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Carmine Monaco
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Articolo comparso in prima pagina sul quotidiano "Italia dei Valori" il giorno 19 luglio 2006

TEHERAN VIENE ALLO SCOPERTO: «LA GUERRA E' APPENA COMINCIATA: NELLE VENE DI NASRALLAH SCORRE IL SANGUE DI KHOMEINI»
Nel frattempo Kofi Annan chiede il dispiego di "forze di stabilizzazione"


di Carmine Monaco

«Israele non ha cercato questo scontro, ma c’è chi ha interpretato la nostra volontà di pace come un segno di debolezza. I nostri nemici hanno sbagliato di grosso a pensare che il nostro autocontrollo fosse un segno di debolezza». È quanto sostiene il primo ministro israeliano Ehud Olmert davanti alla Knesset, nell'ambito dei resoconti parlamentari sui combattimenti in corso al nord. «Israele non ha dispute territoriali aperte né al confine nord né al confine sud – ha continuato Olmert – ed è nostro interesse che il Libano sia calmo e stabile, libero dalle potenze esterne. Speriamo che nei prossimi giorni sia possibile arrivare a un accordo di pace, con vantaggio reciproco per entrambe le parti. I combattimenti in corso sono rivolti contro organizzazioni terroristiche in Libano e a Gaza. Tali organizzazioni operano in subappalto, sotto gli ordini, l’incoraggiamento e il finanziamento di soggetti che sostengono il terrorismo e si oppongono alla pace: si tratta dell’asse del male che comanda da Teheran a Damasco. Israele non accetterà di restare ostaggio né delle organizzazioni terroristiche, né di stati sovrani. Siamo al momento della verità».
La risposta iraniana non si è fatta attendere: «La guerra è appena iniziata, oggi è il giorno della resistenza, oggi è il giorno della liberazione della Palestina, non vi sarà un posto sicuro nella terra occupata [Israele n.d.r.] dagli attacchi dell'Hezbollah», ha gridato lo speaker del parlamento iraniano, Gholam Ali Hadad Adel, parlando ieri ad una manifestazione anti israeliana organizzata dal governo nella centrale piazza Palestina a Teheran. «Il giorno è venuto in cui ognuno tornerà a casa, il giorno in cui i palestinesi torneranno a casa, alla terra delle loro origini, il giorno in cui gli israeliani dovranno tornare nei paesi da cui sono venuti», ha aggiunto Hadad Adel, davanti a migliaia di persone che si sono dichiarate pronte a partire per il Libano a combattere contro Israele. Il deputato, esponente del partito Abadgaran del presidente Mahmoud Ahmadinejad, ha proclamato piena solidarietà con la milizia sciita libanese dell'Hezbollah. «Non c'è nessun aiuto che non daremo al Libano e alla resistenza», ha affermato. Infine ha paragonato il leader del ''partito di Dio'', Hassan Nasrallah al defunto leader della rivoluzione islamica iraniana, l'ayatollah Khomeini. «Il sangue dell'ayatollah - ha detto - scorre nelle vene di Nasrallah», il capo degli Hezbollah ormai nel mirino di Tsahal.
Israele ha già dimostrato di non avere alcuna intenzione di adattarsi a vivere sotto la minaccia di quello che definisce "asse del male" siriano-iraniano, e fa appello alla sua forza interna: «La nostra risposta è nota ad ogni singolo israeliano - ha affermato il premier israeliano Olmert -, ed oggi riecheggia in tutta la regione: quando missili e razzi vengono lanciati sui nostri cittadini e sulle nostre case, la nostra risposta è la guerra combattuta con tutte le nostre forze, con tutta la nostra determinazione, con tutto il nostro coraggio e spirito di sacrificio. Noi non desideriamo né la guerra né lo scontro, ma quando è necessario siamo capaci di affrontarli. Abbiamo diritto alla nostra libertà e, quando dobbiamo, sappiamo batterci per difenderla».
La questione degli ostaggi nelle mani dei terroristi rimane sempre al centro dell'attenzione, e Olmert si rivolge ai loro familiari: «Ci penso costantemente. Non li dimentico nemmeno un momento: erano là per difenderci e noi faremo di tutto per riportarli a casa, in un modo che non incentivi ulteriori sequestri». Gilad Shalit, lo ricordiamo, è stato preso in ostaggio in territorio israeliano presso il confine con la striscia di Gaza il 25 giugno. Ehud Goldwasser e Eldad Regev sono stati presi in ostaggio in territorio israeliano nei pressi del confine con il Libano mercoledì scorso. Ma l'obiettivo israeliano non può più essere solo la loro liberazione. Il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni, al termine di un incontro con una delegazione delle Nazioni Unite, ha infatti chiesto il disarmo completo delle milizie Hezbollah e la liberazione ''incondizionata'' dei soldati rapiti. Il capo delle diplomazia israeliana ha inoltre sollecitato la piena applicazione della risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che prevede lo spiegamento dell'esercito libanese nel Sud del Libano, al posto dei guerriglieri del "partito di Dio". Una mancata applicazione di cui Kofi Annan dovrebbe tenere conto, anche nell'elaborazione degli appelli congiunti con il presidente della Commissione Europea Jose' Manuel Durao Barroso, a Bruxelles. «Quando parlo di agire» dichiara Annan «non parlo di dichiarazioni o di esortazioni, ma di specifiche azioni concrete. È per questa ragione che ho proposto una forza di stabilizzazione». Barroso, dal canto suo, ha rinnovato ad Annan l'impegno dell'Europa, già espresso ieri dal presidente di turno, il finlandese Erkki Tuomioja, al consiglio dei ministri degli Esteri dei 25, a prendere parte attiva alla forza di stabilizzazione in Medio Oriente. «Numerosi stati membri dell'Ue» ha affermato il presidente dell'Eurogoverno «sono pronti a contribuire a questa forza». Tra questi l'Italia, dove si assisterebbe ad una situazione paradossale che vedrebbe la cosiddetta sinistra radicale chiedere il ritiro delle nostre truppe impegnate in missioni di pace in Afganistan e Iraq, solo per poterle dispiegare in Libano. I dettagli della missione saranno definiti in Consiglio di sicurezza e discussi con i governi libanese e israeliano. Il segretario generale ha anche ribadito l'appello per il rilascio dei soldati, lo stop agli attacchi di Hezbollah contro Israele e dei bombardamenti israeliani in Libano. Resta da chiarire la fondamentale questione del disarmo di Hezbollah.

   
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