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 Storie dal Bosco Incantato - Un nuovo arrivo
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luisa camponesco
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Inserito - 24/09/2012 :  17:42:09  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Storie dal bosco incantato
Un nuovo arrivo

Ogni giorno è sempre bello e luminoso nel magico regno d’Abetaia anche quando non accade nulla si trova sempre un modo per discutere, ma qualcosa stava davvero per accadere.
Un fremito, un battere d’ali, Lumachina drizzò le antenne, la farfalla Rosalinda si affannava a seguire Rondine ma inutilmente, Rondine si era già posata sul balcone di Altea.
- Rosalinda, Rosalinda che succede? – chiedevano tutti in coro, ma Rosalinda non aveva tempo doveva raggiungere al più presto il palazzo della regina.
Giunse stremata dalla fatica, intanto Rondine stava già comunicando la notizia alla regina e a Drusilla.
La coccinella scuoteva la testa ed Altea aveva un’espressione preoccupata.
- Scusate il ritardo pufff……puffff…
- Non importa Rosalinda, ora riposati avrai parecchio da fare più tardi. – suggerì Altea.
Tutti sapevano che Rondine, messaggera della regina, portava sempre notizie importanti, buone o cattive non ci si scappava, ma quasi sempre si trattava di guai.
Naturalmente la cosa non poteva passare inosservata e numerosi capannelli di abitanti si formarono qua e là.
Lumachina raggiunse Oscar la talpa e Peppino scese immediatamente dall’albero.
- Allora, allora, sapete qualcosa? – chiese lo scoiattolo
- Peppino fermati mi stai facendo girare la testa! – esclamò Oscar
- Ma tu la testa non ce l’haiiiii !!!!–
- Smettila Peppino potrebbe essere una faccenda seria – intervenne Lumachina.
Peppino si avvolse nella folta coda e mise il broncio.
- Andiamo da Cornelius, lui è sempre al corrente di tutto.
- Brava Lumachina hai avuto una bella idea.
Peppino si arrampicò velocemente sull’albero e Oscar scomparve nella sua tana.
- E’ sempre così, io ho le belle idee e sono sempre l’ultima ad arrivare, nessuno mi da un passaggio – gridò lumachina con tutta la voce che aveva e non era molta.
- Qualcuno ha chiesto un passaggio?
Inaspettatamente Peppino le era accanto.
- Aggrappati alla mia coda vedrai arriveremo prima di Oscar.
Lumachina non se lo fece ripetere anche se rischiò più volte di cadere a causa delle bravate di Peppino che voleva dimostrare quant’ era bravo a saltare di ramo in ramo.
La casa albero di Cornelius sembrava deserta, Peppino atterrò proprio davanti alla porta con grande sollievo di Lumachina.
- Strano, la porta è aperta. CORNELIUSSS CORNELIUSSS……
Nessuna risposta, nel frattempo la testa di Oscar apparve fra l’erba.
- Che succede?dov’è Cornelius?
- Proviamo ad entrare. – disse Lumachina
- Non lo troverete!
Peppino, Oscar e Lumachina si girarono per vedere chi avesse parlato. Poco distante, fra la terra umida, fece la sua comparsa DuePunti l’orbettino.
- E sai anche dov’è andato? – chiese Oscar avvicinandosi e strizzando gli occhi per vedere meglio, anche l’orbettino aveva problemi di vista ma in compenso riusciva a percepire tutto ciò che lo circondava..
- È venuta Elisina tutta agitata a dirgli di andare subito subitissimo al palazzo di Altea.
- Andiamoci anche noi, andiamoci anche noi! – ripeteva Peppino agitato più che mai e ricominciò a saltellare a destra e a manca. – Finalmente succede qualcosa, era ora. –poi scomparve fra i rami di un pino.
Oscar imbarazzato disse a Lumachina e DuePunti ch’era meglio raggiungesse Peppino per timore combinasse guai.
- Bene Lumachina –disse DuePunti – incamminiamoci, vedrai arriveremo sempre in tempo.

La notizia di un avvenimento come questo presto si diffuse in tutto il regno, la redazione del Gazzettino di Abelandia era in fibrillazione, tutti i cronisti si avviarono in ogni direzione allo scopo di raccogliere interviste.

Intanto a palazzo Altea e Drusilla convocarono Trappola, il cervo volante nonché capo delle guardie.
- Il messaggio è chiaro, il soggetto in arrivo è stato cacciato dagli altri regni pare sia un sobillatore che ha causato parecchi disordini per cui, antenne allertate, voglio sapere quando entrerà in Abetaia.
I cervi volanti si misero immediatamente a pattugliare i confini del regno.
Nel frattempo Cornelius esprimeva il suo parere alla regina.
- Forse non dovremmo essere affrettati nel giudizio, vediamo prima cosa fa e come si comporta.
- Ma è stato allontanato persino dai suoi stessi simili- ribadì Drusilla.
- Va bene, ma cosa ha fatto?
- Ha fatto dispetti a tutti e poi è un attaccabrighe
- Comunque finchè non infrange le nostre leggi non possiamo far nulla, ma io conto su di te Cornelius, dovrai tenerlo d’occhio e alla prima che combina lo cacciamo. -
Detto questo Altea si diresse verso la scala che portava alla torre e Cornelius prese la strada del bosco.
Il saggio gnomo preso dai suoi pensieri non si accorse della presenza di Peppino che gli saltò sulla testa facendolo sobbalzare.
- Allora, allora, Cornelius che succede? che succede?
- Peppinooo! Un altro scherzo come questo e te le scodi le mie noci quest’inverno.
- Scusa, scusa ma volevo sapere….
- Si, si, vogliamo sapere!
Cornelius si trovò circondato da una folta schiera di abitanti del bosco. Trasse un sospiro e si decise a parlare.
- E’ in arrivo ad Abetaia un elfo proveniente dal regno confinante, ora, il mio consiglio è di trattarlo con cortesia, ma occhi aperti e poca confidenza.
- Allora è un cattivo soggetto.
- Questo non lo sappiamo, forse si e forse no, staremo a vedere e adesso lasciatemi andare devo preparare le erbe per gli infusi.
Mentre Cornelius si allontanava tutti gli altri rimasero a confabulare e a scommettere su chi lo avrebbe avvistato per primo.
Un gioco nuovo ecco com’era sembrato agli abitanti di Abetaia, un’energia improvvisa esplosa coinvolgendoli.
I giorni che seguirono furono alquanto silenziosi, troppo silenziosi, il bosco sembrava deserto, nessuno movimento se non quello delle foglie smosse dal vento.
- Ssssstttt, hai visto qualcosa?
- No e tu?
- Se avessi visto qualcosa non te lo avrei chiesto, testa di rapa!

Più o me no era questo il clima che si respirava fino a quando un urlo scosse tutto il bosco.
- STA ARRIVANDOOOO!!!!
A dare l’allarme un cugino di Peppino che si era arrampicato sull’abete più alto del bosco e questo fatto Peppino lo prese molto male. Ma siccome non era stato lui il primo ad avvistarlo voleva almeno essere il primo ad incontrarlo.
- Benvenuto nel regno di Abetaia –
- Ci mancherebbe altro non fossi il benvenuto, io, il più intelligente e bello degli elfi. Adesso spostati devo passare.
Peppino rimase di stucco, incapace persino di muoversi.
- Ehi, ti pare questo il modo di rispondere?
Ma l’elfo si era già allontanato, Peppino, mortificato, promise a se stesso che avrebbe ripagato l’antipatico con la sua stessa moneta.

All’inizio tutto sembrò procedere come sempre, nessuno fece caso a quei piccoli particolari preludio di una catastrofe.
Oscar spostava la terra accumulata davanti al suo ingresso quando vide Scarabeo passare lì vicino-
- Scarabeo, scarabeooo
- Oh scusa Oscar ero sopra pensiero.
- Come mai non sei a scuola?
- Non sono a scuola perché non c’è nessuno, deserta, i piccoli sono tutti alla radura a sentire le stupidaggini che dice quell’elfo.
Scarabeo si allontanò pieno di tristezza, lui, maestro che aveva insegnato ed istruito generazioni, si sentiva ora messo in disparte, dimenticato.
Oscar decise di indagare, messe da parte le faccende domestiche, si diresse alla radura e, non visto si mise in ascolto, quello che udì aveva dell’incredibile.
L’elfo seduto su di un tronco incantava la folla con la sua voce suadente.
- A cosa serve studiare? Non è forse meglio passeggiare con gli amici? Perché dover sempre ubbidire? Nessuno ha il diritto di imporci come vivere. Perché lavorare, la regina lavora forse? Riprendiamoci la libertà.! La libertà di mangiare, bere e riposare, è così che si vive piccoli amici miei. La volete questa libertà?
- Siiiiii – fu il coro di risposte.
- Allora state con me e vedrete come vi divertirete.
Questo era troppo, Oscar aveva sentito abbastanza e doveva informare la regina di quanto stava accadendo.

- E’ quello che temevo – sospirò Altea – Drusilla ringrazia Oscar per l’informazione, raduna il Consiglio e assicurati siano tutti presenti.
Fu il Consiglio più tumultuoso di tutta la storia del regno, ognuno diceva la propria opinione e proponeva soluzioni.
- Cosa aspettiamo, andiamo là, lo prendiamo per collo e lo sbattiamo fuori!
- Giusto, riprendiamoci i nostri figli!
- Calma, calma . – Cornelius batté più volte il bastone per terra prima di ottenere attenzione. – Non otterrete nulla in questo modo, al contrario fareste di quell’elfo un simbolo ed è proprio quello che vuole.
- Allora? Cosa dovremmo fare?
Cornelius fece una pausa e cercò le parole adatte, quelle giuste ad esprimere il suo pensiero.
- Quello che dovete fare ora è fingere che non sia successo nulla, ignoratelo, ma fatevi vedere spesso in giro per il bosco affaccendati nelle cose di ogni giorno, credetemi è il miglio modo di controllare la situazione. Ci ritroveremo qui tutte le sere a quest’ora e valuteremo la situazione qualcosa accadrà.
- E se non accadesse nulla?
- Allora lo prendiamo per il collo e lo sbattiamo fuori!
Non erano del tutto convinti ma si fidavano del saggio gnomo e seguirono il suo consiglio.
Il giorno seguente, tutti gli abitanti di Abetaia ripresero le normali attività, almeno in apparenza.
Intanto il nuovo elfo continuava le sue lezioni “di vita” ma i piccoli iniziavano a chiedersi come mai i genitori non fossero ancora intervenuti con rimproveri, ma al contrario li salutavano con affetto e con grandi sorrisi.
- Io ho fame! Disse uno dei piccoli
Seguito da un coro di consensi.
- Andate a raccogliere le more, anzi portatene anche per me!
- Ma hai detto che non bisogna lavorare, raccogliere more è lavorare allora dove sta il divertimento? Noi vogliamo divertirci, andare a spasso e non far niente, lo hai detto tu!
L’elfo si trovò in imbarazzo.
- Raccogliere more non è un lavoro, ma proprio un divertimento, un gioco, chi ne raccoglie di più avrà un premio.
I piccoli corsero per tutto il bosco alla raccolta di more, poi tornarono dall’elfo distrutti dalla stanchezza..
- Io ne ho raccolte più di tutti, io ne ho raccolte più di tuttiiii, dov’è il premio. - Esclamò uno scoiattolino.
- Il premio sta nel fatto che tu sei stato il più bravo e puoi vantarti.
- Tutto qui? - la delusione si dipinse sul musetto, certo si aspettava qualcosa di più.
Però non tutti i piccoli si nutrivano di more e incominciarono a lamentarsi.
- Fate come scoiattolino, quello che raccoglierà più cibo potrà vantarsi d’essere il più bravo. – rispose l’elfo con la bocca piena di more che mangiava con gran gusto.
Alcuni tornarono a casa a chiedere cibo e furono cortesemente invitati a seguire il consiglio del loro maestro elfo. Alla fine della giornata erano già tutti stremati.
- Allora vi siete divertiti oggi? Visto che avevo ragione?
- Si. – fu la flebile risposta- Adesso andiamo a casa!
- A casa? Volete andare a casa dopo tutto quello che ho fatto per voi? Bella riconoscenza. Costruirete invece un bel rifugio con i rametti e le foglie del bosco ci rifugeremo lì sotto per la notte e vedrete che divertimento.
Si dettero da fare a cercare foglie e rametti.
- Papà mi aiuti a portare queste foglie? – chiese chiocciolina.
- No figliola, pensa a quanto diventerai più forte se fai da sola.
In questo modo si comportarono anche gli altri abitanti di Abetaia, con gentilezza ma altrettanta decisione in attesa degli eventi.
Venne la notte e il freddo scese sul bosco. Elfo russava alla grande, ben coperto e su di un morbido materasso di muschio, al contrario i piccoli tremavano e si lamentavano della stanchezza e anche della fame.
- Io torno a casa – disse una formichina – lì almeno sono al caldo – silenziosamente si allontanò
- La mia tana è piena di ghiande
- La mia è fra le radici del grande albero e ho tanti fratelli.
Uno alla volta si allontanarono ciascuno per la sua strada e quella notte molte porte si aprirono ad accoglierli.
Al mattino elfo si svegliò sbadigliando.
- Portatemi una corolla d’acqua.
Ma con sua grande sorpresa s’accorse d’essere solo, non proprio solo, Cornelius lo guardava con cipiglio severo.
- Beh cosa è successo, dove sono i miei allievi?
- Credo siano a scuola. - rispose lo gnomo. – ma devo dire che hanno imparato molto stando ad ascoltarti.
- Allora perché non sono qui?
- Perché vogliono imparare cose nuove, cose che tu non sai e forse non saprai mai.
- Allora cosa intendi fare?
- Cosa intendiamo fare vorrai dire.
Cornelius si spostò, dietro di lui c’erano, Peppino, Oscar, Lumachina e tutti gli altri.
- Vieni ti accompagnamo.
- Dove!
- Lo vedrai!
Elfo si vide costretto ad incamminarsi lungo il sentiero sotto gli sguardi severi di tutti gli abitanti del regno e così scortato giunse al confine dove di trovava Trappola e suoi cervi volanti.
- Il regno di Abetaia ti saluta e ringrazia, hai dato a tutti una grande lezione .
- Ah si? E quale sarebbe?
- Ci hai insegnato cosa non dobbiamo fare e da chi dobbiamo guardarci in futuro.
- Uno come me voi non lo meritate! – urlò l’elfo inviperito.
Cornelius gli fece un largo sorriso mentre i cerci volanti assunsero una posizione minacciosa.
L’elfo si eresse con arroganza e si allontanò molto lentamente.
- Io gli tiro una pigna –
- No Peppino – rispose Cornelius – scenderesti al suo livello.

La calma scese sul bosco, la vita riprese con i ritmi di sempre ma un pizzico di saggezza in più.
Nel palazzo di Altea Cornelius e la regina conversavano serenamente.
- Hai saputo gestire bene la situazione Cornelius tutti noi ti dobbiamo molto.
- Grazie Altea adesso col tuo consenso tornerei ad occuparmi delle mie erbe.

S’incamminò verso casa, era già pomeriggio inoltrato, alcuni fiori a sera chiudevano la corolla e doveva affrettarsi a coglierne il polline. Incontrò Lumachina che lo salutò muovendo le antenne, le formichine rinforzavano il loro formicaio in previsione dell’imminente autunno e poco lontano Peppino ed Oscar discutevano animatamente.
Sorrise Cornelius pensando che tutto era tornato come sempre, o per lo meno fino alla prossima avventura.












Luisa Camponesco

   
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