Atau percorreva il sentiero scosceso che lo portava a Pikillacta, il posto di dogana dove lavorava.
Nella cintura portava il suo inseparabile quipu (mazzo di cordicelle annodate, usate per tenere la contabilità), era nato 20 anni prima nella valle di Sacsahuana, il suo fu uno dei primo ayllu (villaggio) conquistati da Manco Capac . La sua abilità nell'uso del quipu gli valse un miglioramento sociale nella struttura piramidale della società incaica, Atau era contento quella mattina, avrebbe potuto coronare presto il suo sogno d'amore con Taoca, la bellissima figlia di un capo villaggio di Ayamara.
Aveva conosciuto Taoca un anno prima a Pachacamac, nel tempio del Sole, avevano reso omaggio al creatore di tutte le cose e cantato alla creazione di Cusco.
Era appena finita la guerra e Atau Huallpa era il nuovo Inca, si preparava un periodo di grande prosperità anche se rammentava con una certa nostalgia il tempo in cui viveva al villaggio con la sua famiglia. Da ragazzo portava le greggi su negli alti pascoli andini, respirava quell'aria fine e fresca e ammirava il volo solenne del condor nei grandi silenzi di quelle cime innevate.
Alla sera le donne tessevano la lana e gli uomini attorno ad un grande fuoco raccontavano le grandi gesta di Viracochia e Pachacutec e di come questi conquistarono un grande impero, Atau era fiero di essere un inca.
Nel suo villaggio si coltivava mais e metà del raccolto doveva essere portato a Cusco quale tributo per il sovrano. Ma ci fu un anno di raccolto scarso e la gente rischiò di morire di fame, ma il tributo fu pagato ugualmente, altrimenti la pena era la schiavitù.
Il padre in un momento di sconforto, raccontò che nelle stelle stava scritto che un giorno un dio bianco sarebbe venuto dal mare e avrebbe portato pace, prosperità e giustizia per tutte le genti, ma di questo si parlava poco, lo si sussurrva di villaggio in villaggio e si attendeva quel giorno.
Atau lavorò alacremente per tutto il giorno, contò carichi di mais, di foglie di coca e di pepe da depositare nei magazzini del sovrano, ma presto sarebbe andato al villaggio della sua amata.
Con il ponchio tessuto da sua madre e colorato di ocra e indaco, con le foglie di coca e carne essiccata si avviò verso Ayamarca.
La strada era lunga e faticosa, ma l'amore sa rendere ogni cosa più facile e ad Atau, dall'anino semplice e il cuore leggero, pareva di volare su quei sentieri stretti e su quei ponti sospesi su fiumi vorticosi. Era in vista al villaggio e subito percepì qualcosa di strano, un turbamento lo colse e il cuore accelerò i battiti, arrotolò una foglia di coca e la masticò.
Tupac il padre di Taoca gli corse incontro, il suo viso era rigato di lacrime , Taoca era stata rapita dagli uomini dell'Inca e portata a Cusco, sarebbe divenuta la nuova concubina.
Un urlo disperato si levò, un gruppo di alpaca si diede alla fuga lungo un dirupo e parve che anche il cielo si oscurasse per un attimo.
Per quanto tempo rimase sdraiato a terra con le mani contratte, non lo seppe mai, ma quando si alzò decise che sarebbe andato a Cusco.
Cusco, il centro del mondo, la città amata era ora divenuta sua nemica, era pronto a tutto anche a morire.
Si nascose per tutta la notte fra quelle strade lastricate, quelle case in pietra abitate dai cacicchi e per la prima volta pensò a quante vite era costata il costruirla , vite di povera gente, di contadini che non potevano pagare tributi, di prigionieri resi schiavi. Attese l'alba, sapeva che l'Inca si sarebbe recato con la sua corte a bagnarsi nelle acque di Tambumachai, la sorgente sacra, insieme alle mogli e concubine.
Infatti apparve presto il corteo, preceduto dai servi e dai guerrieri, infine l'imperatore adornato dai simboli del potere. Cercò di scorgere fra le donne il volto tanto amato e lo vide adornato d'oro e di pietre preziose, il volto più bello e infelice.
Fu come se una mano gli strappasse il cuore, si domandò cosa potesse fare, lui, per contrastare tanta potenza e arroganza.
Riprese il cammino, questa volta verso la costa, forse il dio bianco di cui parlava il padre sarebbe giunto dal mare per aiutarlo.
Attese giorni e giorni scrutando l'orizzonte, nella speranza di vederlo apparire. Si nutrì di gabbiani e di mitili ed ogni notte urlava alla luna il suo dolore.
Poi un giorno vide qualcosa, degli strani legni si avvicinavano alla costa. Si nascose, li vide avvicinarsi, avevano strane vesti ed erano.....bianchi, allora non era solo un Dio erano tanti Dei.
La speranza tornò a cantare nel suo cuore, ma cosa poteva offrire , lui, piccolo uomo a questi esseri divini? Possedeva solo una manciata di mitili e della carne essiccata. Si fece coraggio e con le mani tese piene dei suoi poveri doni si avvicinò a loro col sorriso sulle labbra, si inginocchiò.
Il dio bianco lo guardò, sollevò uno strano bastone, ne uscì un lampo e questa fu l'ultima cosa che Atau vide.

Edited by - luisa camponesco on 29/10/2005 15:49:16