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 Come un uragano
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Roberto Mahlab
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Inserito - 21/12/2008 :  23:40:03  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Ci sono dei film dai quali si esce odiando il proprio prossimo e guardando con una occhiata di fuoco gli altri spettatori che escono dalla stessa sala, viene a galla il peggio, uomini che passano per primi dalle porte, donne che si spingono a vicenda, se piove gli ombrelli si aprono senza curarsi che le stecche finiscano negli occhi dei passanti incolpevoli.

Ci sono dei film dai quali si esce con animo esultante, con negli occhi se stessi nei panni del supereroe della galassia che salva il mondo, le occhiate verso gli altri spettatori sono sospettose, che sia mai che dietro i loro sguardi di persone comuni si celi il malvagio di turno, si rallenta prima degli incroci avvicinando la mano alla tasca, pronti ad estrarre la calibro sette e settantacinque che aveva anche l'agente Williamson durante la sparatoria al Central Park.

Ci sono film dai quali si esce sentendosi qualcuno, in fondo anche noi avevamo pensato più o meno alla formula per merito della quale il protagonista ha scoperto la sequenza del dna del virus mortale che stava distruggendo la vita sul pianeta, si osservano gli altri spettatori con sguardo lontano, loro non sanno che noi sapevamo.

E poi ci sono dei film del tipo :"Come un uragano", che ho visto stasera, tratto dal libro di Nicholas Spark, l'autore sul cui romanzo era stato anche basato il film :"Le parole che non ti ho detto". E ho già detto tutto sulla trama. Avevo visto "Le parole che non ti ho detto", con Robin Wright Penn e Kevin Costner, sullo schermo di un aereo durante un volo verso l'oriente, fu uno di quei voli che richiese al pilota di azionare i tergicristalli all'interno dei finestrini, per spazzare via l'ondata di lacrime degli spettatori-passeggeri.

Quando l'altro ieri informai la mia segretaria e braccio destro e sinistro e mente pensante della mia decisione di andare a vedere "Come un uragano", lei smise per un attimo di guardarmi con la solita espressione che mi riserva quando le dico che vado a vedere James Bond o un film di fantascienza. I suoi occhi si velarono per un attimo e mi disse con sguardo sognante :"con Richard Gere". E io sospirai e le risposi :"con Diane Lane". Lei raccolse la sua borsetta, l'aprì e ne estrasse una confezione di fazzoletti di carta, me li mise nelle mani e concluse :"ti serviranno", riconobbi un tono di ammirazione nella sua voce. "Sento di doverlo al mondo", replicai, :"dopo diciotto thriller e quattordici film di fantascienza, non sarei degno di continuare a far parte del genere umano se non purgassi la mia anima con il film 'Come un uragano'".

"Ma te li riporterò", aggiunsi riferendomi ai fazzoletti. "No, no... non importa, usali pure tutti, davvero", disse lei scuotendo il capo con commozione.

"Come un uragano" è una sfida allo spettatore, fin da quando comprate il biglietto bisbigliando all'addetta alla cassa il titolo del film prescelto, lei vi sorride, mentre aveva appena ringhiato contro uno spettatore che aveva comprato il biglietto per la sala vicina dove proiettavano un film con diciotto morti e settantasette feriti già nei titoli di testa. E la maschera vi accompagna fino al vostro posto, si assicura che siate comodi e vi augura buona fortuna. Mi accorsi stupefatto che ad un lato della sala c'era un enorme cesto di plastica trasparente, con dentro degli asciugamani, una muta domanda alla maschera che rispose :"non chieda, la prego, capirà da solo tra poco più di un'ora".

La fotografia splendida, i panorami che lasciano a bocca aperta, gli attori perfetti che dicono poche parole, ma quelle giuste. L'atmosfera preparatoria vi avvolge senza che ve ne accorgiate, all'inizio avvertite come un soffio di venticello leggero, poi, insieme all'uragano che si scatena sullo schermo, iniziate a comprendere che state per essere trascinati nel turbine dei sentimenti più profondi. Si odono i primi singhiozzi di una spettatrice della penultima fila, un uomo davanti a lei trova il coraggio, di cui certo il giorno dopo si pentirà, di chiederle di fare silenzio. Ma non è possibile mettere il coperchio al pentolone, a metà film persone che solo nel pomeriggio se ne dicevano di tutti i colori, adesso si abbracciano strette tentando di tenere a freno il pianto dirotto.

"Io non cedo", mormorai. E Richard mormorò a Diane :"lo spettatore nella quartultima fila, non sta piangendo". E Diane smise di rivolgersi a Richard e si volse direttamente verso di me, mi scrutò fino nel fondo dell'animo e mi sussurrò :"nessuno può avere il cuore tanto duro da non piangere alla visione di queste scene".
Avvertii, pur nel buio della sala, lo sguardo di rimprovero degli altri spettatori, mi accorsi che una ragazza, seduta a due poltrone da me, mi lanciava uno sguardo di orrore. Un signore davanti a me si alzò e mi scosse :"ma dov'è la tua umanità?" e si rimise a sedere, un "bravo" di approvazione uscì dalla bocca della moglie.

Ce la misero tutta, le scene commoventi si alternavano solo a scene ancor più commoventi, a Richard Gere e Diane Lane si unirono tutti i membri delle loro famiglie, pure protagonisti della trama e poi anche i componenti della natura. E infine tirai su con il naso. Poi all'angolo dell'occhio sinistro sentii un piccolo rivolo liquido. Gli altri spettatori erano già alla disperazione pura, alcuni piangevano senza ritegno, altri si avvicinavano sconvolti allo schermo nel tentativo di abbracciare le attrici gli spettatori e gli attori le spettatrici.
Io estrassi dalla tasca il pacchetto dei fazzoletti della mia segretaria e feci finta molte volte di avere un improvviso raffreddore, atteggiamento che a quanto pare non trasse in inganno gli spettatori seduti vicino a me che esclamarono compiaciuti :"anche tu allora hai un cuore".

Ci sono film dai quali si esce sentendosi parte dell'universo, tenendo aperta la porta per far uscire prima le signore, il ragazzo tatuato e vestito da punk dark che piange come un bambino asciugandosi il volto con la sciarpa della anziana spettatrice che in altra occasione avrebbe travolto sulle strisce pedonali senza rimorso, il cittadino che abbraccia l'esattore delle tasse dicendogli :"lo so che lo fa per il bene della nazione" e quando alla fermata del tram qualcuno vi fuma direttamente sulla faccia voi lo ricambiate con un ampio sorriso di comprensione e una stretta di mano, poi un bambino si mette a strillare sul mezzo pubblico assordando i passeggeri e i genitori cercano invano di coccolarlo per farlo smettere e voi, anzichè mettervi a gridare perchè la finiscano tutti quanti, osservate quel volto di neonato e gioite ad ascoltare la sua voce pregando che abbia tutto quanto di buono la vita potrà riservargli. "Non ti tradirò mai più", dirà il giovane alla fidanzata con voce rotta e sincera e lei gli risponderà con tono di gratitudine :"oh no, ti prego, fai pure, non preoccuparti per me".
"Tanto io prenoto la casetta sulla spiaggia per il week end e chissà che per puro caso non incontro Richard Gere", mormorerà poi la donna, senza farsi sentire.

Ci sono film, del tipo "Come un uragano", che sono in grado di far ripartire l'economia solo per il numero di pacchetti di fazzoletti di carta che permettono di vendere. So che lunedì la mia segretaria non mi domanderà di darle indietro i fazzoletti rimasti, so che sarà inutile raccontarle che li ho usati per una improvvisa infreddatura. Ci sono film, del tipo "Come un uragano" che vi distendono, vi rilassano, vi rimettono in tranquilla sincronia con la natura e il mondo circostante.

"E anche per stasera abbiamo finito", esclamarono gli addetti alla pulizia del cinema dopo l'ultima proiezione, sollevando il contenitore di plastica trasparente e rovesciando sul marcipiede i litri di lacrime raccolte con gli asciugamani dal pavimento della sala.

Roberto Mahlab

Dove c'è il cinema... concerto c'è.

   
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