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 In punta di piedi
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luisa camponesco
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Inserito - 16/11/2006 :  20:18:29  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

In punta di piedi.

Il sobborgo della megalopoli, si ridestò, come ogni mattino, col rumore del traffico, lo smog, le grida degli uomini, una moto di grossa cilindrata ruggì nella strada sottostante. Christine tirò le coperte fin sotto gli occhi e guardò il soffitto dipinto a stelline, opera di suo padre quando aveva quattro anni. Da allora ne erano passati già dieci, suo padre se n’era andato chissà dove, sua madre viveva con un altro uomo dal quale aveva avuto un figlio, Ron.
- Chris!! Non poltrire alzati! – la voce di sua madre ruppe l’incanto.
Christine tornò a guardare le stelline sul soffitto. - “immagina di volare lassù” – gli aveva detto un volta suo padre. Lei chiudeva gli occhi e sognava di danzare in quel cielo dipinto, quello era il solo istante in cui si sentiva veramente felice.
Bevve in fretta il suo succo di frutta, Ron faceva i capricci, era un bambino difficile, quando era nato il suo cervello non aveva ricevuto ossigeno per alcuni istanti, la conseguenza era un ritardo mentale. Apprendeva le cose con molta fatica e ci voleva parecchio tempo, per questo motivo frequentava una scuola speciale. Christine voleva bene al fratellastro e lui, a modo suo, ricambiava.
- Chris! Stamattina non riesco a farlo mangiare, provaci tu!
- Mamma devo andare a scuola farò tardi. – Christine sapeva come fare e allora con tanta pazienza, preso un cucchiaio incominciò a cantare.

My Bonnie is over the ocean
My Bonnie is over the sea
My Bonnie is over the ocean
Oh bring back my Bonnie to me

Ron, a questo punto apriva la bocca mentre Christine continuava:

Bring back, bring back, bring back
My Bonnie to me, to me....

Ormai era divenuta una consuetudine, Ron non mangiava senza la canzone di Chris. Doveva fare in fretta per arrivare a scuola, con la cartella sotto braccio percorreva, di corsa, un buon tratto di Everett st. per prendere il bus ma riusciva, comunque ad arrivare giusto in tempo.
Ma quel giorno avrebbe segnato un passo importante nella sua vita, una svolta che l’avrebbe condotta molto lontano.

- Vi avevo promesso una sorpresa. – disse miss Catherine Bassett, l’insegnante di ginnastica artistica, assumendo un atteggiamento pomposo. - Oggi abbiamo la fortuna e il piacere di avere come ospite Juliette Stanley, ex allieva della nostra scuola che ora è diventata un ballerina classica. Pensate si è esibita in tutte le più importanti città degli Stati Uniti ed ora vi darà un saggio della sua arte.
Quel che accadde dopo fu una vera rilevazione, come se un velo si squarciasse all’improvviso. Christine rimase colpita, affascinata oltre ogni misura. Dovettero chiamarla più volte prima che rispondesse. Per tutto il resto della mattinata il suo pensiero rimase fisso sulle movenze aggraziate di Juliette. Attese il momento dell’intervallo per il pranzo per avvicinarsi a lei. Juliette era ancora in compagnia di miss Bassett, appena la videro le fecero cenni di saluto, ma poiché non si allontanava l’insegnante le chiese cosa volesse. Chris arrossì ma si fece coraggio.
- Volevo sapere come si diventa ballerina classica.
Christine si morse la lingua ritenendo la frase banale, ma inaspettatamente Catherine Bassett le venne in aiuto.
- Ti ho osservata Christine durante gli esercizi in palestra, devo ammettere che hai una discreta predisposizione per la danza, ma per raggiungere i livelli di Juliette la strada è tutta in salita.
- È necessario essere molto determinate e costanti – continuò Juliette – si passano momenti di vero sconforto, e poi bisogna lavorare, lavorare sui muscoli, delle gambe, delle braccia, fino a quando non ti faranno male da impazzire, cadere e rialzarsi, e credimi poche arrivano al successo. Ci vuole cuore e anima, sentire la musica che ti entra dentro e abbandonarti ad essa.
Chris ascoltava incantata, solo il suono della campanella che avvisava l’inizio delle lezioni pomeridiane la distolse dalla magia del momento. Stava per andarsene quando Juliette la fermò.
- Aspetta! Tra qualche giorno inizierò un corso di danza proprio in questa scuola, ne parlavo prima con Catherine, se sei interessata avrai l’opportunità di provare. Per ora prendi! – le porse un biglietto con il suo numero telefonico – chiamami, se hai dei problemi!
Christine avrebbe ricordato per sempre quell’incontro che avrebbe, in seguito, determinato un radicale cambiamento della sua vita.
Ne parlò a casa quella sera, allora di cena. Il patrigno fece una smorfia di disappunto.
- Mi spiace Chris ma non potrai frequentare qual corso di danza – disse sua madre – ho trovato un nuovo lavoro che mi impegnerà per tutto il pomeriggio. Ho bisogno che tu stia a casa con Ron.
- Ma mamma! Si tratta solo di un paio di volte alla settimana…
- Discussione chiusa! – sbottò la madre.
Quella notte non dormì, nella stanza accanto sentiva sua madre e il patrigno discutere.
- Quella ragazzina ci darà dei problemi.
- Parli così perché non è tua figlia.
La lite continuò per parecchio, prima che il sonno prendesse il sopravvento, ma, in un certo senso Christine aveva pensato ad una soluzione.
Il mattino seguente fece come era solita fare, imboccò Ron e si preparò per la scuola.
- Mi raccomando Chris! – disse sua madre – sii puntuale io tornerò verso le 22, la cena la troverai nel forno e poi metti a letto tuo fratello.
Il nuovo lavoro avrebbe impegnato sua madre dalle 14 alle 22, proprio come il patrigno, Ron usciva dalla scuola alle 15. Christine aveva fatto i suoi calcoli, sarebbe andata a prendere il fratello, lo avrebbe portato con sé alla scuola di danza e sarebbe tornata in tempo per la cena.
Quel pomeriggio, infatti, prese Ron con sé e ritornò verso la sua scuola.
- Ron! Questo sarà un segreto, il nostro segreto.
Ron batté le mani tutto contento per quella novità. Iniziò, in questo modo, una corsa contro il tempo. Tutto andava calcolato al minuto e questo, a lungo andare, provocò in Christine una forte tensione nervosa. Dimagrì a vista d’occhio e il rendimento scolastico, pur mantenendosi sufficiente, calò, ma rassicurò la madre che si sentiva bene e che tutto era a posto.
Finalmente le vacanze estive, anche la scuola di danza chiuse, Christine chiese ed ottenne il permesso di lavorare nella vicina tavola calda. Con i soldi delle mance si sarebbe comperata le scarpette con i lacci rosa e magari, chissà, anche il tutù. Lavorò sodo senza risparmiarsi e la cosa insospettì sua madre, ma Christine fu abile nel giustificare il suo comportamento e, per la prima volta, attese con trepidazione il ritorno sui banchi di scuola.

Il secondo anno segnò progressi significativi e l’amore per la danza classica aumentava di pari passo.
- Ha del talento non c’è dubbio – Juliette la seguiva con attenzione e ne parlava con Catherine
- Concordo con te, ma la vedo tesa non vorrei che…. Commentò Catherine scuotendo la testa e lasciando la frase in sospeso, presagio di eventi futuri.
La cena era già in tavola quando dal vicino televisore le note della “Giselle” si diffusero nella stanza, Ron allora posò il cucchiaio e si mise a mimare passi di danza.
- Ma cosa diav… ma cosa stà facendo? – il patrigno guardava stupito il bambino che piroettava su sé stesso.
- Chrissy brava, Chrissy brava! – continuava a ripetere.
- Cosa intende dire? – chiese sua madre.
- Io non ne so proprio nulla! – replicò Christine, mentre le gote si imporporavano, ma il seme del dubbio era stato gettato
Quel pomeriggio la ragazza andò a prendere il fratello poi si recò a scuola di danza. Stava facendo esercizi alla sbarra quando sua madre le apparve davanti, la prese per i capelli e la trascinò via. La scenata che seguì a casa fu terribile e avrebbe avuto conseguenze peggiori se Ron non si fosse frapposto fra la mamma e la sorella.
Christine trascorse la notte più buia della sua vita. Si alzò al mattino con gli occhi gonfi dal pianto e il cuore a pezzi, cadde in uno stato di profonda depressione.
Nei giorni che seguirono si rinchiuse in un insolito mutismo, Catherine e Juliette la osservavano preoccupate.
- Dobbiamo fare qualcosa Juliette, o quella ragazza si perderà.
Prima della fine della lezione di chimica venne chiamata in direzione, là trovò Juliette ad attenderla.
- Sono consapevole, Christine, che stai vivendo una situazione difficile, e non ci sono parole che possano confortarti. Ti sembra che il mondo ti sia contro, ma non è così. Non sei la prima e non sarai nemmeno l’ultima ad affrontare simili ostacoli. Potrei raccontarti mille storie in proposito, ma in questo momento non servirebbero. Sono venuta per salutarti, parto per New York dove mi hanno offerto di dirigere una scuola di danza. Prendi Christine, questo è il mio nuovo indirizzo, conservalo, fra due anni potrai fare le tue scelte in perfetta autonomia, io ti aspetterò.

Due anni, una eternità per Christine. Le giornate trascorrevano lente nell’attesa della sera quando, nel suo letto, poteva chiudere gli occhi e raggiungere le stelline sul soffitto.
- Forse ho esagerato - disse un giorno la madre di Chris rivolgendosi al marito. – non mi parla più da quel giorno. Ma ero così arrabbiata che non ho capito più nulla.
- Non preoccuparti vedrai prima o poi le passerà. – lui rispondeva.
Non fu così, alla vigilia del suo diciottesimo compleanno tutto era pronto. Aveva lavorato duramente in quelle estati alla tavola calda, ma le mance erano state generose ed ora c’era un gruzzoletto nascosto sul fondo di un cassetto con un biglietto aereo di sola data per New York.
Era ancora buio quando sgattaiolò fuori dalla sua stanza. Scese in cucina, prese una scatola di biscotti e stava per uscire dalla porta sul retro quando…
- Chrissy! – Ron, scalzo, si strofinava gli occhi ancora assonnati. – Dove vai Chrissy?
- Ron non dovresti essere qui. Torna a dormire.
- Vai via perché sono stato cattivo con te?
- Oh no Ron! Sapessi quanto bene ti voglio. Tu sarai sempre il mio fratellino del cuore. Ma devo andare via. Lo so che non capirai…
- Si che capisco! Tu devi andare e io non dirò nulla alla mamma.
Christine lo strinse a sé.
- Un giorno ci ritroveremo!
Se ne andò di corsa per non mostrare le lacrime, mentre il vento del mattino le colpiva il viso.

°°°°°°

- Uno…due…tre… forza! Gambe tese, ginocchia unite, piedi ruotati in linea. Uno…due…tre…braccia a forma circolare e mani all’altezza del diaframma.
- Juliette! Ti stanno cercando.
- Voi continuate gli esercizi io vengo subito.
Juliette si guardò attorno.
- Chi mi cerca?
- Quella ragazza! – rispose l’assistente indicandola.
In un primo momento non la riconobbe, ma quando le si avvicinò…
- Christine!!!
Teneva ancora stretto in pugno il biglietto che le aveva dato anni prima.
- Lei mi aveva detto che…
- Ti avrei aspettato. – Juliette terminò la frase. – Benvenuta Chris. Vieni ti faccio conoscere le altre allieve.

Le pareti a specchi rendevano il salone luminoso ed ancor più ampio, le allieve la circondarono.
- Questa è Christine, la ragazza di cui vi avevo parlato.
Il coro di saluti, le voci gioiose e l’atmosfera magica di quel luogo, le riscaldarono il cuore, le parve per un istante, di volare, mentre i suoi occhi si colmavano di tante, tante….tante….. piccole stelline.






Luisa Camponesco

   
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