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 Le risposte di Aharon Appelfeld
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Roberto Mahlab
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Inserito - 13/10/2007 :  23:25:13  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
La sera dello scorso 4 ottobre sono stato invitato alla conferenza dello scrittore israeliano Aharon Appelfed, mi sono scritto molti appunti, certo condizionato dalle parole che solo poche ore prima erano state pronunciate dal leader iraniano Ahmadinejad :

Ahmadinejad calls Israel 'insult to human dignity' on Al-Quds Day

By The Associated Press

Millions of Iranians attended nationwide rallies Friday in support of the Palestinians, while the country's hard-line President Mahmoud Ahmadinejad said Israel's continued existence was an insult to human dignity. "The creation, continued existence and unlimited (Western) support for this regime is an insult to human dignity,"Ahmadinejad said. "The occupation of Palestine is not limited to one land. The Zionist issue is now a global issue."

Aharon Appelfeld, lo scrittore israeliano autore di "Badenheim 1939", sfuggito dai campi nazisti e poi approdato in Israele, ha raccontato i suoi anni da bambino dal 1933 al 1945, la strage della sua famiglia di cui fu testimone, il ghetto, il campo e i due anni nei boschi della Polonia, "adottato" da una banda di fuorilegge ucraini, a cui nascose la propria origine. Anni in cui la sua mente di bambino si chiedeva con angoscia :"ma perchè mi vogliono uccidere? che cosa abbiamo fatto?". La risposta sopraggiunse solo alla salvezza in Israele, quando fu la scrittura a comporre il senso della sua vita, il racconto che fece rivivere in lui la famiglia e la casa di nascita e poi il dramma dell'Olocausto.

Raccontò dell'ingenuità degli ebrei degli anni trenta che non credettero alle nubi e continuarono a ritenere di essere parte dei popoli europei del tempo, negando a sè stessi la realtà anche quando attorno ai loro luoghi venivano erette le barriere di filo spinato, anche quando i primi treni partivano per la Polonia. L'obiettivo di totale assimilazione aveva fatto loro perdere l'identità, si ritrovarono rifiutati da chi credevano di essere parte e avevano perduto cognizione della appartenenza al popolo di Israele. Appelfeld ha narrato di aver compreso che era inutile porsi la domanda :"perchè mi vogliono uccidere, che cosa abbiamo fatto?" ed aspettarsi una risposta razionale. L'odio non è razionale, una volta compreso questo, si comprende il proprio posto che risiede nella propria individualità e identità nazionale.

Lo scrittore ha raccontato come in Israele apprese l'ebraico e studiò la Bibbia da cui trasse la rivelazione, cabalistica, che essa non divide la terra dal cielo, ma è una sequenza di fatti, pur interpretabili, ne trasse le regole per scrivere, i dettagli, i particolari che sono la vita, non la teoria.

La serata mi ha fatto venire in mente le aggressioni subite da appartenenti all'estrema sinistra italiana e ho capito che dovevano nascondere il loro odio per gli ebrei dietro le loro fantasie su Israele, dato che non era carino per loro usar slogan direttamente antisemiti. E penso che non sia proprio il caso di ripetere l'errore degli ebrei europei degli anni trenta, ma che sia necessario riconoscere che il popolo ebraico ha una sua identità nazionale e non deve abbandonarla seguendo il miraggio di una assimilazione che non è accettata dalle società stesse in cui si vorrebbe assimilare, quando queste società sono sottoposte all'oppressione ideologica. Appelfeld sopravvisse alla domanda angosciosa del "perchè" ritrovando in Israele la lingua ebraica e scrivendo i libri che lo hanno condotto alla fama internazionale, sopravvisse e poi visse felice perchè la sua anima si era ricongiunta alla sua indentità. Ho immaginato che forse ciò che condusse alla disperazione e alla morte Primo Levi fu proprio non essere riuscito a rispondere alla domanda del "perchè" con la consapevolezza :"perchè il nostro posto è altrove".

Mi sono scritto sei pagine di appunti su quanto ha detto lo scrittore, una figura leggendaria, la sala era piena, l'incontro organizzato dalla benemerita Cmc di Milano. Ho notato un particolare : Appelfeld forse non lo sa, dato che vive in Israele e non consoce quanto avviene in Europa, ma le sue erano parole di un uomo sicuro di sè stesso, lontanissimo dai dubbi dell'ebreo europeo che era stato un tempo, un uomo che da semplicemente ebreo si è trasformato in israeliano, un uomo disperso fino a che stava lontano e che si è ricomposto quando ha toccato le sponde della sua terra, l'identità del popolo ebraico equivale allo stato di Israele. Il pubblico ha applaudito per lunghissimi minuti, il bancone con centinaia di copie dei suoi libri in vendita, è stato svuotato.

Io credo che Ahmadinejad faccia sul serio insieme ai suoi compari, come hitler. Appelfeld ha detto una frase che mi sono riscritto bene :"il desiderio di assimilazione giunge al suo assurdo quando impedisce di vedere il proprio nemico". Se di nuovo gli ebrei crederanno che non avverrà nulla, non avranno capito la lezione del passato e sarà una "Badenheim 2007 o 2008". Ecco il dovere dello scrittore, secondo Appelfeld, raccontare quanto accadde dà un senso sia agli avvenimenti che alla vita personale, raccontare i dettagli e i particolari serve per far vivere la memoria, cosa che non è un atto astratto, ma del tutto concreto, perchè è proprio leggendo la memoria di chi racconta il passato che dobbiamo essere in grado di riconoscere quanto sta avvenendo ora.

Mi è venuto in mente che esiste una frase che spesso è ripetuta nella tradizione ebraica :"ricordati che cosa ti ha fatto Amalek". Amalek è un personaggio biblico che tentò di sterminare gli ebrei e poi il suo nome assurse a simbolo. Ma perchè dobbiamo ricordare ciò che ci fece Amalek, qual è il senso della questione? Perchè dobbiamo sempre ricordarci che l'odio non è razionale e che se noi cerchiamo di trovare la razionalità negli atti di chi ci vuole distruggere, di fatto lo giustifichiamo e di fatto non abbiamo capito che cosa sia l'odio e non abbiamo di conseguenza la capacità di resistere, combattere e vincere. La frase si potrebbe dunque trasformare :"ricordati il significato del termine odio". Ecco che gli avvenimenti datati delle vicende di Amalek assumono un significato eterno.

Un'ultima frase mi sono annotato di Appelfeld :"lo scrittore, narrando il particolare, il dettaglio, dunque la vita, narra di fatto l'universale, cioè il dettaglio, il particolare, la vita sua e quindi degli altri". Gli altri, leggendolo, sapranno riconoscersi ed ecco allora il significato profondo della parola "memoria", se nessuno raccontasse, nessun altro non solo non avrebbe nulla da ricordare di quanto accadde al mondo, ma neppure di quanto accadde a sè stesso. La scrittura, come ha concluso Appelfeld, è un'arma intellettuale per comprendere il senso della vita e degli avvenimenti di cui si è stati protagonisti o vittime.

Roberto Mahlab

   
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