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 Microm
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luisa camponesco
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Inserito - 19/06/2006 :  13:20:34  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Microm

Reginald Hole, curvo sul microscopio, non si accorse che Barbara Tilbury era entrata nel laboratorio.
- Ciao Gin, pronto per il pranzo? – Reginald si scosse
- Barbara!! – Reginald guardò l’orologio da polso – è già così tardi!
Barbara sospirò, era sempre la solita storia, quando Reginald, Gin per gli amici, era preso da una nuova ricerca, perdeva completamente il senso della realtà.
- Ti dovresti innamorare di me – Bruce Copler, anch’esso ricercatore della Tucker Inc. era apparso sulla soglia del laboratorio. – io mi ricorderei degli appuntamenti con una bella signora.
- Si, proprio come quella volta nel Vermont, vero Bruce?
Se Reginald voleva vendicarsi aveva toccato il tasto giusto. La faccenda Vermont era girata a mò di barzelletta in tutti gli uffici. Le segretarie facevano risatine quando lo vedevano passare.
La storia è presto raccontata, Bruce era riuscito, dopo mesi di corte serrata, a convincere Valerie, la segretaria del capo a trascorrere una breve vacanza in montagna. Ma il giorno della partenza, preso dall’euforia dei bei momenti trascorsi, dopo aver caricato in macchina tutti i bagagli, partì cantando. Fu alla prima sosta per i rifornimenti che si accorse di aver “dimenticato” Valerie in albergo. Nonostante fosse tornato indietro a tutta velocità, la vide, furente, salire sulla macchina di una coppia, loro vicini di camera. A nulla valsero le scuse e nemmeno i fiori mandati, freschi, ogni giorno per circa un mese.
- Questo è un colpo basso – disse Bruce lanciando un pallina di carta che Reginald schivò
- Sono pronto Barbara! – disse di rimando Reginald che si tolse il camice e prese sottobraccio la fidanzata.
La pallina di carta lanciata da Bruce aveva sfiorato una provetta contenente una proteina di nuova generazione contrassegnata con la sigla ghp2.
La provetta s’inclinò lasciando cadere alcune gocce sul vetrino che Reginald stava esaminando. Un leggere sfrigolio e i due elementi si fusero.

- Geloso? – domandò Barbara
- Chi io? Vuoi scherzare non certo di Bruce. – replicò Reginald
Il ristorante si stava svuotando molti tornavano in ufficio, Reginald e Barbara erano al dessert. Ma l’uomo era evidentemente distratto da altri pensieri.
- Sarà meglio terminare, così potrai andare nel tuo amato laboratorio.
- Ma no cosa dici? Poi questa torta è squisita.
Lo disse senza troppa convinzione e Barbara si alzò e si diresse verso l’uscita, Reginald la seguì brontolando.

Entrando nel laboratorio, avvertì subito un vago e strano odore, un misto fra muschio e incenso.
Mentre pensava a come farsi perdonare da Barbara si chinò sul microscopio. Sollevò il capo di colpo, era successo qualcosa, la sostanza sul vetrino che stava esaminando non era quella di prima, ma una cosa di completamente diversa. Doveva essere stato lo scherzo di qualcuno, magari di Bruce, una specie di vendetta per la sua precedente battuta.
Senza perder tempo andò a cercarlo, lo trovò nella zona ristoro mentre beveva un caffè.
- Sentì Bruce, se hai qualcosa contro di me dimmela in faccia ma non sabotare il mio lavoro.
Bruce spalancò gli occhi stupito.
- Tu devi essere paranoico, avrò un sacco di difetti, ma non faccio carognate del genere.
La sicurezza di Reginald vacillò, forse c’era un’altra spiegazione.
Tornato nel suo laboratorio esaminò nuovamente il vetrino, non aveva mai visto nulla del genere, poi balenò il pensiero di un malfunzionamento del microscopio. Bruce ne aveva uno in dotazione tecnologicamente più avanzato, doveva pensare ad un modo per farsi perdonare.

- Ehi Bruce! Qui c’è un paranoico un po’ imbecille che vorrebbe chiederti scusa.
- E tu pensi di cavartela così, con due parole?
- Con due parole no, ma con questo si!
Mostrò la bottiglia di Glen Grant che teneva nell’armadietto da anni per le occasioni speciali.
- Caspita Gin, allora fai sul serio.
Bevvero in bicchieri di fortuna, chiacchierarono, risero e scordarono la discussione di prima.
- Senti Bruce vorrei mostrarti una cosa. Vieni con me! – e lo condusse nel suo laboratorio.

Bruce rimase stupefatto.
- Ma cos’è?
- Potrebbe essere un difetto del microscopio.
- Controlliamo col mio.
Presero il vetrino e si diressero al Lab3
- Ma cosa hai combinato? – chiese Bruce
- Non ho mai visto nulla di simile – proseguì. Poi si scostò per far posto a Reginald
- Credimi Bruce non è opera mia.
- Allora andiamo ad indagare nel tuo laboratorio Gin! Se qualcosa è accaduta è accaduta là!
I due colleghi incominciarono ad esplorare il laboratorio di Reginald e fu allora che si accorsero della provetta inclinata.
- Un momento! Forse ho capito cosa è successo! Se parte del contenuto di questa provetta è entrato in contatto con la sostanza che stavo esaminando può essere avvenuta la reazione che prodotto questo.
- È una spiegazione plausibile, teniamo sotto osservazione il fenomeno e vediamo cosa accade. Tienimi informato!
Bruce tornò al Lab3 mentre Reginald esaminava la nuova sostanza.
Il processo era lento ma continuo, la cosa, qualunque fosse, si evolveva assumendo dimensioni e colore diversi.
- Novità? – chiese Bruce qualche giorno dopo.
- È cambiata, guarda tu stesso!
- Oh mio Dio! Ma è un ecosistema, un microscopico ecosistema!
Sorpresa, stupore, incredulità, tutta una gamma di emozioni presero i due uomini dopo quella scoperta.
- Senti Reginald! Se fossi in te metterei il composto in un contenitore areato, e in un luogo sicuro, senza dir nulla a nessuno, almeno per il momento. Potresti aver fatto la scoperta del secolo, ma meglio esserne certi. Sei d’accordo?
Reginald annuì, ora doveva pensare a dove riporre il recipiente. Doveva essere un posto poco accessibile agli altri ma abbastanza a portata di mano per periodici controlli.
Mise il recipiente sopra un armadietto, proprio contro la parete, non si vedeva dal basso, nessuno ci avrebbe fatto caso ma controllò per sicurezza. Soddisfatto chiuse il laboratorio e andò a casa.

Il primo raggio di sole sfiorò la scrivania di Reginald, accarezzò l’armadietto e salì fino ad illuminare il contenitore. La sostanza si mosse come ridestata. Cambiò colore, da rossa assunse una sfumatura verdeazzurra e prese una forma tondeggiante poi si sollevò dal fondo del piccolo vaso e rimase sospesa mentre una nebbiolina grigiastra la circondava.

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L’evoluzione divenne rapida e costante, emersero i continenti e comparve la vita, all’inizio solo nelle profondità degli oceani, poi la prima creatura guadagnò la terraferma.
Le grotte furono sostituite da capanne ed in fine i villaggi si trasformarono in città. Il pianeta Microm era ormai abitato in tutti i suoi continenti, le città divennero megalopoli.
La popolazione aumentava in maniera esponenziale e ben presto le risorse energetiche si ridussero in egual misura.
I microniani guardarono oltre la propria atmosfera.
Mandarono in orbita un piccolo satellite il quale registrò tutto dello spazio esterno. L’esame del filmato mostrò loro un’ inspiegabile trasparenza che risultò chiusa da ogni lato ad eccezione di una apertura situata nella parte più alta. Gli scienziati si misero all’opera per trovare una soluzione che superasse l’ostacolo.
La prima missione fu un fallimento, la navetta non riuscì a raggiungere l’apertura a causa di un guasto meccanico. Il secondo tentativo andò meglio, l’astronauta raggiunse lo scopo raccogliendo una serie di informazioni sull’universo circostante.
La scoperta di galassie dalla forma di parallelepipedi, ovali e quadrate, fece sorgere molte perplessità e domande. Il lancio di un satellite munito di un potente telescopio era essenziale per fare chiarezza e così avvenne.
L’esame delle informazioni, che venivano man mano fornite dal telescopio, divenne più problematico del previsto. La situazione non era affatto chiara si rendeva necessaria una missione esplorativa. Si pensò di costruire una navicella spaziale, con equipaggio, adatta alla ricognizione dello spazio circostante. Dei numerosi volontari solo tre risultarono idonei alla spedizione. Dopo un breve ma intenso addestramento furono pronti per la partenza. Grandi festeggiamenti si prepararono in loro onore e, pieni di orgoglio salirono sulla rampa di lancio.
La missione durò alcuni giorni e quando gli astronauti tornarono portarono una serie di informazioni di primaria importanza.
Per prima cosa si seppe che l’universo non era infinito ma chiuso da quattro lati. Vi erano, però, delle aperture che portavano ad altri universi. L’esame dei filmati e dei fotogrammi impegnò gli scienziati per parecchi mesi.
L’allarme arrivò all’improvviso, Microm era divenuto instabile. I continenti si stavano disgregando e gli oceani prosciugando. L’evacuazione dell’intera popolazione divenne prioritaria.
Ogni nazione costruì le sue astronavi il più in fretta possibile, prima che il pianeta si sciogliesse del tutto.
Si creò un organismo capace di coordinare gli sforzi di tutti e porre la flotta sotto un unico comando. Venne il giorno fatidico, tutta la popolazione fu imbarcata, gli spazioporti pullulavano di gente ma avvenne con ordine e senza panico. Lo sciame fu pronto a lasciare Microm.

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Come di consueto, di mattino presto, il personale addetto alle pulizie incominciò il proprio lavoro.
Betty era addetta al laboratorio di Reginald Hole. Appena entrata si tappò il naso.
- Chissà cosa ha combinato il dottor Hole. Un simile odore non c’era mai stato.
Si diresse subito verso le grandi finestre fu allora che vide lo sciame.
- Moscerini! – esclamò
Prese uno straccio ed incominciò a colpirli per costringerli ad andare verso la finestra.
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Sull’astronave madre gli ordini, alla flotta si susseguivano incessanti. L’anomalia spaziale era del tutto imprevista. “Una tempesta ionica”, fu la risposta degli scienziati, “una tempesta che li stava spingendo verso una apertura molto più grande”.
Ritennero saggio dirigersi verso di essa. Nessuna nave andò perduta.

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- Allora Reginald hai controllato la nuova sostanza? Sono trascorse quarantotto ore! – Bruce era impaziente.
- Vado ora – rispose Hole mentre si dirigeva al laboratorio
- Ti accompagno!
Con una certa ansietà Reginald prese il contenitore posto sopra l’armadietto, ma ciò che vide fu solo una verdastra, ed informe sostanza gelatinosa.
Bruce gli battè una mano sulla spalle a mò di conforto poi se ne andò.
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Nel vicino parco, sulla cima di una quercia secolare, nascosto dal fogliame e con la medesima sfumatura verde, apparve un nuovo nido dalla forma ovale e brulicante di vita. Un merlo l’osservava stupito poi……. se ne volò lontano.






Luisa Camponesco

   
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