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Roberto Mahlab
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Volo da Tianjin a Hong Kong - 12 agosto 2006

Il viaggiatore con la prenotazione a fianco del mio posto reagisce con sorprendente durezza all'offerta della graziosa hostess della Cathai Pacific di una bibita analcolica, chiede invece una birra. Il segnale di mantenere le cinture allacciate non si spegne, è segnalato un tifone sulla rotta, sta risalendo dal largo di Shanghai verso il nord. Un'altra tempesta però preoccupa chiunque voli su un aereo in qualsiasi parte del mondo quel giorno, giusto poche ore prima tutti media hanno interrotto le trasmissioni per comunicare la notizia del complotto sventato in Gran Bretagna, un gruppo di terroristi islamici aveva pianificato di fare esplodere un gran numero di velivoli commerciali diretti negli Stati Uniti, l'Europa aveva praticamente chiuso gli aereoporti e viaggiare era divenuta una odissea di ritardi, annullamenti e disagi.
Negli aereoporti dell'Asia orientale invece i controlli non apparivano più elevati del solito e nessun problema disturbava i turisti o gli uomini d'affari che non viaggiavano verso rotte europee o transatlantiche.

Il passeggero si agitava nervosamente e poi si voltò verso di me e, sforzando un sorriso, iniziò a parlarmi della ragione per la quale si trovava, involontariamente, su quell'aereo. Era stato incaricato di soggiornare per alcuni giorni in Cina per assistere un connazionale arabo saudita che era stato ricoverato per un malore all'ospedale di Pechino, mi raccontò che erano stati giorni difficili, non conosceva nessuno e non si era arrischiato neppure ad uscire dalla clinica per cercare un ristorante, del resto non aveva alcun desiderio di affrontare la cucina locale e non considerava di alcun interesse intavolare un qualsiasi discorso con un cinese, troppo lontana gli appariva quella cultura dell'estremo oriente dalla sua tradizione del medio oriente. Lavorava alle linee aeree saudite e mi spiegò come il governo del suo paese praticava un prezzo interno del petrolio molto elevato, seppur l'Arabia Saudita fosse il primo produttore mondiale, con lo scopo apparente di utilizzare i proventi per affrontare la crisi sociale che attanagliava il paese, tentando di porre rimedio alla sconsolante considerazione che la ricchezza dell'oro nero non aveva mai favorito la popolazione ed era rimasta appannaggio delle varie famiglie di re e principi.
Mi confessò le sue preoccupazioni di bilancio famigliare e mi stupii, l'Arabia Saudita, così come gli altri altri paesi del golfo, è tra le maggiori esportatrici di petrolio e le casse del paese si riempiono ogni giorno di miliardi di dollari. Miliardi di dollari che rimangono nelle tasche di una nomenclatura e non sono mai stati usati per creare infrastrutture, alternative produttive e benessere per il popolo, la metà della popolazione dei paesi più ricchi del mondo vive a livelli di povertà, le case regnanti non hanno mai avuto la minima inclinazione a considerarsi depositarie dell'obbligo di accudire ai propri cittadini, rare sono le pubblicazioni di libri e riviste che non siano di argomento religioso, spesso la religione viene utilizzata dai regimi per allontanare la mente dei cittadini dall'esigenza della libertà personale e la "polizia islamica" si incarica di punire chiunque violi l'ortodossia.
Il disegno dello scontro epocale che sconvolge il pianeta, il medioevo che si oppone alla modernità, perchè la modernità altrimenti abbatterebbe la dittatura.

Il mio vicino di posto era nervoso, mi disse che si sentiva osservato nel corso di tutto il suo soggiorno, solo perchè era arabo e quindi sospetto in quei giorni terribili, così immaginava. Conversavamo in inglese e io non lo interruppi quasi mai, consideravo che fosse una fortunata occasione per ascoltare solamente, l'uomo evidentemente mi aveva preso in simpatia, ero il primo europeo che vedeva da giorni e poteva sfogarsi. Mi disse che era arrabbiato per la copertura mediatica degli eventi drammatici del giorno precedente, che sentiva di voler protestare contro l'arresto di quelle che definì "le povere persone" accusate dagli occidentali del complotto terroristico e si domandava che angoscia stessero passando le loro famiglie. Gli feci presente che, secondo le notizie che la televisione aveva reso note la sera prima, gli arresti erano stati eseguiti grazie alle segnalazioni di un paese musulmano, il Pakistan, e che la polizia pachistana pareva avere tutto il merito di un'impresa eccezionale, dunque non si trattava di musulmani innocenti perseguitati dagli occidentali, ma di terroristi scoperti da un governo musulmano. Rimase senza parole e pensoso per qualche secondo, e poi assentì, di malavoglia, ma apparentemente convinto. Riprese poco dopo, asserendo che comunque, se determinati fatti avvenivano, c'era una ragione, e c'era una ragione che era necessario comprendere anche per gli attacchi agli Stati Uniti nel 2001 e poi a tutte le altre nazioni, non pronunciò mai la parola "terrorismo".
Gli feci notare che le bombe avevano ucciso anche centinaia di migliaia di musulmani, dall'Algeria all'Iraq e che quindi appariva difficile comprendere una qualsiasi ragione per le stragi. E assentì' di nuovo.
Poi passò a raccontarmi dei suoi viaggi in Libano, in quei giorni in guerra, e si espresse con termini nostalgici verso luoghi che aveva nel cuore e poi continuò con i ricordi di un suo recente viaggio negli Stati Uniti, dove aveva studiato all'università dello Utah e di quanto fosse stato sorpreso dagli usi e i costumi dei mormoni che vi abitavano, mi disse che si autoisolavano dal progresso umano. Ma anche l'Europa lo spaventava, era furioso in particolare verso l'Italia, perchè di passaggio a Roma aveva avuto una brutta esperienza, pensai che alludesse ad un borseggio e gli chiesi di che cosa si era trattato. Era all'aereoporto e si era allontanato dai bagagli per dare un'occhiata al duty free con la moglie e, quando erano tornati, avevano visto che alcuni poliziotti erano attorno alle loro valige, ne rivendicarono la proprietà e gli agenti raccomandarono loro di non lasciarle mai incustodite durante la permanenza all'aereoporto, per motivi di sicurezza infatti avrebbero dovuto portarle via e farle controllare. Mi disse che quello che lo fece arrabbiare fu il fatto che i poliziotti avevano lanciato uno sguardo a sua moglie, che pure era ricoperta del niqab, il velo nero che ricopre l'intera figura delle donne, con solamente una fessura all'altezza degli occhi. Mi disse che i poliziotti si erano comportati molto male, "le donne arabe sono molto timide ed è per questo che devono coprirsi". Mi guardai bene dal rivelargli che ero italiano e non replicai, mi sentivo imbarazzato, l'uomo era sinceramente spaventato dal mondo intero e non poteva accettarne le varie forme e i colori. Dava la colpa al mondo, ma comprendevo che il problema era la sua chiusura verso di esso, tanto da non comprendere neppure che le azioni terroristiche avevano natura aggressiva e non reattiva o protettiva.

Le parole del mio occasionale amico di viaggio relativamente alle donne, le ho potute sovente verificare nella realtà durante i soggiorni in Malesia, paese scelto come località di villeggiatura preferita dalle famiglie che abitano i paesi del golfo. L'usuale figura del marito in shorts e sigaro seguito dalla moglie ricoperta completamente con quaranta gradi all'ombra dalla lunga veste nera, il volto pure coperto dal tessuto nero, il niqab, solo gli occhi appena liberi, ho visto queste donne a tavola costrette ad alzare il tessuto solo un poco per poter liberare la bocca per il bicchiere e la forchetta e poi subito riabbassarlo, mentre l'uomo mangia e parla liberamente e guai se qualcuno rivolge la parola alla donna, cameriere compreso. Ho visto uno di questi mariti che trascinava per la manica della veste la moglie nel passaggio tra piscina e l'interno dell'albergo, anche gli occhi erano coperti, per evitarle di guardare le persone sedute sulle sdraio. Sono salito in ascensore con una coppia, e lei per un solo istante, probabilmente per un soffio d'aria, ha sollevato per un millimetro la tunica dal volto e l'uomo le ha gridato furente :"copriti! copriti!".

Và da sè che questa visione religiosa, propria dei sunniti dei paesi del golfo, non trova riscontro nelle interpretazioni liberali del Corano, ma solamente nelle letture integraliste e letterali oscurantiste. Il niqab, o addirittura il burqa nel mondo talebano, è considerato obbligatorio oppure, quando non tale, la veste migliore possibile da adottare, in modo che la donna si senta colpevole se non lo vuole portare. Le regole così codificate sono, per gli integralisti, verbo diretto da Allah tramite il suo Profeta Maometto, dunque il messaggio del Libro Sacro non è contestabile nè interpretabile. Chi non si comporta come da prescrizione, vive una falsa religione e deve essere soggetto alla giustizia divina, ovviamente fatta rispettare dagli uomini. La donna si deve coprire per non indurre tentazione nell'uomo, deve adottare maniere consone al suo ruolo e i suoi discorsi devono mantenersi modesti e la sua voce non deve farsi udire con tonalità troppo elevate. Deve sempre essere coperta di fronte a qualsiasi estraneo, l'uomo a sua volta non può stringere la mano alle donne e non deve volgere il suo sguardo alla tv quando appaiono le donne e non deve ascoltare cantanti donne. La donna in società deve mantenere lo sguardo abbassato, deve essere accorta a parlare meno possibile con estranei per non incorrere nel rischio di relazioni che possono portare all'adulterio, punito con la morte. All'uomo è consentita la poligamia per evitare relazioni illecite, i genitori devono rimproverare aspramente le figlie se già all'età di sette anni non vestono il velo completo, non illustrando tale modo di vestire come un opzione, ma come un obbligo di natura divina ed è loro consentito picchiare le figlie se non adempiono.
Gli sceicchi fanno a gara nell'esporre editti che impediscono alle donne di guidare, perchè una donna che guida devia dalle regole della moralità. Il marito può picchiare la moglie, però non esageratamente, aggiungono gli studiosi, e se il marito si accorge che la moglie alberga segni di disobbedienza, deve prima tentare di convincerla a tornare sulla retta via con la persuasione per restaurare la serenità e poi, se non ci riesce, può colpirla, ma non con il bastone, solo con le mani e evitando il volto e le parti sensibili.

Il dibattito tra modernisti e integralisti nel mondo islamico è tempestoso, passi avanti importanti vengono fatti con l'appoggio dei settori più illuminati per sottrarre le donne da tali situazioni, ma la nomenclatura integralista resiste e talvolta ottiene lo stravolgimento delle legislazioni che leggono il Corano in modo totalmente diverso e concedono alle donne i diritti paritari all'uomo.
E' notizia di questi giorni l'incubo delle donne pakistane che, in caso di stupro, devono dimostrare con quattro testimoni maschi, secondo la lettura fondamentalista, di essere vittime dell'atto violento, altrimenti possono essere condannate a morte per adulterio.
Nel mondo islamico sciita, come in Iran, la situazione è pure drammatica, nelle scorse settimane la polizia religiosa ha disperso con la forza manifestazioni di donne che richiedevano al regime la modifica delle tragiche norme che rendono una donna sottomessa e impossibilitata ad avere una vita piena e consapevole.

Gli integralisti si indignano con il mondo musulmano liberale e moderno che non rispetta il Corano come legge trascendente e invece ne interpreta i passi, così come è uso nelle altre religioni, il maggior numero di vittime nella guerra in corso che nasce dallo scontro interno all'Islam è di musulmani uccisi dai fondamentalisti, le cronache di Algeria e Iraq ne sono testimonianza, le urla perverse dei vari Bin Laden e Ahmadinejad ne sono gli istigatori. I fondamentalisti sono offesi dai costumi di paesi a governo musulmano tollerante, come la Malesia, in cui le donne vestono gli attraenti hijab, i fazzoletti colorati legati leziosamente sulla nuca e il capo, quando i turisti sauditi con le donne ricoperte camminano per le strade, i malesi ridono e esclamano ad alta voce commenti irriverenti, le chiamano "le ninja" e l'odio tra le due diverse anime dell'Islam si espande. Un tassista a Penang, nel nord della Malesia, mi ha detto che ha timore di prendere a bordo i turisti dei paesi del golfo, succede sovente che gli uomini, prima di salire sull'auto, chiedano all'autista se è musulmano credente. Molti autisti, pur di non perdere i clienti, confermano e succede che, durante il percorso, non riescano ad ottenere dall'uomo che borbottii alla richiesta di dove andare e allora si devono per forza rivolgere alle donne, che di solito dimostrano una intelligenza e un'ironia vivissime e così iniziano i litigi con l'uomo e i clienti scendono dal taxi.

Uno dei leader "moderati" dell'Iran, l'ex presidente Khatami, in un recente discorso ha affermato che il mondo islamico e quello occidentale si sono divisi, secondo la sua percezione, alla nascita del Rinascimento. La concezione cioè di fede parallela alla ragione che è stata uno dei punti dell'ultimo discorso di Papa Benedetto XVI contestato violentemente dai fondamentalisti.
Paradossalmente la tesi dell'ayatollah iraniano è fondata, l'Islam, nato con la spada di Maometto, si espanse fino a includere una fetta dell'Europa e, a contatto con il mondo occidentale, dall'ottavo all'undicesimo secolo produsse scienza e medicina e arte, da Al-Khuwaritzmi, a cui dobbiamo i primi elementi di algebra e lo studio logaritmico, ad Abd Al-Wafah, che sviluppò la trigonometria, da Omar Khayyam, poeta e matematico, ad Al- Battani, astronomo, da Ibn Al-Haytham, pioniere dell'ottica, a Gabir Ibn Hayyan, consideato il maggiore chimico del nono secolo, da Avicenna, divenuto leggendario per le sue opere mediche, al mitico Averroè, il filosofo che coniugò Fede e ragione, sono numerosissimi i filosofi e scienziati che fiorirono e fecero fiorire la conoscenza alle corti moresche spagnole, fu il momento dell'incontro tra la filosofia aristotelica e una lettura del Corano interpretativa, fu il momento in cui apparve che l'Islam potesse precorrere il Rinascimento che solo più tardi fiorì in Europa. Ma lo scontro interno con la lettura del Libro Sacro come verbo divino e dunque inviolabile e ininterpretabile coincise con la caduta delle corti musulmane e il ritiro dall'Europa. E l'Islam piombò in un medio evo nel quale ancora una sua parte è immerso da sette secoli, senza più poter contribuire allo sviluppo delle conoscenze, mentre l'Europa entrava nel Rinascimento. La globalizzazione, la modernità, i mezzi di comunicazione hanno nei nostri anni fatto esplodere lo scontro interno, fortissima e violenta è la resistenza dell'oscurantismo fondamentalista, eroica è la difesa e l'evoluzione della parte dell'Islam che desidera essere parte dello sviluppo comune a tutte le tradizioni, fedi e religioni.
Gli illuministi dell'Islam diffondono l'istruzione, i fondamentalisti tentano di sottrarla ai popoli musulmani, con la complicità, seppur per scopi diversi e solo ai fini di potere politico, dei dittatori dei regimi arabi. La teoria dice che un popolo a cui non è permesso studiare non si rivolterà contro il desposta, un popolo a cui viene insegnato che l'unica via è l'obbedienza ad un messaggio divino non riconoscerà il primato della vita sulla morte. I popoli liberi che vivono pensando al domani, si ritrovano a confrontarsi con organizzazioni che incitano i loro adepti a considerare che il domani non esiste in vita, ma solo in morte, con l'immolazione nelle stragi degli "infedeli".

Il mondo libero dovrebbe comprendere che esiste un metodo per impedire il trionfo del fondamentalismo islamico, la creazione di una struttura mediatica che possa mantenere i popoli oppressi da dittatori e ayatollah integralisti in contatto con il mondo esterno, un massiccio aiuto di mezzi ai gruppi democratici, agli intellellattuali liberali, ai gruppi che si battono per i diritti delle donne. Combattere la rivoluzione fondamentalista con una rivoluzione liberale, media su media, programma su programma, canale su canale, intervista su intervista, tribune stampa e nella società per ascoltare e diffondere nei paesi musulmani stessi i discorsi degli esponenti arabi democratici, smettere di essere la grancassa dei predicatori dell'odio, fino a credere che si tratti degli unici interlocutori.
Altrimenti la guerra continuerà, perchè i fondamentalisti non possono fermarsi, devono proseguire la distruzione della ragione sia nel mondo musulmano che nel mondo esterno. Dobbiamo fare attenzione che se quel giorno di comprensione di ciò che abbiamo di fronte e così ben rilevato da Papa Benedetto XVI arriverà troppo tardi, dopo che l'arna atomica sarà comparsa nelle mani dei fondamentalisti o dopo che un paese occidentale sarà stato devastato da un attentato con ordigni chimici, radioattivi o batterioligici, ci aspettano solo rovine per tutti, non ci sarà un vincitore a cui rimarrà una nazione non demolita.

Una immagine differente, tra il gruppo di turisti sauditi c'era una coppia, la donna era ricoperta dalle vesti nere e pure solo i suoi occhi erano liberi. Ma in quella particolare coppia non si avvertiva per nulla che l'uomo fosse l'oppressore e la donna sua schiava devota e deferente. Si avvertiva l'amore, era l'uomo ad essere devoto verso la giovane moglie e, dai gesti gentili e particolari che lei aveva verso di lui, si vedeva come la donna ricambiasse con tutto il cuore.
Pur nella tradizione che generalmente soffoca la donna, quando esiste l'amore profondo e quando l'uomo ha rispetto verso la donna perchè comprende, evidentemente, la sua preziosità e intelligenza, neppure la pesante veste nera riesce a nascondere l'affetto vero. Quello era un brav'uomo e lei era la sua luce.
Sono sicuro che quell'uomo non avrebbe avuto da ridire se la donna non avesse indossato quella veste e sono sicuro che vivevano la loro unione con gioia e amore reciproco.
Intendo sottolineare dunque quanto sia fondamentale la cultura umana e personale, affinchè quanto è spesso un abuso verso la donna, possa diventare semplicemente una tradizione e non una imposizione, sono sicuro che quella donna avrebbe potuto avere esaudito da parte del marito qualunque suo desiderio o obiettivo, di studiare, di viaggiare, di ritrovarsi in società, sono sicuro che quella partcolare e singola donna, sotto il niqab, si sentiva libera, spero che il suo ambiente non soffocherà le sue aspirazioni, spero che quell'uomo si batta sempre per lei.

Il grande giornalista Magdi Allam sottolinea spesso che è necessario considerare sempre la singola persona, per comprendere a chi tendere la mano e chi ci tende la mano, se quella coppia non rimarrà una rara eccezione nelle società fondamentaliste, la potenza della vita si farà poco a poco strada e diverrà diffusa e naturale e quegli occhi, ora dietro al niqab, continueranno a brillare.

Roberto Mahlab


   
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