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 Le convinzioni di Marianna
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 03/02/2009 :  18:21:13  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Le convinzioni di Marianna

Marianna dice che secondo lei oggi, pur avendo a disposizione tanti beni materiali, non siamo felici. Infatti basterebbe fare un confronto tra la pubblicità commerciale che mostra mirabilie e le notizie di cronaca quotidiana. Afferma che ci sentiamo soli perché tutto ciò che riguarda la fede in Dio non è semplice, anche se essa non è estranea al cuore dell’uomo e ai suoi desideri. Marianna è convinta che sono molti quelli che credono di non essere felici perché manca loro ancora qualcosa, e sono sempre di più quelli che pensano che non è questione di pane, ma di cercarne un altro tipo: il pane dello spirito, quello che solo Dio riesce a fornirci. Questo pane, sostiene lei, possiamo trovarlo solo in Lui. Se lo cerchiamo, lo troviamo, e se testimoniamo l’esistenza di Dio, la faremo conoscere anche agli altri. Bisogna fare del bene, essere altruisti e generosi. Dedicandosi agli altri, non si è più soli. Afferma: - Io prima ero sempre sola, insoddisfatta e alla ricerca della felicità; poi ho capito che avendo l’anima rivolta a Dio, riuscivo a non sentirmi più sola, a trovare pace e serenità. Ora sono finalmente soddisfatta e non sento bisogno più di nulla, solo di pregare e fare del bene agli altri. Riesco a sentire una voce che mi parla di quelle sensazioni che abbiamo dentro, di sole splendente e fiori variopinti, di mari limpidi e spiagge sconfinate, di voglia di abbracciare tutto il mondo e di cantare a squarciagola. -
Io avevo ribattuto che, secondo Cicerone, tutti gli uomini sono nati solo per se stessi. Ma avevo anche spiegato d’essere convinta dell’esatto contrario e cioè che nessun uomo è un’isola a parte e che tutto il problema dell’esistenza è proprio questo: riuscire a comunicare con gli altri divenendo parte di un tutto. Ciò che rende socievoli è la propria incapacità ad accettare la solitudine.
Marianna aveva detto:- Sai, quando dentro di te vedi buio e ti senti sola, ricordati che non lo sei, perché dentro di te c’è Dio e il tuo spirito. Essi non hanno bisogno di luce per vedere come agisci. E comunque se ti sei isolata da tutto e sei lontana da ogni essere vivente, guai a te! Perché, come dice l’Ecclesiaste: “Se cadi non avrai chi ti sollevi.” -
In seguito avevo riflettuto che tutte quelle convinzioni stavano alla base del fatto che Marianna si era sposata tre volte. La poverina aveva sempre cercato l’anima gemella con cui condividere l’esistenza e ogni volta aveva cercato disperatamente di mettere al mondo un figlio. Purtroppo con nessuno dei tre i mariti era riuscita ad avere un bambino e dopo alcuni anni di matrimonio era rimasta vedova. Una vera scalogna!
Era stata alla soglia di un quarto matrimonio, ma quella volta l’ aspirante marito era deceduto prima di arrivare all’altare.
Quando aveva vent’anni s’era sposata con il grande amore della sua vita e giacché non riusciva a restare incinta, avevano entrambi fatto degli accertamenti dai quali era risultato che lei era fertile e lui invece aveva una oligospermia grave. Avevano fatto le pratiche per la richiesta d’adozione, ma subito dopo lui s’era ammalato di carcinoma e nel giro di sei mesi era morto. L’aveva però lasciata miliardaria. Allora se n’era andata a vivere a Londra per cercare di dimenticare. Lì aveva conosciuto un bel tipo e si erano sposati. Era riuscita a rimanere incinta ed era felicissima perché quella nascita era ciò che più agognava. Successivamente purtroppo aveva scoperto che il marito era un cacciatore di dote e che cercava di derubarla in tutti i modi. La delusione fu enorme, per cui Marianna aveva cominciato a sentirsi male e aveva perso il bambino. Quello era stato il dolore più grande della sua vita. Non dimenticò mai più la sensazione di vuoto, la disperazione e la voglia di morire di quei giorni. In seguito aveva mandato al diavolo il marito ed era ritornata in Italia. Non aveva più voluto vederlo, non gli aveva più parlato se non attraverso gli avvocati. L’aveva piantato in asso ed era sparita, anche se un’altra delle sue convinzioni fosse che un comportamento elegante sta sempre alla base dello stile.
Pareva che non volesse più sentir parlare di uomini, eppure aveva incontrato un medico divorziato che si era innamorato dei suoi occhi verdi e della sua chioma fiammeggiante. Marianna era una donna avvenente, con un corpo flessuoso e aggraziato che attirava l’attenzione di tutti. Quando aveva conosciuto il medico aveva trentasei anni. Si erano sposati e lei sperava ancora di poter divenire madre; invece il sogno non si avverava e purtroppo il ginecologo le disse che non si sarebbe mai avverato poiché, dopo l’aborto, era divenuta sterile. Si era sentita la donna più infelice e sventurata della terra, anche perché il marito, quando aveva saputo che non l’avrebbe mai reso padre, l’aveva lasciata invocando il diritto di avere un figlio.
Marianna aveva giurato a se stessa che non avrebbe più guardato un uomo in faccia, anche se questo comportava adattarsi a una vita solitaria. Infatti sino a quarant’anni era vissuta con il suo cane e il suo gatto. Poi un giorno aveva conosciuto Giorgio, un ragazzo di ventotto anni che aveva perso la testa per lei. Gli aveva subito comunicato d’essere sterile e che era assurdo voler stare con chi aveva dodici anni più di lui. Giorgio non aveva sentito storie, aveva dichiarato di amarla pazzamente e di voler trascorrere tutta la vita con lei. Rinunziava persino ai soldi e ad una eventuale eredità. Quest’ultimo fatto l’aveva commossa e l’aveva convinta a ritentare ancora. Così aveva preparato tutto per il quarto matrimonio, quando lui aveva accusato i sintomi della leucemia che ben presto l’aveva ucciso.
Oggi Marianna non dice mai di essere sola. Non lo ricorda mai; forse proprio perché non si sente tale. E’ una single felice, avverte nel suo spirito la presenza di Dio e questo le basta. Ha vicino tutti coloro cui fa del bene con il suo capitale e si sente molto amata. Talora ricorda ciò che diceva Goethe, di cui è convinta e cioè che “la conversazione del miglior compagno è istruttiva, il suo silenzio è formativo”.


Gabriella Cuscinà

   
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