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 Le ragazze di via Tagliamento
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Alessio
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Inserito - 21/05/2005 :  20:01:28  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a Alessio

LE RAGAZZE DI VIA TAGLIAMENTO

Attonita Giuliana.
Lo sguardo fisso nel vuoto, i denti serrati, il silenzio massacrante.
Il silenzio massacrante della morte.
La sensazione cosmica della nostra impotenza, condivisa.
Una pugnalata alle spalle, di quelle che ti lasciano esanime a terra.
Francesca aveva smesso di vivere.
Noi, le ragazze di via Tagliamento pure.
Lo stallo.
Nemmeno una parola, un saluto, un addio.
Nemmeno una fottuta parola capace di dar voce a queste emozioni, atrocemente sofferte, reali, concretamente pungenti.
Giuliana riappese la cornetta, cadde a terra urlando ,picchiò quelle mani gentili sul gelido pavimento della cucina, si rialzò di scatto, corse verso la camera di Francesca e afferrando con una violenza inaudita tutto ciò che le capitava per le mani, distrusse quello che di lei rimaneva.
Il pianto, i lividi sulle braccia, un malore.
Ebbe solo la prontezza di chiamare Benedetta.
L’ambulanza, la corsa in ospedale.
Sedata Giuliana, quasi fosse una pazza…
Pericolosa…considerata dal medico del pronto soccorso un’autolesionista.
Giorni a venire con il vuoto dentro e ovunque ci girassimo la sensazione disastrosa della fine, mi capisci Violante ? La fine – esclamò Viviana.
Fatico…Che donna era mia madre ? – chiese Violante.
Tua madre…Francesca …Francesca era una furia.
Tuo nonno, suo padre, la chiamava l’infrangitabù.
Inflessibile con se stessa. Determinata, arrogante, perennemente in conflitto con il mondo esterno a lei, senza un compromesso che fosse uno.
Una grande passione per il suo lavoro d’insegnante, molti sogni nel cassetto, costantemente impegnata per dimostrare a noi femmine di borgata che non eravamo poi così male.
Autonoma tua madre. Ecco Violante, se dovessi trovare una parola per definire Francesca direi autonoma. Una donna con la "D" maiuscola come lei stessa si definiva ridendo innanzi allo specchio.
Tua madre ti ha visceralmente amato Violante. Era sola, contro quei pregiudizi che la provavano nel profondo. Erano tempi in cui per noi donne era quasi necessario avere un uomo alle spalle. Si passava così dalla potestà di tuo padre a quella di tuo marito con l’unica differenza che i tuoi doveri si moltiplicavano. Francesca sfidò tutte le convenzioni. Una scelta d’amore nei tuoi confronti e un rispetto di se stessa pagato con quei giudizi che pesavano sulla sua vita.
Vado avanti – diceva. Vado avanti per tutte le donne come noi… Sapeva di essere malata… Sapessi quante volte l’ho sorpresa mentre con il cuscino strozzava i suoi pianti…Perché per quanto fosse forte Francesca aveva paura, una paura folle della morte…
- Come vi siete conosciute ? – disse Violante cercando di smorzare quel dolore.
- Era l’anno 1965. Gli anni del Liceo, il Leopardi. La mitica quarta L. Ci chiamavano le ragazze del secondo piano. Mica male a pensarci adesso. Che anni Violante. L’aria era intrisa di quel profumo dei campi a primavera. Avevamo tanti di quegli ideali e una grinta, una determinazione nel cercare di cambiare in primis le nostre stesse vite. Quando entrai in quella classe vidi Francesca. Giuliana ed io eravamo già amiche da tempo, dalle scuole elementari. Guarda questa foto ! Mio Dio come eravamo splendide. Osserva che sguardo vitale. Vestivamo con quelle minigonne e gli stivali alti alla coscia, i capelli slegati con la riga in mezzo e quelle coroncine sulla fronte. Il trucco azzurro sugli occhi. Tua madre era sempre fuori dalle mode. Una gonna di jeans, le scarpe basse, le magliette di cotone dai colori pastello, il lucidalabbra con i brillantini. Diversa da me, da Benedetta e da Giuliana. Noi eravamo le ragazze di borgata, quelle che si erano conquistate la possibilità di frequentare il Leopardi, lei era borghese. Le spettava di diritto. Inizialmente non si legava ma dopo la gita del quinto anno, quella a Napoli ci giurammo amore eterno e così fu Violante, fino alla fine. L’anno successivo tua madre con Benedetta, Giuliana ed io prendemmo una casa in affitto e con la scusa dell’università ci trasferimmo tutte e quattro in via Tagliamento. Un appartamento enorme per noi quattro ragazze. Quella sì che era vita ! Francesca studiava materie letterarie alla facoltà di magistero, io e Giuliana scienze naturali e Benedetta economia e commercio. Un tripudio di sapienza nella nostra casetta. Poi la laurea, a pieni voti per tua madre, il concorso per il ruolo come insegnante…Era un momento magico per Francesca.Una sera arrivò a casa, preparò una di quelle sue cenette succulente e gridando dalla gioia ci mostrò il suo libro. Quella sera ci sbronzammo, si brindava, ballando a piedi nudi nella sala del nostro appartamento di via Tagliamento. Pazze, eravamo pazze di vita e d'amore.
- Ferme ! Ferme ! – disse Francesca – Un attimo di silenzio.Il mio libro. L'hanno pubblicato !
Viviana porse quello stesso libro nelle mani di Violante. Quello stesso libro che trent’anni fa, in quella nottata di festa Francesca mise nelle mani di Viviana.
- Leggi Violante è per te – le sussurrò Viviana all’orecchio prima di allontanarsi per quella stradina di campagna.
Violante afferrò quel libro ormai sgualcito e iniziò a sfogliarlo.
Sulla prima pagina una dedica…
Alle mie donne di borgata…Viviana,Benedetta,Giuliana…
Dedico a voi che siete la mia famiglia questo libro.
A tutte le donne.

Violante chiuse gli occhi. Si adagiò tra l’erba fresca del prato in riva al fiume e accese una sigaretta. Ripensò alle ragazze di via Tagliamento alla Diane bianca di sua madre, alle canzoni di Mimì, ai litigi con suo nonno. Avevano fatto storia. Le ragazze di via Tagliamento avevano aperto una breccia nelle coscienze di tutti coloro che le incontravano. Un ciclone di vitalità.
Riprendendo quel libro, vide il suo nome. Cercò quella pagina e iniziò a leggere.
Cara Violante la tua mamma è un'amazzone.
Ho fatto credere al mio editore di essere corteggiata artisticamente dal suo acerrimo avversario. Si è visto costretto a pubblicare su una copia questa lettera, indirizzata a te.
Ho chiesto a Viviana di consegnartela personalmente e mentre ti scrivo queste due righe rido pensando a come sarà tra trent’anni. Le ho chiesto di accompagnarti sulle rive di questo fiume perché tutte le decisioni importanti della mia vita sono state prese qui.
Così mia nonna, così mia madre, così tua madre. Una lunga generazione di donne. Con la "D" maiuscola. Di cui fai parte anche tu, amore mio. Ricordo quando mia madre morì. Non mi scese nemmeno una lacrima. Ero diventata dura, mostruosamente dura con me stessa e con gli altri. Quando il mio ginecologo mi disse che ti aspettavo, sentii entro di me una gioia inverosimile. Allora corsi qui sul fiume e scrissi, quanto scrissi quel giorno! Piansi. Erano anni che non lo facevo. Piansi di gioia perché pensai a come sarebbe stata contenta mia madre nel vedersi nonna, piansi perché finalmente dopo tanto tempo mi sentivo viva, piansi per te Violante, perché sapevo di essere malata e di non poterti garantire un futuro sereno.
Fu un momento terribile. Ma io non ero preoccupata per me. Sapevo di aver vissuto tutto quello che la vita mi ha proposto con entusiasmo, con determinazione. Avevo la sensazione di non essere sopravvissuta, mai. Ho realizzato i miei sogni. Anche quello di diventare madre. Ho lottato sai. Ho lottato con grinta, contro tutti coloro che erano più interessati a tutelare l’immagine della nostra famiglia borghese piuttosto che il mio benessere. Sei una cretina – mi ripeteva tuo nonno quando nel corridoio della facoltà di magistero mi stavo laureando in materie letterarie. Una De Servati che insegna in una scuola pubblica italiano ! Una De Servati che vive in una comune di donne ! Una De Servati ragazza madre !…Ma io non sono una De Servati. Io sono Francesca. Francesca senza le aspettative di nessuno. Solo le mie.
Non tutte le scelte d’amore risultano essere le più convenienti Violante.Ma io ho desiderato ardentemente che tu nascessi. Il segreto è la memoria Violante. Nei momenti di amarezza, quando la mia vita sembrava essere un vicolo cieco, quando il compromesso si faceva allettante e comodo, quando mi sentivo dannatamente sola, ho pensato a mia madre, al suo abbraccio, a quel caldo abbraccio. Ho pensato ai miei sogni e non ho aspettato che la felicità mi cadesse ai piedi. Me la sono guadagnata. Con rabbia a volte, con i denti digrignati dalla fatica, con quelle fottute porte serrate innanzi a me. Ho vinto... Ho perso... Ma ho sempre imparato qualcosa dalla vita. Sempre. Sappi bambina mia che io sono lì con te, accanto a te, seduta su quella riva, di quel fiume, insieme a tua nonna. Lasciati andare, respira e segui quell’acqua che scorre…. Così la vita…Violante tu hai delle radici…Zia Viviana ti consegnerà i miei diari…Leggili. Avrai così l’occasione di conoscere veramente tua mamma. Difendimi ti prego ! Fai ch’io non muoia mai nel tuo cuore... Ti voglio un mare di bene...
Francesca


Edited by - luisa camponesco on 12/11/2005 15:09:04

   
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