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 Il pastorello
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luisa camponesco
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Inserito - 09/12/2006 :  17:10:19  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Il pastorello

La luna illuminava la collina e i suoi dolci declivi, nella casa la luce tremula del fuoco illuminava il volto stanco di Amos.
- Bevi questo brodo, marito mio. – Aygail gli porse la ciotola fumante, Amos la prese e bevve avidamente.
Il vociare dall’esterno costrinse Aygail a vedere cosa stesse accadendo.
- E’ sempre la solita storia non fa mai quello che gli si dice. – Yona il figlio più grande era furioso.
- Cosa c’è Yona? – chiese Aygail
- Mamma bisogna trovare un modo per far capire a quel pazzerello di Gad che l’ovile deve essere chiuso alla sera.
Gad era il più piccolo dei figli di Amos e Aygail ma anche il più dispettoso e scansafatiche, in pratica, il tormento di tutta la famiglia.
La mattina seguente Noa, la sorella, stese il bucato sul prato dietro casa mentre la mamma preparava il pane da dare a Zeev e Yona che si sarebbero recati al mercato nella vicina cittadina di Betania e sarebbero tornati solo a tarda sera.
- Gad! – chiamò a gran voce Aygail – Gad, i tuoi fratelli stanno partendo vai a prendere il mulo nella stalla!
Gad fece finta di non sentire mentre giocava a lanciar sassi e a misurare la distanza fra loro. Noa lo vide e prese a rincorrerlo. Gad per sfuggirle attraversò di corsa il prato calpestando il bucato e suscitando le urla della sorella.
Il ragazzino si nascose mentre i fratelli caricavano il mulo con la merce da vendere.
- Mi raccomando – disse Amos – le strade sono pericolose, i banditi potrebbero derubarvi di tutto, state sempre insieme e con gli occhi aperti.
Dopo queste raccomandazioni i due giovani si allontanarono seguiti dallo sguardo apprensivo del padre. Era la prima volta che andavano soli al mercato, prima era lui, Amos, ad occuparsi della vendita di quel poco la sua terra produceva, ma ora si sentiva stanco, i suoi capelli erano ingrigiti sotto il sole e le sue ossa dolevano per la fatica.
- Perché il buon Dio mi ha dato tre figli bravi e obbedienti mentre uno è un vero monello?
Alzò gli occhi al cielo poi si rivolse verso la moglie.
- Cosa ne faremo di quel ragazzo? E’ un fannullone e come non bastasse combina guai ogni giorno.
Aygail lo guardò con gli occhi umidi e nonostante amasse suo figlio, Amos aveva proprio ragione.
- Dio non fa mai nulla per caso, se nostro figlio Gad è così ci sarà una ragione e a noi non è dato sapere quale.
Amos ammirava la fede di sua moglie, se chiudeva gli occhi poteva rivederla, giovane, mentre correva lungo la collina con i neri capelli al vento. Se n’era innamorato subito, ed ora, nonostante qualche filo argenteo facesse la comparsa nella folta capigliatura, le pareva ancora più bella.

Gad si fece rivedere per l’ora di pranzo, ma attese che suo padre andasse a riposare, molto meglio avere a che fare con la mamma, con lei aveva un rapporto speciale.
- Gad, figlio mio, cerca di comportarti bene con tuo padre e i tuoi fratelli. Pensa a Noa che ha dovuto tornare al fiume e lavare ciò che tu incautamente hai sporcato. Renditi utile, il Signore non ci fa mancare il pane, ma dobbiamo lavorare per potercelo procurare. Impara a coltivare la terra e a custodire il gregge, saranno queste cose che un giorno ti daranno di che vivere.
- Si mamma, vedrai cambierò te lo prometto. - rispose Gad mentre mangiava la sua pagnotta.
Aygail sospirò e pregò Dio che tendesse la sua mano verso di loro in particolare verso Gad.

Quella sera Amos si sentì veramente soddisfatto, Zeev e Yona avevano fatto un buon lavoro al mercato, e ricavato il giusto prezzo dalla vendita del grano e del latte di pecora. Tanto soddisfatto da scordare le monellerie di Gad.
- Vado a controllare l’ovile. – disse Yona alzandosi dal tavolo.
- Ci penso io! Ci penso io! – esclamò tutto eccitato Gad, volendo dimostrare che anche lui sapeva far qualcosa.
Si guardarono tutti stupiti, la richiesta era davvero inaspettata.
- Dagli fiducia – disse Aygail rivolta al marito.
Amos fece un cenno col capo e Yona tornò a sedersi.
Gad si sentì importante e con un passo solenne uscì di casa suscitando il sorriso di tutti.

Le pecore erano tranquille, Gad le spinse nel recinto, Bianca era la più riottosa, ma al ragazzo piaceva più delle altre, e poi era quella che dava più latte.
Si stese sul prato a guardare le stelle, ma faceva freschino, un po’ di fuoco era quello che ci voleva. Lo zio Ben gli aveva insegnato ad usare le pietre focaie, a Gad parve il momento giusto per mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti.
Preparò dell’erba secca, dei ramoscelli ed incominciò a sfregare le pietre. Ci volle un po’ di tempo prima che scoccasse la prima scintilla, ma ecco lentamente l’erba prese a bruciare. I muscoli delle braccia erano indolenziti dopo quello sforzo, ma ne valeva la pena. Il tepore era tale da farlo assopire, non si accorse di quanto dormì, ma le grida dei suoi genitori lo destarono.
Il fuoco, rimasto incustodito, si era allargato e attaccato la staccionata dell’ovile. Le pecore parevano impazzite. Solo la prontezza di Amos e dei due fratelli più grandi impedì il peggio.
Gad tremava dalla paura ma era pronto a subire il giusto castigo. Amos gli rivolse una sguardo severo ma non gli disse nulla. Entrò in casa e uscì poco dopo con un fagotto, glielo lanciò.
- Vattene Gad, vattene da questa casa e torna solo quando avrai imparato come si vive.
Fra tutte le punizioni questa non se l’aspettava, guardò sua madre ma lei si coprì il volto con le mani. Prese il suo fagotto e s’incamminò sul sentiero verso valle dopo aver dato un ultimo sguardo alla sua casa. Si, era giusto, se lo meritava, non poteva mettere in pericolo la sua famiglia con la sua sbadataggine. Suo padre aveva ragione, doveva imparare a vivere.

Camminò e camminò, finché stanco si sedette ai piedi di un albero. Era una notte tranquilla il cielo era pieno di stelle ma era troppo triste per contemplarne la bellezza. Stava per sdraiarsi quando un rumore in un vicino cespuglio lo mise in allarme. Si procurò un bastone e facendosi coraggio avanzò verso quel groviglio di foglie.
- Esci di lì chiunque tu sia! – alzò il bastone pronto a colpire.
Un belato e Bianca gli comparve davanti. Gad, superata la sorpresa corse felice ad accarezzarla.
- Non hai voluto lasciarmi solo, allora staremo sempre insieme.
Si addormentò con il viso affondato nel morbido pelo della pecora.

Non seppe esattamente cosa lo destò, forse il parlottare sommesso di alcuni pastori, il belare delle pecore, anche Bianca dava segni di nervosismo, e poi….quella strana stella nel cielo.
La stella si muoveva lentamente con la sua lunga coda luminosa, in una direzione ben precisa. Tutti la seguivano, uomini ed animali e così fecero anche Gad con Bianca.
Il cielo aveva assunto una strana colorazione argentea, persino il vento era cessato, tutto pareva diverso. Gad riconobbe la zona, che era appena fuori Betlemme, lì si trovavano molte grotte che sovente venivano usate come ricoveri per animali, suo zio Ben gliene parlava spesso, lui stesso aveva più volte trovato rifugio per sé e per il suo gregge.

La stella si fermò sopra una di esse, un lieve bagliore indicava che un fuoco era stato acceso. I pastori entravano ed uscivano in continuazione, Gad volle avvicinarsi.
Ma cosa stava accadendo? Tutti quelli che uscivano dalla grotta lodavano il Signore, quindi doveva essere qualcosa di molto importante e Gad voleva saperlo.

Si avvicinò alla grotta e si affacciò all’ingresso, vide una donna che teneva fra le braccio un bimbo appena nato, vicino a loro un uomo cercava di tenere vivo il fuoco. Dovevano essere molto poveri perché non avevano molto per coprirsi. Il bimbo si mise improvvisamente a piangere, doveva aver fame, pensò il ragazzo. Fu allora che i suoi occhi incontrarono quelli della donna. Erano occhi dolci pieni d’amore come quelli di sua madre, allora capì cosa doveva fare. Prese la ciotola dal suo fagotto e si avvicinò a Bianca.
- Dammi il tuo latte Bianca, c’è un bambino che ha fame.
Quella notte Bianca diede il latte più bianco e nutriente che avesse mai fatto e quando lo consegnò alla donna il bimbo smise di piangere. Roseo e paffuto il neonato sgambettava mentre la madre faceva cadere gocce di latte nella piccola bocca.

Quando Gad uscì dalla grotta, un calore nuovo gli avvolgeva il cuore, volse lo sguardo oltre l’orizzonte, ora era sicuro, avrebbe imparato a vivere e un giorno fatto ritorno alla sua casa.








Luisa Camponesco

   
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