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WhiteWolf
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Inserito - 09/05/2011 :  10:30:41  Mostra Profilo  Visita la Homepage di WhiteWolf  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a WhiteWolf
Il pc si è avviato con il solito ronzio, anche l'apparato che dovrei programmare oggi, con le ventole che sembrano voler decollare dalla scrivania. La solita apparecchiata di finestre aperte sullo schermo del portatile: documentazione, manuale, posta elettronica, appunti e maschera di configurazione.
Continuo a fissare quel cursore lampeggiante e...Dio, che voglia di partire...
E' ciclica sapete? Sembra che le mie radici abbiano una scadenza triennale: ogni tre anni mollo tutto e cerco rifugio temporaneo in qualche località lontana dall'Italia
Così è stato il Nepal ed il Sahara marocchino... Pillole di fuga è stata l'Irlanda, una costante boccata d'ossigeno sono i boschi delle montagne del Trentino. Ma adesso, adesso che sono prossimo alla scadenza, beh, è difficile non sentire quello strano senso di malinconia che ti attira verso un luogo che non hai mai visto. E' difficile non pensare ad un attimo di silenzio in mezzo al nulla ed alla mano che stringe lo zoom montato sulla reflex.
E la mente si ferma su ricordi, su frammenti di anima seminati: le scale del tempio di Boudhanath mentre il monsone impietoso ed improvviso cerca di creare scompiglio tra i buddisti, il te preso in un bar improvvisato da una casa per arrivare alla gola del Todra in Marocco.La Guinness bevuta al bancone in Irlanda, la sera, mentre due fidanzati ed un tranviere guardano divertiti la gara di freccette in Tv, mentre un gruppo di persone sulla cinquantina sorseggiano la loro pinta divertiti.
Ed in tutto questo la mente viaggia verso luoghi non ancora visti, ma letti e sentiti dai racconti di altri: Tel Aviv, una piccola New York, il Golgota, la chiesa della Natività.
In una parola: Gerusalemme. La voglia di partire, di mollare tutto per un mese o quanto basta, di vedere finalmente la terra santa, di sentire e non fare solo il turista o il pellegrino, ma di sentire! Il "sentire", quello che la società moderna sembra negarti perchè devi correre. Di prendersi il necessario tempo per parlare con gli sconosciuti, che poi tanto sconosciuti non sono dopo un po' che ci parli: a volte sembrano più "vicini" di quello che uno si immagina, pur venendo da culture e paesi diversi. Lo so, lo so: l'erba del vicino è sempre più verde, ma non ho queste sensazioni ovunque.
Certo esistono i compromessi, esistono le due settimane canoniche di ferie, però credetemi: il rientro può essere sconvolgente. Quando tocchi culture semplici ed aperte, lo shock di tornare alla cosiddetta "civiltà" è una sorta di burnout: una specie di muro con cui ti scontri ed a cui ti ci devi riabituare.
Non so se può essere chiaro, ma è come dover riallestire il proprio campo energetico per avere una sorta di scudo verso il mondo che ti circonda: so che non mi sono espresso propriamente bene, ma è l'unico modo che ho per descriverlo. Ed allora ci vuole del tempo per riallestire quello scudo, le persone di cui ti circondi al rientro sono poche e selezionate, ed i ritmi di tutti i giorni non sempre te lo concedono.
Da qui la scelta radicale di mollare tutto per poi tornare e ricominciare: fatto una volta ti spaventa meno, nonostante il periodo socio-professionale del nostro paese. Comunque non fateci caso, sono solo i deliri e gli sfoghi di un Lupo.
Gerusalemme dicevo, Gerusalemme: presto o tardi parto e per la mia non-crociata e conquisto Gerusalemme!

"Ci siamo così disabituati al contatto con gli altri che abbiamo bisogno di andarci a sbattere contro per accorgerci di loro"
Crash, contatto fisico

   
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