La leggenda delle cipolle

"Fino a che su questo pianeta esisterà anche un solo singolo essere umano che crederà nella verità che le cipolle non sono commestibili, il pianeta Terra potrà continuare il suo viaggio nell'universo", così profetizzò un giorno lontano il grande saggio della montagna(altre fonti affermano che fu una illuminazione di Roberto mentre camminava in montagna).

E fino a quel giorno di maggio del 2013, un singolo essere umano mantenne la fede nella non commestibilità delle cipolle, nonostante il parere contrario dell'intera popolazione del pianeta.

"Le cipolle sono buone e quelle rosse ancora di più", la dottoressa lo stava ipnotizzando, decisa a guarirlo da quella che lei considerava essere una grave deviazione mentale. "Come puoi essere l'unico essere umano a non amare le cipolle? davvero sei convinto che il resto dell'umanità abbia torto e tu, solo, ragione? Non comprendi che devi essere curato?", cercò di convincerlo.
"Ma io…", tentava di resistere Roberto, "se le mangio anche io, il pianeta... ". La dottoressa scosse la testa, il caso era ancora più grave di quanto avesse supposto e necessitava di interventi decisi e definitivi.

Quella sera preparò nel suo laboratorio un composto che aveva il nome di Oniongood, un micidiale preparato riportato da una antica pergamena ritrovata dagli archeologi sui monti dell'Atlante e di cui la luminare era venuta in possesso. Il mito narrava che la ricetta fosse stata elaborata dal consiglio dei saggi del deserto, "gli abitanti della Terra non ne avranno mai bisogno, non è possibile che qualcuno non ami le cipolle", aveva esclamato il capo supremo del consiglio.

Si sbagliava. Tanti anni dopo, qualcuno sfidò la comune considerazione presente nel Dna dell'umanità, un singolo essere nacque difettoso e il difetto fu che non gli piacevano le cipolle. La dottoressa si sentiva responsabile a nome delle genti del pianeta e si decise a risolvere, una volta per tutte, il problema.

"Ti ho preparato questo buonissimo the, assaggia", un pomeriggio lo invitò in studio e gli porse una bevanda sulla quale Roberto non ebbe il minimo sospetto, anzi, ci inzuppò dentro un cioccolatino Ragusa, una scatola del quale si portava sempre dietro. E questo piccolo particolare, che la dottoressa non aveva previsto, fu il granello di sabbia che in seguito modificò gli eventi.

Appena ebbe sorseggiato il composto che la dottoressa aveva mescolato nel the, Roberto cadde in trance e perse ogni resistenza all'ipnosi, la psicologa ne approfittò e le bastarono poche parole per renderlo un fanatico mangiatore di cipolle.

Quando la notizia si sparse per il pianeta, tutti i popoli si ritrovarono uniti ad esultare e il mondo conobbe la pace universale, proprio perché tutti i popoli scoprirono di avere un valore comune : l'amore per le cipolle.
L'idea della dottoressa aveva cambiato la Storia.

Ma a che prezzo? Roberto era diventato un vegetale, la sua intera esistenza ormai era dedicata a mangiare qualsiasi tipo di cipolla e ad esclamare :"ma come sono buone, ma come sono buone".

La dottoressa non si sentiva felice, nonostante gli onori che le venivamo tributati da tutte le nazioni e per aver condotto i popoli alla comune consapevolezza, un giorno si commosse particolarmente quando vide lo sguardo di Roberto che appariva essersi perduto verso l'orizzonte, seduto su una scogliera a picco sull'oceano.

Decise d'istinto, aprì il frigorifero e trovò una scatola di Ragusa, ne estrasse uno e corse verso la scogliera.
"Che ne dici di aggiungere questo alla tua dieta a base di cipolle?", gli domandò. Ma Roberto non rispondeva, l'ipnosi era talmente profonda che la sua mente era ormai incapace di intendere. La psicologa disperata strappò la carta d'oro attorno al cioccolatino e gli mise il Ragusa sulle labbra.

Fu sorpresa, Roberto all'improvviso chiuse gli occhi, sul suo volto pallido a causa dell'ipnosi parve ritornare il colore, una sofferenza interiore parve travolgergli i lineamenti, come se migliaia di pensieri, di ricordi, all'improvviso confliggessero con la realtà del momento.

Si svegliò dall'ipnosi. "Il... Ragusa... mi ricordo... lo avevo intinto in quel the che mi avevi offerto...", mormorò.

Poi si volse e apparve confuso, scorse i piatti di cipolle che lo circondavano. "Ma che cosa sono quelle? Cipoooolleeee? Aiuto!", esclamò alzandosi in piedi e correndo verso la foresta.

La dottoressa lo ritrovò dopo molti giorni, appoggiato spossato ad un altissimo pino in mezzo ad una radura della boscaglia, gli si avvicinò e gli sussurrò con dolcezza :"volevo guarirti".

Lui levò il viso verso quello del medico e le bisbigliò con le sue ultime forze : "Fino a che su questo pianeta esisterà anche un solo singolo essere umano che crederà nella verità che le cipolle non sono commestibili, il pianeta Terra potrà continuare il suo viaggio nell'universo".

La dottoressa aprì lo zainetto che si era portata appresso e ne tirò fuori la barretta di Ragusa che gli aveva appoggiato alle labbra sulla scogliera. E si mise a pensare.
Doveva decidere. Se ipnotizzarlo ancora oppure fargli mangiare la barretta di Ragusa. La sua scelta avrebbe dato ragione o al saggio del deserto oppure al saggio della montagna e il moto del mondo avrebbe potuto prendere una strada imprevedibile...