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 Giulia
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Capinera
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Inserito - 20/10/2007 :  22:00:36  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Capinera Invia un Messaggio Privato a Capinera

I quadri appesi alle pareti raffiguravano in prevalenza marine e colline dei più svariati paesaggi toscani. Sulla tela Giulia stava osservando come rapita da chissà quali pensieri, tra il verde bruciacchiato dal sole, situato in alto proprio in vetta alla scogliera, si ergeva invalicabile il vecchio castello. Giù in basso circondate dagli scogli, la grande e la piccola spiaggia, colme di conchiglie e sassi levigate dal mare. I colori di un tramonto abulico inducevano però a pensare che lei in quel posto non c’era mai stata, e invece a Giulia quel luogo era molto familiare o meglio, lo era stato molto prima di andare ad abitare in quella casa di campagna.
Giulia stava osservando quel quadro con sguardo malinconico, le sembrava così lontano quel tempo e tutto ciò che allora le apparteneva. Sentì che la malinconia si stava trasformando in un immenso dispiacere e per un breve momento provò un gran desiderio di piangere, ma subito pensò che sarebbe stato sciocco ed inutile, ed allora decise che la cosa più saggia sarebbe stata quella di abbandonare ogni pensiero.
Giulia guardava attraverso i vetri della finestra che dava sul cortile con la speranza di vederlo tornare, magari sorridente come era suo solito sino a poco tempo prima e magari meno distratto e distaccato, di quanto non fosse in quel periodo.
La strada sterrata colme di pozze d’acqua che si stavano allargando sempre più era diventata un vero disastro, mentre ai lati i cumuli di terra che si stavano disfacendo, aiutavano il pantano a crescere sotto la pioggia fitta e incessante che a momenti rafforzava la caduta con ostentata arroganza.
Quella casa fuori città stava diventando sempre più scomoda e da quando Alberto sovente rientrava a tarda sera e qualche volta non rientrava affatto, le ore del giorno sembravano trascorrere con lentezza agonica. Senza parlare poi delle notti lunghe, talvolta interminabili, quando il sonno tardava a venire o la paura prendeva il sopravvento e una fantasia furiosa faceva crescere ogni senso di timore, anche il più inconscio e irrazionale. Spesso al mattino appena sveglia sperava accadesse qualcosa di insolito, qualcosa per cui dover prendere una decisione drastica che riuscisse a ridarle energie, qualcosa che servisse a mutare completamente quel tran-tran quotidiano che si era venuto a creare. Non riusciva a dipingere così come non era capace di tenere in ordine quelle stanze che le apparivano sempre più numerose e grandi. Si era fermata passiva ad osservare un punto fisso nel vuoto, mentre la pioggia cadeva fitta come a voler cancellare dalla sua mente anche il pensiero più vago del passato, il ricordo più remoto e nascosto, quello che aveva creduto il più indelebile. Riflettendo era come se tutti i ricordi con i quali aveva vissuto da sempre, pian piano si fossero eclissati con fare prepotente. Alberto diceva sempre che i ricordi non servono a niente, né a risolvere e tantomeno a costruire alcuna causa. Diceva che i ricordi sono solo i sogni dei poeti e una delle debolezze più grandi dell’universo. “I ricordi catturano la mente e non saldano né arricchiscono il pensiero. Nessun partito serio fonda la propria dottrina attraverso il passato, perché il passato ha solo come causa sua vincente l’esperienza, ma l’esperienza della riflessione è solo un fattore vago, non è completa e pura riflessione, così come non è e non può diventare completa metamorfosi ovverosia, un fattore primario che induce a procedere verso ulteriori cambiamenti. I ricordi fanno assopire la mente, sono solo una trappola infernale pronta a trattenerti e indebolirti il pensiero pronti a serrare tutto di te, compresi i movimenti.”
Per lunghissimo tempo Giulia si era lasciata come rapire da queste stravaganti teorie che adesso, improvvisamente, le apparivano così sorprendenti fino al punto di farle quasi male. Era rimasta solo con lo sguardo fisso in quel punto immaginario intriso di gocce di pioggia scrosciante che in qualche modo con il suo perdurare, sembrava voler cancellare un presente scomodo. Per alcuni istanti in una miriade di luci e colori, era riuscita a vedere personaggi a lei noti che si interponevano nel vuoto precario dell’incerto. Con loro aveva rivisto luoghi e viali da lei percorsi quando alla sua mente era frequente concedere momenti fatti di ricordi e anche di sogni. In quello stato di torpore in cui passato e presente si erano intervallati contrapponendosi, aveva provato dolore e piacere, benessere e angoscia. La sua mente intenta a capire e discernere, non era stata neppure capace di farle udire il rumore di un’auto che stava arrivando e successivamente, di una porta sbattuta quasi con rabbia. Come è facile anche per i più sprovveduti e i meno accorti, rendersi conto quando un amore sta per finire! Alberto non si sforzava neppure di dimostrare quello che non provava più. La sua chiara sincerità talvolta eccessiva al punto di raggiungere una certa arroganza, non lasciava fraintendimenti in nessuno e tantomeno in lei che in quegli anni di completa convivenza aveva avuto modo di conoscerlo così a fondo, da poter sviscerare ogni suo sentimento, ogni sua debolezza, ogni sua forza o le ben mascherate paure, e quel suo coraggio che andava bene oltre i vari Carlo Marx. Un coraggio quasi sfrontato, spericolato sino al punto di creare grande precarietà sia per se stesso che per coloro che gli stavano attorno. Al di là di ogni passione evanescente era stato un uomo eccezionale. Alberto parlava spesso dei poeti, ma tranne che per alcune eccezioni in cui la poesia,secondo il suo concetto valorizzava e quasi esaltava certi ideali era sempre molto critico e distaccato. “I poeti con le loro idilliache poesie non hanno mai vinto grandi cause ne’ battaglie.”Con tutto il suo concretizzare e materializzare, spesso sembrava non rendersi conto che le lotte di classe sono fatte anche d’amore. “Su di una tela puoi trasmettere rabbia passione. I colori sono la risposta dei sentimenti e li vedi, quasi li puoi toccare…sono lì vivi pronti a dirti e farti capire, a risvegliarti.”E dicendo questo indicava tele enormi sulle quali stava lavorando e sulle quali apparivano scene confuse, con linee però ben determinate e colori accesi, talvolta violenti. Grandi volti dai lineamenti duri. “Vedi, vedi?” E indicava mani grossolane perfettamente disegnate, zigomi marcati e grandi occhi spaventati che esprimevano angoscia e paura, cosa abbastanza normale in un uomo che lotta, perché nonostante egli possa credere profondamente o non credere affatto, in ciò che sta facendo ,esisteranno sempre il lui i più svariati timori, anche se fosse solo quello di non riuscire a resistere per la fame o la stanchezza. Ma spesso questo timore viene superato dalla paura di morire, e di non esistere più. Perché al di là di tutte le teorie, l’istinto di ogni uomo è quello di combattere oltre che per degli ideali, soprattutto per la propria sopravvivenza. E quando teme che la sua vita sia in pericolo, i propri occhi non possono che esprimere terrore. Giulia adesso sentiva di averlo tanto amato e di amarlo ancora molto, ma nuove sensazioni le facevano provare anche tanti altri desideri, compreso anche quello di contraddirlo magari dicendogli che i poeti sapevano dire e dare molto, o che non possiamo vivere all’infinito continuando nel voler trasformare tutto e tutti. Che lui probabilmente aveva le sue buone ragioni per ostracizzare tutto ciò in cui non credeva, così come lei aveva mille buoni motivi di non credere più a tutto quanto le aveva insegnato. Lui di fronte, bello come sempre con quel suo sguardo fiero, adesso però anche come attraversato da preoccupanti interrogativi, lei lo osservava invece con un certo sguardo rilassato. “Chi parlerà per primo?”
Si stavano domandandosi entrambi. Un tuono lontano, uno vicinissimo, un lampo illuminò la stanza in penombra e Giulia poté così vedere per un attimo quel suo quadro, un disegno facile senza grandi pretese, non adatto forse all’occhio attento dei grandi intenditori sempre pronti a favorirsi per le proprie eccezionali intuizioni. Colori chiari che raffiguravano quel luogo che aveva tanto amato e che da tempo non vedeva più. Un mare limpido e tranquillo e al di là, la linea determinante l’orizzonte. Giulia si sentiva serena.
“Perché mi guardi così?”
“Così come?”
“E’ lo sguardo che hai quando decidi di fare un viaggio.”
“L’hai detto!”
Giulia era in camera e stava preparando la valigia quando un nuovo tuono, un lampo, ancora un tuono furibondo e la stanza e l’intera casa piombò nel buio più completo. I temporali estivi sono veramente strani. Il giorno dopo un sole calda risplendeva come se niente fosse stato. L’auto di Giulia non voleva saperne di partire, Alberto scese giù di corsa.
“Ti accompagno? Dimmi tu dove.”
Giunti alla stazione si abbracciarono forte e teneramente, intensamente forse come mai.
“Mi mancherai.”
“Lo so.”
Rispose Giulia


(Credo profondamente nell'amicizia, così scriveva..( LAURA UN AMICA VOLATA TRA GLI ANGELI)

Capinera

   
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