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 Incontro con Emanuele Ottolenghi - Medio Oriente
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Pamela Lawi
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Inserito - 28/11/2004 :  17:06:45  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Pamela Lawi Invia un Messaggio Privato a Pamela Lawi
Il 25 novembre l'inviata della Concerto News System ha partecipato all'incontro con Emanuele Ottolenghi, docente all'universita' di Oxford, giornalista e studioso del Vicino Oriente.

La situazione in Medio Oriente, quattro anni di Intifada dopo che una pace sembrava vicina e possibile con Camp David, che cosa è successo?

Emanuele Ottolenghi : Esiste la convinzione da parte delle diplomazie che ci sia bisogno di maggiori concessioni e che la pace arriverà grazie a un interesse condiviso, dunque la creazione di un compromesso ragionevole e utile.
Purtroppo gli estremisti sabotano il processo di pace.
Fare la pace richiede un punto ottimale nel gioco del dare e ricevere e quel punto esiste, ma ci sono due problemi:

-1) L’asimmetria, in Israele tutto lo schieramento politico da destra all’estrema sinistra, pari a circa il 70% della popolazione, accetta e riconosce che i palestinesi abbiano una legittima aspirazione politica e storica sul territorio. Dunque esiste un riconoscimento di principio delle aspirazioni palestinesi.
Il problema è che da parte dei palestinesi non esiste un dibattito sulle medesime aspirazioni sioniste. Il riconoscimento di Israele esiste solo come rassegnazione allo stato Ebraico a causa di una debolezza, solo perche' non ci sono i mezzi per distruggere questo stato. I palestinesi non riconoscono la legittimità storica su Israele da parte degli ebrei.
Israele vive nel mondo arabo e sopravvive a prezzo di una superiorità militare ma, se venisse a mancare questa, gli stati vicini non si farebbero problemi alla sua distruzione.

-2) Solitamente le parti in causa raggiungono un accordo solo se c’è una confluenza tra le due posizioni (esempio: Un venditore di tappeti alzerà o abbasserà il prezzo della sua merce a seconda delle necessità che ha. Se il commerciante vuole vendere perchè ha problemi finanziari sarà più portato a un accordo, se crede che la sua merce valga molto e possa trarne maggior profitto, alzerà il prezzo. Il cliente farà altrettanto se ha i soldi e se gli piace il tappeto lo compra, se non ne ha bisogno lo lascia là, ma nessuno dei due, in nessun caso vorrà perdere).
L’accordo non avviene poiché al di là delle responsabilità delle due parti non c’è una confluenza di interessi. E’ un’illusione credere che la morte di Arafat sarà la rimozione di tutti gli ostacoli.
Abu Mazen ha detto in maniera prevedibile e chiara che non cambierà nulla della politica di Arafat e tanto meno non cambierà la sua posizione sui rifugiati. L’eredità è un’icona che non si puo’ toccare, non prima di aver sconfitto quel consolidato potere, che questa icona ha.

Cosa puo' sbloccare il processo di pace?

Emanuele Ottolenghi : Ci sono due tesi:
la prima è più vicina al pensiero americano, la pace viene costruita su un nuovo Medio Oriente in cui non ci sarà più il terrorismo, sarà priva di estremismo e ci sarà la pace.
La seconda tesi è più vicina al pensiero europeo secondo cui fenomeni come l’estremismo, l'antiamericanismo e l'antisemitismo sono causati del conflitto israelo-palestinese. Secondo questa tesi solo con una soluzione al conflitto terminerà il terrorismo.
I due punti di vista hanno una giustificazione, la prima tesi crede che sia il caso di concentrarsi sui paesi arabi in generale, la seconda ritiene che tutta la questione sia legata ai palestinesi e al loro problema irrisolto.
L’Europa con la sua posizione dimentica che L’America ha tentato di risolvere la situazione mediorientale con intensa diplomazia per sette anni e tutto è fallito, anzi la situazione è peggiorata. Ora gli Stati Uniti se ne lavano le mani e cambiano strategia. L’esperimento della diplomazia fatta da incontri, conferenze, summit e concessioni è fallito, bisogna seguire un’altra strada. L’Europa si è dimenticata dei negoziati di Camp David e tenta di riscriverne la storia, inventando scuse e rittrattando su questioni e sbaglia a fare pressione solo su Israele. I diplomatici europei pensano che il mondo arabo sia inferocito e che quella rabbia e odio verso l’ occidente che alimenta il terrorismo sia risolvibile con l’accordo tra israeliani e palestinesi. Il problema è che non capiscono che per il mondo arabo la sola esistenza di Israele è vissuta come un umiliazione una resa dell’onore.

Quali possibilità per sbloccare il processo di pace?

Emanuele Ottolenghi: La prima e' che la situazione in Medio Oriente peggiori cosi’ tanto, che le perdite siano talmente gravose e insostenibili, da non poter portare altra soluzione che un accordo.
La seconda : una delle due parti vince in maniera decisiva, un KO. Tesi al momento impensabile. L’ errore di Arafat è stato quello di pensare che Israele avrebbe ceduto al terrorismo. La società israeliana ha resistito. Israele nonostante tutto ha nella sua forza la sua debolezza, non puo’ dispiegare tutta la sua potenza con gli avversari.
La terza : imposizione con minacce e sanzioni fatte da un attore esterno che obblighi le due parti alla pace. Nella storia ci sono stati due accordi importanti, quello con l’Egitto di Sadat e gli accordi di Oslo. Tuttavia questi non sono mai stati raggiunti con un intervento esterno. Nel 1977 Sadat e Begin raggiunsero finalmente la pace, ma già da tempo c’erano stati parecchi incontri fatti grazie al dittatore rumeno Ceaucescu e il Marocco. Questo avvenne anche perché l’Egitto a quel tempo aveva paura di una reintromissione negli accordi da parte dell’Unione Sovietica da cui si era sganciata da poco. In ogni caso gli aiuti sostenuto sono sempre stati aiuti logistici
La quarta : i limiti non valicabili vengono modificati. Esempio : una delle condizioni dei palestinesi è il diritto al ritorno, questo per Israele è inaccettabile e porterebbe alla bancarotta e seguirebbe la sparizione dello stato Ebraico.
La quinta : decisione israeliana di scegliere il ritiro unilaterale, è rischioso perché questo ritiro potrebbe essere interpretato come una sconfitta di Israele e la vittoria dei terroristi e degli attentati suicidi. La logica dell’asimmetria tuttavia permane. A Akaba il mondo arabo ha riaffermato che la rivendicazione nazionale ebraica è inaccettabile.
Un ritiro unilaterale e la barriera difensiva sono un modo per porre dei limiti e confini da concordare con gli americani, per poi lasciare che i palestinesi finalmente indipendenti si arrangino tra di loro.
La coesistenza non è stata possibile, i palestinesi hanno i territori e se ne devono prendere cura. In questo modo i palestinesi devono decidere se costruire il loro stato o distruggere lo stato degli altri. I palestinesi devono decidere che tipo di stato desiderano avere che tipo di società vogliono costruire.

Dunque devono decidere se costruire la loro società o distruggere Israele?

Emanuele Ottolenghi : le questioni che sorgono sono tante:
la futura Palestina riuscirà ad avere presupposti democratici?
Verrà rispettato il dissenso religioso? Si istituzionalizzerà un dissenso politico? Le minoranze religiose verranno rispettate? La risposta sta in queste domande.

Pamela Lawi - Concerto News System - @2004

   
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