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 Un'estate importante
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luisa camponesco
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Inserito - 08/08/2008 :  12:37:31  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Un'estate importante


- Ciao Marisa allora hai deciso?
Sdraiata sul letto, Laura era in contatto telefonico con l’amica.
- Ci sto ancora pensando, mi piacerebbe ma ho l’esame di statistica. È già la seconda volta che ci provo.
- Un motivo di più per venire con me. Il luogo è fresco e poi ti posso dare una mano.
Si preannunciava calda quell’estate del 1969.
I genitori di Laura avevano restaurato un fienile in montagna, ma da una finestra della camera da letto si poteva scorgere uno spicchio di lago. Era un luogo adatto al riposo e a Laura piacevano quei silenzi rotti solo dal frinire delle cicale e quel profumo intenso di pino.
Alle spalle del fienile c’era un boschetto di castagni facente parte della proprietà che in autunno dava frutti saporiti. Unico inconveniente, se così si può dire, era che la macchina dove essere parcheggiata a duecento metri di distanza, il sentiero in mezzo alle siepi di more che congiungeva la strada con la casa era troppo stretto, si passava solo a piedi.
- Allargherò il sentiero in modo che la macchina possa giungere fin sotto il porticato, per il momento usate le biciclette, ci guadagnerete in salute. – Così diceva spesso il signor Giovanni, padre di Laura.
Il fienile ora appariva come un piccolo chalet, ma la strada non c’era ancora. Le ragazze erano giunte fin lì a piedi percorrendo la strada in terra battuta.

.
- Mi sembra d’essere fuori dal mondo. - si lamentò Marisa
- Brontolona, vedrai come starai bene, pace, tranquillità, qui ci si ricarica e poi non è così isolato, con la bicicletta in dieci minuti siamo sul lago. Eccoci arrivate!
I gerani erano in piena fioritura sui davanzali delle finestre. Un profumo di ciclamini permaneva nell’aria e i pini circondavano la casa riparandola, con la loro ombra dai raggi cocenti del sole d’agosto..
Marisa si lasciò cadere sull’erba.
- Sto morendo di sete!
- Allora sei nel posto giusto la nostra è acqua di sorgente.
L’interno della casa era fresco e profumava di salvia selvatica; quella che un tempo fungeva da stalla, ora era un grazioso soggiorno con tanto di caminetto, una porta conduce al cucinotto e una scala alle camere situate al piano superiore; pareti interamente ricoperte di legno e travi a vista sul soffitto.
-Ma dove sono le altre case? Siamo isolate?
- Non del tutto – rispose Laura – La strada conduce ad una serie di baite restaurate di recente, una vera bellezza credimi, pare di essere in Svizzera. In cima al monte c’è una chiesetta. Ora non la si può vedere nascosta com’è dalla vegetazione.
- Beh pazienza, ormai siamo qui, ma l’anno prossimo una vacanza sulla riviera romagnola non me la toglie nessuno.
Marisa si lasciò andare sul prato sbuffando a più non posso. Laura sorrise, convinta che l’amica si sarebbe ricreduta, una volta scoperta la magia di quel luogo.
Quella sera, Marisa e Laura, la trascorsero dinnanzi al caminetto, unico suono il crepitio della legna che ardeva.
- Non riesco a capire cos’abbia di tanto speciale questo luogo. – Marisa si distese sull’ampio tappeto sbadigliando.
- Ognuno di noi percepisce le cose in modo diverso, dovrai scoprirlo da sola.
Una leggera pioggerella picchiettava sul tetto.
- Ci mancava anche la pioggia.
- Domani, Marisa vedrai tutto con altri occhi! Posso farti una domanda? È personale se non vorrai rispondere capirò.
- Spara!
- Come va il tuo rapporto con Daniel?
- Non saprei come definirlo.
- Spiegati!
- Mi rimprovera di non amarlo abbastanza, ma io….non me la sento, non sono ancora pronta.
Per un po’ le due ragazze rimasero in silenzio a fissare i tizzoni che rotolavano nel caminetto.
- Se ti ama davvero saprà aspettare, in caso contrario lascialo perdere.
- Fai presto tu a dirlo, non è così semplice.
- Non dico che sia semplice, ma prima cerca di scoprire quello che vuoi veramente. E adesso…una bella dormita.
Laura lanciò all’amica un cuscino e Marisa fece altrettanto.
- Allora, qual è il programma per domani?
- Sveglia alle sei, colazione, e camminata fino alla chiesetta. Tu non sei allenata meglio cominciare con tragitto breve.
- Sveglia alle sei? Ma stai scherzando?
- No, no! – Laura assunse una espressione truce.
- Schiavista!
- Pappamolla!
- Negriera!
E così, fra un battibecco e l’altro, ognuna andò nella propria camera.

°°°

- Non posso credere che lo stia facendo! Ditemi che è un sogno e tra poco mi sveglierò su di una splendida spiaggia assolata.
- Smettila di brontolare e risparmia le energie.
Il sole lambiva le cime più alte, l’aria frizzante e carica di profumi. Laura respirò socchiudendo gli occhi e attese che l’amica la raggiungesse.
- Cosa te ne pare?
Laura indicò il vasto pianoro che stendeva davanti a loro. In lontananza apparivano malghe isolate dalle quali usciva fumo dai comignoli; mucche pezzate pascolavano tranquille brucando l’erba umida del mattino e il suono dei loro campanacci si confondeva con quello, non meno suggestivo, del torrente che ruggiva dentro una piccola gola.
- Non male. – ammise Marisa, ma era chiaro che il panorama l’aveva colpita.
- Domani raggiungeremo la prima malga. Ora è meglio tornare, ci fermeremo a raccogliere more.
Il tempo trascorse velocemente, quasi non si accorsero le due ragazze, prese com’erano dalle faccende casalinghe, che era giunta la sera. Il profumo della crostata di more solleticò le nari di Laura.
- Credo sia ora di toglierla dal forno!
- Credo sia ora di ora di mangiare. Ho fame, il mio stomaco reclama! – esclamò Marisa.
Mangiarono con appetito; tutto aveva un sapore diverso.
- Come passiamo il resto della serata? Non hai la televisione e nemmeno la radio, la casa è ormai in ordine.
- Non preoccuparti di offro uno spettacolo unico. Meglio di qualsiasi programma televisivo.
Laura prese dei plaid e li stese sul prato.
- Ora non ci resta che aspettare.
Marisa la guardava con aria di sfida.

Le stelle incominciarono ad apparire una dopo l’altra fino a riempire tutta la volta celeste. In assenza di inquinamento luminoso le costellazioni del Piccolo Carro e del Grande Carro si vedevano nitidamente. Alzando le braccia pareva di toccarle e le due ragazze si divertirono ad inventare nomi stravaganti da assegnare loro. In lontananza brillava Vega.
Il mattino seguente Laura si alzò alla solita ora e, con suo stupore, trovò Marisa intenta a preparare la colazione.
- Sei mattiniera!
- Per forza, qui si va a letto con le galline!
Laura non volle ribattere ma comprese che l’amica si stava rapidamente adattando a quel nuovo stile di vita.
- Ce la farai a reggere il passo oggi? Ho intenzione di raggiungere la prima malga.
- Mettimi alla prova!
Le due ragazze, zainetto in spalla, presero il sentiero alto.

Il casaro usciva dalla stalla con un secchio colmo di latte.
- Buongiorno Bepi, come va?
L’uomo strizzò gli occhi.
- Ma è proprio lei signorina Laura! – esclamò sorpreso- C’è anche il signor Giovanni?
- No Bepi, papà è rimato in città. Questa è Marisa la mia amica.
- Piacere, prego accomodatevi, vi andrebbe una tazza di latte appena munto?
- Dopo questa camminata è quello che ci vuole. – rispose Laura accettando l’invito.
Bepi portò loro due bella tazze e Laura bevve avidamente ma si accorse che Marisa esitava.
- Che succede non ti piace?
- C’è una mosca che galleggia. – le sussurrò all’orecchio.
- È presto fatto! – e cambiò la tazza con la sua ma non si accorse che quel gesto così repentino aveva mortificato Marisa.
Se ne rese conto più tardi, quando erano già sulla via del ritorno.
- Che succede Marisa, come mai non parli? Ti ho fatto qualcosa?
- La devi smettere di trattarmi come una bambina viziata. Ero capace anch’io di togliere la mosca dalla tazza, non sono così schizzinosa... –
Immusonita Marisa affrettò il passo lasciando indietro Laura esterrefatta.
Nessuna delle due parlò fino a quando non furono in vista della casa.
- Sono una sciocca! Dovrei pensare prima di parlare, hai ragione ad avercela con me.
- Laura fermati, non muovere un passo!
- Che succede?
La vipera era attorcigliata attorno ad un sasso; Laura non l’aveva vista. Il rettile sentendosi minacciato si alzò in posizione d’attacco. Marisa, afferrato il suo bastone, la scaraventò dentro un cespuglio. Laura era senza parole.
- Coraggio non è successo nulla. Ma su questi sentieri è meglio non distrarsi. – Marisa battè una mano sulla spalla dell’amica.
Il pomeriggio trascorse tranquillamente, fra studio, un po’ di musica e buone letture ma nessuna delle due parlò di quanto accaduto nella mattinata.

E i giorni passavano, uno dopo l’altro, c’era sempre qualcosa di nuovo da fare o da scoprire. Le escursioni si facevano più impegnative ma più interessanti. I pochi abitanti della valle ora le conoscevano bene, portavano loro latte, caciotte, miele, e a volte passavano solo per il gusto di fare due chiacchiere.
- Ma guarda un po’!
- Che succede Marisa?
- Mi sono venuti i polpacci da ciclista!
- Consolati a me sono venuti i muscoli da pugile.
Risero di gusto le due amiche, quella vacanza le aveva cambiate, anche se non se ne rendevano ancora conto. Il contatto con la natura in un ambiente ancora semiselvaggio era stato un’esperienza che avrebbero ricordato sempre.
- E’ tempo di tornare.
- Si Laura, mi ha fatto bene staccare un po’ e allontanarmi da tutti. Ti ringrazio per questo. Adesso so cosa devo fare.
- Ti riferisci a Daniel?
Marisa non rispose, in fondo non ce n’era bisogno. Il fuoco scoppiettava nel camino diffondendo un piacevole tepore.

Chiusero la casa, con un bricciolo di malinconia e si soffermarono a guardarla prima di prendere la strada per il paese. Laura telefonò da una cabina pubblica per avvisare casa dell’ora del rientro, mentre sulla spiaggia, vicino al porticciolo, si allestivano i fuochi artificiali per salutare la fine dell’estate.
- Ci fermiamo a vederli? – chiese Marisa.
- Purtroppo no, il pulman arriva tra mezz’ora ed è l’ultimo della giornata inoltre ci aspettano a casa.

Si, era stata un’estate importante; il primo uomo era sceso sulla luna e due ragazze erano cresciute in saggezza. Un ultimo saluto al lago prima di vederlo sparire dietro ad una curva.


°°°


- Zia Marisa è questa la casa della nonna?
Chiara e Simona, con tanto di auricolare si dondolavano al ritmo della musica di un cd.
- Ci siamo ragazze, pensate che un tempo dovevamo arrivare fin qui a piedi.
- Ehi nonna! È qui che hai preso un’importante decisione? Mi dici quale? – chiese Simona.
Marisa sorrise guardando le ragazze, amiche per la pelle come lo erano state un tempo lei e Laura.
- Si mia cara qui ho preso una importante decisione, sono andata da tuo nonno e gli ho detto: “o mi sposi o ti pianto”
- E lui cosa ha risposto?
- Sciocca se tu sei nata vuol dire che si sono sposati! – Chiara, la nipote di Laura assunse una espressione da saputella mentre l’amica le sferrava una gomitata.
- Zia Marisa ma non c’è campo!- esclamò ad un tratto allarmata Chiara.
- Io tua nonna siamo state qui quasi un mese e non abbiamo avuto bisogno di nulla. Voi dovete starci solo per una settimana, sopravviverete!
Le due ragazze sbuffarono guardando i cellulari ormai inutili.

I tempi erano cambiati, ma forse quel luogo avrebbe esercitato ancora una volta la sua magia. Proprio Laura ebbe l’idea di chiedere a Marisa di portare le due amichette nella casa di montagna, anche se adesso non era più così isolata, molte altre erano state sorte nel frattempo, per lo più si trattava di stalle od ovili restaurati, ma ben integrati nel paesaggio.
- Strafigoooo! – esclamò Chiara alla vista del poster del suo cantante preferito
Marisa scosse la testa ed entrò in casa, respirò il profumo intenso di legno e salvia selvatica: era tornata dopo tanti anni e dolorose vicissitudini, come la morte di Daniel, ed in seguito del loro unico figlio, il padre di Simona..
Contemplò il camino, l’arredamento rustico, i soffitti in legno con le travi a vista e mentre spalancava le finestre si rese conto che una parte di lei era sempre rimasta lì, fra quelle pareti, fra quei boschi e su quei prati fioriti di margherite e malva.




Luisa Camponesco

   
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