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 La mia discesa nel fondamentalismo
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Roberto Mahlab
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Inserito - 02/03/2012 :  18:05:16  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
“No grazie”, risposi con fermezza alle sollecitazioni degli amici che mi invitavano ad assaggiare i macarons de La Durée con ripieno di vaniglia e uvette, “ho deciso di smettere, ho sconfitto la mia dipendenza da dolci e cioccolata”, “e la tua collezione di barrette Cailler?”, ribatterono sorpresi, “la tengo custodita del frigorifero, una collezione non si mangia”, spiegavo loro con tono di ovvietà. “E tu passi dal divorare decine di barrette ogni giorno, a non mangiarne neppure uno spicchio?”, insistevano. “Certo, quando divoravo quella quantità industriali di cioccolata, io ero un fanatico, solo un fanatico non si arresta lungo la via delle azioni e decisioni assolute e senza ritorno!”, concludevo. “Ma… non toccare più i dolci… non è una decisione assoluta… da fanatico…?”, sussurrò la mia amica psicologa.

“Fanatico… io?”, rimasi esterrefatto, per un attimo il mio pensiero preoccupato tornò a poco tempo prima.

Il venerdì sera di due settimane fa, nel periodo più polare di uno dei più polari inverni della Storia recente, ero andato a controllare sui vari siti di meteorologia la previsione delle temperature della vicina località sciistica di St Moritz, variavano tra i meno tredici e i meno ventisei sotto lo zero, ovviamente il vento gelido a chissà quanto portava quelle già paurose indicazioni. Imperturbabile la mattina dopo avevo caricato gli sci e le attrezzature sulla macchina ed ero andato a sfidare le discese cristallizzate da un freddo indescrivibile, pochi gli esseri umani che incontravo sugli skilift, per oltre tre ore salivo e scendevo senza pensiero alcuno, anche perché pure i pensieri erano divenuti una massa di ghiaccio : non sentivo il freddo, faceva troppo freddo per sentire alcunché e il vento insopportabile accompagnava il movimento di un corpo in una ghiacciaia.

Al ritorno verso casa, ero rimasto senza fiato all'affermazione decisa della signora del chiosco della benzina poco oltre confine :"oggi ne sono passati altri di fanatici come te, ma vi siete resi conto di quanto era la temperatura?".

Fanatico, mi aveva dato del fanatico, la mia figura era stata paragonata ad un bin laden qualunque. E io risposi con uno sguardo interrogativo che esprimeva mancanza di comprensione per la considerazione della signora e stupore per la sua incapacità di comprendere che semmai avrei dovuto essere criticato se non fossi andato a sciare pur con quelle condizioni e che chiunque non ci fosse andato avrebbe dovuto essere sottoposto ad un processo.
Era la classica scena di quando un cittadino normale dice ad un fondamentalista che si inventa incredibili fantasie sulle donne e sul mondo, :"ma ti rendi conto delle assurdità che stai dicendo?". E il fondamentalista risponde stupito :"ma che cosa c'è di assurdo in quello che dico o faccio?".
E io ho risposto qualcosa del genere alla signora :"ma pppp.... perché, brrrr….che c'era di strano nelle tttt… temperature di oggi?", con un incomprensibile tremolio nella voce mentre il sangue ancora faticava a riaprirsi la strada attraverso le vene e le arterie e il formicolio e il dolore alle mani, ai piedi e al volto mi stava facendo svenire.

E poi la signora ha infierito :"quanto era la temperatura?" e io ho titubato, ho iniziato a dire :"ffff… forse meno uno", al che lei mi ha guardato come fossi matto e così ho aggiunto :"probabilmente meno cccc…. cinque" e a furia di sollecitazioni ho dovuto ammettere :"forse mmmm…. meno quindici", sminuendo la verità.

La negazione della realtà anche a sé stessi, proprio come un integralista risponderebbe a chi lo critica per l'imposizione del burqa alle donne :"ma in fondo è solo un cappellino" e poi, sollecitato dalle critiche, è costretto ad ammettere :"va bene, diciamo che è un copricapo un poco grande", fino ad arrivare ad affermare :"ok, la copre tutta, e allora?".

Il terzo passaggio è la trasformazione della fantasia personale in unica verità, "se non sono strano io, allora sono strani gli altri a non andare a sciare con ventisette gradi sottozero", esattamente come il fondamentalista arriva a dire che :"sono strani quelli che non mettono il burqa alle donne".

I passaggi sono gli stessi, me ne sono reso conto analizzando le parole della signora e le mie risposte, il mio processo di discesa nel fondamentalismo.

“E la tosse?”, continuava, "cough… ma quale cough... tosse", ho negato io, mentre il petto era squassato dallo sforzo.

"E la guerra?", domanderebbero ad Ahmadinejad. "Ma quale guerra, è tutto tranquillo", risponderebbe lui. La negazione dell'evidenza delle conseguenze.

Vedete però, io sono ancora salvabile, ancora riesco a fare una analisi e a comprendere che forse qualcosa non funziona nei miei ragionamenti, forse qualche seduta dallo psicologo e ne esco.

Certo rimane il fatto, inconfutabile, che io non mangio più dolci e non ho assaggiato i "macarons". Ne sono uscito dalla dipendenza per i dolci, ci sono riuscito con la forza della volontà e non ricordo assolutamente di esserci ricaduto, neppure quando ho divorato il pacchetto che gli amici mi offrivano.

E adesso vado a prendere una tachipirina, non mi ricordo più se per il freddo a sciare oppure per i macarons.


Roberto Mahlab

   
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