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Roberto Mahlab
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Inserito - 18/04/2010 :  22:02:26  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab

"Da non credersi, è così strano il tempo a Taipei ultimamente, un giorno si bolle e il giorno successivo piove e fa freddo... come il carattere delle donne... spero che la normalità torni presto..", l'ironia di Berry non riusciva a nascondere la preoccupazione.
Non si erano mai viste condizioni atmosferiche come questa primavera a Taiwan.

"Neve e pioggia fuori stagione a New York, Ohio, Oklahoma, Pennsylvania, California, Texas, Florida", esclamava con tono drammatico l'annunciatrice di Accuweather muovendo le mani sulla carta geografica degli Stati Uniti.

"Sono appena guarito da una infreddatura, strano, di solito le epidemie di raffreddori e influenze non si manifestano in questi periodi dell'anno. In Cina abbiamo una sorprendente fredda primavera, negli anni passati ad aprile c'erano almeno 20 gradi, ma adesso qui a Tianjin ce ne sono appena 10. E che cosa pensi di tutti quei terremoti, Haiti, Cile, Giappone, Indonesia e questa settimana nella provincia di Qinghai. Che il 2010 sia un anno calamitoso? Credi che nel 2012 ci sarà la fine del mondo? Io credo che sia tutto uno scherzo, ma comunque ci sono stati così tanti disastri dall'inizio di quest'anno fino al oggi". Così mi aveva risposto Wang alla mail in cui gli chiedevo semplicemente quando sarebbe partita la mia merce.

"Vi segnaliamo che la nave Cscl Kobe è ora prevista in partenza il 12 aprile anzichè il 28 marzo a causa delle pessime condizioni del mare incontrate lungo la rotta dall'estremo oriente al Mediterraneo".
La gelida e laconica comunicazione della Malaysia Shipping lasciava attoniti gli importatori europei che si ritrovavano i magazzini vuoti, il ritardo medio delle navi portacontainer si aggirava ormai attorno al mese e mezzo.


"E' una vita che vado per lavoro a Hong Kong e otto gradi in questo periodo non li ho mai sentiti, sembrava di essere in Svizzera!", aveva esclamato un amico appena tornato dall'oriente.

"Ancora imprecisabili le conseguenze sul clima globale a seguito dell'eruzione del vulcano in Islanda che ha oscurato i cieli d'Europa, alcuni studiosi avanzano il paragone delle possibili conseguenze con l'eruzione del Krakatoa, che provocò la diminuzione di 0,8 gradi della temperatura planetaria", recitavano i bollettini delle ultime notizie di quel giovedì 13 aprile 2010.

Era l'anno 2010, in un mondo che ancora doveva tirare il fiato dopo la catastrofe dei subprimes che aveva riportato l'economia del pianeta a quindici anni prima.

2010.

L'archeologo tentava invano di chiamare Londra con il suo cellulare, era l'unico sopravvissuto della spedizione alle rovine dei Maya, i suoi compagni erano caduti uno ad uno vittime di eventi inspiegabili, come se qualcuno o qualcosa volesse a tutti i costi impedire loro di proseguire. Niente da fare, la comunicazione non funzionava e lo scienziato osservava disperato quella pergamena che aveva rinvenuto nella cassa di legno sotterrata sotto la piramide, un pertugio che aveva rilevato solo grazie ad una particolarissima rifrazione di un raggio solare.

2010. La predizione narrava di un essere di carta, l'archeologo si grattò la testa, confuso.

Non 2012.

Non c'era campo per il cellulare.

La radura della giungla fu ricoperta poco a poco da un'ombra.

Un grido. Poi più nulla.

"Numerose sono le vittime per un violento terremoto che ha colpito la parte centrale della Cina", l'annunciatore della Cnn dedicava alla notizia uno spazio equivalente a quella del nuovo divorzio di Larry King.

Gennaio 2011. Avevo sempre avuto il dubbio di come avrei potuto
concluderla. L'avevo iniziata quando ero bambino, la passione per la Storia mi aveva sempre divorato. La mia collezione di prime pagine dei maggiori quotidiani del mondo. Spesso li ripassavo con delicatezza, i titoloni dell'attentato di Sarajevo, Pearl Harbour, lo sbarco in Normandia, la conquista della luna, il New York Times, Le Monde, il Jerusalem Post. Migliaia erano le pagine e quella primavera a caratteri cubitali sull'Herald Tribune, "L'eruzione islandese paralizza il traffico aereo, la penosa epopea di milioni di passeggeri".

Me ne ero accorto qualche anno prima, la mia pelle, si stava trasformando in carta di giornale, ogni giorno un poco di più, come se la mia passione avesse invaso il mio corpo trasformandosi in una ossessione psichica prima e fisica poi. Ormai mi ero rinchiuso in una stanza dell'ufficio, andavo a far compere di cibarie durante la notte in un ipermercato aperto, imbacuccato da capo a piedi, i rapporti con fornitori e clienti avvenivano solo via posta elettronica.

Il mio unico cruccio era non poter suddividere la collezione in volumi di pagine uguali per rilegarla, se fosse accaduto ancora qualcosa di drammatico, avrei dovuto tenere altre nuove prime pagine e rifare la rilegatura.

Invece alla fine c'ero quasi riuscito, le ultime prime pagine, proprio le ultime, erano quelle di quel mattino : "la fine del mondo", titolavano tutte quante. Le avevo raccolte. E non ce ne sarebbero state altre. Finalmente potevo dividere la collezione in volumi con un numero di pagine uguali e rilegarli. Avevo finito la collezione. Ero soddisfatto. Certo il prezzo sarebbe stato la distruzione della Terra. Accarezzai il pulsante della macchina che avevo escogitato per alterare l'equilibrio del pianeta con due anni di anticipo, dopo aver falsificato il calendario originale Maya per sviare i sospetti, aveva funzionato, ci erano cascati. Tutto e bene quello che finisce bene, mormorai tra me e me osservando con orgoglio la collezione completa, definitiva e rilegata. Tutti i volumi avevano lo stesso numero di pagine. Il mio dito si appoggiò al pulsante e iniziò a premerlo.

"Fermo!", lo scroscio dei frammenti del vetro della finestra in frantumi bloccò il mio movimento. Batman correva verso di me, mi alzai di scatto e corsi verso la porta che conduceva nel sotterraneo, il supereroe mascherato mi agguantò un braccio, ma si ritrovò nelle mani solo un mucchietto di carta stampata sbriciolata, "ma cosa sei?", mi chiese inorridito. Quest'attimo gli costò la mia cattura, mi lasciai cadere nella botola e scomparvi nel buio. Ci avrei riprovato.

"L'hai preso?", anche Superman era piombato nella stanza. "Ma dov'è?", chiesero all'unisono i Fantastici Quattro. In breve il luogo si riempì di tutti i supereroi della galassia.

"Mi è sfuggito, si è... come trasformato...", Batman rispose ancora attonito.
"Ma cosa sono queste?", Superman si avvicinò stupefatto allo scaffale della libreria, raccolse le copie delle prime pagine di quel mattino che annunciavano la catastrofe finale.

L'Uomo Ragno intanto studiava la macchina di cui ero ad un attimo dal premere il tasto. "E' incredibile, ci sono le coordinate di tutte le catastrofi degli ultimi anni, la macchina guida dei fasci di neutroni verso i punti del pianeta sconvolti dalle distruzioni naturali!".

"Non erano naturali", ribatté amaramente Batman, "le ha provocate lui, chiunque quell'essere di carta sia, per poter terminare la sua collezione, guardate" e indicò un tavolo su cui erano allineati diversi volumi rilegati con un numero di pagine perfettamente identico, solo un volume non aveva ancora il dorso e i supereroi rabbrividirono, le pagine che mancavano erano proprio quelle di quel mattino e anche quel volume avrebbe avuto l'identico numero di pagine degli altri.

Il pavimento di marmo levigato su cui poggiava il tavolo con sopra i volumi si aprì all'improvviso e, prima che i supereroi potessero intervenire, l'intero mobile scomparve verso il basso come trascinato da un ascensore e infine la lastra si richiuse. La collezione aveva raggiunto il nascondiglio del misterioso collezionista.

"Le prime pagine dei quotidiani di oggi, quelle le può recuperare, sempre che le consideri degne della sua collezione", Superman parlava con voce atona, pervaso dall'orrore.

"Ci riproverà, dovremo cercarlo e fermarlo", i Fantastici Quattro annuirono.

"Sì", si incupì Batman, "l'umanità ha un nuovo impacabile nemico, il collezionista delle prime pagine... the Frontpager....".

Le creste spumose delle onde si infrangevano sulla scogliera, il mare era del colore verde cupo della tempesta, dal cielo plumbeo si staccavano fulmini saettanti tra la pioggia sferzante.
Un lampo improvviso illuminò un'ombra intenta a scrutare all'interno di una apparecchiatura, un grande tavolo con allineati in ordine una serie di volumi, tutti alti uguali e uno solo ancora non rilegato. Non era proprio un'ombra, a ben osservarla, era un corpo formato da titoloni di carta, il volto era di profilo.

The Frontpager, il collezionista, il più letale nuovo incubo per il genere umano, a cui danno una caccia disperata tutti i supereroi della galassia, non si era dato per vinto, la sua follia di concludere la collezione non si era spenta.

The Frontpager, così nascono i personaggi cattivi che accompagneranno senza fine le nostre letture e questo cattivo è il più ironico di tutti gli altri cattivi, perchè anch'esso colleziona letture, proprio come noi, noi che angosciati non vediamo l'ora di leggere la parola fine della sua avventura, anche il collezionista di prime pagine non vede l'ora di leggere la parola fine, la nostra.

Chi arriverà per primo?

Roberto Mahlab

   
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