Concerto di Sogni
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luisa camponesco
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Inserito - 03/10/2005 :  11:38:20  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

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Olivia Bacall percorreva il sentiero che costeggiava l’oceano, viveva nel New England da molti anni nello splendido paesaggio di Port Clyde. Dal suo cottage udiva il rumore della risacca e sentiva quel profumo inconfondibile di mare. Suo padre aveva acquistato la villetta negli anni 30 e con la famiglia trascorreva il periodo delle vacanze. Allora era una bella ragazza, tutti i giovanotti la ammiravano mentre passeggiava lungo la spiaggia. Olivia si sedette su di una roccia e guardò lontano oltre l’orizzonte, persa nei ricordi. Quante estati aveva vissuto con i genitori e il fratello in quell’angolo di paradiso e come non ricordare quella passeggiata a West Point. Suo fratello, Reginald, si era così entusiasmato dell’Accademia Militare che convinse suo padre a permettergli di frequentarla.
Arthur, il padre, avrebbe preferito studiasse fisica e magari diventasse uno scienziato come lui.
Si vantava di aver incontrato Einstein all’università di Princeton e di condividerne il pensiero sulla teoria della massa inerziale. Spesso, a tavola, parlava della famosa relazione tra l’energia e massa con la formula E=mc2 che scriveva anche sui tovaglioli di casa con disappunto della mamma.
Arthur si chiudeva nello scantinato per giorni interi a studiare la possibilità di viaggiare nel tempo e magari costruire una macchina che potesse permettere di farlo.
La frescura della sera la convinse a tornare a casa, lentamente ritornò sui suoi passi. Rabbrividì entrando in casa, si tolse lo scialle e accese il fuoco, poi si guardò attorno come la vedesse per la prima volta. Su di un tavolino, vicino alla finestra, una serie di ritratti incorniciati, uno accanto all’altro raccontavano la storia della sua famiglia. I suoi genitori, dal volto austero, lei e suo fratello nelle varie fasi della loro crescita. Era davvero graziosa, sorrise compiaciuta, ma la fotografia che le stava più a cuore era lì davanti a tutte, la ritraeva sulla barca, con un vezzoso ombrellino in un pomeriggio di giugno, accanto a Greg Spencer l’uomo con cui sperava di dividere la vita.
Oh, se avesse potuto tornare indietro…
Quella notte non riuscì a prendere sonno, camminò nella sua stanza e poi, non seppe come spiegarselo, si trovò davanti alla porta dello scantinato, quello in cui lavorava il padre. Rammentò il giorno in cui lo vide salire le scale eccitato.
- Ci sono riuscito Olivia, l’ho costruita… - non terminò la frase, si premette la mano al petto e cadde a terra. Aveva 55 anni.
Nessuno vi era più entrato, da quel giorno ed ora quelle parole le tornavano alla mente, anzi la tormentavano. Cosa stava per dirle suo padre? Tornò nella camera da letto e attese il mattino.
Non era ancora l’alba quando, munita di una chiave inglese, scese nel sotterraneo. Un colpo secco, nonostante l’età conservava ancora molta energia e il lucchetto saltò, non sapeva cosa aspettarsi, ma era decisa e aprì.
La porta cigolò e fece resistenza, le sembrava di violare un santuario, la polvere le irritò gli occhi, e la fece tossire, cercò l’interruttore della luce, la stanza si illuminò di una luce fioca quasi irreale.
Un tavolo ingombro di fogli, una lavagna sulla quale era scritta, a caratteri cubitali, una formula.

t=t0(1 - (v/c)2)1/2

poco comprensibile per Olivia, le cui conoscenza in materia risalivano ai tempi del college. Fili elettrici dappertutto, alcuni collegati ad un grande orologio. Su di uno scaffale erano riposti dei piccoli ma incredibili macchinari. Si sedette allo scrittoio ed incominciò a leggere con una certa emozione, ammirando la bella e accurata calligrafia del padre.

…la luce si propaga con lo stesso valore in ogni direzione quindi è costante… nessun corpo può superare la velocità della luce …se ipotizziamo di spostarci da un A ad un punto B nello spazio alla velocità di 300.000 km/s e tornare al punto di partenza, ci accorgeremmo di esserci spostati non solo nello spazio ma anche nel tempo….

Olivia si immerse nella lettura per ore, poi la pausa per un tè.
Stava per lasciare lo scantinato, quando il suo sguardo cadde su di un quaderno con la copertina nera l’etichetta bianca e la scritta WORMHOLE ( cunicoli spazio-tempo.) lo prese, lo avrebbe letto più tardi, con calma.
Era già sera inoltrata quando lo richiuse, ma ciò che aveva letto era sensazionale, suo padre aveva cominciato là dove gli altri si erano fermati.
Aveva costruito una macchina che sfidava tutte le leggi conosciute della fisica. L’aveva nascosta, per mostrarla a tutti, al momento giusto, ma purtroppo non era riuscito in tempo.
Dov’era la macchina Bacall? Olivia non ricordava niente di particolare, tanto meno di aver visto il padre trasportare qualcosa di voluminoso, quindi doveva trovarsi ancora nell’interrato.
La ricerca incominciò, ispezionò lo scantinato palmo a palmo. Niente, ma non si dette per vinta.
Rammentò che in soffitta era stata portata, poco dopo la morte del padre, una scrivania perché, alla madre la vista di quel mobile procurava solo dolore. Olivia ebbe una ispirazione, lentamente e con prudenza, salì la ripida scala in legno che conduceva nel sottotetto.
Doveva esserci qualcosa in quei cassetti, qualche documento, magari dimenticato…
La scrivania era coperta da un pesante tappeto e si presentava ancora in buono stato, tanto che Olivia pensò potesse stare bene nell’ingresso vicino all’appendiabiti. I cassetti non rivelarono nulla di interessante, vecchie fatture, qualche lettera cominciata e mai finita…insomma nulla di nulla.
Fece per chiudere l’ultimo cassetto, ma qualcosa gli impediva di scorrere. Allora lo tolse e con la mano toccò il fondo e trovò un piccolo rotolo, scivolato lì da chissà quanto tempo. Lo rimosse e controllò di cosa si trattasse. Era semplicemente la planimetria della casa, delusa, ritornò nel soggiorno, aprì la finestra e fece entrare l’aria salmastra.

La sua torta di mele era nota in tutta la contea e il suo profumo si sparse ovunque, impossibile resistere.
- Ciao zia Oliva! - Tessy Cameron, pronipote della sua cara amica e vicina Valerie era apparsa alla porta-finestra del giardino ed annusava l’aria.
- Dovrò fare torte un po’ più spesso – le visite di Tessy mettevano sempre Olivia di buon umore.
Un fetta di torta, una tazza di tè e due chiacchiere.
- E’ una mappa del tesoro zia? – Tessy stava guardando, incuriosita la planimetria.
- No!No! Solo una vecchia mappa della casa.
- Deve essere davvero molto vecchia visto i cambiamenti che sono stati fatti.
- Quali cambiamenti? – Olivia si fece subito attenta.
- Guarda qua zia! La tua cantina dovrebbe essere grande quanto tutto il piano terra, ma sinceramente io la ricordo molto più piccola, ma forse mi sbaglio. Ora devo proprio andare zia sono in ritardo. Ciao. – le dette un bacio veloce sulla guancia.
Olivia salutò la ragazza, ma non appena lei scomparve oltre il cancello, si precipitò a controllare la planimetria. Tessy aveva proprio ragione, l’interrato era stato ridotto in modo considerevole.
In un certo senso se lo aspettava, per nascondere la macchina suo padre doveva aver creato qualche falsa parete, spettava a lei ora trovarla.
Aiutandosi con la cartina cercò di individuare il nascondiglio, munita del classico martello incominciò a percuotere tutto il perimetro.
Individuare il vuoto oltre un muro è una cosa, abbatterlo è tutta un’altra faccenda. Ma a chi poteva rivolgersi senza svelare il suo segreto? La rabbia le fece scagliare il martello contro la parete e con sua grande sorpresa, questo, finì dall’altra parte.
Incredibile quello che trovò non appena riuscì ad allargare l’apertura. Un mondo sconosciuto era lì dinnanzi a lei. Possibile, si domandò, come suo padre avesse potuto tenere segreto tutto quello che vedeva? Oggetti di forme e materiali sconosciuti erano sparsi ovunque e, coperta da un paravento, una sfera simile ad un gigantesco uovo. Dopo ore di indagini capì che suo padre l’aveva usata, altrimenti non si spiegava la presenza di alcuni arnesi che a suo avviso potevano venire solo da un’altra epoca.
Scoppiò in una risata e adesso cosa avrebbe fatto? Cercato le istruzioni per l’uso come fosse un elettrodomestico? Si sedette, come svuotata su di una piccola panca, ma non appena lo fece si accese uno schermo apparve suo padre che le parlò.

“cara Olivia, so che un giorno tu troverai questo luogo e questa macchina che mi ha consentito di fare le più straordinarie esperienze che un essere umano possa immaginare. Ma ho commesso degli errori e uno di questi riguarda proprio te. Ho interferito nella tua vita, non ho mai capito se l’ho fatto per amore o per orgoglio, ma ho allontanato da te, il tuo amato Greg Spencer perché non lo ritenevo alla tua altezza e degno del tuo amore. Ora vorrei rimediare e darti la possibilità di cambiare il tuo destino. Potrai tornare nel momento in cui lui ti ha chiesto di sposarti. La decisione sarà solo tua, sarai di nuovo arbitro della tua vita. Spero tu possa perdonarmi.”

Seguivano le istruzioni per l’utilizzo della macchina Bacall.
Olivia era senza parole, confusa, doveva prendere tempo e riflettere.
Avere la possibilità di cambiare, di mutare il corso della storia era una cosa straordinaria. Passò la notte insonne, ma al mattino era decisa, doveva sapere, sarebbe tornata a quel giorno di giugno di molto tempo fa.
Preparò con cura il viaggio, attenta anche ai particolari, all’abbigliamento, al denaro per andare quaranta anni indietro nel tempo senza tradire la sua provenienza.

Un respiro profondo e poi entrò nella sfera.
Colori, colori, un vortice di colori, la sensazione di perdere peso ed equilibrio poi.. immobilità assoluta.

°°°°°°°

Le barche scivolavano lungo il fiume, giovani coppie si scambiavano carezze all’ombra degli alberi. Cadetti in divisa parlavano del prossimo ballo e su di una panchina la bella Olivia Bacall guardava innamorata il giovane accanto a lei. Una anziana signora appoggiata al suo bastone si avvicinò a loro, ma la radice sporgente di un albero per poco non la fece cadere. Subito l’uomo si alzò dalla panchina e la soccorse.
- Si è fatta male signora? – chiese premuroso
Erano gli occhi più belli che avesse mai visto.
- Grazie giovanotto ma quando si diventa vecchi si è anche maldestri.
Anche la ragazza si era alzata e le sorrideva, Olivia nascose il viso per non mostrare la sua emozione e si allontanò da loro.
Li spiò da dietro un albero, ricordava tutto ciò che lui le stava dicendo.

“non devi rispondermi subito, rifletti pure ma ricordati che dalla tua risposta dipende il nostro futuro”

Pianse Olivia maledicendo il padre, ma ora poteva rimediare….

Greg si stava dirigendo, da solo, verso l’Accademia, lei lo seguì. Qualcuno lo chiamò era Arthur Bacall.
- Greg le debbo parlare è importante.
Olivia cercò di avvicinarsi per sentire ciò che si dicevano, ma era troppo lontana le giungevano solo parti di conversazione.
- …. Mi creda le mie intenzioni sono serie…. – diceva Greg
La discussione si faceva animata
- ….Per il suo debito di gioco…. A condizione che…..

Una voluminosa busta passò dalle mani di Arthur a quelle di Greg, poi Arthur se ne andò e Greg soppesò, pensieroso, la busta con le mani.
Appoggiata ad un albero Olivia tratteneva il respiro. Era davvero quello l’uomo che voleva per sé? Il sogno della sua vita? Ora si spiegava il motivo per cui non si era più fatto vedere, quante lacrime aveva versato.
Poteva cambiare tutto, se lo voleva, cambiare la sua vita, avere una casetta, un giardino, dei bambini che vi giocano, le sue torte di mele e….

Mise la mano in tasca, una piccola chiave argentea poteva fare la differenza fra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere. La strinse con forza, pensando ad mondo senza tempo né confini, alla storia dagli albori fino all’infinito. Assistere alla nascita e alla caduta degli imperi, vedere per prima i dipinti della Cappella Sistina o i disegni di Leonardo…. e vivere ….vivere …vivere le…

… più straordinarie esperienze che un essere umano possa immaginare.


Luisa Camponesco

Edited by - luisa camponesco on 03/10/2005 14:15:28

   
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