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 Sciaman
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luisa camponesco
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Inserito - 28/04/2005 :  14:01:12  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Sciaman


E’ vero, sono un amante dell’artigianato etnico. La mia casa è piena di statuette, maschere, monili, collane. Ogni volta che vedo un negozio che espone questi oggetti, per me, è una attrazione irresistibile.
Era un giorno come un altro quel lunedì, 20 settembre, sempre di fretta con in testa mille cosa fare e tutte insieme, non vidi subito il negozio ma appena me ne accorsi tornai sui miei passi.
Naso incollato alla vetrina a riempirmi gli occhi di tutte quelle meraviglie. La statuetta era proprio nel mezzo e pareva accentrare su di se tutta la luce, per un solo istante ebbi l’impressione che mi osservasse, naturalmente tutto frutto della mia fervida immaginazione, ma il desiderio di possederla si affacciò prepotentemente nella mia mente.
Entrai, nella penombra non vidi alcuno. Mi raschiai la voce
- C’è nessuno?
- Si, si mi scusi non l’avevo sentita entrare. Mi dica?
Una donna piccola e minuta emerse da dietro il bancone, occhi scurissimi, capelli raccolti a coda di cavallo e altrettanto neri, carnagione olivastra che tradiva la sua origine sudamericana. Non mi aspettavo quella apparizione improvvisa e incominciai a balbettare.
- Ecco.. io… c’è una scultura esposta in vetrina che mi piace molto.
- Quale mi dica!
- Proprio quella posta al centro.
L’espressione della donna mutò di colpo, il sorriso scomparve per mostrare un volto serio.
- Mi spiace ma non è in vendita - mi disse bruscamente e mi girò le spalle.
Lo ammetto mi sentii mortificata e mi diressi, dopo aver mormorato un saluto, verso l’uscita. Stavo ancora pensando alla sgarbatezza di quella donna quando mi sentii chiamare.
- Aspetti! Per favore vuole tornare? – la donna era sulla porta del negozio e mi sembrava agitata.
- Mi scusi ma non capisco – risposi tornando indietro
- La vuole ancora quella scultura?
- Ma mi aveva detto che non era in vendita!
- Ci ho ripensato, se proprio la vuole è sua. – non attese risposta e si diresse verso la vetrina e prese la statuetta, la incartò e me la porse.
- Oh! Quanto le devo? – chiesi
Rimase stranamente sconcertata come non si aspettasse quella domanda. La mia espressione interrogativa la costrinse ad una risposta.
- Mmm. - fece
- Si! Mi dica, non ho visto nessun prezzo esposto, magari non posso permettermela.
- Cinque euro – lo disse in un fiato
- Cinque euro? – ero sbalordita, abituata a ben altri prezzi, quello mi sembrava fin troppo economico.
- E’ sicura?
- Sicurissima cinque euro ed è sua. – mostrava una certa impazienza
Pur non riuscendo a comprendere pagai ed uscii con la mia statuetta, la donna mi pareva sollevata. Prima di tornare a casa feci alcune compere, entrai in una libreria e mi soffermai a lungo davanti allo scaffale di testi di storia precolombiana, la mia passione. Ne possedevo già parecchi, ma avevo sempre la speranza di trovare qualcosa di nuovo, una nuova scoperta, chissà quanti segreti aspettavano di essere svelati. Quella sera, però, ero proprio stanca, andai a letto presto, mi addormentai quasi subito, cosa piuttosto strana dal momento che soffro di insonnia. Un rumore mi destò, era notte fonda, “pazienza” mi dissi, in fondo me lo aspettavo, mi succede spesso e volentieri, tanto valeva alzarsi, fare due passi in cucina, magari accendere il p.c. e mettersi a chattare, in rete c’è sempre qualcuno che di notte non dorme proprio come me… ma quella sensazione di disagio non l’avevo mai sentita.
- Sciaman – chi aveva parlato? Mi guardai attorno, cercai subito di accendere la luce ma…pareva che le mia mani fossero trasparenti.
- Sciaman – di nuovo e questa volta più vicino. Non sono paurosa, almeno in linea di massima, ma quel sussurro metteva i brividi.
- C’è qualcuno? – azzardai, nessuna risposta. La mia voce era diversa, avevo parlato, ma non avevo udito alcun suono.
- Sciaman!
Mi girai di scatto, lui era dinnanzi a me. La figura si stagliava nell’oscurità e avanzava tendendomi una mano. Quando fu abbastanza vicino notai l’incredibile somiglianza con la scultura acquistata. Non so ancora oggi il perché ma mi lasciai prendere per mano e fu come precipitare in un imbuto senza fine. Tutti i colori dell’iride si alternavano a visioni incredibili in quella specie di limbo senza tempo. Poi tutto si fermò per far posto ad un paesaggio illuminato dalla luna. Mi risultò familiare, un luogo dove ero già stata, le montagne alte e scure la vallata attraversata da un fiume scintillante. Sospesa a mezz’aria osservavo quel luogo, potevo sentire il freddo della notte senza rabbrividire. Ci spostammo, sfioravo le cime innevate, sapevo bene che la maggior parte di esse superava i 5.000 metri, eppure non avevo paura anche se stavo… volando.
Qualcosa di inaspettato e incredibilmente affascinante, mi pareva che alzando una mano avrei potuto anche sfiorare le stelle. Lui era sempre accanto a me, lo sguardo fisso, seguiva un percorso conosciuto, un percorso antico e segreto. Sotto di noi scorrevano le valli e una foresta impenetrabile ci venne incontro.
Mi trovai a camminare su di un tappeto erboso, fresco e umido, una roccia scolpita ci sbarrava il passo.
- Sciaman!- e in un attimo fui in cima alla montagna che pareva argentata.
Un fiume scorreva nel canyon. No! Non era un fiume, non ne aveva le caratteristiche, impiegai un po’ di tempo per capire che quella era la Via Lattea.
-Inca-uasi- sussurrò di nuovo
- Cosa vuoi dire? Non comprendo – mentre lo fissavo all’improvviso ridivenne scultura e me la ritrovai fra le mani.
Solo allora compresi ciò che dovevo fare, e allora con tutte le mie forze lanciai la statuetta verso il fiume di stelle.
-Sciamaan- sussurrò per l’ultima volta prima di perdersi nel vento.

Mi piaceva stare in quel luogo, aprii le braccia e planai seguendo le correnti sorvolando città sconosciute e villaggi nascosti fra la fitta foresta.
Ero consapevole della magia che stavo vivendo, se avessi voluto avrei potuto raggiungere anche la luna, un sottile filo mi legava alla terra come un cordone ombelicale, ma il mio compito era terminato, dovevo tornare.

Il suono di un clacson mi svegliò di soprassalto, erano le sette del mattino e avevo la testa pesante e i muscoli di tutto il corpo indolenziti.
- Accipicchia – dissi ad alta voce – nemmeno avessi fatto il sollevamento pesi!
Un caffè era quello che ci voleva, ma prima di dirigermi in cucina andai in sala per ammirare la collezione di cui ero tanto fiera. Con lo sguardo la accarezzai, stavo per andarmene quando… ma …la statuetta acquistata il giorno prima non c’era più. Pensai fosse caduta oppure l’avessi messa in un altro posto, magari senza accorgermene.
La cercai dappertutto…niente. Allora rammentai il sogno, scordai il caffè e uscii in fretta.
Il negozio di artigianato etnico stava per aprire, entrai…
- Buon giorno – dissi
- Oh buon giorno, mi scusi un attimo ho appena aperto – l’uomo aveva la carnagione olivastra che tradiva la sua origine amerinda
- Mi dica in cosa posso esserle utile?
- Mi sento un po’ imbarazzata – risposi esitando
- Ieri ho acquistato qui una scultura, me l’ha venduta una signora e….
- Impossibile!- mi interruppe – ieri era lunedì e siamo chiusi, si è confusa con qualche altro negozio, siamo in parecchi in città.
Rimasi senza parole, possibile mi fossi sognata tutto?
- Comunque si guardi pure attorno e… se trova qualcosa che le piace me lo dica – detto questo si mise nuovamente ad esporre i suoi oggetti.
Uscii dal negozio ancora incredula e anche un po’ preoccupata, ma si era fatto tardi e il lavoro in ufficio non aspettava di sicuro. Mi affrettai a prendere l’autobus.

Da una porta, sul retro del negozio, uscì una donna.
- Si è accorta di qualcosa ? – lei chiese
- No! Dovrebbe scordare tutto molto presto - rispose – ma ora tocca a te, presto arriverà un altro prescelto.

Poco dopo nel centro della vetrina apparve, in bella mostra, la scultura di una donna dai delicati lineamenti del viso, dalla nera capigliatura e nel suo caratteristico costume incaico.
Una ragazza, dopo averla a lungo ammirata, entrò decisa nel negozio.

^^^^^^

Nel buio di uno scantinato di una bottega di artigianato etnico, allineate su di uno scaffale, splendide opere d’arte portate via dai loro luoghi d’origine, attendevano con pazienza di tornare a casa.





Edited by - luisa camponesco on 28/04/2005 18:09:39

   
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