Ieri, insieme ad una coppia di amici abbiamo preso parte ad una conferenza su di un tema a noi caro.. si parlava di intolleranza ed antisemitismo, di offesa alla democrazia.In realtà più che prendere parte eravamo parte
All'inizio preoccupati guardavamo le poche persone arrivate in anticipo nel luogo sacro che ci era stato offerto proprio per poter trasmettere le nostre parole..
Poi quasi senza accorgerci le persone sono arrivate, si sono sedute e nell'attesa di poter ascoltare il nostro racconto hanno iniziato a salutarsi e, chiacchierando, raccontare le proprie vite..
Un piccolo cenno di una bellissima musica ha riportato subito tutti quanti al tema della serata.. il nostro racconto.
Ed io e i miei amici abbiamo iniziato il nostro racconto.. un racconto serio, noi così abituati a favole sorridenti e magie di colori abbiamo dovuto raccontare con i colori del buio quello di cui eravamo stati testimoni e purtroppo protagonisti..
Ci hanno ascoltati attenti, partecipi.. a volte angosciati.
Il sole è entrato in quella stanza ieri alle 22:30 quando al termine del nostro racconto abbiamo visto la luce.. l'eco dei loro cuori.. nelle domande, nel voler conoscere meglio, di più..nel loro sdegno e nella loro riconoscibile ma composta rabbia.
Una parola.. non ascoltata con le orecchie, non guardata da lontano con gli occhi.. ma sentita nel cuore, portata dentro di se come un dono crea un eco.. qualcosa che rimane, qualcosa che può, a sua volta, trasmettersi da cuore in cuore.
Citando una famosa pubblicità "sarà stata l'aria.. sarà stata l'acqua.. sarà stato il caffe!".. io penso sia stato il caffè.. un caffè di emozioni, di persone che hanno vissuto tanto e tanto hanno visto, di comunità.. e sicuramente anche il luogo dove questo caffè vero e nero è stato servito.. un luogo sacro e magico che trasmetteva rispetto, il rispetto che la tradizione e il racconto richiedono.
Affinchè una voce, una sola voce possa parlare a tanti, tantissimi cuori.
Grazie per quanto ieri ci è stato donato e per quanto ci è stato permesso trasmettere.
Shalom.
Beppe Andrianò