di una famiglia dove il coniuge doveva solo essere assistito e accudito. Le calunnie di lui furono eclatanti, andò dicendo che, forse, invece che dalla madre se ne andava dall’amico. Ma chi era che parlava così, era davvero Eugenio o chi mai? Sconcertante sapere di avere trascorso quasi venticinque anni della propria esistenza, accorgendosi improvvisamente di non aver mai conosciuto la persona con cui vivi accanto! Però il terreno lui se lo era preparato, aveva detto a tutti che da solo non poteva andare avanti e che aveva bisogno di una compagnia. Difatti, dopo pochissimo tempo, arrivò da Cuba una tipa sui trentacinque anni, mulatta, non molto alta e rotondetta. Un tipo insignificante insomma. Ma guarda che caso! L’aveva trovata subito e improvvisamente la compagnia! Da Cuba! La signora proveniva da lì, proprio da un paese che era stato sempre povero e dove parte della popolazione era alla fame. E brava la signora! Aveva trovato il pollo! Era un cattivo pensiero? Già, forse era solo un cattivo pensiero; forse la poveretta si era innamorata di lui via Internet e gli aveva dato appuntamento in qualche località italiana. Amore a prima vista! Aveva perso la testa per questo signore handicappato, alto, molto grosso e un po’ flaccido. Che cattiva la gente che diceva che lo aveva incastrato! Povera donna, finalmente poteva vivere mangiando tutti i giorni. Aveva detto che a Cuba lavorava come infermiera. Certamente aveva saputo che lui era sposato, ma questo non l’aveva fatta desistere. Egualmente l’aveva voluto conoscere; anche lei era stata sposata ed era divorziata, ma il primo fallimento non era stato un deterrente. Aveva madre, padre e fratelli, aveva lasciato tutto e tutti per lui. Potenza dell’amore!
La causa di separazione aveva visti Clelia ed Eugenio consensuali, ma tutte le agevolazioni era state di Eugenio. Clara non aveva voluto niente, niente, nonostante molto avrebbe potuto chiedere ed ottenere. Era stata superbia, orgoglio, risentimento? No. Era stata solo volontà di tagliare i ponti una volta per tutte. - Ma che si tenga tutto!- diceva - Così è contento e vive tranquillo.-
I due colombi erano andati a vivere fuori città. Dopo pochi mesi, altro colpo di scena! Lei è in attesa di un figlio! L’avevano saputo i figli con cui Eugenio manteneva normali rapporti. E i soliti ben pensanti avevano subito sussurrato: - Bene, adesso lei è proprio apposto, lo ha incastrato definitivamente.- Per i figli era stato un colpo orrendo. Stentavano a crederci; il maggiore si era sentito defraudato, ancora una volta tradito, non amato da quel padre che non riconosceva più. Alla sua età, un bambino! Aveva parlato con lui:
- Papà, certo che ti sei proprio incasinato.- - Si è vero,- era stato il laconico e rassegnato commento.
Clara invece aveva assorbito il colpo con maggiore serenità, perché quel nuovo evento tagliava ancora di più ed in modo definitivo i lori legami. Ora lui aveva davvero una nuova famiglia. Ne sarebbe stato assorbito e coinvolto. Insomma, li avrebbe lasciati per sempre in santa pace! Lei aveva improvvisamente riacquistato il suo smalto e il suo antico carattere giocherellone, allegro e scansonato. La Clara che era da ragazza insomma, estroversa, chiaccherona, socievole e disponibile. Invece quando era con lui, era divenuta chiusa, triste e stanca. Tutto in lei faceva capire lo stato di stoica rassegnazione. Ora Clara era libera, libera di agire, di fare quello che voleva senza dovere rendere conto a nessuno e senza chiedere il permesso per fare le centomila cose che non aveva più fatto e che avrebbe sempre voluto fare. Libera! Che bella parola, che meravigliosa sensazione!
Ma i ragazzi soffrivano, e questo era l’unico cruccio per lei. Erano spesso tormentati dal padre che voleva fare loro conoscere Tania, la signora cubana. Il figlio minore l’aveva già vista per la strada ed era scappato. Però adesso doveva affrontare la situazione e dovevano essere presentati.
Trascorsero nove mesi, e una mattina il padre telefonò annunciando che era nato Roberto: avevano un fratello. Un fratello indesiderato, metà italiano e metà cubano. Già odiato, povero bambino! Ed era appena nato. Inconsapevole prodotto dell’umana leggerezza! E forse strumento dell’umano interesse. Poiché da più parti si diceva che lei lo aveva incastrato proprio grazie a quella creatura. Ma si sa, la gente parla troppo, critica a sproposito ed è cattiva.
Ecco, questa era stata la decisione di Clara, decisione ormai irrevocabile e senza appello. Viveva bene così, senza un marito handicappato accudito per venticinque anni. Sarebbe invecchiata con i suoi figli, con la madre, con il suo lavoro e con gli amici. Non pensava più a lui, lo ricordava di rado e senza più astio. La vita era bella lo stesso. Non rimpiangeva la sua decisione e non l’avrebbe mai rimpianta.

Gabriella Cuscinà

   
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