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Roberto Mahlab
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Inserito - 10/11/2020 :  21:42:12  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Un sospiro dopo una lunga giornata di lavoro, risultati appena accettabili dati i tempi che corrono e la solita passeggiata ante lockdown per sgranchire le gambe e magari per comprare qualcosa al supermercato, visto che la palestra la rivedrò chissà quando. Solita abitudinaria automatica sequenza, mascherina sul viso e sacchetto in mano e mi incammino in direzione opposta fino alla fine del quartiere e poi torno indietro girando nelle vie laterali per allungare la strada fino a giungere finalmente al supermercato sotto casa.

Lungo il percorso persone che camminano isolate, a testa bassa, spostandosi di metri ogni volta che valutano la traiettoria di un possibile incrocio con altri passanti che avanzano a cento metri di distanza.

Ci sono anime vaganti dal fiato corto, io giro il quartiere per ritrovarmi al supermercato sotto casa con un solo giro, tanti altri ne fanno due o tre. Il sistema, abbiamo trovato il modo di aggirare il sistema. Ci sentiamo tutti mooolto furbi.

Potrei fare come la maggior parte delle volte, fermarmi di fronte alle porte scorrevoli del supermercato e lanciare una occhiata dentro e poi sbuffare e alzare le braccia al cielo come a dire :"eh no, c'è troppa gente" anche se ci sono solo tre avventori e poi scuotendo la testa allontanarmi nella direzione opposta rispetto a casa mia arrivando di nuovo alla fine del quartiere per tornare poi indietro.

Stasera invece avevo bisogno di pane per farmi un buon toast per cena e così ho tralasciato la sceneggiatura e sono entrato. Alla porta il mio amico del Mali, un ragazzone simpaticissimo in una bella divisa elegante e scura che ha il compito di misurare la febbre ai clienti per verificare che la loro temperatura non superi i 37 e 5. Chino la testa e mi avvicina il termometro alla fronte e anziché il solito click e il sorriso che mi invita ad entrare, un suono di allarme con due lucine rosse che si accendono sull'apparecchiatura. Mi irrigidisco e l'addetto ci riprova e stavolta tutto pare a posto e mi fa cenno di entrare pure. Ma non sorride. E io sento le gambe di piombo. Vorrei porgli una domanda ma mi manca il coraggio.

Vago per le corsie del supermercato sentendomi come uno spettro, inghiotto la saliva, ma non sento mal di gola, il naso non mi cola, non tossisco, il respiro è a posto, però la preoccupazione mi provoca un nodo allo stomaco, metto nel cesto senza far caso a quanto sto facendo una zucca francese, grossa e con la buccia, poi due cedri dallo scaffale vicino, mi sposto di continuo senza ragione da una corsia ad un'altra, prendo una confezione di datteri e una di pesce. Poi mi avvicino alla cassa controllandomi con una mano sulla fronte se per caso scotto. Pongo la zucca e i resto sul ripiano mobile, sento gli occhi del commesso su di me, distolgo lo sguardo, pago e metto tutto nel sacchetto.

Per arrivare alle porte di uscita devo ripassare davanti al ragazzo con il termometro. Ci penso un poco e mi decido :"scusami, perché prima il termometro ha fatto quel suono e si sono accese le luci rosse?. Lui mi guarda perplesso e poi riavvicina il termometro alla mia fronte e io chiudo gli occhi. Nessun suono di allarme, li riapro e il ragazzo mi mostra il numero sul display e dice :"36 e 2". Io provo un improvviso senso di esultanza e ribatto :"allora suonava perché è troppo bassa?". Non reagisce alla mia assurdità e sorride e fa il segno dell'ok con le dita :"va bene così!", esclama. Chissà quante volte gli capita ogni giorno, rifletto.

Torno verso casa sentendomi volare, anche oggi sono sopravvissuto a quanto accade. Certo se la mia segretaria sapesse di stasera, sospirerebbe il solito :"tipico di voi uomini, siete degli straccetti".

Entro in casa, mi lavo le mani a lungo e poi tiro fuori la spesa dal sacchetto. E sono qui, a fissare la zucca francese e i due cedri. E adesso cosa ne faccio?

Roberto Mahlab


   
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