Posso innanzitutto riferirvi alcuni dati sperimentali certi. Non invitate mai una ragazza fuori a cena, perché ciò può essere la causa di una reazione a catena incontrollabile : io l'ho fatto e lei si è offesa. Vi chiederete se per caso non ho sbagliato ragazza, ma la risposta è un chiaro no. Sono sulla via giusta. Me lo ha spiegato l'istruttore della palestra che frequento, che è l'unica persona al mondo che io possa tirare su di morale in questioni di cuore. Mi ha infatti spiegato che, per sua esperienza personale, per arrivare al cuore di colei con la quale si vogliono scambiare sentimenti è necessario superare una serie di prove. La probabilità di riuscita equivale a quella di terminare in un solo giorno le tre schede di esercizi ai manubri che mi ha prescritto e che richiedono un totale di 72 ore, pause escluse.
Il problema può essere analizzato da tre punti di vista diversi: il primo è quello della ragazza che ha rifiutato l'invito perché non mi poteva vedere, il secondo è il mio che ho pensato in buona fede che molto probabilmente lei non aveva fame, il terzo è quello del mio istruttore che afferma che il rifiuto della ragazza è stato solo il primo di una serie di ostacoli che lei volutamente ha posto sulla mia strada perché le interessavo particolarmente, altrimenti mi avrebbe risposto subito con un sonante :"sì, sono proprio contenta di accettare il tuo invito", risposta che in realtà avrebbe significato che non mi considerava molto.

E così ho fatto il passo successivo e cioè l'ho invitata in kayak. Se posso darvi un consiglio, non invitate mai una ragazza in kayak. Io l'ho fatto e lei si è offesa. Sì, era sempre la stessa. No, la scheda che il mio istruttore ha preparato per me non comprende esercizi per i neuroni, perché?
Di nuovo ci sono i tre punti di vista: quello della ragazza che pensa che io sono un po' duro a capire che devo cambiare aria, quello mio che mi dico :"E' fatta, finalmente ho capito che le piace la montagna" e quello del mio istruttore che mi ha spiegato che in realtà la ragazza stava sottoponendomi ad una seconda prova e che sperava che io insistessi, altrimenti avrebbe accettato con entusiasmo la mia normalissima proposta di sfidare una bufera di vento su un kayak. Anch'io ho fatto fatica a seguire la logica del mio istruttore, ma non dovete scartare a priori la possibilità che il cuore non segue necessariamente la logica.
Secondo il mio istruttore sempre ottimista, le prove da superare sono normalmente almeno diciotto, tante quante le buche di un campo da golf, e si è molto arrabbiato con me perché ho rinunciato dopo la seconda e mi sono dato al wind surf. Anche perché alla fine della predica mi ha spiegato il suo triste caso: dopo diciotto prove che lui aveva brillantemente superato, la ragazza a cui teneva gli aveva confessato di volergli bene ma che preferiva non conoscerlo perché aveva incontrato troppe persone in vita sua che l'avevano trattata male. E' interessante notare come si crei una catena che si muove verso l'esterno quando avvengono cose simili. Praticamente la persona B colpisce la persona C perché è stata colpita dalla persona A.
Il mio istruttore ha però un sacco di muscoli ed anch'io non passo quasi più dalla porta a causa della larghezza delle spalle. Sì, perché mentre lui mi spiega i casi della vita, a me non è permesso distrarmi dagli esercizi.

Voci raccolte a Londra affermano che è così che James Bond si è allenato per superare le trappole che gli aveva teso il perfido Ernst Stavro Blofeld in "Si vive solo due volte": facendo la corte ad una ragazza del MI5 che lo sottoponeva alle diciotto prove.
Io so che se continuo a seguire i consigli del mio istruttore, si apriranno per me due strade estremamente positive: o diventerò un bravo wind surfista o un intrepido agente segreto.

Vorrei quindi proporre una modifica alla questione su cui si discute di questi tempi, in modo che possa partecipare anch'io al dibattito: c'è un luogo del mondo dove non portereste il vostro wind surf?

Parliamone.

Roberto Mahlab