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 La storia di Giuseppina
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 30/11/2005 :  09:34:14  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
La storia di Giuseppina


Molti anni fa, la mia bisnonna mi narrò la storia di Giuseppina la quale era, a sua volta, sua bisnonna. In Sicilia a quei tempi, era uno scandalo mettere al mondo un figlio illegittimo, ma le dame della buona società usavano farlo spesso. Infatti in una calda notte di settembre, la contessa Cecilia partorì nella stamberga della vecchia Mancuso una figlia che non era di suo marito. Quando l’ebbe tra le braccia pensò di chiamarla Giuseppina. Era il frutto di un amore fedifrago tra lei, contessa d’Atria e Romualdo, marchese di Buccheri. La vecchia Mancuso avrebbe cresciuto la neonata dietro compenso di una grossa somma mensile. Era stato tutto quello che Cecilia poteva fare per sua figlia. Fortunatamente il marito non s’era mai accorto di nulla, impegnato com’era negli affari e nelle sue battute di caccia. Quando aveva scoperto d’essere incinta, Cecilia l’aveva detto a Romualdo sperando che la portasse via per sempre. Aveva sposato l’anziano conte d’Atria per imposizione della famiglia e il matrimonio era stato senza figli. Purtroppo però, l’amato Romualdo era morto all’improvviso e Cecilia non aveva più avuto il coraggio di lasciare il marito, né di confessargli la sua grave colpa. Dunque s’era rifugiata lontana dal proprio palazzo per partorire.
Erano trascorsi tre anni e un giorno aveva appreso della morte della sua creatura. Ma non era vero perché Giuseppina era stata adottata dai coniugi Paolina e Arnaldo Ganceri ed era poi cresciuta nella pensione che essi gestivano. Era stata educata da nonno Costanzo, un vecchio indigente ma istruito, accolto gratuitamente nella pensione purché facesse da maestro a Giuseppina. Il vecchio s’era affezionato alla piccola, la quale grazie a lui, era cresciuta saggia ed erudita. Inoltre era assai bella a diciotto anni, con morbidi e folti capelli biondi, occhi nerissimi; aveva un incarnato di porcellana e delle forme scultoree. Viveva appartata per non incorrere nelle brame di malviventi e nobiluomini senza scrupoli che spesso frequentavano la locanda. Poi papà Arnaldo era morto e la ragazza aiutava la madre a portare avanti la piccola pensione.
Nonno Costanzo aveva un giovane amico, Gerlando, che spesso andava a trovarlo e faceva gli occhi dolci a Giuseppina. La ragazza lo ricambiava e sentiva battere il cuore ogni volta che i loro sguardi s’incrociavano.
Inaspettatamente anche Paolina s’era ammalata di un male molto grave. Prima di morire aveva rivelato solo al vecchio che Giuseppina non era sua figlia, ma era stata adottata. L’aveva affidata a lui. La ragazza aveva dovuto chiudere la pensione e andare a vivere in una catapecchia insieme al nonno.
Gerlando era sempre più innamorato di lei anche se non osava dichiararsi per timidezza e per timore d’essere rifiutato. Intanto andava sempre a trovarli e, tra lui e il vecchio, intercorreva una complicità affettuosa, anche perché il giovane sapeva d’essere un suo nipote segreto. Tra l’altro nessuno era al corrente del fatto che Costanzo era un nobile caduto in disgrazia, spodestato delle sue ricchezze dalla cupidigia di altri nobili e che era dovuto fuggire per molto tempo lontano. Poi era tornato in Sicilia e ora cercava di ottenere giustizia dal viceré.
Nel frattempo la contessa Cecilia si era ritirata in un convento, dove sperava di espiare le sue colpe. Al marito aveva detto di aver bisogno di tranquillità e di pace.
Successivamente e con l’aiuto di Gerlando, Costanzo aveva scoperto chi fossero i nobili malvagi che l’avevano rovinato. Il giovane gli aveva parlato del suo profondo amore per Giuseppina e il nonno gli aveva fatto promettere di non dichiararsi se prima non fossero riusciti a rivendicare i diritti di famiglia.
Giuseppina dal canto suo, l’amava sempre più e pensava di non essere degna di lui. Una volta che s’erano ritrovati casualmente soli, Gerlando spinto dal fuoco dell’amore, l’aveva baciata appassionatamente stringendola sino a farle male. Poi le aveva chiesto perdono ed era fuggito via come un ladro. Non si era fatto più vedere lasciandola confusa e addolorata. Intanto la ragazza era stata chiamata dalle suore per il lavoro di ricamo e cucito. Quindi si recava molto spesso nello stesso convento dove s’era rifugiata la contessa Cecilia. Le due donne si erano conosciute e avevano provato un istintivo e vicendevole affetto.
Nonno Costanzo aveva fatto delle ricerche per sapere di chi fosse veramente figlia Giuseppina ed era arrivato a sapere dell’esistenza della vecchia Mancuso. Questa era ancora viva e gli aveva rivelato come stessero le cose. La notizia aveva sconvolto il vecchio che aveva messo a parte Gerlando del segreto.
Per altro, quando aveva saputo di attendere un figlio da Cecilia e prima di morire, Romualdo di Buccheri aveva lasciato un testamento in cui nominava suo erede il figlio che da lei sarebbe nato. Dunque Giuseppina era marchesa e nessuno lo sapeva.
Il caso si complicò quando il conte d’Atria ebbe un attacco di cuore e mandò a chiamare Cecilia temendo d’essere in punto di morte. La contessa, in preda al più atroce pentimento volle confessargli la sua colpa. Successivamente nonno Costanzo la incontrò e le rivelò dell’esistenza di Giuseppina e del fatto che fosse sua figlia. La contessa stentava a credergli e ne fu felicissima perché s’era affezionata alla ragazza; poi fu convinta dalle affermazioni della vecchia Mancuso, che confessò d’avere ceduto in adozione la bambina, per denaro, ai coniugi Ganceri.
Finalmente Costanzo ottenne giustizia dal viceré e tornò in possesso del titolo di duca, delle terre e di tutti i suoi beni. Naturalmente nominò suo erede Gerlando.
Cecilia svelò a tutti l’esistenza del testamento segreto di Romualdo e la ragazza ottenne il titolo di marchesa. Come se non bastasse, il conte d’Atria morendo e avendo perdonato la moglie, la riconobbe come figlia e la nominò sua unica erede. Dunque Giuseppina ebbe anche il titolo di contessa. Ma il destino aveva deciso che avesse finanche il titolo di duchessa sposando Gerlando. Infatti il ragazzo si presentò a lei, si guardarono e nei loro occhi c’era tutto l’amore e la passione del mondo. Gerlando le chiese di sposarlo e lei fu ben lieta di accettarlo. Si sposarono e vissero per sempre felici e contenti.
Ricordo che quando la mia bisnonna mi raccontò tutta questa storia un po’ inverosimile, esclamai : “Ma dai nonna! Che panzane mi racconti! Come è possibile, scusa, che una persona sia divenuta contemporaneamente contessa, marchesa e duchessa?”
Proprio allora era entrata sua figlia, cioè mia nonna, e sentendomi dire a quel modo, aveva detto: “Di nuovo! Mamma ancora vai raccontando la storia di Giuseppina! Ma smettila una buona volta!”
La bisnonna imperterrita, con il suo sguardo fermo di novantenne incrollabile, aveva soggiunto: “ Una volta un medico mi disse che sarei vissuta fino a cento anni perché ero molto concentrata su me stessa. Dimenticai di dirgli che era uno sciocco, perché il segreto di una lunga vita e della vera felicità consiste nel prestare attenzione sempre e comunque agli altri, ai loro bisogni e ai loro racconti. Bisogna sempre fare del bene, anche regalando solo una semplice attenzione. Vedete, non ci si annoia mai se si ascolta il mondo che ci circonda. Le persone e il rumore delle cose attorno a noi , ci riempiono dentro. Sono sicura che la prima persona che narrò la storia di Giuseppina, raccontò una vicenda completamente diversa, ma passando di bocca in bocca, la storia si è arricchita e trasformata. In fondo anche la Storia con la Esse maiuscola altro non è che il romanzo di ciò che è veramente successo.”
“ Sì questo è vero,” aveva replicato mia nonna “ in fondo Giuseppina avrà raccontato la sua storia ai figli, questi avranno aggiunto qualcosa per la gloria del casato; i figli dei loro figli avranno fatto altrettanto, sino ad arrivare a noi. Insomma fatto sta, sia vero o meno, che la nostra Giuseppina viene ricordata come contessa, marchesa e duchessa.”

Gabriella Cuscinà

   
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